2. L'AMBIEN TE IN TREN TINO: UN PUNTO DI FORZA DA TUTELARE
2.1 RISPOSTE CONTRO IL DECLINO ECOLOGICO: FORME DI PROTEZIONE
2.1.1 LE AREE N ATURALI PROTETTE
2.1.1.1 I PARCHI
La tutela ambientale in Trentino poggia su uno strutturato ed articolato sistema di aree protette, la cui spina dorsale è indubbiamente rappresentata dai 3 Parchi “storici”: il Parco Nazionale dello Stelvio ed i due parchi naturali provinciali, il Parco Naturale Adamello Brenta ed il Parco Naturale Paneveggio-Pale di S.Martino.
La gestione territoriale di questi preziosi scrigni di biodiversità, eccellenze ambientali del Trentino, si basa su progetti molto concreti e dinamici, che hanno avuto successo non solo nel campo della conservazione (ad esempio di specie come orso e stambecco) ma anche in quello del turismo e della mobilità sostenibile (con offerta di biciclette elettriche e di servizi di bus
navetta per il raggiungimento di alcuni luoghi all'interno dell'area protetta) tanto da guadagnars i un posto tra i principali interpreti provinciali dello sviluppo sostenibile e precursori di un modo innovativo di fare educazione ambientale.
1) Parco Nazionale65 dello Stelvio: istituito il 24 aprile 1935, è uno dei parchi “storici”: uno dei primi parchi nazionali in territorio italiano, nonché una delle più grandi riserve naturali d'Europa. Parco alpino per eccellenza nel cuore delle Alpi Centrali, di grande interesse geologico, è nato con l'obiettivo di tutelare la bellezza del paesaggio e salvaguardarne le peculiarità di flora e fauna, diversificate da un'elevata escursione altimetrica (il territorio compreso nel parco si estende dai 700 metri dei fondovalle ai quasi 4000 metri delle cime dei ghiacciai). Complessivamente si estende su 130.734 ettari, suddivisi fra Lombardia e Province autonome di Trento e Bolzano; la parte trentina del parco, con una superficie di 19.349 ettari (il 14% del totale), si sviluppa nella porzione nord-occidentale della Provincia, sul territorio dei comuni di Pejo e di Rabbi in Val di Sole. Trovandosi a contatto con il Parco Nazionale Svizzero a nord, e con il Parco naturale trentino Adamello-Brenta ed il Parco lombardo dell'Adamello a sud, fa parte di una vastissima area protetta che nell'insieme si estende per quasi 400.000 ettari. Grazie alle elevate quote medie (circa tre quarti del Parco è al di sopra dei 2000 metri slm) si presenta con un susseguirsi di cime impervie ed ampie superfici glaciali. Il cuore geografico del Parco è costituito dal gruppo montuoso Ortles-Cevedale (la Cima dell'Ortles con 3.905 metri slm costituisce il punto massimo del Parco), al confine fra le due regioni, Trentino Alto-Adige e Lombardia. Onere del Parco nel suo insieme è garantire la tutela del paesaggio e la protezione e conservazione degli ecosistemi; gli spetta inoltre il compito di promuovere la ricerca scientifica, l'educazione ambientale e lo sviluppo di un turismo sostenibile nelle varie vallate alpine divise fra le due regioni. Il Piano del Parco prevede una promozione attiva della tutela della natura, l'integrità degli ecosistemi e la conservazione delle specie; rispondendo alle prescrizioni della Legge quadro nazionale 394/91 inoltre dispone circa la zonizzazione del parco in aree con diverso grado di protezione66 - riserve integrali, riserve
65I parchi nazionali, definiti dalla Legge quadro, “sono costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazio n i fisiche geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future”. (Art. 2.1, Legge 394/91).
66In base all'Art. 12.2, “Il piano suddivide il territorio in base al diverso grado di protezione, prevedendo: a) riserve integrali nelle quali l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità; b) riserve generali orientate, nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le costru zioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. Possono essere tuttavia consentite le utilizzazioni produttive tradizionali, la realizzazione delle infrastrutture strettamente necessarie, nonché interventi di gestione delle risorse natura li a cura dell'Ente parco.
