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L’economia dell’UE

Accordi internazional

1.1 L’economia dell’UE

L’Unione Europea con le sue caratteristiche uniche costituisce una delle maggiori potenze commerciali a livello mondiale.

Essa persegue una politica economica che punta a sostenere la crescita, incentivando gli investimenti nei trasporti, nell’energia e nella ricerca, e allo stesso tempo cercare di ridurre al minimo possibile l’impatto dello sviluppo economico sull’ambiente.

66 Il PIL complessivo dell’Unione Europea raggiunge un totale di 13.920.541 milioni di euro,17 superando il PIL degli Stati Uniti nello stesso anno.

La popolazione dell’Unione Europea raggiunge solo il 7% della popolazione mondiale, ma nonostante ciò, economicamente rappresenta circa il 20% delle esportazioni ed importazioni mondiali. Circa il 70% degli scambi commerciali avvengono tra i Paesi membri dell’Unione. Nonostante la crisi economica mondiale abbia colpito anche l’Unione Europea, questa, rimane ancora il blocco economico commerciale più grande al mondo e nel 2011 ha prodotto il 16,4% delle importazioni a livello mondiale, seguito dagli Stati Uniti con il 15,5% e dalla Cina con l’11,9%.

Raggiunge la prima posizione anche nelle esportazione mondiali con il 15,4% del totale, seguito dalla Cina con il 13,4% e in terza posizione gli Stati Uniti con il 10,5% .

Anche l’occupazione ha subito un decremento importante in seguito alla crisi economica globale e alle relative turbolenze della zona euro.

L’aspetto più vantaggioso per un’impresa che importa ed esporta verso lo spazio economico europeo ed in Turchia, è il diritto ad importare ed esportare liberamente le merci. Ciò significa che i Paese europei non possono limitare le quantità dei beni che sono importati od esportati, né possono imporre restrizioni di altro genere agli scambi commerciali. Questo diritto della libera circolazione delle merci include anche il diritto al transito all’interno dell’UE. Una volta che un bene è stato introdotto nell’UE, può essere trasportato liberamente in tutto il territorio, anche nel caso in cui fosse stato fabbricato in un Paese extra UE. Se i prodotti sono conformi alla normativa armonizzata, questi possono circolare liberamente all’interno dell’UE, ciò vuol dire che non possono essere applicati nessun tipo di restrizione, come per esempio limitare il numero di vendite. Questa norma si costituisce da una serie di condizioni volte a tutelare i consumatori, la salute pubblica e l’ambiente.

D’altra parte è possibile trovare beni che nonostante siano conformi alla normativa armonizzata, sono soggetti alla legislazione nazionale per cui non possono circolare liberamente tra i Paese membri sotto il principio del riconoscimento reciproco.

È possibile comunque che siano applicate delle restrizioni se le merci sono contrarie all’interesse pubblico, per motivi di protezione della salute e della vita delle persone, degli animali o delle

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67 piante, alla tutela dell’ambiente dell’ordine pubblico o della moralità pubblica. Queste restrizioni alla libera circolazione devono essere dimostrate, giustificate e proporzionate.

Relativamente alle esportazioni ed importazioni verso Paesi che non siano parte dell’EU si applicano condizioni diverse che cambiano per ogni bene e in ogni mercato, sia per quanto riguarda le tasse imposte ai prodotti o le condizioni ed i requisiti da superare per poter introdursi in un nuovo mercato sia per quanto riguarda le tariffe dei prodotto in quei Paesi o le ricerche su queste di nuovi mercati. L’informazione necessaria è possibile trovarla nel sito ufficiale della

banca dati sull’accesso ai mercati per chi voglia esportare, 18 e nel portale per

l’internazionalizzazione delle PIM,19 che è una banca di dati dei servizi di sostegno, la quale offre un aiuto pratico alle imprese europee che desiderano operare al di fuori dell’EU. L’Export

Helpdesk,20 fornisce l’informazione sulle tariffe e i requisiti applicati dall’UE alle imprese che realizzano import/export nell’UE originari da Paesi in via di sviluppo.

L’UE dopo la crisi economica e finanziera del 2008, ha seguito una strategia centrata sull’incentivo della produzione e specializzazione su beni e marchi con un alto valore aggiunto, e non nella produzione di prodotti con un alto coefficiente di risorse di mano d’opera e basso valore commerciale. Tuttavia questa strategia ha dovuto essere assecondata da una serie di accordi di libero commercio con le altre economie, in conseguenza delle barriere che hanno trovato i produttori appartenenti alla EU e alla prova di arrivare a nuovi mercati.

L’UE com’è stato detto, è la principale economia al mondo e nel suo insieme genera più del 20% del PIL mondiale.21 Avendo un gran vantaggio l’UE conta un PIL che raggiunge i 14 mila miliardi di euro.22 L’apertura del suo mercato interno fa raggiungere un livello di esportazione tale da arrivare a 2.415.000 milioni di euro e pari a 2.188.000 milioni di euro per le importazioni.23 L’UE ha giocato un ruolo fondamentale nella configurazione del sistema economico internazionale, facendosi parte attiva della conformazione dell’Organizzazione

18

Sito ufficiale http://madb.europa.eu/madb/indexPubli.htm 19 Sito Ufficiale https://ec.europa.eu/growth/tools-databases/smeip/ 20

Sito ufficiale http://www.exporthelp.europa.eu/thdapp/index.htm?newLanguageId=ES 21

European Union Trade and Investment 2014, Commissione Europea, 2014, p. 3, dati presi l’11 di gennaio 2016, http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2014/january/tradoc_152062.pdf

22

A deeper and fairer Single Market, Commissione Europea, p. 1, dati dal 17 dicembre 2014, http://ec.europa.eu/DocsRoom/documents/13446/attachments/1/translations/en/renditions/native

23 EU position in world trade, Commissione Europea, dati dal 17 dicembre 2015, http://ec.europa.eu/trade/policy/eu- position-in-world-trade/

68 Mondiale del Commercio (OMC). Diversi vantaggi sono presi dall’UE dovuti agli scambi internazionali, più di 30 milioni di posti di lavoro sono stati creati grazie a questa attività con l’esterno.24 Questo fatto delle relazioni internazionale è molto importante dato che si stima che circa il 90% della crescita economica mondiale nei prossimi quindici anni sarà generata al di fuori dell’Europa.25

L’introduzione delle nuove tecnologie ha generato un cambiamento nei modelli delle transazioni internazionali, permettendo di raggiungere l’interscambio di beni e servizi che prima non potevano essere commercializzati.

