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À LA RECHERCHE DU TEMPS PERDU

3. IL TEATRO E I SUOI PROTAGONISTI: GLI ATTORI IN

3.3. Gli attori in À la recherche du temps perdu, tra realtà e finzione

3.3.2.5. Le attrici minori

All’interno della Recherche, oltre alle attrici già delineate, appaiono altre donne del mondo del teatro, le quali però non sono identificate con precisione dall’autore, che si limita solo ad alludere vagamente a loro.

In particolare, nel secondo volume, Proust accenna ad un’affascinante attrice, dall’identità sconosciuta, incontrata dal narratore all’interno del Grand-Hôtel di Balbec, luogo in cui l’avvenente donna gode della compagnia di ricchi aristocratici, con i quali ha fondato un vero e proprio clan esclusivo:

Et certes dans le sentiment qui poussait une certaine actrice (plus connue d’ailleurs à cause de son élégance, de son esprit, de ses belles collections de porcelaine allemande que pour quelques rôles joués à l’Odéon), son amant, jeune homme très riche pour lequel elle s’était cultivée, et deux hommes très en vue de l’aristocratie, à faire dans la vie bande à part, à ne voyager qu’ensemble, à prendre à Balbec leur déjeuner, très tard, quand tout le monde avait fini, à passer la journée dans leur salon à jouer aux cartes, il n’entrait aucune malveillance, mais seulement les exigences du goût qu’ils avaient pour certaines formes spirituelles de conversation, pour certains raffinements de bonne chère, lequel leur faisait trouver plaisir à ne vivre, à ne prendre leurs repas qu’ensemble, et leur eût rendu insupportable la vie en commun avec des gens qui n’y avaient pas été initiés.396

Successivamente, nel terzo capitolo, Le Côté de Guermantes, l’autore inserisce due curiose figure di attrici.

La prima compare durante la superba recitazione data dalla Berma e si tratta di una donna ormai anziana ed inasprita dal mancato successo, che invece ha inondato la rivale di sempre, la Berma, nei confronti della quale palesa un profondo odio ed un’invidia assoluta.

Proust, attraverso tratti rapidi, ma precisi, riesce magistralmente a delineare la personalità della donna in questione; a dimostrazione di ciò, si ricordino i passaggi seguenti, in cui il narratore riporta le reazioni dell’attempata signora:

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À ce moment la petite dame qui était près de moi s’écria: – Pas un applaudissement ! Et comme elle est ficelée ! Mais elle est trop vieille, elle ne peut plus, on renonce dans ces cas-là.

Devant les «chut» des voisins, les deux jeunes gens qui étaient avec elle tâchèrent de la faire tenir tranquille, et sa fureur ne se déchaînait plus que dans ses yeux. […] Mais la petite dame était une actrice qui n’avait pas eu de chance

et avait voué une haine mortelle à la Berma.397

Inoltre, nonostante il successo di pubblico della Berma, l’attrice continua a dimostrare la propria disapprovazione, ma senza destare alcun interesse da parte dei presenti, che la ignorano completamente:

[…] après les rappels du public, pendant lesquels la vieille actrice rageuse, redressant sa taille minuscule, posant son corps de biais, immobilisa les muscles de son visage, et plaça ses bras en croix sur sa poitrine pour montrer qu’elle ne se mêlait pas aux applaudissements des autres et rendre plus évidente une

protestation qu’elle jugeait sensationnelle, mais qui passa inaperçue.398

Oltre a tale ridicola figurante, nel proseguo del terzo volume, appare un’altra attrice dal nome sconosciuto; si tratta dell’ignara vittima, già accennata nei capitoli precedenti, del maligno piano escogitato da Rachel per deteriminare il fallimento totale del suo spettacolo.

