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Bilancia commerciale dell’Italia

Economia dell’Italia e del Cile

1. Introduzione all’economia dell’Italia

1.4. Bilancia commerciale dell’Italia

L’Italia si colloca in undicesima posizione nel ranking mondiale di Paesi esportatori di merci come si evidenzia nella Tabella 3.3. 50

Tabella 3.3: “Posizione delle nazioni con maggior livello di export al mondo in termine di fatturato”51

- Paese Vendite in milioni di dollari

1 Cina 2.210 2 EEUU 1.570 3 Germania 1.450 4 Giappone 715 5 Olanda 664 6 Francia 580 7 Corea 560 8 UK 541 9 Hong Kong 536 10 Russia 523 11 Italia 518 12 Belgio 469 13 Canada 458 14 Singapore 410 15 Messico 380

50 Fonte: Pubblicazione Forbes su dati registrati dell’OMC (Organizzazione Mondiale di Commercio) nel 2013. 51 Fonte: studio realizzato da Forbes con dati pubblicati dall’OMC nel 2013.

91 In questa classifica i primi tre posti appartengono a Cina, EEUU e Germania, un netto distacco rispetto agli altri Paesi. Si possono infatti apprezzare due separazioni nette: la prima tra il primo posto, la Cina, e la seconda posizione, gli EEUU, tra le quali è presente una differenza del 30%, mentre la seconda grande differenza è evidente tra la terza posizione, la Germania, e la quarta posizione, il Giappone, dove si riflette una caduta del 50% dei livelli di vendite in termini monetari.

Nell’analisi dell’export realizzato dall’Italia negli ultimi cinque anni, riassunti nella Tabella 3.4, si nota una crescita sostenuta dell’export nel periodo considerato. Tale crescita è un segnale positivo, considerando che in quegli anni l’influenza della crisi economica internazionale era tanto forte da generare un effetto negativo su questi indici, conseguente al rallentamento dell’economia e degli scambi commerciali tra i Paesi e, perciò, della produzione.

Al contrario, sullo stesso periodo l’import subì una sostenuta diminuzione nei volumi fatturati, facendo registrare le percentuali più basse nel 2012 e 2015, sempre a causa dell’effetto negativo della crisi.

Sulla base delle variazioni analizzate degli aumenti e delle diminuzioni subite in questo periodo, è di grande importanza analizzare come variano gli indici della bilancia commerciale relativi al volume di scambio realizzato dall’Italia, dove risulta che dal 2011 al 2015 si è sempre registrato un valore positivo, influenzato dal maggior volume di export, in termini monetari, rispetto ai volumi d’import realizzati, segnale positivo, in quanto genera un effetto di surplus nella bilancia commerciale in attivo, dove si ottiene un ingresso netto di capitale monetario nello stato Italiano.

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Tabella 3.4: “Scambio commerciale dell’Italia”52

- 2011 2012 2013 2014 2015 Export Italia 502.971 489.798 506.436 517.485 432.705 Variazione % rispetto al periodo precedente -2,6 3,4 2,2 -16,4 Import Italia 540.446 478.319 468.228 463.553 383.560 Variazione % rispetto al periodo precedente -11,5 -2,1 -1,0 -17,3 Interscambio Complessivo Italia 1.043.417 968.117 974.664 981.038 816.265 Variazione % rispetto al periodo precedente -7,2 0,7 0,7 -16,8 Bilancia Commerciale -37.475 11.479 38.208 53.932 49.145

Nel Grafico 3.3 è evidenziata la relazione tra queste due variabili (export e import) e si vede chiaramente che si muovono tendenzialmente in modo simile.

Il governo italiano deve cercare di fomentare questa tendenza positiva della bilancia commerciale generata negli ultimi quattro anni.

Grafico 3.3: “Relazione export-import nell’ultimo decennio”53

52 Fonte: Elaborazione Osservatorio Economico Ministero Sviluppo Economico, su dati Istat. 53 Fonte: Osservatorio Economico Ministero Sviluppo Economico, governo d’Italia.

0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Export Import

93 Possiamo anche studiare il comportamento che hanno avuto i volumi, valutati in denaro, dell’import ed export dell’Italia rispetto a queste variabili in misura globale. Il Grafico 3.4 ci mostra come il peso di queste due variabile abbiano sofferto una discesa progressiva nei ultimi dieci anni, mentre nei ultimi quattro periodi l’export riesce a raggiungere una certa una stabilità.

