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L’ATTUALE PROGRAMMA D’AZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Nel documento Università degli Studi di Genova (pagine 117-121)

3. TURISMO SOSTENIBILE: UN APPROCCIO A LUNGO TERMINE PER DECLINARE

3.1 DIBATTITO SU SVILUPPO E AMBIENTE: EVOLUZIONE VERSO LA

3.1.3 L’ATTUALE PROGRAMMA D’AZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

sviluppo del 1992, si tenne una nuova Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile - nota anche come “Conferenza Rio+20” – nuovamente nella città brasiliana Rio de Janeiro, con il proposito di monitorare lo stato di attuazione degli impegni comuni assunti nei due decenni precedenti e rinnovare l’impegno politico dei governi per lo sviluppo sostenibile, cercando di convogliare inoltre gli sforzi dell’intera società civile. Il documento politico scaturito dalla Conferenza, “The future we want”, dalla natura principalmente programmat ica, ravvisa alcuni temi considerati cruciali per il futuro del Pianeta, e sui quali gli stati sono tenuti a intervenire: eradicazione della povertà, sicurezza alimentare ed agricoltura sostenibile, acqua e gestione delle risorse idriche, energia, turismo sostenibile, mobilità sostenibile, città sostenibili, salute e popolazione, lavoro e integrazione sociale, mari e oceani. Due sono stati in particolare i temi centrali durante il Vertice internazionale: da una parte la “green economy”, un nuovo paradigma economico, più responsabile, equo e solidale, per affrontare il tema dello sviluppo sostenibile e la lotta alla povertà, e che agisca nel contrastare alcune minacce globali incombenti in campo ambientale (esaurimento di risorse naturali ed elevato consumo energetico, inquinamento, emissioni di gas serra, cambiamento climatico, perdita di biodiversità, desertificazione), con azioni virtuose anche in campo economico e sociale per promuovere il benessere delle popolazioni e ridurre la povertà, discutendo di strumenti e tempistiche per la transizione ad un nuovo modello economico; dall’altra la definizione di un

“Institutional framework” per lo sviluppo sostenibile, ovvero un sistema di governance globale, che includa tutte le istituzioni a livello internazionale incaricate delle politiche di sviluppo sostenibile nelle sue tre componenti (ambientale, sociale, economico).

Questo vertice tuttavia, al pari del precedente, non mostra la forza necessaria per rinnovare gli sforzi di 20 anni prima, e si mostra carente nell’introdurre elementi innovativi in materia di protezione ambientale. Si riscontra inoltre l’arretratezza degli Stati nel raggiungimento dei Millenium Goals e nella riduzione dei gas ad effetto serra rispetto agli obiettivi fissati proprio per il 2012.

3.1.3 L’ATTUALE PROGRAMMA D’AZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Il 2015 rappresenta una pietra miliare per lo sviluppo globale, grazie al documento finale adottato al culmine del processo in questo nuovo Vertice e sottoscritto da 193 Paesi: il

“Transforming Our World: The 2030 Agenda for Sustainable Development”, un audace programma d’azione universale, che fa seguito ai “Millennium Development Goals” stabiliti nel 2000, e che funge da riferimento principale per guidare i Paesi nel percorso verso il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile entro il 2030, attraverso un accordo globale esauriente che incida direttamente sulle politiche nazionali, mobilitando tutte le Nazioni e le parti interessate, attraverso lo sviluppo di nuove capacità produttive, e l’abbandono di un

“business as usual” a favore di una sempre più forte cooperazione internazionale su più livell i.

L’Agenda 2030 – trasformativa, universale, integrata, e centrata sulle persone – si basa sul riconoscimento di cinque concetti chiave, ovvero aree prioritarie di intervento per lo sviluppo sostenibile (5P) - Persone, Prosperità, Pace, Partnership, Pianeta – e comprende, all’interno di queste, 17 obiettivi globali (SDGs)159 molto ambiziosi, ai quali si associano 169 target specific i, mirati ad affrontare gli ostacoli sistemici allo sviluppo sostenibile (dove l’eliminazione della povertà estrema è l’obiettivo generale), attraverso un focus sull’integrazione economica e sulle dimensioni sociali ed ambientali dello sviluppo.

Figura 25: Le dimensioni dell’Agenda 2030

Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, https://asvis.it/l-agenda-2030-dell-onu-per-lo-sviluppo-sostenibile/#

159 Goal 1: Sconfiggere la povertà. Goal 2: Sconfiggere la fame. Goal 3: Salute e benessere. Goal 4: Istruzione di qualità. Goal 5: Parità di genere. Goal 6: Acqua pulita e servizi igienic o-sanitari. Goal 7: Energia pulita e accessibile. Goal 8: Lavoro dignitoso e crescita economica. Goal 9: Imprese, innovazione e infrastrutture. Goa l 10: Ridurre le disuguaglianze. Goal 11: Città e comunità sostenibili. Goal 12: Consumo e produzione respons abili.

Goal 13: Lotta contro il cambiamento climatico. Goal 14: Vita sott’acqua. Goal 15: Vita sulla Terra. Goal 16:

Pace, giustizia e istituzioni solide. Goal 17: Partnership per gli obiettivi.

