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Gli scambi internazionali: il caso Cile-Italia

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Academic year: 2021

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UNIVERSITÀ DI PISA

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

Corso Di Laurea Magistrale in Strategia, Management e

Controllo

Tesi di Laurea

“Gli scambi commerciali: analisi del caso Cile – Italia”

Candidato:

Marco Andreani Prieto Relatore: Luca Spataro

Controrelatore:

Simone Lazzini Anno accademico 2015/2016

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Indice

Introduzione ... 6 Capitolo 1 ... 7 Teorie economiche e relazioni con gli scambi commerciali internazionali ... 7 1. Introduzione ... 7 2. Teorie sul commercio internazionale ... 11 2.1. Protezionismo ... 19 2.2. Teoria del vantaggio assoluto ... 23 2.3. Legge del vantaggio comparato ... 24 2.3.1. Vantaggio comparato in presenza di moneta ... 26 2.3.2. Le ipotesi semplificatrice del modello ... 27 2.3.3. Frontiera delle opportunità produttive in presenza di costi costanti ... 28 2.3.4. Cause e benefici degli scambi internazionali in condizione di costi costanti ... 30 2.4. Teoria standard del commercio internazionale ... 33 2.5. Curve d’indifferenza collettive ... 34 2.6. Equilibrio in condizioni di isolamento e i prezzi relativi ... 36 2.7. Cause e benefici del commercio internazionale in presenza di costi crescenti ... 37 2.8. Tassi di cambio e sistema finanziario internazionale ... 39 2.9. La Macroeconomia dell’Economia Aperta ... 46 2.10. Contrapposizione tra le scuole macroeconomiche ... 53 3. Concetti base ... 57 3.1 Calco del Prodotto Interno Lordo PIL ... 57 3.2. Bilancia commerciale ... 59 3.3. L’inflazione ... 60 Capitolo 2 ... 62 Accordi internazionali ... 62 1. Unione Europea ... 62 1.1 L’economia dell’UE ... 65 1.2. Importazioni ed esportazioni ... 70 1.3. Politiche intraprese dall’UE per lo sviluppo ... 71 1.4. Conclusioni ... 74 2. Il NAFTA ... 75 2.1. Regolamentazione del NAFTA ... 76 2.2. Aspetti economici del NAFTA ... 77 3. ASEAN ... 78 4. Mercosur ... 79 4.1. L’economia del Mercosur ... 80 4.2. Accordi economici sviluppati dal Mercosur ... 81 4.2.1. Trattato di libero commercio con l’Israele ... 81 4.2.2. Trattato di libero commercio con l’Egitto ... 81 4.2.3. Trattato di libero commercio con la Palestina. ... 82 4.2.4. Accordo complementazione economica con il Cile ... 82 4.2.5. Accordo di complementazione economica con il Messico ... 82 4.2.6. Accordo economico con l’India ... 82 4.2.7. Accordo Commerciale con Unione Europea ... 83 Capitolo 3 ... 84

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4 Economia dell’Italia e del Cile ... 84 1. Introduzione all’economia dell’Italia ... 84 1.1. Situazione attuale dell’economia italiana ... 85 1.2. Inflazione ... 86 1.3. PIL dell’Italia ... 87 1.4. Bilancia commerciale dell’Italia ... 90 1.5. Previsione economiche ... 96 2. Introduzione all’economia del Cile ... 99 2.1. Moneta e tipo di cambio ... 103 2.2. Attualità economica ... 104 2.3. Inflazione ... 106 2.4. PIL del Cile ... 107 2.5. Bilancia commerciale ... 112 2.6. Previsioni economiche ... 114 3. Relazione commerciale Cile – Italia ... 114 3.1. Trattati economici ... 114 3.2. Dati economici della relazione Cile – Italia ... 115 Capitolo 4 ... 120 Valutazioni necessarie per introdursi nel mercato italiano e il caso di un prodotto importato ... 120 1. Opportunità commerciali per il Cile ... 120 2. Processi di importazione ... 121 3. Normative ... 122 4. Normative sull’etichettatura ... 122 5. Procedure doganali ... 123 6. Caratteristiche del mercato ... 123 7. Caratteristiche del consumatore ... 124 8. Caratteristiche dell’imprenditore ... 124 9. Strategia comunicativa dell’imprenditore cileno verso l’imprenditore italiano ... 125 10. Strategie per inserirsi nel mercato italiano ... 125 11. Esportazioni di frutta fresca dal Cile all’Italia ... 126 12. Conclusioni ... 128 Conclusioni ... 130 Bibliografia ... 132 Sitografia ... 134

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Introduzione

L’interscambio commerciale è un aspetto fondamentale per tutte le economie odierne. A livello macroeconomico, le nazioni cercano di sfruttare le proprie risorse e aiutano a rendere più competitive le imprese all’interno dei propri confini. Da un punto di vista microeconomico le imprese, dalle più piccole alle grandi filiere internazionali, sono sempre più inserite nella globalizzazione, in quanto ora non è più necessario essere una grande impresa per intrattenere affari con l’estero.

La presente tesi tratterà dello scambio internazionale, introducendo la teoria economica degli scambi internazionali e le sue fondamenta, dalle prime visioni di scambio e le teorie sulla produttività, fino a quelle più complesse, ovvero come e perché si generano i vantaggi e le modalità con cui vengono sfruttati.

Si continuerà con l’esposizione degli accordi economici più importanti a livello mondiale, la presentazione dell’economia dell’Italia e del Cile focalizzandosi sulla produttività e le politiche economiche adottate negli ultimi anni, facendo un confronto tra di loro per evidenziare i maggiori livelli di produttività dell’Italia, le quale rendono quest’ultima una nazione sviluppata ed industrializzata.

Si tratterà di come un imprenditore straniero, in questo caso cileno, affronti l’introduzione nel mercato italiano, le barriere da superare e gli altri aspetti problematici o le opportunità da considerare.

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Capitolo 1

Teorie economiche e relazioni con gli scambi

commerciali internazionali

1. Introduzione

L’economia è la scienza sociale che si occupa dell’assegnazione più efficiente delle risorse scarse che si possiedono per l’ottenimento di determinati obiettivi.

Una teoria è un insieme di definizioni, supposizioni e ipotesi riferite al comportamento di un determinato fenomeno. La teoria economica è una scienza sociale che studia principalmente il modo nel quale la società sceglie di utilizzare le sue risorse limitate, in quanto potrebbero essere utilizzate per usi alternativi, per produrre altri beni e servizi per il consumo presente e futuro. Tra l’altro, la teoria economica generale si occupa dei problemi di un’economia chiusa.

Tutte le nazioni, anche quelle più povere, hanno attivi/risorse: umani, industriali, naturali e finanziari, che possono essere presi per produrre beni e servizi per i mercati interni o per un mercato competitivo all’estero. L’economia ci mostra che possiamo avere dei benefici quando queste merci e servizi si commercializzano.

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8 I primi casi di commercio internazionale potrebbero risalire al periodo di scambio commerciale del Mediterraneo, nell’epoca del basso Medioevo, durante la quale Genova, Venezia e Pisa occuparono posizioni rilevanti a causa delle ultime crociate. Queste città furono i punti di connessione con l’Oriente. Le merci più scambiate erano i beni di lusso come l’oro, l’argento, la seta, delle spezie e prodotti di porcellana.

Il commercio si divide in due categorie:

i. Il commercio domestico: si riferisce allo scambio di beni e servizi all’interno di un

Paese.

ii. Il commercio internazionale: consiste nell’interscambio di beni e servizi tra un Paese

ed un altro. Questo è incentrato nella specializzazione di produzione di un bene e nella divisione del lavoro (questo dipenderà dei bisogni che ha ogni Paese).

Per definire il commercio internazionale possiamo dire che, dal momento in cui l’uomo ha bisogni, sorge il commercio. Questi bisogni sono: cibo, abbigliamento, protezione e altri aspetti elencati nella piramide di Maslow, nella quale vengono classificati gerarchicamente partendo da quelli fisiologici, che si trovano alla base, fino a quelli più particolari come l’autorealizzazione, al vertice.

L’uomo, rendendosi conto di non poter soddisfare i suoi bisogni con le sole risorse che aveva a disposizione, ha ideato il modo nel quale poter coprire tali bisogni attraverso un altro individuo che avesse l’accesso a quelle determinate risorse.

