GUGLIELMO GIANNINI.
5.3. b.1 GELOSIA , DEBOLEZZA MENTALE , INGIUSTIZIA e ECCESSO DI POTERE : le
108 Nel saggio a definire il frame del capo erano i concetti di GELOSIA, DEBOLEZZA
MENTALE, INGIUSTIZIA e l’ECCESSO DI POTERE.
Il concetto di GELOSIA si presenta con i soli termini gelosia (6), invidia (1), invidiare (4). Solo una volta si associa al frame politico con il sintagma gelosie di mestiere, nell’accusa che Giannini rivolge ai suoi colleghi parlamentari per difendere la sua elezione e il suo partito. Per il resto delle occorrenze gelosia si riferisce ad un sentimento umano più generico, di cui si fa esperiente anche lo stesso Giannini:
gelosia (151) […] e a tutti ricorda come le nostre lotte, le nostre
gelosie, le nostre ambizioni sono nulla, sono polvere […]. gelosia di mestiere (152) […] e molti di voi per gelosia di mestiere!
invidiare (153) Certo è che ho ammirato e invidiato sinceramente sui muri di Roma una propaganda missina [...].
La DEBOLEZZA MENTALE è attestata invece dai termini cretino (3), imbecille (1), inettitudine (1), sciocchezza (9), sciocchezzaio (1), sciocco agg. (3), sciocco sost. (1), stupido (2). Il suo uso continua a connotare le azioni degli altri politici, le cattive decisioni prese in materia di politica interna ed estera: per Giannini sono sciocchezze, ad esempio, l’austerity e le critiche rivolte al suo partito. È interessante notare che i termini sono insulti diretti soprattutto ai comunisti:
cretino (154) Sarebbero dei bei cretini i capi comunisti a fare la guerra, a compiere un atto di violenza specialmente in Italia […].
imbecille (155) E mi piace più ragionare con un prete di buon senso, anziché con uno di quegli imbecilli che vanno gridando oggi231...Beh, lasciamo andare!
stupido (156) Se mi si dice che i miei trionfi devono essere tributati unicamente alla democrazia cristiana, io pregherò gli amici di non tributarmi più alcun trionfo, e aspetterò pazientemente che la democrazia cristiana ne prenda l’iniziativa. E vi è un altro punto sul quale debbo fermarmi, e che può illuminare la
109 mentalità di questa persona, che non può essere uno stupido
perché rappresenta qualche cosa.
L’idea di INGIUSTIZIA viene richiamato dai termini seguenti: ingiustamente (1), ingiustizia (5), ingiusto (5), sleale (1), slealtà (1). Sembra che siano soprattutto Giannini e il suo partito a subirla, poiché poco influenti nelle votazioni parlamentari a causa del numero esiguo di deputati eletti alla Camera. La SLEALTÀ caratterizza invece i giornalisti e la politica in generale:
ingiusto (157) Non vorrei che ella riportasse su di me una vittoria
ingiusta, signor Presidente del Consiglio.
sleale (158) […] e che si servono – qui non siamo più d’accordo – di mezzi di lotta sleali, barando al gioco politico, come io, da vecchio schermitore non ritengo si possa cavallerescamente fare.
L’insieme lessicale che esprime il concetto di ECCESSO DI POTERE si compone dei vocaboli abusare (10), abuso (2), approfittare (15), asservire (3), costringere (11), dittatore (1), dittatoriale (1), dittatura (4), dominare (10), dominio (2), imporre (15), imposizione (1), oppressione (1), oppressori (1), persecuzione (6), prepotenza (3), prevaricare (4), prevaricatori (2), schiavismo (1), schiavitù (1), schiavo (3), sopprimere (7), soppressione (3), tirannello (1), tirannica (1), tirannide (3), tiranno (2), totalitariamente[p.] (2), totalitario[p.]
(17), totalitarismo[p.] (46), totalitarizzare (1), violentare (1), violento (2).