In particolare la dimensione ecologica comprende misure che vanno dalla tutela della biodiversità e delle foreste, alla gestione sostenibile degli oceani e delle risorse marine, alla lotta alla desertificazione e al degrado del suolo, allo sviluppo di energia pulita, all’accesso all’acqua potabile ed ai servizi sanitari di base, alla gestione sostenibile delle città e degli insediamenti umani. Il Summit ha previsto inoltre uno l’adozione di uno specifico meccanismo di monitoraggio per il controllo dei progressi di attuazione da parte degli Stati, garantendone l’assunzione di responsabilità nei confronti dei cittadini.

Nel passare in rassegna i momenti di maggior rilievo istituzionale che hanno contribuito all’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile (e al contempo all’approfondimento della cooperazione internazionale in materia ambientale), è inoltre necessario menzionare la Ventunesima Conferenza delle Parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (COP 21), o Conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015. Frutto di quest’importante tappa è l’ormai celebre “Paris Agreement”, il primo accordo legalmente vincolante e universale sul clima, risultato di 10 anni di negoziati, ed accettato finalmente da tutti le 196 parti partecipanti. Il risultato chiave risiede nel limitare il riscaldamento globale, mantenendo l'aumento medio della temperatura mondiale sotto i 2ºC rispetto ai livell i preindustriali160 (in un’ottica di continuo miglioramento, che auspica un limite maggiore nel tempo, al di sotto di 1,5ºC, per arrivare infine alla neutralità climatica nella seconda metà del secolo, ovvero emissione antropica di gas serra pari a 0 grazie anche agli avanzamenti nelle tecnologie). L’accordo è diventato giuridicamente vincolante nel 2016, dopo esser stato ratificato da almeno 55 paesi che insieme rappresentavano almeno il 55% delle emissio ni globali di gas serra.

Lo sviluppo sostenibile è uno degli assi strategici inoltre della stessa Unione Europea, che mira ad essere un pioniere globale nella transizione verso la sostenibilità e stabilire elevati livelli per un'economia verde e inclusiva, promuovendo lo sviluppo di un’economia circolare. La principale sfida dell'UE in materia di sostenibilità per il prossimo decennio è separare il suo sviluppo economico dal degrado ambientale e superare le restanti disugua glianze sociali161, e la maggior parte delle iniziative intraprese sono indirizzate a migliorare la vita dei cittadini, a garantire un pianeta più in salute ed un futuro sostenibile. A tal fine, fra le priorità 2019-2024, spicca il Green Deal Europeo, la nuova strategia per la crescita sostenibile europea - parte

160 European Commission, https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it

161 European Commission (2019). EU delivering on the UN 2030 Agenda. SDG Summit 2019 . Disponibile al link:

https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/factsheet-eu-delivering-2030-agenda-sustainable-development_en_0.pdf

integrante della strategia della Commissione per attuare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite - attraverso la quale l’Europa punta a essere il primo continente a impatto climatico zero (climate neutrality) entro il 2050 (anche attraverso la proposta di una Legge europea per il clima), i cui benefici si tradurranno in zero inquinamento, energia sicura, trasporti più intelligenti, alti livelli di qualità di cibo.

Figura 26: il Grean Deal Europeo

Fonte: Commissione Europea, https://bit.ly/3mXMqx2

Nel quadro del piano di investimenti per un'Europa sostenibile la Commissione prevede il Just Transition Mechanism (JTM), per la mobilitazione di circa 150 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, a beneficio soprattutto delle regioni e dei settori maggiormente dipendenti da combustibili fossili o da processi ad alta intensità di carbonio, e quindi più colpiti dalla transizione. Nel quadro dell’European Green Deal, l’UE ha affermato inoltre il suo impegno continuo nel prodigarsi affinché l'accordo multilaterale di Parigi resti il caposaldo della lotta ai cambiamenti climatici.

Questa rapida e sintetica revisione dei principali momenti protagonisti della realizzazione dello sviluppo sostenibile mostra come ormai nel corso degli anni sia stata progressivame nte interiorizzata dagli attori politici e dalla società civile in generale un’ottica secondo la quale il termine sviluppo non possa più svincolarsi da una riflessione sull’ambiente e sulle ricadute di una crescita economica incontrollata su di esso; si tratta di una visione globale, che tiene conto

di tutti gli aspetti della vita degli individui, in un approccio intersettoriale ed intergeneraziona le, che non lascia (idealmente) ai margini nessuno e contempla la visione ecologica anche nell’ottica di riduzione della povertà e miglioramento delle condizioni di vita a livello globale.

Benché la quasi totalità dei documenti prodotti appartengano all’ambito della “soft law”, ovvero siano privi di forza giuridicamente vincolante, la loro importanza storica è innegab ile, in quanto espressione di un elevatissimo impegno politico nella cooperazione internazionale in tema ambientale. I principi e le pratiche dello sviluppo sostenibile rappresentano un orizzonte ormai consolidato e la loro diffusione risulta sempre più relazionata anche alla dimens io ne comunitaria, ove risultano sanciti autorevolmente anche dall'Unione Europea.

All’interno di questo excursus generale si inserisce anche lo sviluppo del più specifico concetto di turismo sostenibile, la cui evoluzione è andata di pari passo.

Nel documento Università degli Studi di Genova (pagine 117-121)