Il narratore presente alla sceneggiata, descrive con toni amareggiati l’umiliazione subita dalla debuttante:

Cette jeune femme avait une croupe trop proéminente, presque ridicule, et une voix jolie mais trop menue, encore affaiblie par l’émotion et qui contrastait avec cette puissante musculature. […] Dès les premières notes de la malheureuse, quelques spectateurs, recrutés pour cela, se mirent à se montrer son dos en riant, quelques femmes qui étaient du complot rirent tout haut, chaque note flûtée augmentait l’hilarité voulue qui tournait au scandale. La malheureuse, qui suait de douleur sous son fard, essaya un instant de lutter,

397

C. G., pp. 40-41.

398

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puis jeta autour d’elle sur l’assistance des regards désolés, indignés, qui ne

firent que redoubler les huées.399

A questo punto, sulla base delle precedenti caratterizzazioni, è possibile sottolineare come le attrici fin qui presentate incarnino alcuni vizi ricorrenti (falsità, lussuria, invidia,…) e spesso associati, nell’immaginario collettivo, al peccaminoso mondo teatrale.

Inoltre, secondo Carlo Persiani, la scelta di presentare attrici spregiudicate e dalla condotta morale non certo ineccepibile, acquisisce una valenza di forte critica sociale:

Il quadro che ne dà lo scrittore, tolta la nobiltà di attrice della Berma, non é lusinghiero, ma queste donne non sono altro che il riflesso della società descritta nella Recherche, in cui regnano l’egoismo, l’ambizione, la cupidigia di

piacere e di denaro, la durezza di cuore […].400

Infine, curioso, è notare il fatto che Proust abbia creato esclusivamente personaggi femminili legati alla realtà teatrale parigina; sempre secondo Persiani, tale peculiarità si può facilmente spiegare in una concezione propria dello scrittore: “la sensibilità, qualità essenziale in chi recita, risiede secondo Proust più nella donna che nell’uomo, il quale nella Recherche appare capace di passione, di gelosia, ma mai così sensibile e

sottile come la donna”.401

Ora, con la celebrazione assoluta della delicatezza d’animo delle donne, si può ritenere conclusa tale lunga dissertazione, volta ad indagare i numerosi riferimenti al poliedrico mondo del teatro, presentato da Marcel Proust tra le migliaia e splendide pagine della sua immensa À la recherche du temps perdu.

399 C. G., p. 165.

400

Carlo Persiani, op. cit., p. 82.

401

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CONCLUSIONI

Il lungo e complesso percorso di scoperta relativo a Marcel Proust e À la recherche du temps perdu è stato per me davvero coinvolgente ed appassionante; già rimpiango le insolite giornate piovose di luglio, trascorse immersa nell’impegnativa, ma affascinante lettura delle interminabili pagine proustiane.

È stato un “viaggio” interessante, che mi ha permesso di indagare uno dei pochi aspetti non ancora totalmente approfonditi dalla folta schiera dei proustisti più celebrati, ovvero la presenza del mondo del teatro all’interno della Recherche ricca, come si è potuto osservare, di innumerevoli e variegati riferimenti all’arte istrionica ed ai suoi maggiori protagonisti.

Inoltre, nel corso di tale attento studio, ho potuto scoprire la personalità dell’autore, uomo di grande sensibilità, di fine intelletto e di profonda ironia, ritratto ben lontano dell’immagine stereotipata del romanziere asmatico, pessimista e dedito esclusivamente alla scrittura del proprio romanzo, nella solitudine totale della celebre camera dalle pareti di sughero.

Al contrario, Marcel Proust amò il fragore della vita e la compagnia degli amici più cari sino alla fine dei suoi giorni e, stando a quanto affermato da numerosi biografi, fu proprio la decisione dello scrittore di recarsi ad una matinée, presso la contessa di Beaumont, ad aggravare irrimediabilmente il suo stato di salute.

