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LE PRESSIONI AMBIENTALI

Nel documento Università degli Studi di Genova (pagine 96-108)

2. L'AMBIEN TE IN TREN TINO: UN PUNTO DI FORZA DA TUTELARE

2.3 LE PRESSIONI AMBIENTALI

biologica, la ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche126. Ad oggi è uno degli strumenti internazionali più ratificati, contando con 196 Parti.

consolidatasi nel corso degli anni (e particolarmente accentuata fra il 1951 ed il 1991) che ha portato allo spopolamento delle aree di montagna.

2. Agricoltura ed allevamento. Vengono senza dubbio riconosciute a livello provinciale le esternalità positive di questi settori in ambito economico, sociale e anche in alcuni casi ambientale (ad esempio grazie alla cura e manutenzione dei prati derivante dalle attività di allevamento, che salvaguardano dunque l'ecosistema montano contro l’abbandono ed il degrado); ciononostante determinate attività antropiche legate a questi due comparti generano impatti negativi sull'ambiente, dovuti in particolare alle emissioni in atmosfera di inquinanti e gas serra climalteranti127, alla meccanizzazione128, ad alti consumi di acqua ed energia, all’utilizzo di sostanze potenzialmente dannose (fitofarmaci129 e fertilizzanti), ad allevament i intensivi e ai reflui zootecnici. Il Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 agisce comunque nel limitare gli effetti avversi derivati da questi settori, ad esempio dando priorità nella concessione di finanziamenti a macchinari distinti da tecniche di lavorazione rispettose dell'ambiente. La sfida presente e futura è quella di mantenere gli attuali standard di eccellenza qualitativa (soprattutto nell’agricoltura) minimizzando al contempo le pressioni sull’ambie nte.

3. Industria, Artigianato e Commercio. Industria ed artigianato sono responsabili di rilevant i pressioni sull'ambiente, a causa della natura stessa del processo produttivo, che durante la trasformazione della materia produce emissioni che si disperdono in acqua e in atmosfera130, e rifiuti speciali (pericolosi e non); sono responsabili inoltre di un potenziale esaurimento di risorse dovuto agli elevati consumi energetici131 (in Trentino i maggiori utilizzi sono riferiti al gas naturale e ai derivati dal petrolio, soprattutto gasolio e benzina, con un aumento relativo

127 Queste attività generano la quasi totalità delle emissioni provinciali in atmosfera di ammoniaca (94% del totale), sostanza che incide significativamente nell'inquinamento atmosferico, e contribuiscono considerevolmente anche alle emissioni di protossido di azoto (54%) e metano (27%), due gas climalteranti. La sorgente emissiva principalmente responsabile di queste emissioni risulta la produzione e la gestione dei reflu i derivanti dagli allevamenti. Le pratiche strettamente agricole invece (in particolar modo le colt ivazioni con fertilizzanti) si associano principalmente alle emissioni di composti organici volatili (le quali corrispondono comunque solo al 6% delle totali provinciali).

128 I mezzi agricoli utilizzati sono responsabili di un consumo di carburante considerevole, che genera il 16% del totale provinciale delle emissioni derivate dal trasporto su strada e l'11% del totale provinciale delle emissioni di ossidi di azoto.

129 La dispersione del fitofarmaco può avere un impatto significativamente negativo sui corsi d'acqua, con danni rilevanti per l'ecosistema acquatico, qualora soprattutto si tratti di insetticidi i quali compromettono la vita d elle comunità di macroinvertebrati.

130 La normativa prevede che il rilascio di emissioni in atmosfera e di acque reflue da parte degli impianti debba essere condizionato al rilascio di un'apposita autorizzazione da parte dell'organo competente, che in Trentino corrisponde all'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente ed al Servizio autorizzazioni e valutazioni ambientali.

