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GUGLIELMO GIANNINI.

5.2. a I capi: sinonimi e meronimi.

La principale opposizione avviene in termini di modalità deontica e riguarda la detenzione del potere. Le occorrenze del sostantivo (214)175 sono

impiegate per il 97,19% in relazione alla categoria dei capi, mentre parte176 del

restante 2,81% riguarda la folla che lo riconosce e conferisce ma non esercita:

Alla forma potere si associano tutte le parole che indicano un ruolo di gestione e di guida dell’attività altrui come amministrare (27), amministratore (9), amministrazione (5), comandante (6), comandare (45), comando (28), dirigere (25), disporre (26), governante (5), governare (60), governo (132), ma anche forme locutive come far guerreggiare (1), portare a combattere (2), spingere a combattere (1) e simili, in cui assumono sempre un ruolo semantico agentivo. Nel saggio, i lemmi dell’insieme descritto e i loro sinonimi sono per

174 Il confine tra i due gruppi sociali rimane però osmotico: i suoi componenti possono passare

dall’uno all’altro; in tal caso, si perdono completamente le caratteristiche della categoria alla quale si apparteneva.

175 Per diciassette volte occorre nella collocazione potere supremo e illimitato. Per quanto

riguarda il verbo non ci sono distinzioni nette di prevalenza d’uso tra capi e folla e molto spesso viene adoperato per altri soggetti grammaticali.

176 Ci sono occorrenze in cui si definisce il potere divino e altre in cui si tratta di un potere

generico, come quello del timoniere sui rematori nelle decisioni su dove dirigere la barca (metaforizzazione della situazione politica).

capi (1) Indubbiamente il potere del Capo su questa FOLLA è una Tirannide […].

folla (2) Ma la Folla, conferendo al Capo il POTERE SUPREMO

69 lo più correlati a capo, sebbene non in maniera esclusiva, poiché vengono usati

anche in senso generico o metaforico177.

Fin qui, sembra che Giannini accetti il significato conferito dal vocabolario fondamentale alla parola capo, indicando colui che ‘dirige l’attività di altre persone; chi esercita una funzione direttiva, un comando, un’autorità’178.

Tuttavia, altre relazioni sintagmatiche spingono a rielaborare la sua definizione all’interno del saggio.

Innanzitutto, capo si trova in relazione sinonimica con la polirematica uomo politico professionale (53 occorrenze totali, 17 al singolare, 36 al plurale) e le sue variabili upp (86), politico di professione (2), politici professionali (1)179,

professionisti del potere (2)180, professionista della politica (6), professionista

politico (5). Il sostantivo politico ricorre solo otto volte come suo sinonimo. Si vedano, ad esempio, i brani seguenti, in cui i termini elencati sopra sono usati come sinonimi:

capo-upp (3) La malafede degli upp appare più evidente nei partiti di estrema sinistra […] perché proprio sullo sfondo di quella sincerità e semplicità si staglia con maggior chiarezza il «professionismo politico» in cui consiste la «malafede» degli

upp. E, difatti, i Capi del proletariato non sono proletari, ma

intellettuali o intellettualizzati, spessissimo provenienti da famiglie borghesi e da ambienti universitari.

capo-uomo politico professionale

(4) […] fra cui e, indubbiamente, l'uomo politico

professionale. Sopprimiamolo: e, con lui, i partiti politici che

lo esprimono, che non servono lo Stato, ma se ne servono: e

la cui lotta non costituisce che il perpetuarsi, su scala più

vasta, dell'eterna lotta dei Capi fra loro per meglio sfruttare il potere di dominare la Folla.

177 Per esempio, il verbo amministrare si riferisce solo per il 77% alla categoria politica, mentre

le restanti occorrenze sono usate metaforicamente o sono poste in interrogative parziali (Serianni 2016: 517) e non retoriche, del tipo seguente: «E “chi” è quella “persona fisica” che amministra?».

178 Cfr. GRADIT.

179 Il sintagma ricorre da solo senza il sostantivo uomini e alla sola forma plurale. 180 Compare solo al plurale.

70 In (3) la sinonimia si esprime nella possibilità di sostituzione tra upp dei

partiti di estrema sinistra ad inizio del brano con capi del proletariato; in (4), invece, il riferimento alla lotta, mette in collegamento gli uomini politici professionali, in questo caso capi locali, con la più estesa categoria.

