• Non ci sono risultati.

Attualità economica

Economia dell’Italia e del Cile

2. Introduzione all’economia del Cile

2.2. Attualità economica

L’economia cilena conta uno dei migliori risultati a livello Latinoamericano e il suo indice di crescita economica la colloca come una delle più forti dell’OCDE. È considerato per gli investitori internazionali come un modello di stabilità economica.

Una terza parte del PIL viene generata dalle esportazioni, e perciò l’economia cilena è molto influenzata dallo scenario mondiale, e in particolare dalle variazioni del prezzo del rame, dato che Cile è il principale Paese produttore ed esportatore di questo minerale a livello mondiale, il quale rappresenta il 50% delle sue esportazioni.

Il Cile conta una stabilità politica importante, nell’attualità ci sono state proposte delle riforme importanti tra cui la riforma fiscale, che si stima possa generare una riscossione fiscale pari a US $8.300 milioni equivalenti al 3% del PIL. L’obiettivo e importanza di questa riforma è quella di poter finanziare quella educazionale prevista.

Si è previsto che il debito pubblico cileno arriverà al 2% del PIL, indice più basso rispetto agli altri Paesi dell’OCDE.

In quanto al rallentamento economico sofferto a livello internazionale, in Cile, nel 2014, le restrizioni vincolate al bilancio del governo sono salite. Nel 2015 la crescita del PIL è stata frenata principalmente per il rallentamento degli investimenti nel settore minerario e per il calo del consumo delle famiglie. A causa della caduta delle principali economie emergenti è stata

0 200 400 600 800 1000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Dolar Euro

105 generata una previsione di crescita per il 2016 moderata, la quale prevede un aumento intorno al 2,5%. Nonostante questa situazione le previsioni per il 2017 – 2020 sono più positive, con un tasso di crescita previsto di un 4%, importante anche se non paragonabile con quella avuta nei anni in qui le materie prime erano in una forte posizione.

Come conseguenza del rallentamento economico, il tasso di disoccupazione è salito dal 6,6% nel 2015 ad un 7% nel primo trimestre del 2016. La povertà si mantiene intorno al 15% della popolazione e le differenze economico/sociali sono importanti, avendo uno degli indici di differenza sociale più grande dell’OCDE.

Per affrontare questa situazione il Cile ha tra le sue principali sfide quella di ridurre le differenze sociali. Un'altra è quella di conseguire una minore dipendenza dell’export del rame, per cui si deve fomentare lo sviluppo in nuovi mercati. Per raggiungere questi obiettivi si è cominciato ad investire fortemente nello sviluppo di energie rinnovabili, cercando di arrivare nel 2020 ad una produzione energetica che rappresenti il 20% dell’energia prodotta.

Il Cile conserva delle basi politico/economiche solide. L’inflazione è controllata dalle stime e previsioni effettuate dalla Banca Centrale del Cile. Le finanze pubbliche si trovano in un’ottima posizione e la situazione macroeconomica è stabile.

Grazie agli ingressi percepiti dal rame, il Cile dispone di un fondo pari a €15.000 milioni di euro. I debiti verso l’esterno rappresentano solo un 34% del PIL.

A livello politico si segue una stabilità, dove si mettono in pratica politiche fiscali contro cicliche, investimenti verso la diminuzione della disuguaglianza sociale e il miglioramento del sistema educativo. Nel bilancio del 2015 è stato previsto un aumento della spesa pubblica, un 9,8% più rispetto all’anno precedente, arrivando ai USD $63.000 milioni, includendo soprattutto un rialzo del 27,5% dei crediti attribuiti agli investimenti pubblici.

Fino al 2012 il Cile è stato classificato come l’economia più competitiva dell’America latina, raggiungendo il posto numero ventotto a livello mondiale secondo la classifica realizza dal “World Economic Forum”, dove si richiede l’opinione a 12.000 dirigenti più importanti di 134 nazioni.

Dopo il 2012 il Cile scende, raggiungendo la seconda posizione a livelli latinoamericani e trentadue mondiali.

