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3 psicologi, gli psichiatri, dipende, se vogliono esserci, bene Vengono comunque contattati.

L’utente comunque dice se una persona preferisce non averla, deve dirlo, ma se non vuole che sia il curatore, ormai non è che ha molta scelta.

KS: La composizione della rete cambia? Se sì, da cosa dipende?

OS: Sì, e dipende dal fatto che può cambiare lo psicologo, può cambiare l’educatore di riferimento, ma può cambiare anche il bisogno dell’utente. Può darsi che magari una figura non ce l’ha bisogno, o si aggiunge una figura perché è emerso un suo bisogno. Per darti un esempio, Y [nome dell’utente] ha dovuto aggiungere gli ergoterapisti i fisioterapisti, perché il suo stato di salute è peggiorato e ha bisogno di queste persone. Anche del neurologo.

KS: Come, con quali strumenti e modalità, viene attivato il lavoro con la rete?

OS: Per mandato della fondazione [Fondazione Diamante] in ogni caso, noi dovremmo fare degli incontri due volte all’anno, che è auspicato. Uno credo sia obbligatorio, l’altro credo sia auspicato. Quindi ogni sei mesi faccio un contatto perché ho bisogno di farlo, ma non tanto perché mi è stato imposto, ma perché è un incontro che mi aiuta ad aggiornare un po’ la situazione nei vari ambiti. Però dopo è vero che non sono sollecitato spesso d’altrove, quindi, magari non reputano importante la parte lavorativa in altri ambiti.

KS: Quindi ci sono queste due occasioni all’anno. Potresti approfondire l’aspetto delle ragioni per attivare la rete?

OS: Io faccio dei bilanci semestrali della situazione generale dell’utente e poi rendo conto alla rete e dico cosa stiamo facendo qua, su cosa lavoriamo per vedere se ci possono essere degli obiettivi convergenti, dalle due parti cosa possiamo fare per ottimizzare il lavoro con quello che è stato fatto altrove, cercar di mettere un po’ tutto insieme.

Quali sono i ruoli degli attori coinvolti?

OS: Di solito, almeno io faccio così, quando organizzo la rete per un incontro, vengono qua e faccio un po’ da mediatore se vogliamo, perché è il luogo dove viene fatta e mi prendo un po’ a carico portare i temi che voglio trattare, quello che mi sembra per quello che concerne il mio lavoro, e poi cerco di mediare un po’ lo spazio di parola tra le diverse persone invitate. Quando vado altrove, invece, se si va dallo psichiatra, farà lo stesso questa persona, in genere. Quindi sarà il ruolo del mediatore o di chi a un po’ in mano la visione dell’incontro è dove vai. Dipende dal luogo dove viene organizzato l’incontro e di chi ha lanciato il bisogno di convocare la rete o una parte della rete in quel momento. Se organizzo un incontro perché vedo che c'è una situazione problematica, probabilmente sarò io a dover esporre la cosa e il mio punto di vista. Coinvolgendo sempre l’utente, che sempre viene informato prima di cosa si dirà e di cosa si parlerà.

KS: Quindi, da come ho capito, viene percepita una situazione problematica per cui emerge un bisogno di contattare la rete. Dopo si procede con degli incontri, giusto?

OS: Nei tre anni che lavoro qua, non è mai successo di fare più incontri per una situazione problematica. Per altri colleghi, sì, hanno dovuto fare più incontri molto ravvicinati, perché la situazione lo richiedeva.

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OS: ...

KS: Magari sarebbe più facile parlare attraverso esempi? OS: Va bene.

KS: Possiamo prendere come esempio la rete di X [nome utente]? OS: Che è una rete molto particolare.

KS: Particolare?

OS: Perché ci sono solo i genitori e la psicologa. Quindi è una rete piccola. Il mio ruolo...penso un po’ il ponte tra i due ambiti, quello della famiglia e della sua vita? Non so. È vero che non ci ho mai pensato del mio ruolo lì dentro. Però, sì, la madre è molto presente in alcuni ambiti, quindi magari anche un po’ da far vedere che X [nome utente] ha delle potenzialità altre che quelle che lei vede a casa. E la psicologa, forse è lei che fa più da ponte per tradurre le cose nei due sensi.

KS: Tradurre cosa e a chi?

OS: Tradurre un po’ quello che X fa nella sua vita privata nel lavoro e dopo mette insieme le cose.

KS: Qual è il ruolo dell’utente nelle reti di cui fai parte?

OS: Nell’ideale attivo, pro-attivo. Nella realtà aderisce a quello che viene detto, che si renda conto delle proprie difficoltà, magari e delle sue capacità anche.

KS: Il proattivo?

OS: Sì, allora che sia disposto anche di mettersi in gioco, se si fissano degli obiettivi. E’ importante che la persona sia cosciente di cosa parliamo in rete, di cosa si va a fare, se no è fittizio. Noi facciamo delle cose, tante belle parole, ma se la persona non ha capito di che cosa stiamo parlando… Chiaro che è un lavoro complicato con un certo tipo di utenza è molto difficile perché devi tradurre quello che fanno i professionisti su una situazione, tradurlo su una persona che ha una difficoltà intellettiva importante, non è facile.

KS: Chi traduce? C’è qualcuno che assume questa funzione?

OS: Dipende in che ambito, io lo farò sempre solo nel lavorativo e gli obiettivi che fisso io, cercherò di spiegargli al meglio che posso, sperando di riuscire a far passare il messaggio. Poi è vero che non sempre si ha un riscontro, non sempre si sa fino a quando è stato capito.

KS: Vorrei adesso passare alle domande legate alla progettazione in rete. Come avviene il passaggio di informazioni al livello di rete?

OS: Agli incontri o...? Internamente, al Cabla, comunque abbiamo uno strumento il “Comunica” per tenere informati i colleghi su quello che succede. In ogni caso, tutti gli operatori lavorano con tutti gli utenti. In questo modo sanno di cosa abbiamo parlato, sanno la situazione e sanno la direzione che è stata presa. I casi che vengono discussi in rete, allora ci diciamo a voce, ci teniamo aggiornati anche solo per mail o per il telefono. Magari non lo faccio con tutti. Se con lo psicologo salta fuori che è una situazione magari un po’ di fragilità della persona, gli dico “ti richiamo settimana prossima”, piuttosto che, se vedo che è più in difficoltà di quando ne avevamo parlato, chiamo lo psicologo e gli dico “Guarda è così e cosa, puoi vederla prima? Cosa facciamo nel frattempo?”

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