Gli effetti della crisi finanziaria mondiale ha colpito fortemente gran parte delle nazioni e gli effetti si sono trasferiti velocemente da una nazione a un’altra grazie alla globalizzazione, avendo un forte effetto negativo nel rendimento economico dell’UE. L’economia dell’UE ha mostrato di possedere una notevole resistenza rispetto ad altre economie industrializzate, e la percentuale che essa rappresenta sul PIL mondiale si è abbassata più lentamente rispetto a Giappone e Stati Uniti. I Paesi membri dell’UE hanno trasferito alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo il potere di agire come un ente unico, e negoziare degli accordi commerciali internazionali, siano questi bilaterali che multilaterali, sotto il nome di tutti gli Stati membri. L’UE ha dimostrato una forte capacità di difesa dei suoi interessi nell’ambito dei conflitti commerciali di respiro internazionale. È stata attiva nel promuovere i suoi principi e politiche e ha cercato di ampliare le sue pratiche di regolamentazione al resto del mondo. La promozione dei valori europei, come quelli dei diritti umani, lo sviluppo sostenibile, una buona governance e il rispetto per l’ambiente sono i tre pilastri fondamentali della nuova strategia della UE “Commercio per Tutti”.

Tradizionalmente l’UE difende un sistema di commercio internazionale aperto e giusto, e ha messo degli sforzi nel garantire l’integrazione di tutti i Paesi nell’economia mondiale attraverso

la sospensione progressiva degli ostacoli verso il commercio internazionale.

Il trattato di Lisbona ha rafforzato il ruolo del Parlamento Europeo rendendolo co-legislatore, in parità al Consiglio Europeo, in materie giuridiche, di commercio e investimenti. Assegnando al

24

Trade for all: Towards a more responsible trade and investment policy, Commissione Europea, p. 8, dati dal 11 gennaio 2016, http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2015/october/tradoc_153846.pdf

25Trade for all: Towards a more responsible trade and investment policy, Commissione Europea, p. 8, dati dal 17

69 Parlamento Europeo un ruolo più attivo nella negoziazione e rettifica di accorti commerciali internazionali.

La comunicazione del 2010 dal titolo commercio, crescita e affari mondiali ha reso il commercio internazionale come uno dei pilastri della nuova strategia 2020. Questa nuova strategia è incentrata sulle relazioni economiche esterne dell’UE come catalizzatore per la crescita e la creazione di lavoro.

Analogamente la suddetta strategia rafforza la politica commerciale dell’UE come principale contributo alla promozione di crescita, occupazione e investimenti, e richiede un rilancio dell’Organizzazione Mondiale del Commercio attraverso la definizione di tre obiettivi:

i. Affidare all’OMC un ruolo centrale nello sviluppo e nell’applicazione di norme in tutti i settori del commercio internazionale.

ii. L’adozione di un approccio più mirato in sede di OMC, affrontando i diversi temi in relazione alla sua urgenza e non sotto l’impronta impegno unico, in base al quale tutti i punti all’ordine del giorno devono essere concordati insieme.

iii. La creazione di un meccanismo a due livelli il quale consenta ad un sottoinsieme di membri dell’OMC la possibilità di avanzare su certi temi specifici.

In conseguenza dalla situazione di stallo dei negoziati multilaterali in seno all’OMC sull’agenda di Doha per lo sviluppo, si è reso necessario trovare modi alternativi per garantire un migliore accesso ai mercati dei Paesi terzi. Sotto questa impronta è stata adottata una nuova generazione di accordi globali di libero scambio (ALS) i quali vanno ben al di là dei tagli tariffari e degli scambi delle merci.

Il primo di questi ALS è stato firmato con la Corea de Sud nel 2011, seguito da un accordo commerciale multilaterale tra l’UE e il Perù e la Colombia nel 2013, l’accordo di associazione con i Paesi dell’America centrale nel 2013, l’accordo economico e commerciale globale EU- Canada (CETA), LALS UE-Singapore nel 2014, e l’ALS UE-Vietnam nel 2015.

I negoziati con gli Stati Uniti sul partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) e quelli con il Giappone su un ALS sono ritenuti come priorità strategica; l’UE ha altresì avviato negoziati ALS con Australia, Nuova Zelanda e Tunisia, e si è impegnata ad aprire

70 ulteriori negoziati con Filippine e Indonesia. Invece nel caso della Malesia, Tailandia e india saranno ripresi non appena sussistano le condizioni adatte. Inoltre si sono avviate trattative per trattati bilaterali con Cina e Myanmar, e si esplorano negoziati analoghi con Taiwan e Hong Kong. Verranno anche presi in esame negoziati con l’Iran dopo l’adesione di quest’ultimo all’OMC.

I benefici percepiti per tali accordi sono notevoli e si stima che l’UE ridurrà i dazi medi imposti in misura di circa un 50%, con un impatto previsto sul PIL dell’UE pari al 2%.26