Grafico 3.4: “Quote di mercato dell'Italia su export e import mondiale”54

In modo più dettagliato possiamo osservare (Tabella 3.5) quali sono i primi 30 Paesi principali destinatari dei prodotti italiani in termini monetari e il peso di ciascuno di essi sull’export totale degli ultimi cinque anni. Si può osservare una diminuzione costante nei volumi di vendita verso la Francia. Al contrario si può evidenziare che nello stesso periodo l’export verso gli Stati Uniti e il Regno Unito tende ad aumentare.

Del continente Americano sono presente solo quattro Paesi: Stati Unito, nella terza posizione, il Brasile, nella ventiquattresima posizione, il Canada, ventisettesima posizione, e il Messico che raggiunge la posizione numero ventinove.

54 Fonte: Elaborazione Osservatorio Economico Ministero Sviluppo Economico su dati FMI-DOTS gen. 2016.

0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 4 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 Italia su export mondiale Italia su import mondiale

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Tabella 3.5: “Principali Paesi destinatari dell’esportazione italiana”55

È possibile analizzare anche i principali Paesi da cui l’Italia importa i prodotti, materie prime e servizi, come mostra la Tabella 3.6.

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Tabella 3.6: “Paesi di provenienza dell’importazione italiana”56

Germania e Francia continuano ad essere al primo e al secondo posto rispettivamente, ma in terza posizione c’è la Cina come mittentedei prodotti cinesi in italiani. La Germania non solo è quella che raggiunge la prima posizione rispetto all’import italiano ma si stacca di molto rispetto agli altri Paesi: 15,4% dell’import totale italiano, quasi sette punti percentuali in più rispetto alla Francia.

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1.5. Previsione economiche

Il Governo italiano, dopo aver subito un lungo periodo di stagnazione che ha reso l’economia vulnerabile alla crisi finanziaria, ha iniziato ad intraprendere un ambizioso programma di riforme, costituito da un sinergico piano di politiche pubbliche, indirizzato a stimolare la crescita economica.

Detto piano prevede una crescita media annuale del PIL pro capite di 0,6 punti percentuali nei prossimi dieci anni, e le stime dell’OCSE57 indicano che, intraprendendo le misure stipolate, il PIL aumenterebbe del 3,5% grazie alle riforme nei primi cinque anni. Per ciò, è necessario individuare le riforme:

• Una prima riforma è centrata sul mercato del lavoro e il miglioramento della competitività per rilanciare la crescita della produttività. Questa riforma consiste principalmente nel rendere l’economia più produttiva, competitiva e flessibile. Per ciò la priorità si concentra sul mercato del lavoro, rendendolo più flessibile, cercando di aumentare i posti di lavoro e creare una migliore corrispondenza tra competenze e esigenze del mercato del lavoro. Per migliorare, ad esempio, l’efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro, la riforma prevedere il trasferimento delle competenze dalle regioni allo Stato. Successivamente è consentito continuare con le riforme nell’ambito della concorrenza e la regolamentazione, iniziative che sono necessarie per rilanciare la produttività e rimettere l’economia sulla strada di una crescita duratura. Si prevede che, se pienamente attuate, l’insieme di queste modifiche all’attuale sistema potrebbe determinare un incremento del PIL pari al 6% entro i prossimi dieci anni. • Un'altra misura prevista dalle riforme è quella di generare un leggero avanzo di bilancio,

insieme al rilancio della crescita, con la finalità di contribuire a ridurre il debito pubblico. Le continue restrizioni di spesa e gli aumenti della tassazione hanno notevolmente contribuito a rafforzare la posizione di bilancio. Insieme al rilancio della crescita e al calo di tassi d’interessi, ciò consentirà di ridurre il peso del debito pubblico.

Queste principali riforme sono state individuate per poter contrastare lo scarso livello di crescita produttiva italiana, già in gran misura ascrivibile ad inefficienza nell’allocazione delle risorse:

97 le aziende potenzialmente più produttive non riescono ad attrarre maggiori risorse e di conseguenza non possono crescere, mentre le aziende meno efficienti, molte delle quali vecchie e di piccole dimensioni, mantengono risorse e quote di mercato.58 La non corrispondenza tra competenze e posti di lavoro, ossia il fatto che persone scarsamente qualificate occupano posti di lavoro che richiedono competenze elevate, o viceversa, incarna il problema della cattiva allocazione delle risorse. Risolvere questo problema porterebbe molti vantaggi economici all’Italia.59 Fattori istituzionali, tra cui una legislazione sul lavoro troppo restrittiva, ostacolano una migliore e più rapida ridistribuzione delle risorse.60 Riformare il mercato del lavoro è fondamentale per affrontare questo problema, ed è anche un segnale importante dell’impegno del Governo ed attuare riforme dolose.