Sono altresì ammesse opere di manutenzione delle opere esistenti, ai sensi delle lettere a) e b) del primo comma
generali orientate, aree di protezione ed aree di promozione economica e sociale (distinte nelle due zone “aree urbane e nuclei rurali” e “zone delle infrastrutture e degli impianti”) – di particolare rilevanza in un territorio vasto come questo, che presenta più livelli di naturalit à;
mediante queste prescrizioni il Piano risponde così all'idea moderna di tutela, nella quale non confluiscono puramente dettami di "conservazione", ma si creano occasioni di sviluppo sostenibile, integrando le esigenze della popolazione locale con le finalità di protezione del Parco, risolvendo i conflitti uomo-natura, coniugando dunque le esigenze di salvaguardia della natura con la preservazione delle attività umane tradizionali e l'identità culturale e storica delle popolazioni residenti. Dal 2016 - con l'entrata in vigore del decreto legislativo 13 gennaio 2016, n. 14 - le funzioni amministrative (che dal 1995 erano svolte da un Consorzio tra lo Stato, la Regione Lombardia e le due province autonome di Trento e di Bolzano) sono state affidate, per il territorio di rispettiva competenza, alle Province Autonome di Trento e di Bolzano e alla Regione Lombardia. Nel settore trentino in particolare, la PAT esercita queste funzioni tramite il Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette. La configurazione unitaria del Parco è comunque garantita dal Comitato di Coordinamento e di Indirizzo67.
Il 18 ottobre 2019 il Parco dello Stelvio ha ufficialmente ricevuto un importante riconoscime nto per l'impegno sul fronte dello sviluppo sostenibile: la Carta Europea del Turismo Sostenibile (che verrà approfondita nel capitolo 3), per il quinquennio 2019-2023; nel settore trentino il progetto è stato coordinato dal Servizio Sviluppo Sostenibile e Aree Protette e si è svilupp ato attraverso una strategia di sistema fondata su percorsi partecipativi iniziati a settembre 2017, durante i quali sono stati sviluppati progetti ed azioni specifiche68 per valorizzare al meglio il
dell'articolo 31 della legge 5 agosto 1978, n.457; c) aree di protezione nelle quali, in armonia con le finalit à istitutive ed in conformità ai criteri generali fissati dall'Ente parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro -silvo-pastorali nonché di pesca e raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità. Sono ammessi gli interventi autorizzati ai sensi delle lettere a), b) e c) del primo comma dell'articolo 31 della citata legge n.457 del 1978, salvo l'osservanza delle norme di piano sulle destinazioni d'uso; d) aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori.
67 Questa modifica dell'assetto gestionale ha sancito di fatto l'esclusione del Parco dello Stelvio dalla Legge quadro sulle aree protette, in quanto non rientra più nei parametri normativi della stessa, privato ora della facoltà di operare nella tutela dell'ambiente con funzioni soggettive proprie; ciò ha suscitato non poche polemiche da varie parti (fra cui Wwf e Legambiente) che denunciano come la creazione del nuovo comitato - privo di fatto di personalità giuridica e di risorse mediante cui operare (sia fisiche che finanziarie) – sia contro i parametri normativi previsti dalla legge quadro per i parchi nazionali in Italia.
68 Nello specifico le azioni promosse si dividono in 7 gruppi: 1. “Camminare nel parco”, con templa progetti per lo sviluppo della rete sentieristica, rispondendo ad un tipo di turismo in espansione in tutto il suolo europeo, il
“turismo del camminare”; 2. Il “masterplan Plan – Piazzola (Rabbi)” per valorizzare in maniera sostenibile la frazione Fonti di Rabbi esclusa dai flussi turistici, ponendo attenzione alle attività agricole tradizionali; 3. Le
“strutture di visita”, ovvero strutture disposte ad una visita consapevole ed istruttiva del parco; 4. “Parco e
territorio; seguendo l'esempio dei due parchi provinciali e delle Reti di Riserve, il Parco dello Stelvio chiude così il cerchio delle aree protette trentine che hanno ottenuto l'importa nte riconoscimento. Si tratta di un risultato fortemente significativo, conseguito congiuntame nte dai tre settori del Parco a testimonianza dell'unità di azione tanto ricercata dai diversi settori.