È così che nacque il commercio, che con il tempo cominciò a svilupparsi ed evolvere in diverse forme. L’uomo cominciò a riflettere e studiare se stesso e il modo con il quale migliorarsi, effettuando lo scambio di beni/servizi.

Secondo alcuni studiosi si può definire economia internazionale lo scambio di beni, servizi e capitali tra i diversi Paesi.

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9 L’economia internazionale comprende una parte delle scienze economiche, questa ha fondamentalmente una vista macroeconomica e il suo obiettivo è quello di studiare i movimenti economici realizzati da un Paese verso il resto del mondo. Quando parliamo di economia internazionale, questa può essere centrata su movimenti di diversa indole, come per esempio commerciale, finanziari, tecnologici, turistici, tra altri. L’economia di una nazione si relaziona con un'altra economia sia quando si realizzano scambi di beni e/o servizi tra diverse nazioni che attraverso le finanze, dove i residenti o determinate entità di un Paese possano avere degli investimenti in attivi finanziari all’estero.

L’economia internazionale, da un'altra parte, si occupa degli aspetti monetari a livello mondiale, la teoria politica commerciale, i mercati cambiari e lo studio della bilancia di pago.

Dalla fine del XX secolo l’economia internazionale ha cominciato a svilupparsi in modo più influente, facendo crescere la relazione di scambio commerciale tra i Paesi generando una maggior interrelazione tra i diversi mercati, provocando un legame tra l’economia di diverse nazioni dipendenti l’una dall’altra. È perciò che questa scienza studia le cause e conseguenze che spiegano questo intercambio economico tra diversi Paesi.

Nel processo di globalizzazione dell’economia internazionale ci sono dei gruppi economici che hanno raggiunto grande importanza a livello mondiale, i tre principali gruppi sono l’Unione Europea, il NAFTA1 e l’ASEAN2, nel seguente capitolo si approfondirà questo argomento.

Al giorno d’oggi siamo immersi in un modo globalizzato, dove anche la tecnologia ci permette di essere sempre più connessi ed essere in linea con diverse parti del mondo in tempo reale, è per questo motivo che si rende essenziale possedere e sviluppare un’ottima performance nell’ambito delle relazioni internazionali, sia nello sviluppo politico, commerciale e culturale, che porti al raggiungimento dello sviluppo integrale delle nazioni.

Non esiste nessun Paese al mondo che possa essere considerato autosufficiente e che non abbia bisogno di altri Paesi, anche le nazioni più ricche hanno bisogno di risorse di cui non dispongono, ed è mediante negoziazioni e trattati internazionali che queste riescono a trovare e ottenere degli scambi per fornirsi di tali risorse.

1 Acronimo di “North American Free Trade Agreement.” 2 Acronimo di “Association of South-East Asian Nations”.

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10 Lo sviluppo dello scambio commerciale a livello internazionale rende più prospere le nazioni, ciò gli permette di sfruttare gli attivi che ognuna sa produrre meglio, in modo tale da poterli scambiare con diversi Paesi che producono altri beni in modo più efficiente, in base alle sue risorse e diverse caratteristiche. Di questo parla l’attività commerciale, nessuna nazione potrebbe chiudere le sue frontiere economiche e produrre indipendentemente gli stessi beni e servizi richiesti dai suoi cittadini.

Un Paese realizza un’importazione di beni quando esiste un altro Paese che è in grado di produrre lo stesso bene a un prezzo inferiore, o nel caso in cui uno di questi Paesi abbia l’impossibilità di produrlo da sé.

Il commercio accentua la competizione tra i mercati, obbliga le imprese a cercare una riduzione nei costi di produzione cercando di rendersi più competitivo avendo la possibilità di abbassare i prezzi di vendita, uno strumento molto utile è l’utilizzo e l’applicazione di nuove tecnologie sviluppate per aumentare la competitività, dato che permette di produrre a prezzi unitari inferiori e aumentare la qualità dei prodotti.

Alla base dell’economia del commercio internazionale esistono tre elementi che fanno differenziare un’economia aperta rispetto a un’economia chiusa.

Il primo elemento da considerare è che si genera un ampliamento delle possibilità di scambio, all’aprirsi di un’economia il mercato disponibile al quale potrebbe arrivare aumenta considerabilmente, non sarà più ristretto al solo scambiare con enti locali, ma potrà farlo con un’infinità di enti che fanno parte di questo sistema economico.

Il secondo elemento è la difficoltà che si genera nel coinvolgimento le nazioni, certamente esistono maggiori difficoltà da superare nel far circolare merci e persone tra nazioni diverse rispetto a realizzare questi movimenti solo all’interno di un Paese, si devono superare barriere di lingua, aspetti culturali, diversi gusti e abitudini, etc.

Infine le valute delle diverse monete, il tipo di cambio, tra un’economia e un’altra si generano delle tasse di cambio di cui bisogna tenere conto.

Oltre a queste differenze che fanno sì che il commercio internazionale sia più attraente anche con le difficoltà da superare, esistono diversi motivi che rendono utile alle nazioni il coinvolgimento in questo mercato internazionale.

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11 Una delle principali cause è la diversità di risorse disponibili, nel caso in cui abbia un prodotto in grandi quantità potrò venderlo a un'altra economia a cui manca e sia disposta a pagare prezzi più elevati.

Un'altra causa importante sono i diversi costi di produzione, se un’economia è capace di produrre a basso costo, le altre nazioni acquisteranno da questa anziché produrre da sé.

2. Teorie sul commercio internazionale

Nello studio della scienza economica è possibile distinguere due grandi branche. Da una parte è possibile studiare le “Politiche Economiche”, che studia l’intervento delle politiche pubbliche realizzate dallo stato e prevede come queste politiche influiranno nell’economia locale. Dall’altra parte si svolge la teoria economica o l’economia che studia le leggi dell‘economia e come avviene il funzionamento dei mercati. Questa branca è possibile scomporla in Microeconomia, la quale si occupa del funzionamento di singole entità come i mercati, le imprese e le famiglie, e il concetto fondato da Adam Smith chi realizzò studi su i meccanismi dei prezzi e dei mercati e coniò il termine di “mano invisibile”, detto termine indica la capacità che ha il mercato di autoregolarsi al di là delle azioni di singoli individui che mirano ai propri interessi, tema che sarà approfondito dei seguenti paragrafi.

Invece la Macroeconomia si occupa dell’andamento complessivo di un sistema economico, si copre un’ampia gamma di settori, dalla determinazione dell’investimento e del consumo totale, alla gestione della moneta e dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali con il fine di poter così arrivare alle cause delle crisi finanziarie internazionali e infine ai motivi per i quali la crescita economica è diversa nei singoli Paesi, dove in alcuni si presenta una rapida crescita e in altri una stagnazione economica.

Nell’economia esiste il termine “tre problemi dell’organizzazione economica”. Dove si sostiene che qualsiasi società umana deve, ad un certo punto, affrontare e risolvere tre domande fondamentali per l’economia, queste sono stabilire “cosa”, “come” e “per chi” si deve produrre. Quando si parla di definire “cosa” produrre si deve stabilire quale bene o servizio produrre e in quale quantità, nel caso sia possibile date le risorse a disposizione; in quanto a “come” produrre

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12 significa definire a chi spetta il compito di produrre, con quali risorse effettuare la produzione e quali tecniche produttive saranno utilizzate nel processo. E infine bisogna rispondere anche alla domanda: “chi gode i frutti dell’attività economica?”.

Per quanto riguarda questo punto, la prima domanda che sorge è “chi prende queste decisioni?”. Per risolvere questo quesito si deve osservare il tipo di economia che esiste nel Paese in analisi, per esempio, se il Paese in questione segue un’economia di mercato, gli individui e le imprese private prendono le principali decisioni sulla produzione e sul consumo, mentre nel caso di un’economia pianificata è lo stato a prendere tutte le decisioni riguardanti la produzione e la distribuzione. Nella società contemporanea è possibile trovare anche l’esistenza di economie miste, ossia quelle che si trovano prevalentemente, ciò vuole dire che in alcuni aspetti specifici sono controllati dallo Stato mentre la parte che resta è regolata dagli enti privati denominato il mercato.

