• Non ci sono risultati.

Tassi di cambio e sistema finanziario internazionale

Nel parlare di esportazioni e importazione, in un’economia, uno dei concetti su cui ci si focalizza in particolare è la bilancia dei pagamenti, un documento che registra tutte le relazioni economiche intercorse tra i cittadini di una nazione e i non residenti.

40 i. I movimenti della merce, anche chiamati partite correnti, comprendono gli scambi sia di

beni che di servizi e i trasferimenti unilaterali.

Gli scambi di beni sono registrati sulla bilancia commerciale, mentre gli scambi di servizi sono registrati nella bilancia dei servizi.

ii. Movimenti di capitali comprendono:

• Prestiti o crediti che i privati o lo stato concedono nei confronti di privati o stati stranieri, come per esempio comprare azioni di una società o buoni del tesoro in un'altra nazione.

• Investimenti diretti e finanziari, ad esempio acquisti e vendite da parte dei cittadini di una nazione, di titoli provenienti da un'altra nazione.

iii. Movimenti monetari, si hanno quando si registrano i movimenti valutati delle transazioni con l’estero e comprendono due voci principali, la variazione delle riserve ufficiali e le variazioni della posizione netta delle aziendale di credito, sull’estero.

Bisogna fare attenzione a due aspetti importanti in quest’ ambito:

i. Esistono due diverse bilance da prendere in considerazione, quella dei pagamenti, che accorpa la bilancia delle merci, dei servizi e dei capitali, e quella valutaria.

ii. Il saldo della bilancia valutaria è uguale a quello della bilancia dei pagamenti, ma questa ha il segno invertito rispetto alla prima, ciò avviene perché, nel caso dell’acquisto di un prodotto dall’estero, prima s’importa il bene e dopo la valuta va dalla nazione che ha importato verso quella che lo ha prodotto.

L’equilibrio si presenta alquanto complesso, perché tutte le grandezze sono strettamente interdipendenti, dal punto di vista economico, la bilancia dei pagamenti può presentare nei suoi conti un avanzo o un disavanzo, a seconda che le uscite di prodotti valutati in denaro siano maggiori o minori rispetto dalle entrate. Se si origina un disavanzo questo

41 deve essere pagato con le riserve valutarie della Banca Centrale della nazione, che serve a fronteggiare gli squilibri temporanei tra incassi e pagamenti e può essere utilizzata per periodi brevi, da quattro a sei mesi, oltre il quale deve essere ricostituita, in quanto non è auspicabile avere riserve valutarie in eccesso o in difetto, poiché se si hanno troppe risorse in eccesso, si rischia di averne di inutilizzate, mentre se si ha tanto in meno diminuisce la possibilità di importare ed effettuare pagamenti verso l’estero. Di solito l’entità della riserva si commisura al volume del commercio internazionale, nelle fasi in cui aumentano gli scambi dovrebbero aumentare le riserve.

Le riserve valutarie possono essere:

I. Riserve in valuta nazionale: nel caso in cui i pagamenti vengano effettuati in valute nazionali, anche le riserve devono essere costituite da tali valute; nel caso in cui, invece, si dovesse pagare in diverse valute, queste si devono avere nelle riserve. Tuttavia questo genera un problema per i Paesi in via di sviluppo, i quali hanno una valuta molto più debole rispetto alle grandi nazioni e potranno avere valute forti, nel caso in cui l’esportazione superino l’importazione.

II. Riserve in valuta internazionale: questo tipo di problemi si potrebbero risolvere nel caso in cui esistesse una nuova e unica valuta internazionale, accettata in tutti i Paesi come forma di pagamento.

Nei casi di transazioni economiche realizzate all’interno di un Paese, non si hanno maggiori complicazioni, dal momento che sono effettuati con la stessa moneta.

Il commercio con nazioni che hanno diverse monete è più complicato, si deve stimare il tasso di cambio, che è il prezzo di una valuta in termini di un'altra, ed è stabilito dal mercato dei cambi. Per esempio potrei ipotizzare che il tasso di cambio dell’euro rispetto al dollaro è di 1,10 inteso come 1,10/1, questo vuol dire che con il denominatore 1€ posso comprare $1,10 UDS e, al contrario, 1/1,10 è uguale a 0,91€, ossia con un dollaro compro 0,91€, e così con tutte le altre monete.

Il tasso di cambio è determinato dall’equilibrio della domanda e dell’offerta, rappresentato dalla curva di domanda e offerta. All’aumentare del tasso di cambio nella relazione esistente tra due

42 monete cioè si dice che una si apprezza rispetto all’altra, l’offerta aumenta mentre la domanda diminuisce, e il punto di equilibrio rappresenta il tasso di cambio al quale domanda e offerta s’incontrano.