2) Parco Naturale Adamello-Brenta e Parco Naturale Paneveggio-Pale di San Martino:
l'iter che ha portato alla nascita dei parchi naturali provinciali Adamello-Brenta e Paneveggio-Pale di San Martino ha viaggiato su linee parallele e fonda le proprie radici ad inizio '900, quando lo storico e botanico Giovanni Pedrotti (Rovereto 1867 – Andalo 1938), alpinista e grande studioso delle montagne trentine, nel 1919, intuendo l’importanza di creare delle aree protette nel territorio provinciale, fu il primo a proporre l’istituzione di parchi nazionali nel Gruppo dell’Adamello e sulle Pale di S. Martino. In un convegno tenuto nel 2019 in occasione del centenario dalla proposta, il Vicepresidente Mario Tonina la definì come una “grande intuizione”, ed ha evidenziato l'importanza di politiche di salvaguardia, anche in relazione ad altri settori economici, dichiarando: “Oggi è fondamentale integrare le politiche di conservazione della natura con quelle del settore agricolo e turistico: vogliamo valorizzare il rapporto tra usi tradizionali della montagna e il paesaggio, anche a vantaggio del turismo, che dovrebbe essere il migliore alleato dei parchi”69.
Nel 1967 i due parchi naturali provinciali sono stati individuati cartograficamente all'inter no del primo Piano urbanistico provinciale (PUP)70, uno strumento unitario di pianificazio ne territoriale di area vasta (in applicazione della L.P. 2/64, Ordinamento urbanistico della provincia di Trento) nonché il primo concepito in Italia, dai caratteri fortemente innovativi ed anticipatori di istanze che iniziavano a farsi strada nella società italiana; il PUP riservava un'attenzione particolare all'ambiente, individuando nei Parchi naturali provinciali i protagonisti nel campo della conservazione della natura ed i promotori fondamentali di una strategia di sviluppo territoriale (allora basato sul contrasto città-periferia). Fino ad allora
benessere”, con azioni presentate dai due stabilimenti termali di Pejo e Rabbi, improntate a creare nuove occasioni di vivere il Parco e la sua natura come fonte di benessere, con percorsi virtuosi tra i centri e l'ambiente naturale;
5. La “mobilità”, comprende azioni che riguardano appunto la mobilità sostenibile al fine di limitare l'utilizzo dell'auto propria fornendo alternative per muoversi comodamente nel territorio; 6. e 7. “Formazione e comunicazione”, rivolta sia al personale e agli attori del territorio, sia verso visitatori e turisti.
69 Ufficio Stampa della Provincia Autonoma di Trento. (25 settembre 2019). Il vicepresidente Mario Tonina oggi alla Casa della SAT al convegno dedicato alla figura di Giovanni Pedrotti. "Un secolo di storia, ma il futur o dei parchi trentini è legato ad agricoltura e turismo sostenibili" . Disponibile al link:
www.ufficiostampa.provincia.tn.it/Co municat i/Un-secolo-di-storia-ma-il-futuro-dei-parchi-trentini-e-legato-ad-agricoltura-e-turismo-sostenibili
70 L'emanazione di una propria legislazione in materia urbanistica nella Provincia autonoma di Trento deriva dalla competenza primaria attribuitale dallo Statuto speciale di autonomia.
esistevano solo 4 parchi nazionali (Gran Paradiso, Abruzzo, Circeo, e Stelvio), pertanto, da una prospettiva prettamente urbanistica i parchi naturali Adamello-Brenta e Paneveggio-Pale di San Martino possono esser considerati come i primi Parchi regionali/provinciali italiani (le altre regioni hanno iniziato ad istituirli a partire dagli anni Settanta). Le zone da destinare a parco naturale, secondo il piano, erano zone che presentavano “aspetti naturali così caratteristici per la singolarità, il pregio e la qualità intrinseche di specie rare, di flora, fauna e di aree geologic he da richiedere il divieto di ogni presenza umana” (Relazione alla L.P. 12 settembre 1967, n. 7
“Approvazione del Piano Urbanistico provinciale”)71.