Nell’evoluzione dei sistemi economici utilizzati, è possibile stabilire che questi hanno cominciato nel Medioevo, dove l’aristocrazia e le corporazioni controllavano gran parte dell’attività economica esistente. Il XVI e XVII secolo furono dominati dal modello economico chiamato Mercantilismo il quale considera che i metalli preziosi erano l’unica ricchezza e solo il commercio era in grado di aumentarla e lo Stato interveniva con leggi protezionistiche per assicurare la produzione locale, si centra su un modo di stimare i guadagni in modo individuale e dove uno migliora la sua situazione ricavando dei benefici e l’altro, invece, si vede pregiudicato . Nel XVIII secolo si svolge a rivoluzione industriale, dove si stabilì che la ricchezza non stava nei terreni o nel commercio ma nel lavoro, qui inizia l’epoca del libero mercato, periodo nel quale lo stato doveva interferire il meno possibile sull’attività economica e lasciare le decisioni al mercato. Alla fine del XVIII secolo gli Stati Uniti ed i Paesi industrializzati dell’Europa Occidentale abbandonarono parzialmente il pensiero del libero mercato, lo Stato assunse un ruolo sempre maggiore, regolamentando il monopolio, applicando imposte sul reddito e fornendo pensioni, assistenza medica insieme ad altri beni e servizi indispensabili per le famiglie povere nel cosiddetto welfare state3.

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13 Intorno agli anni 1980 comincia un nuovo cambiamento nel pensiero economico, in molti Paesi i governi conservatori iniziarono a ridurre il controllo dello Stato sull’economia e lo stesso fecero i regimi comunisti con una decentralizzazione moderata.

È rispondere alla domanda “su quali basi vengono prese queste decisioni?” e la risposta sarebbe in base alle risorse e alla tecnologia disponibili da ogni nazione.

Da questo momento in poi si comincia a riconoscere una certa rilevanza dell’economia. Ogni sistema economico dispone di risorse limitate (terra, lavoro e capitale), questo genera il problema che non si può produrre tutto ciò che si desidera, e a questo punto quindi si devono realizzare delle scelte su quale bene produrre e a quale rinunciare, generando così un costo di opportunità, termine utilizzato per riferirsi a quanto sono disposto a sacrificare della produzione di un bene per aumentare la produzione di un altro bene.

Quando un’economia è capace di sfruttare al massimo le sue risorse e la sua capacità tecnologica, questo sistema economico si trova nella frontiera delle possibilità produttive, questa è rappresentata nel Grafico 1.1, nel quale un sistema economico efficiente si trova in un punto sopra la FPP4, nel caso in cui ci fossero delle risorse inutilizzate il sistema economico non si troverà sulla curva, ma piuttosto in un punto all’interno della FPP, situato al di fuori della frontiera, cioè a destra della curva, non è possibile di raggiungerlo dato che ci sarebbe bisogno di più risorse.

Grafico 1.1: “Frontiera delle possibilità produttive”

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14 In questo grafico possiamo osservare che il punto “A”, di colore verde, ci mostra il punto di produzione massimo, nel quale sono state utilizzate tutte le risorse disponibili, tale punto si trova proprio sopra la curva FPP, invece il punto “B” si trova dove ci sono delle risorse sprecate, ovvero non c’è un pieno impiego delle risorse, e l’area in rosso ci evidenzia proprio questa perdita di produttività. L’efficienza produttiva si raggiunge quando la società non può aumentare l’output di un bene senza ridurre quello di un altro bene.

I beni prodotti vengono scambiati all’interno di un mercato costituito da acquirenti e venditori che interagiscono con il fine di determinare un prezzo e la quantità di un bene o di un servizio. In un sistema di mercato ogni bene/servizio ha un prezzo o valore in moneta. Questi prezzi rappresentano i termini in base ai quali gli individui e le imprese scambiano volontariamente beni diversi.

In un sistema economico ci sono, in ogni momento, milioni d’individui che comprano e altri che vendono, le imprese creano nuovi prodotti mentre altri scompaiono dipendendo della diversa allocazione delle risorse che si preveda.

In tutto questo caos i mercati riescono a “funzionare”, risolvendo costantemente i problemi relativi a cosa, come e per chi produrre, e tutto ciò senza l’esistenza di un ente regolatore che li coordini. Questo funzionamento fu scoperto da Adam Smith il quale chiamò tali autoregolamenti come “la mano invisibile dell’economia” e dichiarò che:

i. Il singolo individuo persegue il suo proprio interesse individuale.

ii. Nonostante questo egoismo, la somma di tutti gli egoismi portano alla ricchezza di “tutta” la società, come se ci fosse una mano invisibile che guida il mercato, per ciò il mercato si regola da solo.

La forma di mercato studiata da Smith era la concorrenza perfetta, la quale presuppone l’omogeneità dei beni e la pluralità di compratori e invece pochi venditori così da non poter influire sul prezzo.

Nella realtà, tuttavia, non esiste nessun sistema economico che corrisponda esattamente al mondo ideale perfettamente guidato dalla mano invisibile, al contrario, tutte le economie di mercato

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15 presentano delle imperfezioni che sono la base di problemi quali l’eccessivo inquinamento, la disoccupazione e casi di estrema ricchezza o povertà, come le differenze presenti nei Paesi sviluppati e nei Paesi sottosviluppati, che provocano la concorrenza imperfetta.

Nelle economie moderne, lo Stato assume il compito di rimediare queste imperfezioni in tre modi aumentando l’efficienza, promuove l’equità e favorisce la stabilità.

Nel caso dell’efficienza lo Stato può intervenire al fine di prevenire la formazione di monopolio e/o oligopolio, per evitare che questi determinino un prezzo troppo elevato e perciò vi sia un effetto negativo sul mercato. Infatti questa imperfezione comporta un beneficio maggiore solo per un piccolo gruppo comportando una perdita per il resto della società che deve acquisire i beni a un prezzo più alto. La concorrenza è l’unico strumento in grado di evitare la creazione di tali formazioni.

Esistono anche i fattori esterni che possono generare i mercati, questi possono essere negativi nel caso per esempio dell’inquinamento, dove lo Stato deve intervenire con leggi e regolamenti per evitare questi danni sociali.

I fattori esterni positivi sono per esempio la costruzione di una rete di autostrade, le quali portano un bene alla società.

In quanto all’equità, lo stato deve cercare di ridurre le differenze economico sociali, gli strumenti su cui conta lo Stato sono in primo luogo l’impostazione fiscale progressiva, che consiste nel far pagare delle tasse più alte ai redditi più elevati e di meno ai più modesti. Un altro modo di intervenire è tramite l’assistenza agli anziani, ai disabili, ai ciechi, ai genitori con figli a carico e con i sussidi di disoccupazione.

Per la stabilità, lo Stato deve implementare politiche fiscali e monetarie con la finalità d’influenzare la produzione, l’occupazione e l’inflazione e di attenuare gli eccessi.

Tutte le economie industriali sviluppate sono caratterizzate da un’economia mista, nella quale il mercato stabilisce la produzione e i prezzi, mentre lo Stato guida l’andamento economico generale i suoi programmi d’impostazione fiscale, spesa e regolamentazione monetaria.

Nello studio dei mercati economici è fondamentale centrarsi sugli elementi fondamentali della domanda e dell’offerta.

La teoria della domanda e dell’offerta è uno degli strumenti utilizzati dalla scienza economica per spiegare i mutamenti che sorgono nel sistema economico.

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16 Il funzionamento base della scheda di domanda è che maggiore sarà prezzo di un bene, minori saranno le utilità di quel bene che i consumatori acquisteranno, mentre minore sia il prezzo di mercato, più saranno le unità acquistate. Perciò è possibile determinare che esiste una relazione precisa tra il prezzo di mercato di un bene e la quantità richiesta, ipotizzando che tutti gli altri elementi rimangano costanti, tale relazione tra prezzo e quantità acquistata è detta scheda di domanda e la sua rappresentazione grafica è la curva di domanda, come si può apprezzare nel Grafico 1.2. La legge della domanda con pendenza negativa è stata provata e verificata empiricamente pressoché per tutti tipi di beni.