131 Il comparto industriale soprattutto, con 11.763 unità registrate nel 2019, è il settore che in Trentino utilizza il maggior fabbisogno energetico.

del primo negli ultimi anni) e al rischio di incidente rilevante132. Gli impatti del commercio sull’ambiente derivano in primis dalla qualità del prodotto commerciato (product effects), e sono negativi ad esempio nel caso di commercio di rifiuti tossici, petrolio, scorie radioattive, o nel caso in cui si vadano a sostituire prodotti locali che si presentavano integrati in un equilib r io socioeconomico ed ambientale delicato; vi sono poi gli impatti determinati dell’aumento della scala produttiva generato dal commercio (scale effects) - negativi in caso di produzione intensiva con sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili - e quelli derivanti dalla stessa attività commerciale (direct effects), come gli impatti causati dal trasporto dei prodotti; anche i consumi energetici del settore commerciale hanno un forte peso sull'ambiente, con un importante incremento in Trentino dal 2005; nonostante ciò com'è noto i paesi industrializza t i sono sottoposti a norme sempre più restrittive, data la crescente attenzione alla questione ambientale, la quale può talvolta trasformarsi da restrizione ad opportunità: i vincoli imposti hanno condotto all'introduzione di meccanismi di efficienza gestionale delle risorse naturali con sempre maggiore attenzione alla qualità dei processi produttivi (oltre che dei prodotti e dei servizi), attraverso l'uso di tecnologie avanzate e sistemi innovativi; ciò può apportare un potenziale positivo, sfociando in un impulso all'occupazione ed in opportunità di migliorare la competitività del sistema produttivo.

4. Energia133. La produzione di energia, ed il suo consumo, sono storici determinant i ambientali; sono infatti all'origine dell'esaurimento delle risorse (specialmente quelle fossili) e di emissioni in atmosfera (in particolare di sostanze che contribuiscono all'effetto serra). In risposta a ciò intervengono il risparmio energetico e l'impiego di fonti pulite o rinnovabili; in Trentino il Piano Energetico Ambientale Provinciale 2013-2020 è il punto di riferimento per la definizione del contributo che la provincia autonoma deve fornire a livello nazionale per raggiungere l'obiettivo prefissato di energia coperta da fonti rinnovabili (in base alla Direttiva 2009/28/CE la quota fissata è del 17% per il 2020). In provincia ben l'82,7% di elettricità

132 A livello europeo la Direttiva 96/82/CE ("Direttiva Seveso") - in Italia recepita con Decreto Legislativo 334/1999 - dispone l'identificazione di impianti a rischio di incidente rilevante in base a determinati criteri specificati nell'allegato I. Queste strutture sono soggette ad una gestione della sicurezza più attenta e ad obblighi più severi.

133 Già nel 1980, con la legge provinciale n. 14, la Provincia Autonoma di Trento si è dotata di una normativa a favore del risparmio energetico e dell'utilizza zione delle fonti alternative di energia, attraverso concessioni di contributi annuali per iniziative significative in questo senso. Con la legge provinciale 20/2012 ("Legge provinciale sull'energia e attuazione dell'articolo 13 della direttiva 2009/28/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE") ha poi disposto per un riordino del settore energetico e ad una ridistribuzione delle competenze, promuovendo altresì il risparmio energetico e le campagne informative a favore di questo, la ricerca, la formazione e maggiori contributi provinciali per le nuove tecnologie.

prodotta deriva da fonti rinnovabili, in particolar modo dall'idroelettrico (in minor misura anche eolico, fotovoltaico e biomasse134), mentre il restante 17,3% da fonti fossili mediante impiant i di cogenerazione. Il settore che presenta più criticità nell’utilizzo delle fonti rinnovabili è quello dei trasporti, con solo il 2% dei consumi alimentato da elettricità (l’impiego di energia elettrica riduce l’emissione in atmosfera di CO2 di circa l’85%). Da notare che gli impianti idroelettr ic i, sebbene incentivati sia a livello nazionale che europeo, incidono sulla qualità ambientale delle acque (oltre che sul paesaggio e quindi conseguentemente con riflessi sull'industria turistica), e per questo vengono regolamentate le concessioni con il Piano di tutela delle acque. Per quanto riguarda il consumo di combustibili fossili in Trentino i maggiori utilizzi sono riferiti al gas naturale e ai derivati dal petrolio (soprattutto gasolio e benzina), con un aumento relativo del primo negli ultimi anni ed un minor uso del secondo.

