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1.1 . Il teatro nella vita di Marcel Proust

1.3. Il teatro nella vita del narratore della Recherche

1.3.3. Le côté de Guermantes

Anche nella prima parte di questo terzo volume, l’esperienza del mondo teatrale vissuta dal narratore acquisisce una centralità fondamentale e consente di ampliare le riflessioni al riguardo dell’estetica proustiana.

Dopo un numero imprecisato di anni, il giovane protagonista della Recherche ha, in maniera del tutto fortuita, l’occasione di partecipare ad una serata di gala all’Opéra, animata dalla presenza della grande attrice Berma.

Tuttavia, con grande stupore, egli stesso si rende conto di quanto questa possibilità gli appaia del tutto priva di fascino:

À vrai dire je n’attachais aucun prix à cette possibilité d’entendre la Berma qui, quelques années auparavant, m’avait causé tant d’agitation. Et ce ne fut pas sans mélancolie que je constatai mon indifférence à ce que jadis j’avais préféré à la santé, au repos. Ce n’est pas que fût moins passionné qu’alors mon désir de pouvoir contempler de près les parcelles précieuses de réalité qu’entrevoyait mon imagination. Mais celle-ci ne les situait plus maintenant dans la diction

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Per approfondire tale tematica si consideri l’opera di Jean-François Chevrier, Proust et la

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d’une grande actrice; depuis mes visites chez Elstir,65 c’est sur certaines

tapisseries, sur certains tableaux modernes, que j’avais reporté la foi intérieure que j’avais eue jadis en ce jeu, en cet art tragique de la Berma; ma foi, mon désir ne venant plus rendre à la diction et aux attitudes de la Berma un culte incessant […] Cet art était devenu mince et minable. Aucune âme profonde ne l’habitait plus.66

Deluso profondamente dal suo primo incontro con l’arte drammatica della Berma, che non gli ha saputo rivelare alcunché, il narratore dichiara di nutrire una maggiore fiducia nell’arte pittorica e, senza alcuna aspettativa, si reca a teatro.

Qui, in maniera del tutto inaspettata, viene letteralmente rapito dal fascino dell’aristocrazia del Faubourg Saint-Germain, i cui membri assiepati nei palchi dell’Opéra, appaiono al narratore come vere e proprie divinità marine, tra le quali spicca la superba princesse de Guermantes.

Nel frattempo il sipario si alza, ma il narratore è ancora distratto dall’osservazione estasiata degli aristocratici e la sua mente inizia a vagare tra infiniti ricordi, tornando a quei momenti del passato in cui tanto aveva sofferto e faticato per comprendere il genio della Berma.

Tuttavia, non accortosi nemmeno dell’ingresso sulla scena della stessa, non appena l’attrice inizia a recitare, un’illuminazione insperata rischiara la mente del giovane, squarciando le tenebre dell’ignoranza.

Egli stesso, stupito, racconta:

Et alors, ô miracle, comme ces leçons que nous nous sommes vainement épuisés à apprendre le soir et que nous retrouvons en nous, sues par cœur, après que nous avons dormi, comme aussi ces visages des morts que les efforts passionnés de notre mémoire poursuivent sans les retrouver, et qui, quand nous ne pensons plus à eux, sont là devant nos yeux, avec la ressemblance de la vie, le talent de la Berma qui m’avait fui quand je cherchais si avidement à en saisir l’essence, maintenant, après ces années d’oubli, dans cette heure d’indifférence, s’imposait avec la force de l’évidence à mon admiration. Autrefois, pour tâcher d’isoler ce talent, je défalquais en quelque sorte de ce

65 Si tratta di un personaggio apparso, per la prima volta, nel secondo volume della Recherche; svolge l’affascinante professione di pittore e svelerà a Marcel, attraverso i suoi quadri, l’importanza dell’arte pittorica.

