• Non ci sono risultati.

Situazione attuale dell’economia italiana

Economia dell’Italia e del Cile

1. Introduzione all’economia dell’Italia

1.1. Situazione attuale dell’economia italiana

L’Italia è attualmente quarta potenza economica europea. A livello mondiale si posiziona all’ottavo posto per PIL nominale assoluto e al decimo se si considera la parità dei poteri di acquisto.42 È un Paese con uno standard di vita alto: l’indice di sviluppo umano è molto alto, pari a 0,872, e la speranza di vista è di 83,1 anni, mentre l’indice d’ingresso nazionale lordo pro capite è pari a US 33.030,2043.

Lo Stato italiano è uno dei membri fondatori dell’Unione Europea, della NATO, del consiglio d’Europa e dell’OCSE, aderisce all’ONU e al trattato di Schengen. È inoltre membro del G7, G8 e G20.

L’Italia, come tutte le economie avanzate, è fortemente orientata verso il settore dei servizi, il quale rappresenta una parte molto importante del PIL. 44

41 Dati presi dall’Istituto Nazionale di Statistica Italiana.

42 International Monetary Fund (IMF) World Economic Outlook – Aprile 2014. 43Fonte: Human Development report Italy 2014, www.hdr.undp.org

86

1.2. Inflazione

L’inflazione in Italia non segue più una linea di politiche autonome a livello nazionale dal 1999. È la Banca Centrale Europea che ha il compito di decidere le politiche economiche da intraprendere per raggiungere i livelli d’inflazione giusti al fine di favorire l’economia locale secondo le previsioni economiche considerate. Nel Grafico 3.1 si nota che la madia annuale dell’inflazione italiana durante gli anni 2000-2015 ha avuto un comportamento tendente alla diminuzione; nei primi sette anni fluttua tra il 2,8 e l’1,8%, diminuzione in linea con la politica monetaria decisa dalla Banca Centrale Europea, che stimava accettabile un’inflazione inferiore al 2% annuale. Nel anno 2008 l’inflazione italiana ha sofferto una forte salita, arrivando ad un massimo di 3,3% (1,5 punti percentuali sopra l’anno precedente), a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, dei prodotti alimentari e dell’energia. Questo periodo è stato seguito da un forte crollo nell’anno 2009, arrivando allo 0,8% d’inflazione in media annuale, dove tale diminuzione (di 2,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente) si è verificata a causa dalla crisi mondiale. Nel triennio 2010-2011-2012 si è registrato nuovamente un aumento progressivo che raggiunge nel 2012 un tasso di 3% di media annuale, e nel triennio successivo cade l’inflazione arrivando nel 2015 a una media di 0,04%, media più bassa registrata dal 1959.

Grafico 3.1: “Tasso inflazione media annuale in Italia dal 2000-2015”45

45 Fonte: Worldwide Inflation data, www.it.inflation.eu.

0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 inflazione

87

1.3. PIL dell’Italia

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è influenzato in maggior misura dal settore terziario, settore che rappresenta circa il 74% del PIL e che genera il 69,5% dei posti di lavoro. Il terziario italiano è particolarmente forte nel turismo (l’Italia il terzo destino turistico dell’Europa dopo la Francia e Spagna) e nel commercio verso l’estero. Circa il 24% del reddito nazionale è invece dovuto al settore industria, compreso il settore costruzione, nel quale più del 90% delle imprese registrano meno di 100 impiegati. Questa caratteristica pone l’Italia in svantaggio rispetto alle altre economie sviluppate, le quali hanno un maggior numero di grandi imprese che possono raggiugere maggiori volumi di produzione e generare economie di scala tali da renderle più competitive nei mercati in cui operano. Le principali industrie italiane producono macchinari di precisione, macchine a motore, prodotti chimici, prodotti farmaceutici, elettronica, moda e abbigliamenti. Questo settore genera il 27% dei posti di lavoro. Però, dall’altra parte, le risorse nazionali sono scarse e la maggior parte delle materie prime devono essere importate per riuscire a produrre ai livelli attuali. Ne segue che più dell’80% delle risorse energetiche di cui ha bisogno l’industria italiana devono essere importate.

Il restante 2% della composizione del PIL è derivato dall’attività agricola. L’Italia è il maggior produttore di riso, frutta e vegetali a livello europeo, nonché maggior produttore ed esportatore di vino a livello mondiale. Il settore agricola apporta un 3,5% dei posti di lavoro.46

La produzione industriale su suolo italiano è caratterizzata da un modello definito a “distretti

industriali”: all’interno di zone territoriali delimitate si costituisce un fitto tessuto di aziende di

Medio-Piccole dimensioni, ognuna delle quali è specializzata in una specifica fase della filiera produttiva. Sono presenti anche grandi gruppi industriali, i quali hanno comunque contribuito allo sviluppo di questa caratteristica produttiva.