Nonostante questa grande innovazione, va detto che in seguito a questo input, e per circa 20 anni, non si è verificato un vero “decollo” dei due parchi, i quali, pur svolgendo un ruolo prezioso di tutela urbanistica, non sono stati accompagnati da un'efficace ed adeguata gestione del territorio72.
Il punto di svolta è rappresentato dall'adozione del secondo Piano Urbanistico Provincia le73, approvato con la Legge provinciale 9 novembre 1987, n. 26, e precursore della Legge provinciale n. 18 del 1988 “Ordinamento dei parchi naturali”, una legge dai caratteri fortemente innovativi, ed in parte anticipatoria dei principi introdotti – pochi anni dopo - dalla Legge quadro nazionale; con la creazione di due specifici Enti di gestione, la L.P. 18/88 ha di fatto istituito e decretato l'inizio dell'operatività dei due parchi ed ha conferito la responsabilità gestionale alle comunità locali, in base al principio di sussidiarietà; la finalità dei parchi veniva in quell'occasione individuata ne “la tutela delle caratteristiche naturali e ambientali, la promozione dello studio scientifico e l’uso sociale dei beni ambientali” (Art. 1, LP 18/88).
Attualmente il quadro normativo di riferimento per la regolamentazione dei Parchi naturali provinciali è costituito pertanto, oltre che dalla ormai celebre Legge Provinciale 11/2007 - che come visto in precedenza, ha introdotto numerose regolamentazioni relative alle aree protette in generale e ha promosso un approfondimento importante nelle dinamiche dei parchi -, anche dal PUP vigente, che attualmente si conforma ai sensi della Legge provinciale 27 Maggio 2008,
71 Ferrari, C. (2017). Il sistema delle Aree Protette del Trentino: norme, storia e filosofia. Servizio Aree protette e Sviluppo sostenibile. Disponibile all’indirizzo: http://www.areeprotette.provincia.tn.it/binary/pat_aree_protette /eventi/FERRARI.1496051332.pdf
72 La gestione era stata affidata ad un apposito Servizio Parchi della Provincia di Trento, dotato di poco personale e scarsi mezzi, che, unito alla diffidenza all'interno dell'amministrazione provinciale e ad un approccio fortemente conservazionista, risultò in una gestione poco efficace dello strumento presentato.
73 L'Art. 11.1 del PUP del 1987 definisce le aree a parco naturale come “quei territori che, presentando, con intensità e livelli diversi, caratteristiche naturali di elevata importanza, sono ritenuti meritevoli di particolare salvaguardia per consentirne la conservazione allo stato originario, per la ricerca scientifica, per l'educazione naturalistica e per la ricreazione nelle forme compatibili con la salvaguardia delle aree”.
n. 5, Approvazione del nuovo Piano Urbanistico Provinciale, nella quale le aree a parco naturale provinciale vengono descritte come quei
territori costituiti da aree terrestri, fluviali e lacuali, di valore naturalistico e ambienta le, organizzate in modo unitario, con particolare riguardo alle esigenze di protezione della natura e dell'ambiente, nonché d'uso culturale e ricreativo, tenuto conto dello sviluppo sostenibile delle attività agro-silvo-pastorali e delle altre attività tradizionali o comunque sostenibili atte a favorire la crescita economica, sociale, culturale e identitaria delle popolazioni residenti. (Art. 26, LP 5/2008).
Ciò che si è verificato è dunque una progressiva evoluzione dei due parchi naturali, che hanno così assunto importanti funzioni anche nel campo delle politiche dello sviluppo sostenibile, affermandosi sempre più - pur con velocità e approcci differenti - come referenti autorevoli sia a livello locale sia nazionale, dando un notevole contribuito allo sviluppo nella comunità trentina di un maggior senso di consapevolezza rispetto ai temi ambientali.