5. Trasporti. Un sistema di trasporti efficiente135 costituisce un presupposto per lo sviluppo economico dei Paesi, ed uno dei fattori principali per la competitività dell'economia. Tuttavia rappresenta anche una delle principali fonti d'inquinamento atmosferico in Unione Europea;

altri impatti e costi esterni del settore sull'ambiente sono: inquinamento acustico136, impatti paesaggistici (in particolare sul “prodotto” turistico) delle infrastrutture per il funzioname nto dei mezzi di trasporto, esternalità derivanti dalla produzione e dallo smaltimento dei veicoli e quelle connesse agli ausiliari necessari ai mezzi (carburanti, oli, batterie), incidenti. In Italia l'utilizzo dell'automobile, e gli spostamenti in generale, causano circa un terzo delle emissio ni nazionali; in particolare gli inquinanti atmosferici connessi al settore trasporti sono quelli emessi dallo scarico dei motori a combustione (ossidi di azoto, ossidi di zolfo, materiale 5

134 L'utilizzo di biomasse legnose in Trentino ha sempre ricoperto un ruolo rilevante, so prattutto legato all'autoconsumo di legna per uso civico; dal 2000 la PAT ha messo in campo azioni per la riduzione dell'anidrid e carbonica rilasciata (attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica degli impianti termici esistenti) e per l'aumento di produzione energetica da fonti rinnovabili, attraverso la costruzione di centrali di teleriscaldamento alimentate a cippato.

135 In Trentino vi è una buona rete viaria e ferroviaria che collega le varie vallate e le località turistiche; l'autostrada del Brennero consente collegamenti rapidi sull'asse Nord -Sud del Trentino, e da tempo si impegna inoltre a favorire i veicoli elettrici incrementando il numero di stazioni di ricarica lungo il proprio tracciato (8 in totale attualmente, per 50 colonnine complessive). La rete delle 23 strade statali (con 864 km totali) copre le prin cipali percorrenze, coadiuvata dalla maglia stradale provinciale che si sviluppa per 1.505 km. Il trasporto urbano (ed in parte extraurbano) è gestito da Trentino Trasporti Esercizio S.p.A.. Sono presenti inoltre le 3 linee ferroviarie : Verona-Brennero e Trento-Malè (elettrificate) e la Trento-Venezia (non elettrificata), con 197 km coperti complessivamente.

136 Fra tutte le fonti rumorose associate alle varie attività umane quelle che producono maggior impatto sono derivate dal traffico stradale, ferroviario ed aereo; risulta particolarmente problematico nell'ambiente urbano, considerando che il 75% circa della popolazione europea risiede in città. La PAT ha finanziato negli anni la realizzazione lungo le strade di barriere fonoassorbenti (anche in adempimento del Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 194).

particolato, composti organici volatili e monossido di carbonio137) e il materiale prodotto dall'usura di pneumatici e freni, dall'abrasione stradale e dal sollevamento della polvere stradale. Anche nella realtà trentina il trasporto urbano ed extraurbano diventa sempre più insostenibile sul piano ambientale ed energetico, rendendo necessario promuovere soluzioni e buone pratiche di mobilità sostenibile, incentivando l'utilizzo dei mezzi pubblici in complementarità con l'uso della bicicletta; il riferimento fondamentale provinciale è la LP n.

6/2017 “Pianificazione e gestione degli interventi in materia di mobilità sostenibile”, che disciplina i Piani provinciali della Mobilità e prevede numerose azioni ed incentivi per lo sviluppo di progetti di mobilità sostenibile (es. bike sharing, inseriti anche nel Piano Provinciale per la Mobilità Elettrica approvato dalla Giunta nel 2017).