Per la definizione di capo sembra dunque essere fondamentale la presenza del concetto PROFESSIONALITÀ, riscontrabile anche nella polirematica professionismo politico (7), che indica l’attività politico-amministrativa esercitata al solo scopo di avere uno stipendio:

(5) Questo professionismo politico, in forza del quale accade che

qualche migliaio di uomini possa vivere del mestiere di reggitore di

popolo sacrificando il popolo […].

A conferma di questo si tenga presente che otto occorrenze di carriera (10) e 5 di mestiere181(15) sono usate in riferimento alla politica:

carriera (6) […] per esso quel qualunque mediocre uomo politico di

carriera che lo ha conquistato […].

mestiere (7) […] onesto lavoro, ed ha trasformato la politica in mestiere.

Meronimi principali sono i seguenti: Aspirante con trentasette occorrenze (distinte in venti occorrenze della sola forma Aspirante, tredici di Aspirante- Capo182, due di Aspirante upp e una di Aspirante Sotto-Capo) e Sottocapi

(trentanove occorrenze, di cui solo 2 forme al singolare)183. Con tali termini si

indicano i membri della categoria che non hanno ancora il pieno esercizio del potere ma solo una sua parte. La locuzione in cui compaiono connessi i tre termini Capi, Sottocapi e Aspiranti co-occorre per diciassette volte:

181 Tra cui quella citata sopra nell’esemplificazione a corpo nel testo, in (5).

182 Per lo più al plurale. Per dimostrare sempre la sinonimia con upp e uomini politici

professionali si veda anche l’esempio seguente in cui upp va a sostituire capo nella costruzione aspirante-capo: «[…] Ma, oltre che normale, è perfettamente giusto secondo la ferrea logica

upp: quel capo upp era un aspirante upp […]».

183 Le forme si presentano con la maiuscola perché così sono usate nella maggior parte dei casi

71 (8) […] la verminaia di Capi Sottocapi e Aspiranti Capi intorno al potere,

nella quale ciascun verme vuol mangiare l'altro e teme d'esser mangiato dall'altro.

A questi si associano deputato (40), dittatore (16), ministro (127), politicante (5, due volte come politicante qualunque), re (94), senatore (12), tiranno (19)184:

deputato (9) Migliorò la sorte di poche centinaia di persone che divennero

deputati, senatori, ministri, appaltatori e altro […].

ministro (10) […] ed è giusto che un qualunque upp faccia il ministro e degli autentici uomini di valore facciano l'industriale, lo scrittore, il musicista e il clinico.

re (11) Un grande feudatario (un Capo di grosso calibro) pretendeva di farla da padrone nel paese, infischiandosene anche del re (altro Capo di grosso calibro).

Per riferire dell’insieme dei componenti la categoria lo scrivente si avvale anche di nomi collettivi, come club (20) e partito (150). Sebbene i due termini siano usati spesso come sinonimi, in cinque occorrenze le due parole compaiono disgiunte, suggerendo che si distinguano per almeno una caratteristica referenziale: da una parte una cerchia ristretta non ancora istituzionalizzata (club), dall’altra una minoranza politica in senso stretto (partito). Lo stesso Giannini dice infatti «[…] e la parola club, tipicamente inglese, servì a indicare le associazioni e gli aggruppamenti politici dell’Inghilterra. […] Dai club nacquero poi quelli che si dissero partiti»185.

club (12) […] trasferiranno la loro miserabile contesa nei club

politici del disgraziato paese […].

184 Non sono le sole. Come è evidente già nell’esemplificazione (9), anche altri soggetti vengono

a far parte del frame CAPO, diventando esemplificazioni del concetto e assumendone lessicalmente il ruolo di meronimi: l’essenziale è che condividano lo stesso schema di relazioni concettuali e attribuzioni semantiche; che abbiano dunque il potere e che lo esercitino opprimendo l’individualità degli altri.

72 partito (13) […] pensa che siamo degni di entrare a far parte del club o

del partito: o possiamo essere utili […].

Come i capi, anche i gruppi in cui essi si raccolgono hanno un rapporto antonimico con la folla: «La maggioranza, la Folla, non è entrata nel club o nel partito: perché non ha voluto […]»186.