Grafico 1.2: “Curva di domanda”

Nel Grafico 1.2 è possibile osservare la funzione di domanda in colore blu e come si generano i movimenti nelle quantità richieste nel caso in cui ci sia un cambio nei prezzi di vendita, questo si può muovere sia dal P1 con la sua quantità generata equivalente a Q1, nel caso in cui diminuisca il prezzo di vendita al prezzo P2, la quantità richiesta del prodotto a quel prezzo aumenta a Q2. Questo movimento si può generare anche all’inverso, cioè da un prezzo più basso a uno più alto e di conseguenza un prezzo più alto e una minore quantità.

I motivi per i quali si genera questa variazione dipendono da due motivi, prendendo l’esempio di un aumento nei prezzi si presenta l’effetto di sostituzione nel quale il consumatore sceglie di cambiare il consumo di questo bene per uno simile, non pagando così il prezzo più alto. Un altro motivo è l’effetto del reddito, in questo caso se il consumatore mantiene un reddito costante e i

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17 prezzi dei beni aumentano, lui non è più disposto a comprare la stessa quantità dal momento che, in termini acquisitivi, questo diventa più povero e perciò riduce il suo consumo.

La curva di domanda del mercato si ottiene sommando le quantità domandate da tutti gli individui a ogni livello di prezzo.

Gli elementi che influenzano la curva di domanda sono:

i. Il reddito medio dei consumatori: se il reddito degli individui aumenta, essi tendono ad acquistare maggiore quantità di tutti i beni.

ii. I prezzi e la disponibilità dei beni correlati: nel caso in cui i beni siano correlati, se uno ha prezzi inferiori, questo aumenterà la sua domanda mentre l’altro la diminuirà, e viceversa.

iii. Influenze particolari: influenze geografiche, per esempio in montagna si vendono più scii rispetto alla campagna.

iv. Elementi soggettivi: gusti o preferenze di natura culturale, storica, religiosa.

v. Le attese: nel caso di aspettare una discesa nel prezzo di un determinato prodotto, si sacrifica il consumo attuale del prodotto per consumarlo dopo con il prezzo più basso.

Queste cambi nei prezzi provocano una variazione della quantità richiesta del bene, ciò si può osservare nel caso in cui si muove verso un altro punto sopra la curva di domanda originale. Un effetto lo si ottiene quando si sposta la curva di domanda.

Nel caso della scheda di offerta di un bene, come rappresentato nella figura 1.3, questa ha una pendenza positiva, questa funzione mostra la relazione esistente tra il prezzo di mercato e la quantità de un determinato bene che le imprese desiderano produrre e vendere, considerando parità di altri fattori, mentre maggiore è il prezzo di mercato, maggiore sarà l’offerta.

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Grafico 1.3: “Curva di offerta”

Come si può apprezzare nel Grafico quanto più alto è il prezzo ,maggiore è la quantità di prodotti offerti.

I fattori che influenzano l’offerta, oltre il prezzo, sono:

i. Il costo di produzione. Se il costo di produzione di un bene è basso rispetto al prezzo di

mercato, sarà conveniente produrlo in grandi quantità, se invece i costi di produzione sono elevati rispetto al prezzo, le imprese tenderanno a ridurre la produzione.

I costi di produzione sono determinati dai costi dei fattori produttivi (come il lavoro, l’energia o i macchinari) e dal progresso tecnologico, questi generano delle efficienze produttive per l’utilizzo di minori quantità di risorse produttive per ottenere la stessa quantità di output.

ii. Il prezzo dei beni correlati. Questo prezzo dipenderà dal grado di sostituzione di tale

bene con uno della concorrenza, perciò il prezzo di un bene influisce fortemente sull’altro.

iii. Le politiche governative. Queste hanno una notevole influenza sulla curva di offerta, i

governi, infatti, possono mettere in pratica cambi nelle politiche sul salario minimo, sulle imposte o anche leggi di tipo ecologico che obblighino i produttori a implementare questi nuovi metodi generando dei costi extra di produzione.

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19 iv. Influenze particolari. Queste sono variabili che non possono essere controllate (ad

esempio come il clima influisce sull’agricoltura).

Di seguito nel Grafico 1.4 possiamo vedere come interagiscono entrambe le curve. Questo ci fa scoprire il punto di equilibrio, annotato con la lettera “E”, questo è il punto in cui sia l’offerta che la domanda trovano un compromesso, in quel punto uno offre una certa quantità di beni da vendere ad un determinato prezzo e l’altro è disposto a comprare a quel prezzo per quella determinata quantità bilanciandosi in un punto d’incrocio.

Grafico 1.4: “Curva di offerta e domanda”

Se la domanda o l’offerta variano, le curve si sposteranno provocando un nuovo punto di equilibrio.

Attraverso l’interazione della domanda e dell’offerta, il mercato può rispondere alle domande: “cosa produrre?”, “per chi produrre?” e “come produrre?”.

2.1. Protezionismo

All’interno di un sistema economico si devono prendere in considerazione diverse variabili. Il protezionismo cerca di proteggere l’economia interna sotto il ragionamento dei mercantilisti. Il protezionismo cerca di ridurre solo le importazioni di beni in una nazione, questa corrente trova il

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20 suo fondamento nel pensiero ad una nazione, per accumulare più ricchezza, conviene realizzare il massimo di esportazione e importare il minimo possibile.

Una frase che è stata caratteristica di questo pensiero e che sintetizza il suo ragionamento era “ se uno compra un bene in un altro Paese, uno rimane con il bene e l’alto Paese con il denaro, mentre che se compro lo stesso bene nel mio Paese io rimango con il medesimo bene e i soldi rimangono nel Paese, evitando una fuga di questi soldi verso gli altri Paesi”.

Per realizzare questo scopo, i Paesi mettevano in atto misure come l’innalzamento delle tasse per i prodotti stranieri che entravano nel Paese. Questo li rendeva meno competitivi, anche se i prodotti potevano arrivare al Paese con un prezzo inferiore o simile a quelli dei prodotti all’interno del Paese, ma dopo l’applicazione di queste tasse divennero più costosi e meno attraenti per i consumatori. Questo è giustificato dal fatto che in questo modo si favorivano i produttori locali che, a loro volta, hanno bisogno di altri lavoratori, in questo modo si produce un beneficio interno.

Questo pensiero va contro la libera concorrenza e non stimola l’ambizione di diventare più produttivi con l’introduzione di nuove tecnologie o con una migliore gestione delle risorse.

Per secoli gli stati hanno utilizzato i dazi doganali e i contingenti per aumentare i ricavi e influire sullo sviluppo delle singole industrie le quali consistevano in:

Dazi doganali: corrisponde a un contributo che è imposto alle importazioni di beni.

Contingente d’importazione: corrisponde al fatto di permettere di importare solo fino ad una quantità limitata di beni.

L’effetto provocato da queste due misure di protezionismo sono rappresentate nel seguente Grafico 1.5 in cui si apprezza come cambia l’equilibrio in un primo momento aprendosi ad uno scambio economico internazionale (Caso A), in un secondo momento importando prodotti a un prezzo minore ea seguito dell’effetto del protezionismo (Caso B).

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Grafico 1.5: “Effetto del Protezionismo”

Caso A Caso B

In questi grafici si può apprezzare l’effetto che generano queste misure. Per esempio, nel caso A abbiamo un’economia che produce vestiti a un prezzo P0 e la domanda per questi è pari a Q0, aprendosi agli scambi internazionali si possono importare i vestiti ad un prezzo inferiore, denominato P1, il quale genera un aumento nella quantità richiesta pari a Q1, in questo caso si provoca una situazione di beneficio per i consumatori perché possono acquistare più vestiti a un prezzo inferiore. Nel secondo caso abbiamo l’applicazione di un dazio doganale il quale genera un aumento dei prezzi e di conseguenza una riduzione nella domanda di equilibrio in P2 e Q2. Ipotizzando che l’equilibrio originale in P0 era uguale a 12€ e un Q0 pari a 100 unità, e l’equilibrio con gli scambi è pari a un P1 6€ e un Q1 di 200 unità si può comprare il doppio della merce a metà prezzo. L’effetto del dazio doganale, supponendo sia pari a 3€, provoca un aumento dei prezzi facendo salire questi a P2 pari a 9€ e un Q2 equivalente a 150 unità. Si è provocato un peggioramento per i consumatori, considerando che questi avrebbero potuto aumentare il proprio potere acquisitivo, comprando di più con gli stessi soldi. Il dazio doganale potrebbe anche far aumentare il prezzo del prodotto importato facendolo diventare uguale e anche maggiore rispetto alla produzione nazionale.