Molti di questi lemmi servono a definire i rapporti politici di forza che vengono invece a istituirsi in Parlamento o nella politica internazionale, in cui si tende a forzare atti e decisioni. Alcuni verbi e sostantivi sono usati in formule di cortesia o con accezione tecnica: abusare, approfittare e il sostantivo abuso si trovano in formule con le quali Giannini esprime le sue intenzioni oratorie e si scusa per la lunghezza dei suoi interventi; il verbo sopprimere e il nome d’azione correlato hanno spesso il significato giuridico con il quale si indica la cancellazione degli emendamenti presentati alle camere:
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abusare (159) Badate, onorevoli colleghi: io vi chiedo scusa di
abusare un po’ troppo della vostra pazienza […].
approfittare (160) Stando così le cose, e per non approfittare più a lungo della pazienza del nostro illustre Presidente […].
costringere (161) Ma il giorno in cui il Governo si troverà costretto a sciogliere un consiglio regionale […]
imporre (162) […] le sue fasi tranquille non sono state che armistizi, il più delle volte forzosi, imposti dalle circostanze, non dalla volontà degli uomini ...
sopprimere (163) Proporrei di sopprimere alla fine del penultimo comma la parola "nazional” […].
L’eccesso di potere è esercitato soprattutto dai partiti comunisti a livello internazionale e dalla democrazia cristiana a livello nazionale:
comunismo (164) La fine della seconda guerra mondiale ha portato per qualche attimo sulla stessa linea le due idee politiche contrastanti, quella liberale e quella che noi diciamo totalitaria […]. Non c’è altro modo di qualificarla, perché se la diciamo
tirannica, se la chiamiamo dittatoriale, se la chiamiamo di
forza, se la chiamiamo di polizia, non vi offendiamo di più.
Dc (165) […] se non in una forma di imposizione della maggioranza che sacrificherebbe ogni istanza […].
politici (166) […] era la suprema Corte Costituzionale, cioè l’istituto che doveva garantire il popolo italiano contro le prepotenze, contro la possibilità della dittatura.
Tra i lemmi più interessanti vi è totalitarismo con i suoi corradicali. Tra le sessantasette occorrenze totali, ventinove sono attribuite a partiti e ideologie politiche, in particolare al comunismo, la democrazia cristiana e il fascismo. Le loro percentuali di integrazione concettuale risultano rispettivamente del 31,03%, 48,02% e 20,68%. Mentre nel caso di comunismo e fascismo le occorrenze non negoziano il significato dei lemmi, nel caso della Democrazia Cristiana, il totalitarismo subisce una ridefinizione. Se, dunque, i comunisti e i fascisti sono totalitari, ovvero sono fautori di un ‘regime politico in cui il potere
111 viene concentrato nelle mani di un capo o di un ristretto gruppo dominante’232,
per la DC si parla di un totalitarismo rosa, pericolo di una degenerazione della politica italiana verso un sistema autoritario e dittatoriale. Per totalitarismo rosa Giannini intende un atteggiamento assunto dalla DC teso a forzare le decisioni del Parlamento con la sua maggioranza, al fine di evitare la vittoria politica dei comunisti.
Si distingue quindi tra due totalitarismi: quello vero e proprio, di matrice comunista e fascista e quello dell’atteggiamento democristiano:
comunismo (167) Né il totalitarismo comunista, che paventiamo, sta nei cortei […].
Dc (168) A questo totalitarismo rosa voi siete portati dalla vostra precisa determinazione, ma assai più da fatalità […].
fascismo (169) Il totalitarismo fascista, che conosciamo, aveva le sue appariscenze in cortei, canti […].
Si noti anche la neoformazione della forma verbale riferita ancora alla Democrazia Cristiana:
*totalitarizzare (170) […] uno Stato che si va fatalmente centralizzando e totalitarizzando per l’influenza - che si può deprecare […].
Il ruolo di paziente dell’eccesso di potere non è più riservato alla folla, come accadeva nel 1945; lo stesso Giannini se ne presenta vittima insieme al suo partito, poiché sopraffatto dalla maggioranza parlamentare e dalle regole della democrazia, nonché dalla situazione economica privata nella quale si trova:
Giannini (171) Ho appreso in questi giorni dalle mie letture dei giornali europei, alle quali sono costretto per sbarcare il lunario alla meno peggio col mio giornale […].
uomo qualunque (172) Il problema, anche dopo che l’Uomo qualunque ha
subito attacchi d’ogni genere, sconfitte d’ogni misura […].
112 Il verbo subire (21) trova ancora un altro paziente nei politici italiani
costretti a sottostare alle scelte della politica internazionale:
noi (173) Dobbiamo subire lo statalismo sovietico perché tutto il mondo ormai lo subisce. Ebbene subiamolo; ma gioviamocene […].
De Gasperi (174) […] quando l’onorevole De Gasperi dovette andare a Parigi per subire il trattato di pace, per affrontare il primo incontro con i nostri cosiddetti vincitori […].