Nel perseguimento delle finalità dei parchi provinciali, la conservazione e la “tutela dei valori naturali e ambientali, storici, culturali, antropologici e tradizionali” (Art. 43.1, LP 11/2007) vengono garantiti attraverso il Piano del Parco, uno strumento di pianificazione la cui adozione è prevista dalla LP 11/2007; inoltre, in coerenza con questa legge, con gli indirizzi contenut i nel Programma di Sviluppo Provinciale e con il Piano Urbanistico Provinciale (Art. 43.2, LP 11/2007), la superficie protetta viene suddivisa in aree che differiscono in base al grado di tutela richiesto, agli elementi naturalistici presenti in ciascuna di esse e al livello di antropizzazio ne74, tenendo conto inoltre dei monitoraggi relativi agli habitat e alle specie associati a rete "Natura 2000" (ivi compresi nei confini del parco). In base a questa suddivisione mutano anche gli interventi e le attività praticabili in esse; vengono così identificate le riserve integrali – nelle quali l’intervento umano non viene pressoché ammesso, anche se sono consentiti alcuni interventi inerenti la ricerca scientifica, quelli con fini didattico-educativi, o di riqualificazio ne ambientale e manutenzione -, le riserve guidate – dove permane la possibilità di svolgere le attività tradizionali oltre che l'accesso e la fruizione di visitatori -, le riserve controllate – nelle quali, oltre alle attività agro-silvo-pastorali, trovano spazio le infrastrutture turistico-
74 Nello specifico, le caratteristiche intrinseche di ogni zona sono individuate come segue: “1) riserve integrali, caratterizzate da un'alta concentrazione di fattori ed elementi di grande interesse naturalistico e dal basso grado di antropizzazione, per i quali l'ambiente deve essere conservato nell'insieme dei suoi attributi naturali e nella caratterizzazione delle biocenosi e dei popolamenti, nonché nelle loro interdipendenze e nei rapporti con l'ambiente fisico; 2) riserve guidate, caratterizzate dalla presenza di fattori ed elementi di interesse naturalistico e da un apprezzabile grado di antropizzazione, per le quali sono richieste particolari esigenze di t utela ambientale;
3) riserve controllate, corrispondenti a zone maggiormente antropizzate; 4) eventuali riserve speciali previste dal comma 3, al fine di assicurare una rigorosa tutela e la valorizzazione scientifica di specifici element i geomorfologici, limnologici, floristici, faunistici, biologici, architettonico -paesaggistici e storico-antropici”. (Art.
43.2, LP 11/2007).
sportive e quindi le attività ad esse connesse, comunque subordinate alle esigenze di tutela - e infine le (eventuali) riserve speciali – ove istituite, perseguono particolari interessi di tutela e valorizzazione scientifica.
La missione primaria dei parchi è la protezione della natura, ma non meno importante è l'attenzione rivolta allo sviluppo della ricerca scientifica, all'educazione ambientale – di notevole importanza nel consapevolizzare la popolazione ad un uso durevole delle risorse -, ed infine al perseguimento di un turismo sostenibile. Il quadro normativo di riferimento dei due parchi attualmente comporta una particolare complessità, in quanto convergono strumenti che introducono nuove visioni e linee normative ed intervengono quindi finalità da varie direzio ni, sollecitando l'aggiornamento del Piano del Parco con nuovi contenuti, fra i quali intervengo no in maniera preponderante il programma comunitario Natura 2000, l'inclusione dei gruppi dolomitici (di entrambi i parchi) nella lista UNESCO dei beni Patrimonio dell’umanità (che saranno approfondite in seguito in questo capitolo), ed altre innovazioni normative come le regole per la tutela del Patrimonio edilizio montano e le regole per la gestione faunistica. Il successo ottenuto nel corso degli anni ha portato entrambi i parchi ad esser considerati due tra le più significative esperienze gestionali sul territorio nazionale.