Lo stesso effetto ha il contingente d’importazione nel limitare le entrate dei prodotti. Questo succede anche con i costi di trasferimento dei prodotti, i quali provocano un aumento nel costo del bene che si traduce in una riduzione della quantità acquistata.

Con questo ragionamento possiamo affermare che un dazio determina effetti d’inefficienza economica.

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22 I sostenitori delle pratiche di protezionismo propongono delle argomentazioni facilmente confutabili:

• Se si compra un bene prodotto nella medesima nazione, i soldi restano nel Paese, ma sappiamo che il benessere di un Paese non è legato all’accumulo di oro o moneta come sosteneva il mercantilismo.

• Tutela dei salari dei propri lavoratori. Il libero scambio ha, però, effetti positivi sui salari.5

• Aumento del tasso di occupazione dei propri lavoratori. Si potrebbero ottenere però dei risultati migliori con un’opportuna politica fiscale e monetaria.

In definitiva gli unici argomenti validi a favore del protezionismo mediante dazi o contingenti d’importazione contro la concorrenza d’importazione sono:

• Argomentazioni non economiche; si sostiene che a volte è auspicabile sacrificare il benessere economico per sostenere altri obiettivi, come per esempio cause ambientali.

• La necessità di cambiare, a proprio favore, le cosiddette ragioni di scambio, come per esempio il rapporto tra i prezzi di scambio, nel caso di una grande economia che importa un prodotto, fa si che importandolo, la domanda di questi prodotti scende, perciò anche il prezzo. A sua volta la nazione che smette d’importare potrà anche esportare una quantità inferiore di prodotti.

• La protezione delle industrie nascenti che permetterebbe il loro sviluppo in un ambiente protetto dalla concorrenza internazionale.

(23)

23

2.2. Teoria del vantaggio assoluto

La teoria del vantaggio assoluto è stata sviluppata da Adam Smith che sosteneva, in contrasto con il pensiero mercantilista antecedente, che tutte le nazioni potevano beneficiare dallo scambio commerciale internazionale. Smith dice che se un Paese rischiasse di essere pregiudicato da uno scambio, questo si rifiuterebbe di farlo, perciò non lo porterebbe a termine. Questo pensiero economico sostiene fortemente che i Paesi debbano applicare una politica laizsez-faire, ciò vuol dire che l’intervento dello stato nei confronti del sistema economico deve essere minimo, visto e considerato che gli interventi protezionisti creano benefici ad un limitato gruppo a spese di tanti altri.

Perciò Smith propone un nuovo modello economico centrato sulla specializzazione. Per semplificare il modello s’ipotizza un’economia con due Paesi, per esempio Cile e Italia, e la presenza di solo due beni da scambiare, per esempio salmone e vino.

Supponendo che il Cile per le sue caratteristiche naturali avesse una produzione di salmone maggiore rispetto all’Italia, avrebbe un vantaggio assoluto di questo bene; mentre l’Italia, per le caratteristiche climatiche, sarà capace di produrre una maggior quantità di vino, avrebbe così un vantaggio assoluto nella produzione di vino.

In seguito si spiegherà con un esempio come si giustifica questa teoria.

Ipotizzando ancora l’esistenza di queste due sole nazioni, Cile e Italia, e considerando gli stessi beni, salmone e vino, supponiamo che i livelli di produzione siano quelli rappresentati nella Tabella 1.1, i quali rappresentano la produzione ottenuta in un’ora di lavoro.

Tabella 1.1: “Esempio Produzione di Acciaio e Tessuti con Vantaggio Assoluto”

Produzione S6 Produzione V7 Cile 6S 4V Italia 1S 5V 6 “S” rappresenta il salmone. 7 “V” rappresenta il vino.

(24)

24 Supponendo che la produzione di salmone e del vino siano state entrambi misurate in tonnellate. Si può osservare che il Cile ha una produzione di 6 tonnellate di salmoni versus la produzione dell’Italia che raggiunge 1 tonnellata, da questo si può determinare che il Cile ha un vantaggio assoluto nella produzione di questo bene. D’altra parte la produzione di vino in Cile è di sole 4 tonnellate, mentre l’Italia produce 5 tonnellate, di conseguenza l'Italia ha un vantaggio assoluto di questo bene. Si può dire, allora, che il Cile ha uno svantaggio assoluto nella produzione del vino e l'Italia ha uno svantaggio assoluto nella produzione del salmone.

Se il Cile decidesse di scambiare 6S per 6V con l'Italia, il Cile guadagnerebbe 2V , questi 2V possono essere stimati come il risparmio di mezzora di lavoro, dato che il Cile in un ora produce 4V, per produrre 2V ci vorrebbe la metà del tempo. Allo stesso modo è possibile osservare che l’Italia pe produrre 6S ha bisogno di 6 ore , giacché le sue capacità produttive le permettano di fare solo 1S in un’ora. Ora, visto da un altro punto di vista, se queste sei ore di lavoro l’Italia li investe in produrre vino, sarà capace di raggiungere una produzione pari a 30V8. Se l’Italia scambiasse 6V, che sarebbe poco più di un’ora di lavoro, con 6S provenienti dal Cile, l’Italia guadagnerebbe 24S il quale potrebbe essere misurato in cinque ore di lavoro.

Abbiamo visto che, secondo questa teoria, entrambi i Paesi hanno un guadagno derivante dallo scambio. Questo guadagno non necessariamente deve essere uguale, basta che entrambi trovino una situazione più vantaggiosa di quella di partenza. È così che Smith giustifica e dice che per trovarsi in queste situazioni, ogni Paese si deve specializzare nella produzione del bene di cui ha il vantaggio assoluto e scambiare con le altre nazioni. Questo porterebbe a un maggior sfruttamento delle risorse e ad un vantaggio complessivo per tutta l’economia.

2.3. Legge del vantaggio comparato

Dalla teoria dei vantaggi assoluti nasce questa teoria del vantaggio comparato creata dall’economista David Ricardo, la quale ha un approccio più reale con quello che succede nella prassi negli scambi.9

8 Se misuriamo che per ogni ora produce 5V e si moltiplica per le 6 ora disponibili si raggiungono le 30V di

produzione.

(25)

25 Com’è più comune osservare nella prassi, tra gli scambi che si fanno sia tra nazioni industrializzate o in via di sviluppo non sempre ci si trova in una situazione in cui una nazione ha un vantaggio assoluto in uno dei beni e l’altra nella produzione dell’altro bene. Nasce allora questa legge che dice che anche le nazioni possono avere benefici in questi casi. Di seguito nella tabella 1.1., si vedrà la medesima ipotesi suddetta, dell’esistenza di solo due nazioni e due beni, ma modifichiamo i livelli produttivi.

Tabella 1.2: “Esempio Produzione di Acciaio e Tessuti con Vantaggio Assoluto”

Produzione S Produzione V

Cile 6S 4V

Italia 1S 2V

Da questa Tabella 1.2, si nota che sia nell’allevamento di salmoni che nella produzioni di vino il Cile ha un vantaggio assoluto, dato che:

• Allevamento di salmoni à per il Cile (6/1)= 6S à per l’Italia (1/6)= 1,67S

• Produzione di vino à per Cile (4/2)= 2V à per l’Italia (2/4)= 0,5V

In entrambe le produzione il Cile possiede un vantaggio assoluto e l’Italia uno svantaggio assoluto. Il Cile ha un vantaggio nella produzione di salmoni che è più alto rispetto di quello che ha nel vino, perciò il Cile dovrebbe specializzarsi nella produzione di vino mentre l’Italia, data questa relazione, crea un vantaggio comparato nella produzione del vino e perciò sarebbe più conveniente che si specializzi nella produzione dei vini.

Ora, per mettere in evidenza come si compie questa legge, supponiamo che il Cile sia disposto a scambiare 6S per 6V prodotte dall’Italia, in questo caso, e prendendo i dati della tabella 1.2 sappiamo che il Cile in un’ora di lavoro può produrre i 6S e potrebbe riuscire a produrre solo 4V perciò guadagnerebbe 2V o risparmierebbe mezzora di lavoro. Nel caso dell’Italia con il medesimo scambio, essa necessiterebbe di sei ore per averne 6S e con sei ore di lavoro è capace

(26)

26 di produrre 12V, siccome deve scambiare solo 6V le restano per sé le restanti 6V o visto in termine di tempo ha risparmiato tre ore di lavoro.