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que j’entendais le rôle lui-même, le rôle, partie commune à toutes les actrices qui jouaient Phèdre et que j’avais étudié d’avance pour que je fusse capable de le soustraire, de ne recueillir comme résidu que le talent de Mme Berma. Mais ce talent que je cherchais à apercevoir en dehors du rôle, il ne faisait qu’un avec lui.67

Alla fine, quindi, lo stato d’animo del giovane è del tutto differente rispetto al primo e sfortunato incontro con la Berma; in quest’occasione il narratore è entusiasta e con grande lucidità analizza le ragioni che lo hanno erroneamente condotto a non godere appieno di quell’artista così sublime:

Mon impression, à vrai dire, plus agréable que celle d’autrefois, n’était pas différente. Seulement je ne la confrontais plus à une idée préalable, abstraite et fausse, du génie dramatique, et je comprenais que le génie dramatique, c’était justement cela. Je pensais tout à l’heure que, si je n’avais pas eu de plaisir la première fois que j’avais entendu la Berma, c’est que, comme jadis quand je retrouvais Gilberte aux Champs-Élysées, je venais à elle avec un trop grand désir.68

Inoltre, risulta cruciale tale episodio della riscoperta della bellezza dell’arte drammatica, per elaborare una riflessione più generale, legata all’estetica propria di Proust.

Secondo quest’ultimo ciascun individuo deve, nel giudicare qualsiasi opera d’arte, liberarsi da idee precostituite e preconcetti che ne ottundono la comprensione e la fruizione, per potere così cogliere le “essenze” delle realtà e sviluppare una personalissima valutazione estetica, basata essenzialmente sulla sensibilità e sulle facoltà del moi-profond, ben lontane dalla razionalità.

Illuminante, in questo senso, è il passaggio seguente:

L’impression que nous cause une personne, une œuvre (ou une interprétation) fortement caractérisées, est particulière. Nous avons apporté avec nous les idées de «beauté», «largeur de style», «pathétique», que nous pourrions à la rigueur avoir l’illusion de reconnaître dans la banalité d’un talent, d’un visage

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C. G., p. 41.

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corrects, mais notre esprit attentif a devant lui l’insistance d’une forme dont il ne possède pas l’équivalent intellectuel, dont il lui faut dégager l’inconnu. Il entend un son aigu, une intonation bizarrement interrogative. Il se demande: «Est-ce beau ? Ce que j’éprouve, est-ce de l’admiration? Est-ce cela la richesse de coloris, la noblesse, la puissance?» Et ce qui lui répond de nouveau, c’est une voix aiguë, c’est un ton curieusement questionneur, c’est l’impression despotique causée par un être qu’on ne connaît pas, toute matérielle, et dans laquelle aucun espace vide n’est laissé pour la «largeur de l’interprétation». Et à cause de cela ce sont les œuvres vraiment belles, si elles sont sincèrement écoutées, qui doivent le plus nous décevoir, parce que, dans la collection de nos

idées, il n’y en a aucune qui réponde à une impression individuelle.69

In aggiunta, in tale momento del romanzo, la maturazione del narratore nell’ambito dell’arte drammatica è talmente avanzata, che lui stesso afferma di apprezzare la bravura della Berma non solo nel ruolo della Phèdre raciniana, ma anche in occasione di una moderna « pièce », in cui l’attrice si cimenta nella seconda parte dello spettacolo.

Ainsi dans les phrases du dramaturge moderne comme dans les vers de Racine, la Berma savait introduire ces vastes images de douleur, de noblesse, de passion, qui étaient ses chefs-d’œuvre à elle, et où on la reconnaissait comme, dans des portraits qu’il a peints d’après des modèles différents, on reconnaît un peintre.70

Ecco, quindi, che il giovane si è finalmente liberato da quell’idea preconfezionata secondo la quale solo le opere classiche risultano degne di nota; finalmente riconosce l’assoluta autonomia ed autosufficienza dello spettacolo teatrale, da non considerare come ancillare al testo letterario.

Esso può divenire semplice materia plasmabile nelle mani dei più grandi attori, in grado addirittura di dargli nuova vita, come nel caso della Berma: « Je compris alors que l’œuvre de l’écrivain n’était pour la tragédienne qu’une matière, à peu près

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C. G., p. 43.

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indifférente en soi-même, pour la création de son chef-d’œuvre d’interprétation […]».71

È facile immaginare come tale episodio giochi un ruolo chiave nella crescita del narratore, che qui inizia a comprendere il ruolo salvifico dell’arte, unica realtà che permette di esperire un briciolo di eternità in una vita mortale.