6. Consumi. La spesa media mensile (riferita all'anno 2018) per consumi per le famiglie residenti in Trentino stimata dall'ISPAT è pari a 2.588,24 euro, con una spesa media mensile pro-capite pari a 1.131,84 euro. I capitoli di spesa più rilevanti riguardano, com'è prevedibile, l'abitazione (comprese le utenze, quindi acqua, elettricità, gas, ecc), i prodotti alimentari e bevande, ed i trasporti. Questi 3 settori, corrispondono a quelli caratterizzati dal maggior impatto ambientale (come evidenziato dallo studio Enviromental Impact of Products138 della Commissione Europea), e quindi sono prioritari per modificare l'impostazione di produzione e consumo verso un modello sostenibile. Stiamo vivendo al di sopra delle capacità di rigenerazione ecologica del pianeta, come lo dimostra il calcolo dell'Impronta Ecologica, uno dei più importanti indicatori per la quantificazione della pressione ambientale causata dai consumi, e che ci informa su “quanta natura abbiamo e quanta natura usiamo”139, misurando la quantità di territorio (compreso mare e terra) biologicamente produttivo necessaria a ripristinare le risorse consumate, ed assorbire i rifiuti di una determinata popolazione. Il 22 agosto cadeva l'Earth Overshoot Day per il 2020, ovvero il giorno di “bancarotta ecologica”, in cui l'umanità ha esaurito tutte le risorse prodotte dalla Terra per l'anno corrente, in data successiva rispetto al 2019 (in cui era caduto il 29 luglio), e la ragione secondo il Global Footprint Network è da ricercare nelle conseguenze del Covid-19, che ha prodotto una riduzione del 9,3% dell'impronta ecologica dell'umanità, dall'inizio dell'anno fino al 22 agosto.

137 Negli ultimi anni si è assistito in Europa ad una riduzione rilevante di monossido di carbonio, ossidi di zolfo e composti organici volatili, grazie a politiche mirate dell'UE per migliorare la qualità dell'aria.

138 Joint Research Centre, European Commission (2006). Enviromental Impact of Products (EIPRO). Analysis of the life cycle environmental impacts related to the final consumption of the EU25 . Bruxelles

139 Global Footprint Network. Advancing the Science of Sustainability, https://www.footprintnetwork.org/our-work/ecological-footprint/

Nel 2011 il Parco Paneveggio Pale di San Martino ha pubblicato un interessante studio140 volto a calcolare l'Impronta Ecologica nei 10 comuni del proprio territorio, ed in quell'occasione ha calcolato anche l'indice per il Trentino, che è risultato pari a 5,42 ettari per abitante141 (superiore rispetto a quello italiano, pari a 4,94 gha/ab), a fronte di una biocapacità del territorio provinciale pari a 2,12 gha/ab, dando dunque vita ad un deficit ecologico pari a 2,82 gha/ab (la giornata del debito ecologico era prevista dunque per il 6 giugno, essendo l'impronta ecologica del trentino medio pari a più del doppio della biocapacità del suo territorio). L'UE promuove modelli di produzione e consumo sostenibili attraverso vari strumenti, fra cui la strategia "Europa 2020"; nel 2016 - con la Comunicazione della Commissione “Il futuro sostenibile dell’Europa: prossime tappe. L’azione europea a favore della sostenibilità” - ha illustrato inoltre il proprio piano strategico per adempiere agli obiettivi dell’Agenda 2030, comprendente azioni per la promozione di un’economia circolare e di un efficiente utilizzo delle risorse contro il degrado ambientale; a livello nazionale il Ministero dell'Ambiente è responsabile di varare un Piano d'azione su "Consumo e Produzione Sostenibili" (come previsto dalla legge 28 dicembre 2015 n.221), concentrando prioritariamente gli sforzi su edilizia, alimentazione e trasporti. La Provincia autonoma di Trento, nel suo percorso di sostegno alle pratiche sostenibili, ha recentemente implementato schemi di certificazio ne ambientale - finalizzati in particolar modo ad ottimizzare i consumi e ridurre i rifiuti - divenendo titolare della concessione dei marchi Ecoacquisti, Ecoristorazione, EcoEventi e Green Film.

7. Rifiuti. La produzione di rifiuti rappresenta uno degli elementi principali di pressione ambientale, con impatti di diversa natura: inquinamento ed emissioni in atmosfera, esaurime nto del suolo e delle risorse energetiche. Ancor prima della gestione dei rifiuti e della loro differenziazione, l'agenda politica pone al centro dell'agenda la loro riduzione (come evidenziato dal Piano Provinciale di Smaltimento dei Rifiuti). Nonostante l'incremento della popolazione e dei flussi turistici, la produzione complessiva dei rifiuti urbani in provincia è diminuita (in riferimento al periodo fra l'anno 2000, in cui si sono registrate 284.359 tonnella te di rifiuti, e il 2018, con 270.612 tonnellate), seppur con un lieve aumento negli ultimi anni.