La produzione della ricchezza dell’Italia per zona geografica si distribuisce come indicato in Tabella 3.1.

88

Tabella 3.1: “Distribuzione della creazione di ricchezza”47

Distribuzione della Ricchezza (PIL) per settore geografico

Nord-Ovest 31,8%

Nord-Est 22,3%

Centro 21%

Regione del Mezzogiorno 24,8%

In questa tabella si evidenzia come il Nord-Ovest è il territorio che maggiormente contribuisce alla prodizione di ricchezza con un 31,8%, mentre gli altri mantengono una produzione, valutata in termini monetari, intorno al 22% del totale nazionale.48

Uno dei pilastri più forti dell’economia italiana si è il turismo, grazie all’inestimabile patrimonio archeologico ed artistico del Paese.

Le spese dei viaggiatori stranieri in Italia ammontano, ogni anno, ad oltre 30 miliardi di euro, mentre quelle degli italiani che si recano all’estero si agirano ai 18 miliardi di euro. Si calcola che il settore turismo, comprendendo anche l’indotto, contribuisce per circa un terzo del PIL complessivo e crea oltre un milione di posti di lavoro.

L’Italia è caratterizzata per avere una sviluppata iniziativa imprenditoriale, dove l’autonomia dell’imprenditore consente lo sviluppo della creatività, della ricerca del bello e del buon gusto nel prodotto finito. Queste sono le peculiarità del “Made in Italy”, attributo che ha reso famosa la produzione italiana nel mondo intero. Questo termine si riferisce sia ai prodotti più conosciuti, come gli abiti eleganti, design sofisticato e meccanica avanzata, sia ad altri prodotti che influiscono in gran misura sull’export. Ciò si traduce in un significativo contributo all’economia nazionale, rappresentata dal lavoro e dall’iniziativa di grandi imprese e da un fitto reticolo di medie e piccole imprese.

Il settore agro-alimentare, metalmeccanico, tessile-abbigliamento, design industriale e produzione di mobili e complementi di arredo sono i settori che non solo pesano maggiormente in termini di

47 Fonte: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, governo italiano. 48 Fonte: Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

89 fatturato, occupazione e numero d’imprese, ma che sostengono l’export italiano nel mondo, fornendo un significativo contributo alla bilancia commerciale.

Il PIL raggiunto negli ultimi dieci anni si può apprezzare nel Grafico 3.2.

Grafico 3.2: “PIL Italia in milioni di US dollari, dal 2000 – 2015”49

È possibile apprezzare che il PIL riesce a mantenere un livello costante, evitare forti oscillazioni e mantenere una tendenza positiva, con una crescita superiore nel periodo compreso tra il 2005 e il 2008, seguito da un assestamento sui livelli di crescita precedenti. Se realizziamo un’analisi del PIL in termini percentuale del medesimo periodo, tabella 2.2, si può apprezzare che negli ultimi quattro periodi la crescita percentuale è stata minima.

Tabella 3.2: “Variazione percentuale del PIL italiano, dal 2001 al 2015”

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

Var. % del PIL 6% -1% 2% 2% 4% 8% 6% 5% -2% 2% 4% 0% 1% 0% 2%

Il PIL italiano ha avuto una crescita molto lenta dalla fine degli anni 90’, ma è proprio in questi ultimi quattro anni, dal 2012 fino al 2015, in cui la crescita e stata praticamente inesistente. Infatti durante la recessione la produzione industriale si è contratta più che in altri Paesi dell’OCSE. Da diversi anni si è registrata una diminuzione dei prestiti bancari concessi, la fiducia delle aziende anche ha sofferto una detrazione e gli investimenti sono scesi a livelli non sufficienti a rimpiazzare il capitale usurato. I programmi di riforme economiche pianificate dal governo si

49Fonte: OECD Aggregate Nations Accounts, www.data.oecd.org.

- 500.000 1.000.000 1.500.000 2.000.000 2.500.000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 PIL

90 pongono come obiettivo di cambiare questa tendenza della produttività agendo su due fronti: da un lato cercano di intervenire nel settore dei servizi pubblici, migliorandone l’efficienza e diminuendone gli sprechi, dall’altro cercano di rilanciare i settori produttivi attraverso incentivi agli investimenti e riforme del lavoro.