Secondo queste relazioni, entrambi avrebbero un beneficio percepito, e, come si ha già detto, non è necessario che sia lo stesso beneficio, in questo caso sarebbe l’Italia ad ottenere un maggior guadagno su questo scambio.

Al Cile basta ricevere più di 4V nello scambio con suoi 6S e l’Italia in questo caso percepisce un beneficio, sempre nello stesso scambio per 6S, se non deve dare più di 12V, perciò il beneficio complessivo dello scambio si potrebbe valutare in 8V, che sarebbe il calcolo di 12V meno 4V. Questo beneficio percepito da entrambi, si genera in ogni caso in cui esista una differenza di benefici di ambedue i prodotti, nel caso in cui, per esempio, prendendo i dati della Tabella 1.1 se l’Italia invece di averne 1S ne avesse 3S non si genera il beneficio per tutti e due, perché non si genera il vantaggio comparato, e si vede che ora l’Italia non sarà disposta a cedere più di 4V per 6S dato che con questo nuovo livello di produzione di salmone raggiunge in due ore di produzione sia 4V che 6S perciò non avrebbe bisogno dello scambio.

2.3.1. Vantaggio comparato in presenza di moneta

Analizzando ora quale sarebbe l’impatto delle valute in denaro, supponiamo che in Cile per un’ora di lavoro si paghino $3.000 pesi cileni, cioè per la produzione di salmone visto che in un’ora si raggiunge i 6 tonnellate, ogni tonnellata di salmone ha un prezzo di $500 pesi cileni, e allo stesso modo calcoliamo che il prezzo del vino per il Cile sarà di $750 pesi, invece per l’Italia un’ora di lavoro si paga 2 € perciò il prezzo del salmone è 2 € e quello del vino 1 € per l’Italia. Ora, nella Tabella 1.3 si mostrano i prezzi dei prodotti valutati tutti in euro, supponendo che il tipo di cambio sia 1 euro uguale a 500 pesi cileni.

(27)

27

Tabella 1.3: “Prezzi in euro dei prodotti in Cile e Italia valutati a un tasso di cambio di $500=1€”

Cile Italia Salmone 1,00 € 2,00 €

Vino 1,50 € 1,00 €

Con queste supposizioni, rappresentate nella Tabella 1.3, si ha come risultato che il Cile continua ad avere un vantaggio nella produzione di salmone e continuerebbe a esportarlo in l’Italia, ma nel caso del vino è ora l’Italia chi lo produce a un minor costo e perciò saranno loro a produrlo ed esportarlo. Queste relazioni potranno cambiare nel caso in cui, per esempio, il peso cileno sia più o meno apprezzato rispetto all'euro.

2.3.2. Le ipotesi semplificatrice del modello

Ricardo nel suo modello ha introdotto una serie di diverse ipotesi per semplificarlo:

i. Un’economia con solo due Paesi e due beni.

ii. Presenza di libero scambio.

iii. Perfetta mobilità de lavoro all’interno di ciascun Paese, ma completa immobilità da un Paese all’altro.

iv. I costi di produzioni costanti.

v. Assenza di costi di trasporto.

vi. Assenza di mutamenti tecnologici.

(28)

28 Da queste ipotesi si considera che la teoria del valore-lavoro non dovrebbe essere presa in considerazione, perché questa non serve per spiegare il vantaggio comparato. L’economista Haberler ha potuto spiegare la teoria del vantaggio comparato con la sua teoria del

costo-opportunità nella quale riesce a prendere la variabile lavoro come una risorsa, senza ipotizzare

che questo fosse l’unico fattore produttivo e nemmeno che fosse omogeneo. In questo caso la teoria del costo-opportunità contabilizza quanta produzione di un bene devo sacrificare o a quanta produzione devo rinunciare per produrre un’unità in più dell’altro bene. Questa legge del costo

comparato, infine, ci fa arrivare al medesimo risultato del vantaggio comparato. Prendendo

l’esempio precedente, il Cile dovrebbe rinunciale a due terzi di unita di produzione di vino per liberare la quantità necessaria di risorse per la produzione di un’unità addizionale di salmone, e perciò il costo opportunità del salmone sarebbe due terzi di unità di vino, ossia 1S= 2/3V nel Cile, e invece per l'Italia sarebbe 1S=2V, allora il costo opportunità del salmone è minore nel Cile e perciò gode di un vantaggio comparato nella produzione di salmone nei confronti con l’Italia.

2.3.3. Frontiera delle opportunità produttive in presenza di costi costanti

Data la relazione che si è vista con il costo di opportunità, si rende evidente che è la pendente della funzione che ci dice le possibili combinazioni di produzione di ogni Paese. Per esempio, se prendiamo ancora l’ipotesi precedente possiamo dire che le funzioni sono per il Cile 3S = 2V mentre per l’Italia 1S = 2V, nella Tabella 1.4 ci sono le diverse possibili combinazioni per entrambi i Paesi secondo ogni funzione.

(29)

29

Tabella 1.4: “Schede delle possibilità produttive per il Cile e l’Italia”

Cile Italia

Salmone Vino Salmone Vino

180 0 60 0 150 20 50 20 120 40 40 40 90 60 30 60 60 80 20 80 30 100 10 100 0 120 0 120

Queste diverse combinazioni si originano delle due funzioni, ed è possibile rappresentare graficamente come si vedrà di seguito nel Grafico 1.5, dove sarà possibile osservare il punto A per il caso del Cile e il punto A’ per l’Italia, dove si apprezza un punto che rappresenta l’utilizzo massimo delle risorse, efficienti senza lasciare risorse inutilizzate, mentre c'è un punto a destra della frontiera che rappresenta un punto impossibile da raggiungere con le risorse attuali e un punto a sinistra che è un punto non efficiente, perché avrebbe delle risorse inutilizzate.

(30)

30 In questo grafico si può osservare che il costo opportunità viene riflesso nella pendente negativa delle funzioni, visto che questo rappresenta il fatto che per produrre una unita in più di un bene devo rinunciare a produrre una certa quantità di unità dell’altro. Per esempio per il Cile ogni unità aggiuntiva di salmone costringe a rinunciare a 2/3 di vino, e l’Italia deve cedere 2 unità di vino per aumentare di un' unità di salmone. Il fatto che sia una retta ci dice che i costi opportunità sono costanti.

I costi-opportunità ci sono presenti quando:

i. Le risorse o fattori produttivi sono perfettamente sostituti l’uno dall’altro, oppure vengono utilizzati in proporzione fissa nella produzione di entrambi i beni.

ii. Tutte le unità di un dato fattore sono omogenee o hanno la stessa qualità.

Com’è stato detto, il costo di opportunità dei salmoni viene correlato a quanto devo cedere della produzione del vino per produrre un'unità in più di salmone, ciò viene evidenziato nel grafico come la pendente della frontiera di produzione o anche chiamata saggio marginale di trasformazione ( per esempio, per il Cile si analizza che il costo-opportunità del salmone è pari a 2/3 che sarebbe anche uguale a 120/180). Ed allo stesso modo il costo-opportunità del vino verrebbe calcolato tramite il prezzo del vino diviso il prezzo del salmone.

Queste relazioni prendono in considerazione solo l’offerta dei beni, la domanda in questo caso non viene presa in considerazione per la determinazione dei prezzi relativi dei beni.

2.3.4. Cause e benefici degli scambi internazionali in condizione di costi

costanti

Nel caso in cui una nazione rimanga chiusa allo scambio internazionale, questa vedrà la frontiera di possibilità produttive come la frontiera delle possibilità di consumo, e la scelta sulla quantità di ogni bene dipenderà dalla domanda interna di questi.

(31)

31 Nel caso in cui l’economia sia aperta agli scambi internazionali, si genera un beneficio proveniente dalla specializzazione, come si vede nel Grafico 1.6, il punto A per il Cile sarebbe il punto raggiungibile dalla frontiera produttiva, che rappresenta la produzione di 60V e 90S, per l’Italia il punto A’ rappresenta la produzione di 40V e 40F, questi punti potrebbero essere i loro consumi interni in quanto economie chiuse, ma l’effetto della specializzazione di cui si può approfittare nelle economie aperte, rendono possibili il raggiungimento del punto E per il Cile e il punto E’ per l’Italia dove si ipotizza che sia il Cile ad avere un vantaggio comparato nella produzione di salmone se si specializza in quella produzione, produce infatti 180S e dall’altra parte l'Italia si specializza nella produzione del vino e produce120V, e supponiamo che facciano l’accordo di scambiare 70S per 70V.