Contemporaneamente si è assistito ed un costante aumento della percentuale di raccolta differenziata (che da 16,6% del 2001 è passata al 76,5% nel 2018) - seppur con una lieve

140 De Marchi, M.; Tomasi, G.; Dalla Libera, L.; Dalla Libera, P.; Dalla Libera, S.; Fracon, C.; Ropelato, L.;

Bissacco, C. (03/2011). L'impronta ecologica del Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino . Disponibile al link: https://www.parcopan.org/wp-content/uploads/2019/03/limpronta-ecologica.pdf.pdf

141 Significa che ogni abitante ha bis ogno di quella superficie per il proprio stile di vita.

flessione del dato nel 2018 - mantenendo superato l'obiettivo fissato dal D.Lgs. 152/2006 del 65% di raccolta differenziata. Inoltre, a prova dell'impegno nel perseguire gli obiettivi dell'Agenda 2030, la Giunta provinciale ha approvato il 14 novembre 2019 un conchiuso per avviare azioni volte a rendere il Trentino plastic free, ovvero alla riduzione nell'utilizzo di prodotti in plastica; i segmenti prioritari che necessitano intervento in Trentino riguardano i rifiuti plastici della grande distribuzione, industriali e agricoli - che da soli nel 2018 sono stati pari a circa 18.000 tonnellate - oltre che gli imballaggi per alimenti e la plastica monouso. La situazione "rifiuti" riscontrata in Trentino si è rivelata generalmente positiva (seppur con un aumento dei rifiuti speciali nel 2018, ultimo anno preso in considerazione).

8. Rumore. Si considera rumore l'insieme dei suoni di intensità eccessiva, fastidiosi o improvvisi, e quindi indesiderati, o qualunque effetto sonoro che porti al deteriorame nto qualitativo dell'ambiente; fra le principali fonti troviamo il traffico, le attività industriali e quelle ricreative. L´inquinamento acustico142 è particolarmente sviluppato nelle zone urbane, e risulta attualmente una delle questioni maggiormente problematiche per i cittadini, i quali subiscono effetti nocivi sull'organismo, sia di tipo fisiologico (come traumi acustici e calo della capacità uditiva) sia psicologico. Secondo alcune stime della Commissione Europea – riportate nel Libro Verde “Politiche future in materia di inquinamento acustico” - il 20% circa della popolazione europea è sottoposta a livelli di inquinamento acustico considerati inaccettabili. A livello nazionale il riferimento normativo (successivamente modificato o integrato) è la Legge n. 447 del 26 ottobre 1995 (o Legge quadro sull'inquinamento acustico) - in congiunto con i vari decreti attuativi che disciplinano i valori limite specificatamente di alcune sorgenti sonore (industriale, traffico veicolare, aereo, ferroviario) - integrato successivamente dal Decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 194, in attuazione della Direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e gestione del rumore ambientale. A livello provinciale esisteva già dal 1991 una disciplina organica riguardo l'inquinamento acustico (Legge Provinciale 6/91,

“Provvedimenti per la prevenzione ed il risanamento ambientale in materia di inquiname nto acustico”), poi adeguata con la Legge Provinciale 10/98 “Misure collegate con l’assestame nto del bilancio per l’anno 1998”, che ha integrato le disposizioni della Legge Quadro. La Legge 447/95 prevede, fra le altre cose, che i Comuni adottino la "zonizzazione acustica" (ovvero la classificazione acustica prevista dal DPCM 1 marzo 1991), ovvero una suddivisione del