Un aumento della domanda provoca uno spostamento della sua curva, la quale genera un aumento del tasso di scambio, quest’ultimo fa apprezzare una moneta rispetto ad un’altra, ciò rende più costose le esportazioni e più convenienti le importazioni. Ecco dunque come il tasso di cambio può essere utilizzato per stabilizzare la bilancia dei pagamenti.

La domanda di una moneta può aumentare per le seguenti cause:

• Aumento della domanda di questa moneta dall’estero.

• Aumento dei prezzi esteri, per cui diventa più conveniente acquistare prodotti da questo Paese.

• Aumento dei tassi d’interesse in questo Paese, che provoca un aumento degli investimenti stranieri.

• Aumento del rendimento degli investimenti.

• Aumento del reddito del Paese estero.

• Aumento dei turisti stranieri.

L’aumento della domanda determina l’apprezzamento di una moneta. Invece, l’offerta di una moneta può diminuire per le seguenti cause:

• Riduzione del reddito nel Paese, che comporta una riduzione delle importazioni.

• Riduzione dei turisti stranieri.

43 • Riduzione dei tassi d’interesse e di rendimento.

Quando il tasso di cambio varia solo per effetto della domanda/offerta, si parla di una fluttuazione pulita, in realtà parte della domanda e dell’offerta sono di origine speculativa, per cui la Banca Centrale deve intervenire acquistando o vendendo valuta, per aumentare o diminuire le riserve ufficiali, si può dire quindi che il cambio flessibile è uno strumento di politica monetaria attraverso il canale estero.

Il tasso di cambio è portato a cambiare, nel breve periodo, dalle politiche monetarie, eventi politici e dalle aspettative che siano state generate dal mercato rispetto al tasso di cambio. Invece, nel lungo periodo, il tasso di cambio è influenzato secondo la teoria della parità del potere d’acquisto, dai tassi di cambio, che tenderà a bilanciare il costo di acquisto di prodotti commerciati internamente con quello di acquisto di quegli stessi beni all’estero.

La dottrina della parità di potere d’acquisto afferma, inoltre, che i Paesi con tassi d’inflazione elevati, con prezzi elevati ed esportazioni basse, tendono ad avere monete che si deprezzano di una misura pari alla differenza tra i tassi d’inflazione, per esempio la valuta di un Paese con inflazione pari al 10%, si deprezza rispetto a quella di un Paese con inflazione del 2%, esattamente seguendo la relazione 10% meno 2% uguale a 8%.

Questa teoria della parità del potere d’acquisto non è perfetta, in quanto non tutti i beni sono commerciabili e alcuni di questi, anche se sono commerciabili, non sempre sono sostituibili a seconda delle preferenze del consumatore.

Il sistema monetario internazionale designa le istituzioni che controllano gli scambi internazionali e, in particolare, stabilisce le regole che fissano i tassi di cambio.

Ci sono tre principali sistemi per fissare i tassi di cambio:

i. Il sistema di tassi di cambio fissi, in cui i governi specificano esattamente il tasso al quale la sua moneta verrà scambiata con un'altra. Storicamente il sistema di cambio fisso più importante fu il sistema monetario aureo, chiamato anche Gold Standard, secondo il quale ogni Paese doveva definire il valore della propria moneta in relazione a una quantità fissa d’oro, ad esempio una sterlina d’oro contiene un quarto d’oncia di oro e il

44 dollaro ne contiene un ventesimo, dunque il dollaro è cinque volte inferiore alla sterlina, in altri termini una sterlina vale cinque dollari, questo sistema riesce ad equilibrarsi da solo, ciò è stato dimostrato dal filosofo Hume nel 1752, con l’equilibrio aureo di Hume. Per esempio, se ipotizziamo che gli scambi avvengano solo tra Italia ed Inghilterra e che solo in Italia ci sia l’inflazione e perciò prezzi alti, questo comporterebbe che con il cambio fisso è logico che sia più conveniente per gli italiani importare dall’Inghilterra, mentre agli inglesi non conviene importare dall’Italia, quindi abbiamo da una parte l’Italia, con importazioni massicce e scarse esportazioni e dall’altra l’Inghilterra, con molte esportazioni e poche importazioni. Questo comporta che l’Italia perde l’oro, trasferito in Inghilterra, con conseguente diminuzione dell’offerta di moneta che determina una diminuzione dei prezzi, mentre in Inghilterra l’offerta di moneta sale e si genera un aumento dei prezzi. Con la diminuzione dei prezzi in Italia e l’aumento di quelli inglesi, le importazioni dall’Italia calano e aumentano le esportazioni, mentre in Inghilterra avviene precisamente il contrario, tutto ciò fino a ristabilire l’equilibrio a nuovi prezzi.