106

2.3. Inflazione

Il tasso d’inflazione in Cile è controllato dalla BCCh,67 la quale ha come obiettivo esplicito che l’indice di prezzo ai consumatori sia stabile intorno al 3% annuo, e con un rango di fluttuazione accettabile di un punto percentuale. Per raggiungere questo proposito s’intraprendono politiche monetarie con un orizzonte di due anni.

Come si può osservare nel Grafico 3.6, dall’anno 2000 al 2015, solo negli anni 2007 e 2008 c’è un tasso inflazionario maggiore rispetto al massimo livello inflazionario seguito per la BCCh, il quale considera un tasso massimo accettabile del 4%, nel 2007 è quasi il doppio (7,8%) e nel 2008 raggiunge il 7,1%. Questi tassi così alti sono stati generate principalmente per la crisi del Nord Americana e la politica fiscale espansiva seguita dal governo che non è stata controllata. In contrasto nell’anno 2009 la media inflazionaria è di -2,6%, questa variazione è stata generata per il gran rallentamento di cui ha sofferto il settore edile e immobiliare in questo periodo.

Grafico 3.6: “Tasso inflazionario in Cile dal 2000 al 2015”68

67 Acronimo di Banca Centrale Cilena

68 Fonte: The World Bank www.worldbank.org

-4,0% -2,0% 0,0% 2,0% 4,0% 6,0% 8,0% 10,0% 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Tasso di Inflazione

107

2.4. PIL del Cile

Le principali industrie sviluppate in Cile che influenzano maggiormente sono quella mineraria, agricola, forestale e turistica.

L’industria mineraria è responsabile di più del 14% del PIL, e rappresenta circa il 57% dell’esportazione. Il prodotto estratto principalmente è il rame, il quale costituisce il 30% dell’export. È il più grande produttore di questo minerale,69 soddisfacendo il 36% della domanda mondiale.70 È anche il maggior produttore di litio e iodo.

L’industria agricola e il bestiame sono le principali attività delle regioni del centro-sud. L’attività agricola è molto importante anche per la gran varietà di prodotti agricoli per la diversità di clima. Durante queste ultime due decadi l’export di frutta e verdura è stato tra le attività di maggior sviluppo, raggiungendo valori di USD $612 milioni nel 1996, con un tasso di crescita in media annua del 23% in prezzo, e 18% in volume tra il 1986 e il 1996. Questo valore ha subito una discesa, arrivando fino a USD $453 milioni nel 2002, dovuto principalmente alla crisi economica Asiatica. Negli ultimi anni si osserva una stabilità. Nel 2004 si raggiunge un massimo nei livelli di export USD $718 milioni, grazie ai trattati di libero commercio tra Europa e gli Stati Uniti. I nuovi prodotti che si stanno sviluppando sono l’industria vitivinicola e produzione di salmone. L’industria forestale è importante per l’economia cilena, rappresenta più del 3% del PIL e continua a svilupparsi, è il secondo settore in quanto a export e il primo appartenente a risorse naturali rinnovabili. Nel 2010 le spedizioni di questo prodotto hanno raggiunto USD $5.906 milioni,71 e l’85% di questo si forma con prodotti di alto valore aggiunto.72

Conta un totale di 15,9 milioni di ettari, del quale 13,6 milioni, 85,4%, appartengono a foresta nativa e 2,3 milioni di ettari, 14,6%, appartiene a piantagioni forestali.

Il Cile ha la capacità di sviluppare in modo sostenibile questa industria a volumi che gli permette di essere competitivo.

Gli investimenti previsti in questa industria consentiranno alla silvicoltura di avere un’importante crescita nell’impatto economico del Paese. Si stima che è possibile aumentare il valore

69 Fonte: Edelstein, Daniel, (gennaio 2012) “US Geological Survey: Mineral Commodity Summaries-Copper” 70 Fonte: International Copper Study Group.

71 Fonte: Universia (2012), “Export al 2012 di elementi forestali”.

108 dell’export su questo settore del 50% in un periodo complessivo di dieci anni, aumentando il suo impatto sul PIL.