142 Definito come “l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi” (Art. 2.1.a, Legge 447/95).

territorio in aree acustiche omogenee143 – in base all'utilizzo prevalente del territorio stesso - al fine di “prevenire il deterioramento di zone non inquinate e fornire un indispensabile strumento di pianificazione, di prevenzione e di risanamento dello sviluppo urbanistico, commercia le, artigianale e industriale”144. L'obiettivo viene raggiunto attraverso lo strumento del Piano di risanamento acustico, mediante il quale i Comuni, dopo aver attribuito specifici limiti di inquinamento acustico145 ad ogni porzione di territorio, individuano quelle aree “inquinate” e quindi da sottoporre a risanamento. Le classificazioni acustiche comunali risultano essere, in congiunto con le mappature acustiche ed i piani antirumore delle infrastrutture di trasporto (che riguardano in particolare R.F.I. S.P.A. per la ferrovia del Brennero, Autostrada del Brennero S.P.A. per l'autostrada A22 e la PAT per alcuni tratti di rete stradale) - come previsto dal D.Lgs.

194/2005 -, i principali strumenti per ridurre il rumore ambientale e quindi gestire l’inquinamento acustico.

9. Radiazioni. Con il termine radiazioni si indicano i fenomeni fisici, diversi fra loro, caratterizzati dal trasporto di energia nello spazio. Le principali forme sono le radiazioni "non ionizzanti" (o CEM, campi elettromagnetici)146 - per le quali un contributo sostanziale è dovuto al progresso tecnologico e allo sviluppo industriale degli ultimi 50 anni - e quelle "ionizzant i";

queste ultime, a differenza delle altre, possiedono energia sufficiente per ionizzare la materia, e quindi possono alterarne le caratteristiche (come la struttura del DNA cellulare); fra queste troviamo il Radon147, un gas radioattivo, incolore, inodore ed insapore, la cui concentrazio ne in atmosfera è molto bassa, ma nei luoghi chiusi tende ad accumularsi, e classificato dall'O MS fra le sostanze per le quali vi è un'evidenza di cancerogenicità; l'esposizione al radon infatt i,

143 Le classi acustiche, o classi di destinazione d'uso del territorio, previste dal DPCM sono 6: aree particolarmente protette, aree prevalentemente residenziali, aree di tipo misto, aree di intensa attività umana aree prevalentemente industriali, aree esclusivamente industriali.

144 Inquinamento acustico (1 aprile 2020). Classificazione acustica del territorio. Disponibile al link:

http://www.inquinamentoacustico.it/classificazione_acustica.htm

145 Questi limiti devono essere rispettati da tutte le sorgenti sonore, eccetto quelle aventi origine dal traffico veicolare, ferroviario, marittimo ed aereo, che sono specificatamente disciplinate dai Regolamenti di esecuzione previsti nell'art. 11 della Legge 447/95.

146 Il quadro normativo europeo di riferimento comprende la Raccomandazione 1999/519/CE per la "limitazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 Ghz" - che raccomanda l'adozione di un quadro di limiti - e la Direttiva 2013/35/EU sulle disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici). A livello nazionale vige la Legge quadro n. 36 del 22 febbraio 2001 "sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetic i ed elettromagnetici”.

147 L'UE agisce per la protezione della popolazione dall'esposizione al Radon mediante la Direttiva 2013/59/Euratom del 5 dicembre 2013. Il problema del "radon indoor" (ovvero della concentrazione del gas in edifici) ha origini al termine degli anni Ottanta; il Trentino ha implementato una serie di campagne con attenzione primariamente agli edifici scolastici, registrando una serie di misure, secondo le quali la concentrazione del Radon avrebbe superato i limiti della Direttiva nel 7,6% dei casi.

secondo vari studi effettuati, è correlata all'aumento i rischio di contrarre un tumore polmonare.

Anche gli studi incentrati sull'esposizione ai campi elettromagnetici hanno indicato effetti nocivi sulla salute umana; sono poche le evidenze riscontrate invece per quanto riguarda gli effetti sulla fauna e sulla vegetazione. Il controllo ambientale, anche nel caso di impatto ambientale da radiazione, è affidato al personale tecnico dell'Agenzia Provinciale Protezione Ambiente, il cui Reparto Radiochimica del Settore Laboratorio effettua monitoraggi sul territorio per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti.