Si prevede che negli anni 2015 e 2016 si registrerà una graduale ripresa, sostenuta in parte dalle ulteriori misure non convenzionali prese dalla Banca Centrale Europea e dall’attenuarsi degli effetti del risanamento fiscale, nonché dall’impatto positivo del declino del prezzo del petrolio. Nel 2015, l’effetto dell’aumento della crescita del commercio verso l’estero, della crescita contenuta del costo del lavoro e il debole apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro durante il corso dell’anno, dovrebbe avere come affetto un rafforzamento dell’esportazione. L’efficacia della riforma del mercato del lavoro, congiuntamente con la riduzione delle tasse fiscali e del migliore trattamento fiscale, dovrebbe contribuire a sostenere la crescita degli investimenti. I consumi privati cresceranno leggermente, dato che il calo dei prezzi dei prodotti energetici e dell’inflazione accrescerà il reddito reale, ma rimarranno a bassi livelli e si stima che la disoccupazione diminuirà.

I rischi restano in un basso livello. In più, le misure monetarie non convenzionali ipotizzate nelle proiezioni, anche se indotte, potrebbero essere meno efficaci di quanto sperato per rilanciare il credito, con la conseguenza d’impedire alla Banca Centrale Europea di contrastare la deflazione. L’intervento della Banca Centrale Europea è stato determinante per sostenere la fiducia dei mercati nei confronti del debito italiano. Tuttavia, l’atteggiamento dei mercati nei confronti dell’Italia con un passato di crescita bassa e un debito elevato potrebbe cambiare, specialmente in assenza di nuove misure volte a sostenere la domanda aggregata nella zona

58 Andrews et al., 2014.

59 Adalet McGowan and Andrews, 2015. 60 Andrews and Cingano, 2014.

98 euro. Il livello generale dei tassi d’interesse e il rischio di un aumento dello spread nei confronti della Germania potrebbero nuovamente aumentare, con conseguente ulteriore ritardo nella fase di diminuzione significativa del debito pubblico. Per poter mantenere questo rischio basso sarà necessario un incessante impegno politico per una continua riduzione del debito. Il prolungarsi di una congiuntura negativa in altri Paesi della zona euro potrebbe compromettere le speranze di rafforzare le esportazioni nette, mentre al interno il rischio è rappresentato dalla possibilità che l’ambizioso programma di riforme sia in qualche modo sviato o che diminuisca l’impegno politico ad attuare le riforme. Questo farebbe compromettere la fiducia e le prospettive di ripresa economica.

Un aspetto positivo è che gli investimenti tendono ad essere piuttosto volatili nelle fasi di ripresa e, dopo essere scesi notevolmente, potrebbero risalire rapidamente, a fronte di un ritorno della fiducia e di miglioramento delle condizioni finanziarie. Inoltre, un euro più debole potrebbe dare una forte spinta al commercio netto, dal momento che l’Italia beneficerebbe dei prezzi dei beni energetici più bassi, essendo uno dei principali importatori di energia, ma anche grazie agli effetti sulla domanda dell’aumento dei redditi reali nei suoi principali partner commerciali.

Oltre alle riforme economiche, è stato pianificato un progetto di riforme istituzionali le quali possono essere funzionali a un miglior disegno della politica e una miglior capacità di attuazione. Il governo ha svolto riforme costituzionali in due aree importanti:

1- La struttura del parlamento: questa riforma costituzionale prevede che il Senato abbia la stessa competenza della Camera dei Deputati solo per un ristretto novero di leggi. Sulle altre questioni il Senato potrà solo proporre modifiche alle proposte di legge della Camera. Il Senato parteciperà alla pubblica amministrazione e dell’attuazione delle politiche, e il numero dei senatori scenderà da 315 a 100 membri.

2- Divisione delle responsabilità tra lo stato e i governi locali: su questo ambito si prevede un cambio di rotta rispetto ad alcune modifiche introdotte nella precedente riforma costituzionale del 2001, dove si cerca di ricentralizzare alcune funzioni delegate e eliminerà le competenze concorrenti.

99 Le suddette riforme influenzano anche l’economia perché si prevede che le leggi verranno vagliate in modo più veloce, accelerando e rendendo più semplice le azioni del Governo. Anche in ogni di specifica regione sarà possibile prendere misure fatte su misura per ognuna di esse, sia per fomentare il lavoro che i benefici pubblici.