Fra il 1990 e il 2004, il valore dell’export dei prodotti forestali cileni sperimentò una crescita del 10,4% in media annuale, arrivando nel 2004 a un totale di USD $3.397 milioni. Per il 2015 si stima una crescita percentuale minore, dovuta al fatto che ha una minore disponibilità di terre forestali che siano economicamente redditizie.

L’industria del turismo, da metà degli anni ‘90, comincia a crescere e svilupparsi permettendo che si posizioni come una delle industrie più forti; le zone geografiche maggiormente beneficiate sono quelle più estreme. Nel 2005, questo settore ha avuto una crescita pari a 13,6% generando più di USD $1.500 milioni equivalenti al 1,33% del PIL nazionale.

Come previsto dall’OMT73, il Cile divenne nel 2010 l’ottava destinazione di turisti stranieri in tutta l’America, dopo gli Stati Uniti, Messico, Canada, Argentina, Brasile, Repubblica Dominicana e Puerto Rico. Questa posizione si traduce in un 1,8% delle visite al continente. La quantità di turisti nel 2010 fu pari a 2.766.000, i quali hanno generato degli ingressi equivalenti a USD $1.636 milioni.74

Come si può apprezzare nella Tabella 3.8, dove si mette in evidenza il Paese di origine dei principali turisti stranieri nel 2011, 3.069.792 persone, la maggior parte dei turisti stranieri provengono da altri Paesi del continente Americano, principalmente Argentina, in quanto alla quantità di turisti europei, comincia ad aumentare ogni anno.

73 Acronimo di Organizzazione Mondiale del Turismo.

74 Fonte: Organizzazione Mondiale del Turismo (2010) “Regional Results: America”. UNWTO Tourism Highlights

109

Tabella 3.8: “Turisti stranieri in Cile”75

Nazione Visitanti Nazione Visitanti Argentina 1.121.372 Canada 40.984

Perù 339.020 Uruguay 37.011

Brasile 328.274 Messico 35.875

Bolivia 321.490 Australia 33.321

Stati Uniti 176.433 Paraguay 30.072

Colombia 68.228 Italia 28.173

Germania 66.652 Ecuador 27.942

Francia 63.800 Israele 23.210

Spagna 56.781 Venezuela 23.199

Regno Unito 53.537 Svizzera 18.904

Nel PIL, negli ultimi anni, analizzando l’informazione dall’anno 2000 fino al 2015, come viene esposto nel Grafico 3.7 e nella Tabella 3.9, si evidenzia una tendenza positiva, con variazioni nei livelli di crescita, ma in linea generale aumenta; nel triennio 2004–2005–2006 e anche nell’anno 2010 si genera una variazione percentuale positiva, rispetto all’anno precedente molto più forte rispetto agli altri anni, nel triennio dal 2004 si è generata principalmente per la ripresa economica dopo la crisi Asiatica. La crescita del 2010 viene generata in parte dall’influenza dei trattati di libero commercio con diversi Paesi, rendendo più facile ai prodotti cileni arrivare in questi mercati dato che diminuisce o addirittura rimuove i tassi ad alcuni prodotti, di conseguenza questi entrano con prezzi più bassi e perciò più competitivi in questi mercati.

75 Fonte: Servizio Nazionale del Turismo (SERNATUR), “Studio e Statistiche – statistiche- arrivo di turista stranieri

110

Grafico 3.7: “Variazione del PIL cileno in milioni di dollari”76

Tabella 3.9: “Variazioni percentuali del PIL rispetto all’anno precedente”77

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Var. % 9% -9% -2% 10% 29% 24% 24% 12% 4% -4% 27% 15% 6% 4% -7% -7%

Negli ultimi due anni si può apprezzare un’evidente contrazione, la quale corrisponde alla più grande in tutto il periodo preso in analisi. Questo è dovuto in parte alla crisi economica mondiale, ma anche ad una seria di riforme che si stanno sviluppando, tra cui la riforma tributaria, che ha proposto di aumentare le tasse, pagate attualmente dalle aziende in Cile, ciò ha provocato un effetto negativo da parte degli investitori perché non è chiaro in che misura saranno queste nuove tasse e da quando, perciò si è generato uno rallentamento negli investimenti dei privati.