10. Turismo. Lo sviluppo di un turismo incontrollato sul lungo termine può deteriorare il pa-trimonio ambientale, e l'unica possibilità per preservare le risorse naturali è lo sviluppo di un turismo responsabile e sostenibile. La necessaria trasformazione da un turismo di massa a un turismo basato sulla sostenibilità nel rispetto del fragile equilibrio che caratterizza i territori, richiede un’integrazione fra l’ambiente naturale, culturale e umano, in modo da mitigare l’im-patto antropico sul patrimonio culturale, naturale e sulle comunità locali. Il turismo, come già si è visto, è un settore trasversale, con risvolti su molti altri ambiti: alcuni impatti ambienta l i del turismo derivano quindi anche dallo sviluppo delle realtà che si intersecano con questo settore, oltre che dalla costruzione di infrastrutture necessarie al funzionamento del medesimo (es. strade, aeroporti, alberghi, ecc). Impatti negativi derivano in primis da un comportamento poco etico del turista. Uno studio internazionale148 - i cui dati trovano conferma anche a livello provinciale - ha portato alla luce alcuni dati che suggeriscono una maggior noncuranza durante le vacanze rispetto alle conseguenze di determinati comportamenti: i consumi dei turisti in termini di risorse naturali sono molto più elevati rispetto a quelli dei residenti; un turista con-suma tra le 3 e le 4 volte più acqua ed elettricità rispetto ad un residente e produce il doppio di rifiuti rispetto a quanto prodotto da un residente; è stato registrato che la quantità di rifiut i prodotti cresce significativamente proprio nei mesi di alta stagione turistica, soprattutto nelle zone a maggior incidenza turistica149 ed a forte vocazione sia invernale che estiva (Val di Fassa, Val di Sole, Val di Fiemme, Alto Garda e Ledro); secondo stime effettuate, nel 2017 l'intera regione Trentino-Alto Adige era la realtà nazionale dove il movimento turistico presentava l'incidenza più alta sulla quantità di rifiuti prodotti (con ben 55,46 kg150 di rifiuti urbani pro

148 Manfred Lenzen, Ya-Yen Sun, Futu Faturay, Yuan-Peng Ting, Arne Geschke, Arunima Malik (2018). The carbon footprint of global tourism. Nature Climate Change volume 8, P. 522–528.

149 Ricavata dal rapporto tra abitanti residenti ed abitanti equivalenti.

150 Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, https://annuario.isprambiente.it/sys_ind/65

capite dovuto alle presenze turistiche151).

Il turismo ha un impatto significativo sull'utilizzo delle risorse ambientali anche per altri aspetti ed in particolar modo per l’utilizzo dell'acqua (risalta il particolar modo il suo utilizzo per l'innevamento artificiale, soprattutto in Val di Fassa). L'afflusso turistico determina inoltre impatti sulla viabilità, con un aumento esponenziale del traffico veicolare152 (è interessante sottolineare che questo dato è aumentato maggiormente negli ultimi anni anche a causa della progressiva riduzione della permanenza turistica) e quindi anche tutte le conseguenze derivant i da questo. Accanto a questi due fattori, e correlato ad essi, risulta impattante anche l’utilizzo degli impianti: il numero di persone trasportate dagli impianti a fune è aumentato in maniera considerevole, passando da 1.750.000 persone nel 1985 alle 5.069.000 registrate nel 2019.

È importante infine tener in considerazione la capacità di carico turistico di un determinato territorio, ed un dato particolarmente significativo al riguardo deriva dall’osservazio ne dell’andamento della densità dei turisti presenti in rapporto alla superficie territoriale, come mostrato in figura 23, dove è reso evidente che il numero di presenze turistiche annue per km2 per kmq di superficie è andato incontro adun progressivo aumento, causando una pressione sull’ambiente sicuramente non trascurabile.

Figura 23: Andamento della densità di turisti in rapporto alla superficie territoriale (1985-2019)

Fonte: ISPAT - Istituto di statistica della provincia di Trento

151 Nello specifico l'incidenza è diversa nei vari territo ri a seconda della vocazione turistica del territorio: in Val di Fassa, Val di Sole e Val di Fiemme l'aumento della produzione di rifiuti si verifica in Agosto e nei mesi invernali, soprattutto dicembre e gennaio. In altre zone, come Alto Garda e Ledro inv ece, la situazione è più lineare.