Grafico 1.6: “Benefici del commercio internazionale”

Come è possibile osservare il Cile e l’Italia, nei rispettivi punti E ed E’ raggiungono le quantità 70V e 110S per il Cile e 50V e 60S per l’Italia. Entrambi percepiscono un beneficio, e in termini produttivi generali sommando i punti A e A’ la produzione di salmone sarà di 130 unità mentre quella di vino sarà pari a 100 unità. Nei punti E ed E’ le produzioni di salmone sono salite a 180 unità mentre quelle di vino a 120. Allora possiamo determinare l’effetto positivo dell’economia come un aumento di 50 unità nella produzione di salmone e 20 unità di produzione di vino.

(32)

32 Per determinare i prezzi relativi dei beni in presenza di commercio internazionale, come possiamo vedere nel Grafico 1.7, si presenta il caso in cui i due Paesi si specializzano nella produzione di un solo bene, rispettivamente a sinistra il caso della sola produzione di salmone e a destra della produzione di vino. Prendendo in considerazione la solita ipotesi del Cile e dell’Italia, possiamo dire che la produzione di salmone raggiunge le 180 unità prodotte dal Cile più le 60 unità prodotte dall’Italia facendo così una produzione totale di 240 unita di salmone; allo stesso modo per la produzione di vino, mettendo insieme la produzione di tutti due i Paese che sarebbe di 120 unità per ognuna, si potrebbe avere un totale di 240 unità di vino.

Rappresentando con SS(CL+IT) la curva di offerta complessiva di salmone dove il rapporto del prezzo del salmone rispetto a quello del vino fino le 180 unità è pari a 2/3 e dalle 180 unità fino le 240 questo rapporto è pari a 2, determinato il primo rapporto per il Cile e il secondo per l’Italia. Nel caso della produzione del vino, nelle prime 120 unità il rapporto del prezzo del vino rispetto a quello del salmone è pari a 1/2 e per le seguenti 120 unità il rapporto è pari a 3/2 il costo-opportunità il quale viene rappresentato con la curva di offerta SV(CL+IT).

Grafico 1.7: “Prezzi relativi di equilibrio dei beni con domanda e offerta”

In questo Grafico 1.7 la curva DS(CL+IT) rappresenta la curva di domanda complessiva di entrambi i Paesi per i salmoni, mentre la curva DV(CL+IT) rappresenta la domanda di entrambe le economie per il vino.

(33)

33 Come si può osservare, nel caso della specializzazione produttiva completa per i due Paesi, il prezzo relativo di equilibrio si colloca nell'intervallo verticale tra i prezzi relativi vigenti nei due Paesi in assenza di scambi internazionali, nei punti E ed E’.

2.4. Teoria standard del commercio internazionale

In questa teoria il cambio più noto rispetto alla precedente teoria del vantaggio comparato, è che si considerano i costi-opportunità crescenti, i quali sono una variabile che rendono un approccio più realistico di quello che succede nelle prassi delle economie. Si consideri anche, semplificando, l’esistenza di solo due Paesi, in questo caso Paese 1 e 2, e l’esistenza di solo due beni, in questo caso X e Y.

I costi-opportunità crescenti, come vedremo nel Grafico 1.8, non sono rappresentati più da una linea retta, in effetti in questo caso la frontiera delle opportunità produttive è concava rispetto all’origine, perché ci mostra che ogni volta che preferisco scegliere una unità in più di un bene e limitare la produzione dell’altro, in ogni caso c’è bisogno di limitare di una maggior quantità la produzione di questo secondo bene.

Grafico 1.8: “Le frontiere di produzione del Paese 1 e del Paese 2 con costi crescenti”

Com’è possibile osservare nel Grafico 1.8 si apprezzano due diverse funzioni di costo-opportunità con costi crescenti. Nel Paese 1 si vede il cambio della produzione di Y rispetto alla

(34)

34 produzione di X dove si può osservare che nel passare da 50 unità a 70 devo sacrificare una quantità minore di Y rispetto a quella che devo sacrificare nel passare da 110 a 130 X, precisamente lo stesso succede nel Paese 2 solo che si considera la produzione di Y, in cui più si produce il bene Y più devo sacrificare X.

Il saggio marginale di sostituzione di X in termini di Y indica l’ammontare di Y cui un Paese deve rinunciare per produrre unità addizionali di X. Questo saggio marginale di trasformazione perciò può essere utilizzato per designare il costo-opportunità di uno dei beni, quello che vogliamo misurare deve essere nell’asse orizzontale, questo si misura calcolando l’inclinazione della curva nel punto in cui si colloca la produzione.

Le due frontiere di possibilità produttive sono diverse per entrambi i Paesi, questo è dovuto al fatto che i costi-opportunità non saranno mai uguali per due Paese diversi, anche se tra di loro esiste la stessa tecnologia a disposizione, la qualifica dei lavoratori, per esempio, possono far variare la produttività perché magari sono specializzati più nella produzione del bene X e l’altro Paese in quella del bene Y. Ciò produce un cambio nella funzione di costo.

2.5. Curve d’indifferenza collettive

Le curve di indifferenza ci mostrano le diverse scelte di consumo a seconda del reddito, in queste è possibile osservare le quantità consumate o desiderate che sceglieranno a seconda dei gusti e preferenze che hanno i consumatori. Come si può vedere nel Grafico 1.9, le curve di indifferenza non si intersecano in condizioni normali.

(35)

35

Grafico 1.9: “Curve d’indifferenza collettive per il Paese 1 e il Paese 2”

Analizzando questo grafico, è possibile dire che due punti che si trovano all’interno di una stessa curva garantiscono lo stesso livello di soddisfazione, per esempio come nel caso del Paese 1 il punto N e A e nel Paese 2 i punti A’ e R’, questi punti ci danno diverse combinazioni di consumo sia del bene X e Y ma in quanto alla soddisfazione sarebbe uguale trovarsi sia in uno che nell’altro punto, questo vuol dire che il saggio marginale di sostituzione rimane uguale in quel caso.

Invece un caso diverso è quando analizziamo punti che si trovano in diverse curve di indifferenza, quando la curva è più distante dall’origine, un punto su di questa comporterà più soddisfazione al Paese. Per esempio per il Paese 1 il punto H rende più soddisfazione rispetto al punto N, ma meno di quanto ne genera il punto E, il quale vuol dire che il punto E ha il saggio marginale di sostituzione maggiore. Lo stesso per il Paese 2.

Per ciò due curve d’indifferenza non possono intersecarsi l'una con l'altra perché questo vorrebbe dire che in un punto hanno lo stesso livello di soddisfazione, questo non è possibile perché le curve d’indifferenza sono legata alla distribuzione del reddito che troviamo in un Paese. Questa cosa potrebbe avvenire solo se un Paese con un’economia chiusa si apre allo scambio internazionale aumentando i redditi nazionali e cambiando la mappatura della curva. Perché questo comporterebbe un cambio nella distribuzione del reddito in cui i produttori locali, che dovrebbero avere il maggior reddito, soffrono una diminuzione dei propri profitti per la nuova concorrenza e i consumatori avrebbero il beneficio di poter consumare gli stessi beni a prezzi più bassi, questo si denomina principio di compensazione.

(36)

36

2.6. Equilibrio in condizioni di isolamento e i prezzi relativi

In condizioni di autarchia un Paese raggiunge l’equilibrio nel punto in cui, come si osserva nel Grafico 1.10, la frontiera di produzione del Paese è tangente ad una curva di indifferenza, vuol dire che sarà la curva di indifferenza più staccata dall'origine, ma che trova un punto in comune con la frontiera di produzione per poter essere raggiungibile.

Nel Grafico 1.10 si rappresenta per il Paese 1 nel punto A e nel Paese 2 nel punto A’.