Il Parco Naturale Adamello-Brenta: istituito nel 1967 e successivamente ampliato nel 1987, diventa operativo nel 1988 con la L.P. sopracitata; nel 2003, con la revisione del PUP, i suoi confini vengono ulteriormente allargati, fino all'attuale grandezza di 620,51 kmq, con la quale si conferma come la maggiore area protetta del Trentino, ed uno dei parchi più estesi delle Alpi;
si estende nel Trentino occidentale, poco più a sud del Parco Nazionale dello Stelvio, in un'area dall'elevata differenza di quota, che va da 477 m sino a 3558 m. Comprende l'intero gruppo delle Dolomiti di Brenta (formato in prevalenza da rocce dolomitiche) e una parte considerevole (il versante orientale) dei massicci granitici dell'Adamello e della Presanella, che conservano ancora ghiacciai di notevoli estensioni75 (ben 48); la presenza di due gruppi montuosi dona all'area una notevole diversità geologica oltre che una considerevole varietà in termini di biodiversità. Attraversato dalla Val Rendena – che separa i due gruppi montuosi -, è rinomato per le sue vallate (in particolare la Val Genova e la Val di Tovel). È sicuramente tra i parchi naturali più significativi, non solamente per sua la lunga tradizione (come visto le prime proposte istitutive risalgono al 1919) ma anche per le caratteristiche morfologiche del suo territorio, l'elevato stato di integrità ambientale e la sua rilevanza naturalistica e paesaggist ic a :
75 Il ghiacciaio dell'Adamello, a cavallo tra Lombardia e Trentino Alto -Adige, è uno dei più estesi d'Europa, ed il più vasto delle Alpi Italiane.
territori incontaminati estremamente vari nei suoi caratteri biologici e fisici, con un paesaggio forestale decisamente variabile, numerosi laghetti alpini di origine glaciale, ed una flora ed una fauna incomparabilmente ricche. Dal punto di vista faunistico di particolare interesse è la presenza dell'orso bruno, oggetto di numerose azioni di tutela, essendo il Parco l'habitat del principale nucleo di questa specie nelle Alpi. Lo straordinario patrimonio geologico (grazie alla presenza di 61 geositi76), unito al suo dinamismo gestionale - anche nell'adozione di una strategia di sviluppo sostenibile – e la maturità raggiunta nei rapporti internazionali, fra le altre cose, gli sono valsi nel 2008 il riconoscimento come Geoparco Europeo e mondiale (European – Global Geopark) - sotto l'egida dell'Unesco - grazie al quale entra a far parte della Rete Europea e Globale dei Geoparchi, un network di aree protette che lavora congiuntamente e con confronti periodici per valorizzare il patrimonio geologico della Terra77. L'attenzione del Parco al tema della sostenibilità ambientale e dello sviluppo sostenibile è stata riconosciuta in ulterio r i importanti occasioni, con l'ottenimento di riconoscimenti internazionali quali:
la Certificazione ISO 1400178, ottenuta nel 2001, con la quale il Pnab diventa il primo parco certificato in Europa, grazie all'impegno delle organizzazioni nella gestione ambientale, testimoniando così un impegno preciso del Parco orientato alla sostenibilità ed al raggiungimento di determinati standard legati ad una corretta tutela ambienta le;
questo riconoscimento segnò un passaggio di fondamentale importanza, indirizza ndo le azioni successive del Parco a scelte di qualità; fra le altre cose diede l'input per la nascita del Marchio Qualità Parco, un progetto di attestazione ambientale e marketing territoriale79 avviato nel 2003 ad hoc dal Parco stesso, nella volontà di proporsi come promotore dello sviluppo sostenibile, al fine di favorire un'opportuna diffusione dei
76 Un geosito è un elemento peculiare del Patrimonio Geologico, in quanto luogo testimone dell'evoluzione della crosta terrestre o dell'influenza di questa sullo sviluppo della vita e dell'uomo.
77 Nel 2018 il Pnab ha avuto l'onore di accogliere a Madonna di Campiglio l’8a Conferenza Internazionale dei Geoparchi Mondiali UNESCO, la prima in Italia, con sessioni scientifiche sul tema dello sviluppo e del turismo sostenibile nelle comunità locali, la conservazione del patrimonio territoriale; la conferenza fu giudicata un grande successo sia in termini di presenze - con 850 iscritti provenienti da 64 nazioni e da tutti 5 i continenti – sia di livello dei contributi scientifici e degli interventi dei relatori internazionali.