Giovanni Macchia scrive in merito: “Un ricevimento mondano, dunque, come anticamera della morte. Nulla di più proustiano. Era un addio alla vita come ad una

grande gentile mascherata”.402

Marcel Proust morì il pomeriggio del 18 novembre 1922, all’età di soli cinquantuno anni, strappato inesorabilmente alla sua costante attività di correzione delle innumerevoli paperoles, alle quali lavorò instancabilmente sino al giorno della sua morte: « On l’enterra, mais toute la nuit funèbre, aux vitrines éclairées, ses livres,

402

Giovanni Macchia, La stanza della morte o una nuova incontrollabile ipotesi sulla fine di Proust, in

198

Fig. 85 Man Ray, Proust sur son lit de mort, 19 novembre 1922, fotografia, Parigi, Museo d’Orsay.

http://www.landrucimetieres.fr/spip/spip.php?article940

disposés trois par trois, veillaient comme des anges aux ailes éployées et semblaient,

pour celui qui n’était plus, le symbole de sa résurrection ».403

Tali parole elaborate dall’autore nel quinto volume della Recherche, in occasione del trapasso di uno dei suoi personaggi prediletti, il letterato Bergotte, ritengo calzino alla perfezione anche per Proust stesso, figura che ha infatti vinto l’oblio della morte, grazie all’immortalità acquisita dai propri scritti, sopravvissuti all’azione disgregatrice del tempo.

Così, secondo uno dei principi cardine del pensiero dell’autore, convinto che: “l’arte sia forma dell’immortalità perché raccoglie in unità ciò che la vita disperde, dissemina inconsapevole, e non occupandosi del tempo è in grado, ponendo nel presente il passato, di dare al presente un futuro infinito”,404 la creazione letteraria di Proust occupa ed occuperà, sino alla fine dei tempi, un ruolo di centralità immanente nella storia della letteratura mondiale.

Non a caso, a più di un secolo dalla pubblicazione del primo volume Du côté de chez Swann, apparso il 14 novembre del 1913, l’opera proustiana continua ad essere al centro di un fervido dibattito letterario e continua ad interessare numerosissimi critici; secondo le stime più accreditate, ogni anno, appaiono all’incirca una decina di nuovi saggi dedicati al creatore della Recherche.

403

P., p. 177.

404

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Inoltre, nel corso dei decenni, la risonanza dell’immensa “cattedrale proustiana” ha addirittura valicato i confini dell’Europa, giungendo non solo ad interessare il Nuovo Continente, ma anche l’Oriente influenzando culture a noi lontanissime, quali il mondo cinese e giapponese.

Marcel Proust ha quindi raggiunto una popolarità assoluta nell’epoca a noi contemporanea, la quale ha riconosciuto allo scrittore francese numerosissimi meriti, tra cui la messa a punto della cosiddetta « Esthétique de l’épiphanie »,405 legata alla

« scène capitale »406 della madeleine.

Si tratta, nella Recherche, del momento epifanico per antonomasia, evento leggendario che ha influenzato autori del calibro di James Joyce (1882-1941), Virginia Woolf (1882-1941) e Luigi Pirandello (1867-1936), capaci di reinterpretare con originalità i tipici episodi proustiani di rivelazione inaspettata di verità nascoste.

Quindi, notevole è il debito che la modernità, nelle sue più svariate manifestazioni, ha nei confronti di Marcel Proust, figura in grado di influenzare non solo eminenti letterati di ieri, di oggi e di domani, ma anche me stessa, semplice studentessa con un’inguaribile passione per la letteratura.

Infatti, nonostante i numerosi testi “assaporati” nel corso della mia seppur breve esperienza, debbo ammettere che la lettura integrale della Recherche ha rappresentato un’avventura per me unica nel suo genere, coinvolgendomi profondamente anche da un punto di vista emotivo.

È stato quindi un percorso piuttosto impegnativo, che mi ha realmente portato a riflettere su alcuni lati nascosti del mio carattere, permettendomi di conoscere meglio me stessa.

Non si tratta di sterile retorica, ma della più semplice verità, la quale sembra ricollegarsi perfettamente ad alcune parole scritte dall’autore nell’ultimo volume e che ritornano spontanee nella mia mente:

405 Hugo Azérad, L’univers constellé de Proust, Joyce et Faulkner: Le concept d’épiphanie dans

l’esthétique du modernisme, Peter Lang AG European Academic Publisher, Bern 2002, p. 416.

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