Inoltre è possibile analizzare il PIL, scomponendolo per settore agricolo, industriale e servizi, ed evidenziare in modo macro come influiscono queste variabili sul totale del PIL. Dalla Tabella 3.10 notiamo che i servizi occupano la parte più importante del PIL con il 61,6%.

76 Fonte: World Bank, 2016. 77 Fonte: World Bank, 2016.

0 50 100 150 200 250 300 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 PIL in miliardi di USD

111

Tabella 3.10: “Costituzione del PIL”78

Settore % sul PIL

Agricolo 3,40%

Industriale 35%

Servizi 61,60%

Possiamo anche studiare quanto lavoro è stato generato in termini percentuali da queste variabili negli ultimi anni. Come si vede nella Tabella 3.11, il settore servizi continua ad essere la principale variabile generatrice di lavoro, il settore agricolo crea una gran quantità di lavori stagionali.

Tabella 3.11: “Generazione di lavoro”79

Settore % Lavoro

Agricolo 13,20%

Industriale 23%

Servizi 63,90%

Analizzando la costituzione del PIL secondo un'altra divisione dei settori, possiamo osservare che il consumo interno è la variabile che influisce di più con un 63,7% ma anche l’importanza dell’export, che genera il 30,5% del PIL.

78 Fonte: World Bank, 2016. 79 Fonte: World Bank, 2016.

112

Tabella 3.12: “Costituzione del PIL”80

Settore % sul PIL

Consumo Interno 63,7%

Consumi Pubblici 13,2%

Investimenti in Cap. Fisso. 20,6% Investimenti in Scorte 0,4% Export Beni e Servizi 30,5% Import Beni e Servizi -28,4%

2.5. Bilancia commerciale

Il Cile ha la posizione numero quarantadue tra le economie con maggiore livello di esportazione al mondo. Nel 2015, il Cile ha avuto esportazioni pari a USD $60.447 milioni e importazioni pari a USD $48.826 milioni, generando così una bilancia commerciale positiva pari a USD $11.621 milioni, valore più alto rispetto agli ultimi quattro anni, superato solo nel 2011, dove si vede uno scambio commerciale sia di export che di import molto maggiore rispetto agli altri anni in studio.

113

Tabella 3.13: “Scambio commerciale Cile”

- 2011 2012 2013 2014 2015 Export Cile 78.345 74.554 74.111 72.078 60.447 Variazione % rispetto al periodo precedente -4,8 -0,6 -2,7 -16,1 Import Cile 62.243 66.278 67.289 61.497 48.826 Variazione % rispetto al periodo precedente 6,5 1,5 -8,6 -20,6 Interscambio Complessivo Cile 140.588 140.832 141.400 133.575 109.273 Variazione % rispetto al periodo precedente 0,2 0,4 -5,5 -18,2 Bilancia Commerciale 16.102 8.276 6.822 10.581 11.621

I principali beni di esportazione prodotti dal Cile sono il rame raffinato con USD $19.000 milioni, minerale di rame con USD $17.500 milioni, rame non lavorato USD $3.580 milioni, cellulosa al solfato chimico con USD $2.930 milioni e filetti di pesce con USD $2.210 milioni.81

In quanto alle importazioni realizzate dal Cile, sono principalmente il petrolio raffinato con UDS $7.040 milioni, petrolio crudo con UDS $5.870 milioni, macchine USD $4.120, macchine di lavoro di grande dimensione, principalmente camion, con USD $ 2.330 milioni ed aerei, elicotteri e/o navi spaziali con USD $ 1.910 milioni.

Nella Tabella 3.13 possiamo osservare quali sono i principali destinatari dei prodotti cileni e quali sono i Paesi d’origine dei principali prodotti importati.

114

Tabella 3.14: “Principali Paesi di scambio commerciale”82

Paese Destino dei Prodotti (Export)

Quantità in milioni di USD

Paese di origine dei prodotti (Import)

Quantità in milioni di USD

Cina $19.300 Stati Uniti $16.100

Stati Uniti $10.300 Cina $15.500

Giappone $7.750 Brasile $4.850

Brasile $4.410 Germania $3.900

Corea del Sud $4.400 Argentina $3.600