78 La ISO 14001 è una Certificazione dell'International Organization for Standardization, ad adesione volontaria, che specifica i requisiti per un Sistema di Gestione Ambientale; rappresenta pertanto un riferimento normativo internazionale per qualsiasi Organizzazione (pubblica o privata) dotata o che intenda dotarsi di un SGA e che intenda migliorare le proprie prestazioni ambientali per contribuire al pilastro ambientale della sostenibilità. Un sistema di gestione ambientale certificato garantisce una serie di vantaggi, tra cui il monitoraggio delle prestazioni ambientali, una riduzione degli sprechi di varia natura e da qui un risparmio economico, un approccio sistematico alle emergenze ambientali, nonché una miglior reputazione legata all'impegno profuso nella tutela ambie ntale ed una miglior comunicazione con le autorità. I risultati attesi di un sistema di gestione ambientale includono: il miglioramento della performance ambientale, l'adempimento degli obblighi di conformità ed il raggiungimento degli obiettivi ambientali (ISO, https://www.iso.org/standard/60857.html).
79 Parco Naturale Adamello Brenta, https://www.pnab.it/il-parco/cosa-facciamo/marchio-di-qualita-parco-cets/
valori del Sistema di Gestione Ambientale80 e più in generale la filosofia della qualità ambientale a più attori presenti sul territorio - in particolare alle imprese turist ic he (alberghiere ed agro-alimentari) e al mondo scolastico - mirando alla riduzione degli impatti ambientali sia delle aziende che dei singoli. Si tratta di una delle prime iniziat i ve a livello nazionale promossa da un'Area protetta per coniugare la tutela dell'ambie nte con le attività di promozione turistica; la certificazione premia le strutture che soddisfano specifici requisiti di protezione ambientale e valorizzazione del territorio, concedendogli il logo Qualità Parco, con il quale viene riconosciuto il preziosiss i mo lavoro educativo che gli operatori ricettivi (e non solo) possono svolgere, favoreggia t i dal diretto contatto con il turista al quale possono dunque più facilmente rivolgere azioni di sensibilizzazione su temi di tutela ambientale, trasmettendogli valori e best practices. Si vengono così a creare sinergie positive fra il Parco ed il territorio, ed una partnership dalla quale gli stessi operatori possono trarre vantaggio, cogliendo l'occasione per ridurre al minimo gli impatti sull'ambiente e trasmettendo al contempo al cliente una certezza di qualità, sfruttando altresì il forte potenziale che sta mostrando la versione sostenibile del turismo a livello globale;
la Registrazione ambientale comunitaria EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), ottenuta nel 2006 e rinnovata fino al 2016;
l'adesione alla Carta Europea del Turismo Sostenibile – progetto di cui è stato uno dei pionieri a livello nazionale - sempre nel 2006, al culmine di un percorso di adesione iniziato nel 2004 e come prova dell'impe gno dimostrato nel promuovere un turismo sostenibile, con nuove modalità di fruizione del territorio; a seguito del conseguime nto della Carta, il Parco, approfittando anche dell'alto sviluppo turistico della zona, ha utilizzato questo settore come leva per sensibilizzare gli ospiti al rispetto dell’ambie nte, inserendo il turismo sostenibile fra gli assi strategici permanenti nella programmazio ne dell'area protetta (ad esempio nel Programma Pluriennale e nel Programma Annuale di Gestione del Parco), rimarcando che paesaggio e biodiversità sono fattori fondamenta l i
80 Un SGA prevede l'individuazione degli impatti ambientali connessi alle a ttività dell'organizzazione in questione; fra questi vengono poi identificati gli aspetti ambientali più significativi, in merito ai quali viene in seguito fissata una politica ambientale ed un programma d'azione, al fine di monitorarli ed agire per una lo ro riduzione. La logica sottesa contempla una revisione continua delle prestazioni gestionali dell'organizzazione per un miglioramento delle performance ambientali. In UE le modalità di implementazione dei SGA, e successiva certificazione, sono la norma UNI EN ISO 14001 (privata ed esistente dal 1996) e il Regolamento EMAS dell'Unione Europea, più rigido (pubblico ed esistente dal 1993). In termini relativi, al 2015 il Trentino era la seconda Provincia autonoma/Regione italiana per certificazione ISO, con u na ogni 2.036 abitanti, e la prima per quanto riguarda la diffusione della certificazione EMAS, con una ogni 6.634 abitanti.