152 Il traffico veicolare è stato misurato registrando le uscite ai vari caselli autostradali, che aumentano esponenzialmente nel mese di agosto (soprattutto nel casello autostradale di Rovereto sud e S.Michele -Mezzocorona, mentre all'uscita di Trento Sud l'andamento è più lineare).

A modo riassuntivo si può dire che in linea generale gli indicatori analizzati si trovano in una situazione di trend positivo o costante (rispetto agli anni precedenti) e solo una minima parte del totale (il 9%) è considerato negativo; la situazione ambientale in Trentino si trova quindi generalmente in uno stato positivo, se non in miglioramento, sebbene non manchino element i di criticità (con il 20% degli indicatori in peggioramento rispetto al passato); buono soprattutto lo stato di riduzione delle emissioni in atmosfera, la qualità delle acque (superficiali e sotterranee), il tema dei rifiuti (in costante riduzione con aumento della loro differenziazio ne), gli interventi a favore del risparmio energetico e dell'energia rinnovabile, e la tutela del patrimonio naturale. Tuttavia, a dicembre 2020 - come già era stato evidenziato nel precedente rapporto pubblicato nel 2016 - vi erano ancora notevoli criticità riguardo le concentrazioni in atmosfera urbana di determinate sostanze (biossidi di azoto, ozono e benzo(a)pirene) superiori ai limiti consentiti dalla legge, l'incremento dei rifiuti speciali, l'utilizzo ancora elevato di prodotti fitosanitari e la qualità delle acque lacustri; il Trentino si trovava inoltre ancora lontano dall'obiettivo fissato dal Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni di CO2. Un altro punto cruciale è rappresentato dal surriscaldamento climatico, con manifestazioni sempre più evidenti e preoccupanti sul territorio, e anche con eventi meteorologici estremi quali la tempesta Vaia menzionata all’inizio del capitolo; le variazioni climatiche hanno severi impatti negativi sull’ambiente e sugli ecosistemi, con conseguenze secondarie su vari settori dell’economia locale (agricoltura, turismo, produzione di energia idroelettrica) oltre che sulla salute umana e le risorse come acqua e suolo. La conseguenza forse più evidente dell’aume nto delle temperature è lo scioglimento dei ghiacciai: da ultimo risulta allarmante il resoconto di un monitoraggio di Legambiente sul ghiacciaio della Marmolada, con una previsione della sua scomparsa entro 20 o 30 anni; l’associazione ambientalista ha richiamato in questo contesto l’attenzione sull’importanza di scelte innovative di sviluppo locale, con azioni volte alla mitigazione e all’adattamento del turismo invernale nel territorio. Il surriscaldamento agisce negativamente anche sulla biodiversità delle specie (su fisiologia, comportament i, distribuzione geografica, ecc) e le regioni alpine sono tra le aree più soggette al rischio di perdita di diversità biologica, oltre ad essere quelle che ne hanno registrato maggiori impatti negativi. Altre conseguenze evidenti sul territorio del Trentino sono: effetti sulla vegetazio ne quali l'innalzamento del limite degli alberi e variazioni nella composizione delle foreste; il cambiamento di diversi habitat sia nella struttura che nella produttività; la risalita di specie vegetali a quote più alte, a causa dell'innalzamento della temperatura che crea habitat non più ottimali al loro sviluppo; variazioni di fitopatie ed infestanti. Conseguenze riguardano anche la fauna alpina, con cambiamenti nei periodi di attività di diverse specie di uccelli, anfibi e

artropodi, oltre che il loro spostamento in alta quota, con modifiche degli habitat e conseguente disponibilità di cibo.

L’assessore Tonina, nella presentazione del Rapporto ha posto in particolare l’attenzione sulle crescenti pressioni ambientali esercitate dal turismo e la crescente mobilità sul territorio, come causa delle emissioni in atmosfera in particolare sull’asse nord della viabilità di accesso al capoluogo, con necessità di ripensare modelli di accesso alle aree a maggior densità turist ica (come il Garda, le Dolomiti e Tovel).

3. TURISMO SOSTENIBILE: UN APPROCCIO A LUNGO TERMINE PER

Nel documento Università degli Studi di Genova (pagine 96-108)