Grafico 1.10: “Curve d’indifferenza collettive per il Paese 1 e il Pese 2”

Considerando sia il Paese 1 sia il Paese 2 come economie chiuse, il punto nel quale si raggiunge un maggior benessere per ognuno di loro è da una parte nel punto A per il Paese 1 in cui la sua frontiera di produzione è tangente con la curva di indifferenza I; allo stesso modo nel punto A’ il Paese “trova il punto tangenziale tra la curva di indifferenza I’ e la sua frontiera di produzione raggiungendo entrambi il punto nel quale massimizzano il proprio benessere con le risorse possedute.

In questo caso, in condizioni di autarchia, il prezzo relativo di equilibrio in condizioni di isolamento viene determinato da una retta la quale rappresenta l’inclinazione del punto tangente in cui si trovano la frontiera di produzione e la curva di indifferenza, rappresentando la produzione e il consumo interno.

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37 Così per esempio se rappresentiamo i prezzi di questo caso visto nel Grafico 1.10 nel punto A e A’ per il Paese 1 e il Paese 2 rispettivamente, sarebbero:

PA=PX/PY = ¼ nel Paese 1.

PA’=PX/PY = 4 nel Paese 2.

Come è possibile osservare il Paese 1 gode di un vantaggio comparato nella produzione di X rispetto al Paese 2; e a sua volta il Paese 2 gode di un vantaggio comparato nella produzione del bene Y rispetto al Paese 1. Questo è possibile determinarlo dalle analisi delle frontiere e curve di indifferenza le quali sono diverse per entrambi e vanno di pari passo alle proprie caratteristiche interne. Questo ci porterebbe a pensare che se ognuna si specializzasse nella produzione del bene di cui godono un vantaggio, entrambi avrebbero benefici maggiori.

2.7. Cause e benefici del commercio internazionale in presenza di

costi crescenti

Nel misurare due Paesi e le loro produzioni, si può osservare che ognuno di loro gode un prezzo relativo minore. Questo significa che ognuno di questi Paesi gode un vantaggio comparato del bene che produce a un prezzo minore, il quale ci dice che sarebbe conveniente che ogni Paese si specializzasse nel produrre un solo bene e produrre solo questo, la sovrapproduzione scambiarla con quella dell'altro Paese che farebbe lo stesso, esso sostiene anche i costi-opportunità crescenti. La specializzazione procederà affinché i prezzi relativi dei beni dei due Paesi si eguaglieranno a un livello in presenza del quale gli scambi sono in equilibrio. Attraverso questi scambi internazionali, ambedue i Paesi si trovano in una situazione migliore rispetto a quella che possono avere senza di essi.

Come si verrà nel Grafico 1.11 l’effetto della specializzazione dei beni su quello in cui ogni Paese gode di un vantaggio comparato genera una situazione di beneficio per entrambi, in questo caso si osserva come entrambi i Paesi raggiungono un livello di consumo al di fuori della propria

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38 frontiera produttiva, in questo esempio ambedue i Paesi raggiungono la III curva di indifferenza nel punto E ed E’ per il Paese 1 e il Paese 2 rispettivamente.

Grafico 1.11: “I benefici del commercio internazionale con costi crescenti”

Nel Grafico 1.11 è possibile osservare come entrambi i Paesi abbiano un beneficio trovandosi a consumare ora in un punto superiore alla sua frontiera produttiva, il Paese 1 ora consuma 70X e 80Y nel punto E, mentre il Paese 2 si trova nel punto E’ dove raggiunge i 100X e 60Y, entrambi hanno un aumento di 20X e 20Y, se osserviamo che il Paese 1 si è spostato dal punto A con 50X e 60 Y e il Paese 2, che nel suo equilibrio di autarchia che aveva nel punto A’ poteva consumare 80X e 40Y. Non è detto che i Paesi saranno sempre beneficiati con le stesse quantità, basta solo che entrambi abbiano un beneficio rispetto alla situazione di autarchia o economia chiusa.

Il prezzo relativo di equilibrio, in presenza di commercio internazionale, è il prezzo relativo dei beni comuni ai due Paesi, quando gli scambi sono in equilibrio. Nel caso appena visto, l’equilibrio si raggiunge nel punto in cui il prezzo è:

P

B’

=P

B

=1

Con questo valore, è possibile trovare il punto in cui il Paese 1 è disposto a esportare 60X in cambio di 60Y da importare dal Paese 2, che a sua volta è anche disposto a realizzare questo

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39 scambio, nel caso in cui il Paese 1 volesse esportare una quantità maggiore di X, il Paese 2 non sarà disposto a pagare lo stesso prezzo offrendone uno minore, di conseguenza il Paese 1 diminuirà la quantità esportata tornando all’equilibrio. Se, invece, il Paese 1 volesse esportare una quantità minore di X, il Paese 2 sarà disposto a pagare di più per questi beni stimolando l’offerta e generando un aumento nelle esportazioni di X da parte del Paese 1, fino al punto nel quale si torna all’equilibrio. Lo stesso succederebbe con il bene Y.

Se i prezzi in autarchia fossero stati gli stessi, non sarebbe stato possibile parlare di vantaggi o svantaggi comparati, perciò non sarebbe avvenuta la specializzazione e nemmeno gli scambi.

È possibile osservare che nel caso dei costi-opportunità costanti la specializzazione è totale, nel caso in cui abbiamo ipotizzato l’esempio del Cile e l’Italia, doveva esistere una specializzazione tale che il Cile doveva produrre solo salmoni e niente vino, l’opposto per l’Italia; invece in questo caso con costo-opportunità crescenti si realizza una specializzazione incompleta, come si osserva nel Grafico 1.11. Per esempio nel caso del Paese 1, questo si specializza nella produzione di X ma produce ancora un certa quantità di Y, anche se è bassa, come il caso del punto B.

Lo stesso per il Paese 2 nel punto B’, questo si deve al fatto che ci sono dei costi-opportunità crescenti verso il bene in cui si specializza il Paese e un costo-opportunità decrescente per quel bene per cui si ha lo svantaggio comparativo, perciò non si specializza nella produzione di quel bene.

Nel caso in cui uno dei paesi è piccolo, anche se questo si esamina con costi costanti, non si compie la specializzazione completa da parte del Paese più grande, poiché, anche se il Paese piccolo si specializza, non sarà capace di produrre una quantità tale da coprire la domanda per il consumo del bene di cui si è specializzato.

2.8. Tassi di cambio e sistema finanziario internazionale

Nel parlare di esportazioni e importazione, in un’economia, uno dei concetti su cui ci si focalizza in particolare è la bilancia dei pagamenti, un documento che registra tutte le relazioni economiche intercorse tra i cittadini di una nazione e i non residenti.

(40)

40 i. I movimenti della merce, anche chiamati partite correnti, comprendono gli scambi sia di

beni che di servizi e i trasferimenti unilaterali.

Gli scambi di beni sono registrati sulla bilancia commerciale, mentre gli scambi di servizi sono registrati nella bilancia dei servizi.

ii. Movimenti di capitali comprendono:

• Prestiti o crediti che i privati o lo stato concedono nei confronti di privati o stati stranieri, come per esempio comprare azioni di una società o buoni del tesoro in un'altra nazione.

• Investimenti diretti e finanziari, ad esempio acquisti e vendite da parte dei cittadini di una nazione, di titoli provenienti da un'altra nazione.

iii. Movimenti monetari, si hanno quando si registrano i movimenti valutati delle transazioni con l’estero e comprendono due voci principali, la variazione delle riserve ufficiali e le variazioni della posizione netta delle aziendale di credito, sull’estero.

Bisogna fare attenzione a due aspetti importanti in quest’ ambito:

i. Esistono due diverse bilance da prendere in considerazione, quella dei pagamenti, che accorpa la bilancia delle merci, dei servizi e dei capitali, e quella valutaria.

ii. Il saldo della bilancia valutaria è uguale a quello della bilancia dei pagamenti, ma questa ha il segno invertito rispetto alla prima, ciò avviene perché, nel caso dell’acquisto di un prodotto dall’estero, prima s’importa il bene e dopo la valuta va dalla nazione che ha importato verso quella che lo ha prodotto.

L’equilibrio si presenta alquanto complesso, perché tutte le grandezze sono strettamente interdipendenti, dal punto di vista economico, la bilancia dei pagamenti può presentare nei suoi conti un avanzo o un disavanzo, a seconda che le uscite di prodotti valutati in denaro siano maggiori o minori rispetto dalle entrate. Se si origina un disavanzo questo

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