Un sistema di cambio fisso è vulnerabile ad attacchi speculativi devastanti se i flussi di capitale finanziario circolano liberamente da un Paese all’altro, nell’ipotesi in cui una moneta si svaluti, gli speculatori inizieranno velocemente a venderla, di conseguenza l’offerta di moneta aumenterà mentre la domanda scenderà.

Questo sistema di scambio è stato valido fino alla seconda guerra mondiale; nel dopoguerra si rese necessario creare istituti che facilitassero la ripresa delle economie compromesse dal conflitto.

Con gli accordi di Bretton Woods del 1944, nacquero il Fondo Monetario Internazionale10, un’istituzione bancaria che compie il ruolo di banca centrale per tutte le banche centrali; la Banca Mondiale, istituzione che concede dei prestiti bancari ai Paesi in via di sviluppo a tassi agevolati e a lungo termine; il GATT11, il quale è un accordo generale sui dazi doganali e il commercio, in seguito sostituito dal WTO12. Tuttavia gli accordi di Bretton Woods decretarono la fine del sistema aureo a favore di un sistema

10 Chiamato d’ora in poi con il suo acronimo FMI.

11 Acronimo dell’inglese di “General Agreement on Tariffs and Trade” accordo sui dazi doganali realizzato nell’anno

1947.

45 che prevedeva tassi di cambio fissi ma aggiustabili, in particolare si doveva scegliere tra il sistema della valuta internazionale proposto da Keynes e quello dalla valuta nazionale proposto da White e venne preferito quest’ultimo. Lasciando da parte le ragioni di tale scelta, il risultato fu che il dollaro divenne di fatto la valuta internazionale, la forma più utilizzata per il pagamento degli scambi internazionali. Gli accordi realizzati prevedevano un regime di cambi fissi, cioè si è stabilito il valore del dollaro in base all’oro13 e il valore delle valute nazionali in base al dollaro. Questo valore poteva oscillare entro certi limiti, ma in linea di massima le autorità monetarie si impegnavano a difendere questo cambio fisso.

Successivamente con lo sviluppo industriale dell’Europa e del Giappone altre valute andavano emergendo come valute forti, per questo motivo, in congiunto ai pericoli di speculazione sul dollaro,14 determinò prima un sistema a due cambi dove c’era un mercato ufficiale a prezzo dell’oro fisso per gli scambi tra le banche centrali e un mercato libero, poi l’abbandono del sistema di Bretton Woods e il passaggio alle valute plurime e ai cambi flessibili.

ii. Il sistema di tassi di cambio flessibili o fluttuanti in cui i tassi sono determinati dalle forze di mercato e oscillano liberamente. In questo sistema non è previsto l’intervento dello Stato, ed è solo mediante l’influsso della domanda e dell’offerta che si muovono i tassi di cambio. I tassi flessibili sono oggi utilizzati dalle principali aree economiche del mondo.

iii. Tassi di cambio amministrati, in cui i tassi oscillano, ma le nazioni intervengono per attenuare le oscillazioni e mantenerle entro limiti prestabiliti. È una via di mezzo tra i due estremi, da una parte i tassi di cambio rigidamente fissati e dall’altra i tassi completamente flessibili. In sostanza vengono determinati dalle forze di mercato, ma i governi comprano e vendono valute o variano l’offerta di moneta per influenzarli.

13 Si era fissata una valuta di USD $35 per un’oncia di oro.

14 Nel caso che fosse avvenuto se i miliardi di dollari esistenti al di fuori degli Stati Uniti fossero state messi sul

mercato, avrebbero provocato una gran svalutazione della moneta americana; se questo fosse accaduto sarebbe stata necessaria l’intervenzione della banca centrale con le proprie riserve per difendere la moneta, ma trattandosi di cosi grosse somme di denaro e in un arco temporale così breve, prima o poi la banca centrale avrebbe dovuto svalutare la moneta.

46 Il sistema di cambi utilizzato attualmente presenta caratteristiche che non sono chiaramente delineate, si è passato a un sistema di cambi “ibrido” le cui principali caratteristiche sono le seguenti:

• Alcuni Paesi consentono alla propria moneta di fluttuare liberamente sul mercato, come per esempio il caso dell’Europa e degli Stati Uniti.

• Alcuni grandi Paesi hanno tassi di cambio amministrati ma flessibili. Nell’attualità, il gruppo di Paesi che lo fanno sono il Canada, il Giappone e molti Paesi in via di sviluppo.

• Molti Paesi, soprattutto piccoli, agganciano la loro valuta a una moneta importante o un paniere di monete. Questo fu il caso dell’Argentina, la quale non avendo le riserve monetarie sufficienti per sostenerlo ha provocato un default interno.

• Inoltre quasi tutti i Paesi tendono ad intervenire quando i mercati diventano turbolenti o quando i tassi di cambio sembrano molto lontani da quelli appropriati per i livelli di prezzi e flussi commerciali esistenti.