Se andare a teatro per il narratore bambino significava cercare impressioni preziose

che costituivano «des révélations sur certains aspects de la noblesse, de la douleur»,72

successivamente con la maturità egli intende cogliere le sostanze profonde delle realtà.

In questa ricerca della verità, quindi, l’essenza della recitazione si palesa nella presa di coscienza, da parte del giovane, del fatto che il talento dell’attrice faccia tutt’uno con il ruolo: Fedra è un ruolo teatrale e la Berma fa tutt’uno con esso.

Fondamentale è ora il contributo dato da Gilles Deleuze, il quale afferma: “E non nel senso che il ruolo sia ancora un oggetto, o qualche cosa di soggettivo; è al contrario un mondo, un ambiente spirituale popolato da essenze e in questo contesto, la Berma non è altro che una “portatrice di segni”, capace di renderli talmente immateriali che si

aprono totalmente sulle essenze e se ne colmano”.73

I segni, lo sanno i lettori di Proust, sono come misteriosi richiami emessi da persone od oggetti che hanno colpito un tempo la nostra sensibilità e che ritornano, in maniera inaspettata, vivi e presenti, attraverso la memorie involontarie di natura sensoriale (basti pensare al sapore della madeleine che fa rivivere al narratore le delizie dell’infanzia in campagna).

La stessa impressione può darla un suono, una voce, un odore, la vista di un oggetto o di una persona (come nel caso dell’attrice Berma scorta sul palcoscenico dal protagonista), momenti illuminanti che conducono il nostro moi profond alla verità tanto cercata, alle essenze intertemporali.

L’essenza costituisce la vera unità del segno e del senso, in quanto irriducibile all’oggetto che lo emette ed è l’ultima parola dell’apprendimento, la rivelazione finale

71 C. G., p. 45.

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J. F., p. 294.

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a cui il narratore accede in occasione della seconda rappresentazione della Berma, attraverso un processo, del tutto involontario, di decifrazione di quegli stessi segni un tempo inaccessibili.

Successivamente, il protagonista giunge ad una più chiara rivelazione delle essenze attraverso l’arte pittorica, la musica74 e soprattutto la letteratura, a cui si dedicherà totalmente e sino alla fine dei suoi giorni.

Solo al livello dell’arte, quindi, le essenze possono rivelarsi e manifestarsi compiutamente ed è proprio questo il motivo per cui essa assume un ruolo così determinante nella concezione proustiana, come mezzo per raggiungere la conoscenza e la verità.

Tale concetto è sottolineato da Proust ne Le Temps retrouvé:

Par l’art seulement, nous pouvons sortir de nous, savoir ce que voit un autre de cet univers qui n’est pas le même que le nôtre et dont les paysages nous seraient restés aussi inconnus que ceux qu’il peut y avoir dans la lune. Grâce à l’art, au lieu de voir un seul monde, le nôtre, nous le voyons se multiplier, et autant qu’il y a d’artistes originaux, autant nous avons de mondes à notre disposition, plus différents les uns des autres que ceux qui roulent dans l’infini […].75

In un mondo all’insegna della caducità, attraverso l’arte gli uomini possono iniziare un “viaggio nella profondeur”,76 “retrouver le temps perdu”77 ed assaporare un’idea di eternità, in quanto solo i capolavori artistici e letterari sono destinati a durare nel tempo e ad essere trasmessi alle generazioni future:

Moi je dis que la loi cruelle de l’art est que les êtres meurent et que nous-mêmes mourions en épuisant toutes les souffrances, pour que pousse l’herbe non de l’oubli mais de la vie éternelle, l’herbe drue des œuvres fécondes, sur

74 Il ruolo cruciale giocato dalla musica nella vita e nell’opera di Marcel Proust è approfondito nell’opera di Jean-Jacques Nattiez, Proust musicista, traduzione a cura di Roberta Ferrara, Sellerio editore, Palermo 1992.

75 T. R., p. 335.

76 Samuel Beckett, Proust, traduzione di Carlo Gallone e prefazione di Sergio Moravia, Sugarco Edizioni, Firenze 1978, p.23.

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laquelle les générations viendront faire gaiement, sans souci de ceux qui

dorment en dessous, leur «déjeuner sur l’herbe».78