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g Capi e folla: le variabili GIUSTO INGIUSTO , VERO FALSO , MANIFESTO NASCOSTO

GUGLIELMO GIANNINI.

5.2. g Capi e folla: le variabili GIUSTO INGIUSTO , VERO FALSO , MANIFESTO NASCOSTO

Il rapporto tra capi e folla è spiegato, inoltre, attraverso altre due opposizioni polari, quella di GIUSTO-INGIUSTO e di VERO–FALSO, entrambi sovrapponibili alla prima individuata, positivo-negativo214.

Al concetto di GIUSTO corrispondono termini come giustizia (37), giusto (33),

onestà (10), onesto (51); e a quella di VEROi lessemi purità (1), sincerità (5),

sinceramente (3), sincero (4), verità (30), veramente (14), vero (138).

onestà (101) Si può e si deve pretendere da ciascuno di essi il maggior zelo e la più scrupolosa onestà: non si potrebbe ugualmente esigerle se il Capo dello Stato fosse il primo e maggior briccone della Comunità.

onesto (102) L’invito agli onesti di occuparsi di politica, che oggi risuona alto e forte, […] è oggi, come sempre, vano: poiché gli

onesti che non vogliono subire ingiurie, diffamazioni, coltellate

[…] questi onesti non vorranno e non potranno mai occuparsi di politica […].

214 Le due variabili sono state associate perché spesso si sovrappongono nella narrazione,

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sincerità (103) […] ma non perché la malafede sia maggiore nelle correnti cosiddette proletarie, in cui anzi è convogliata la parte più sincera e semplice della Folla: bensì perché proprio sullo sfondo di quella sincerità e semplicità si staglia con maggior chiarezza il “professionismo politico” in cui consiste la “malafede” degli upp.

sincero (104) […] a fare il giornalista andrebbe l'apostolo, il convinto, il

sincero, non la maggioranza di ambiziosi […].

verità (105) La verità è che i Capi non hanno alcun merito in ciò che è avvenuto […].

vero (106) Un uomo di vero merito novantanove volte su cento si ritrarrà nauseato dal verminaio e adoprerà il suo ingegno per diventare un grande artista, un gran professionista, un maestro.

L’onestà e la sincerità escludono totalmente la classe dirigente; il 100% del loro uso non la riguarda come valore proprio: quando si riferisce ai capi essa è solo auspicata o ipocrita. Questo vale per la categoria in sé ma non per i singoli individui che la compongono: individualmente ogni uomo è fondamentalmente onesto, è poi l’introduzione alla vita politica del club o partito che li trascina nella menzogna e l’onestà diventa addirittura un intralcio allo stesso ruolo istituzionale215.

Si attua così una negoziazione del significato dei termini legati all’asse del vero: mantengono il proprio valore semantico quando riferiscono della folla («la parte più sincera e semplice della Folla»; […] la maggioranza, il vero popolo, la gente veramente onesta – se ne infischia delle ideologie dei Capi […]) e lo modificano quando sono usati con riferimento ai capi:

onestà (107) E la sua personale onestà è un danno di più, perché serve a coprire la sua disonestà politica.

sincerità (108) Con brutale sincerità di camorrista consolidato, un sedicente teorico216 della vecchissima dottrina […].

215 Giannini scrive: «[…] e anche gli onesti son trascinati nel canagliume, sia per naturale

mimetismo, sia per la necessità di competere con la canaglia adottando mezzi e – purtroppo – mentalità canagliesca». E infatti essi possono essere veritieri solo una volta deposti dalla loro carica: «È solo il rancore che muove i Capi deposti a proclamare questa verità; ma, quale ne sia l'origine, un’altra verità è stata scoperta e donata alla Comunità».

95 In (107) il significato di onestà viene negoziato, per implicatura (per la

violazione delle massime di qualità e di relazione), attraverso una correlazione con il successivo disonestà: la prima è solo fittizia, una copertura per la seconda, dunque non reale, non vera. In (108) sono invece il determinante di teorico (sedicente) e l’aggettivo a negare il significato di sincerità, ancora tramite un’implicatura (in questo caso per violazione della massima di modo). La sincerità, ‘atteggiamento morale che si fonda sul non mentire’217, è

inconciliabile con il determinante camorrista, dal momento che un camorrista è ‘chi appartiene alla camorra, disonesto’218, dunque lontano da qualsiasi atto

di sincerità. L’aggettivo sedicente collabora a questa interpretazione: ‘colui che si attribuisce qualifiche non verificate’ pone in dubbio la fiducia sulle sue affermazioni e attiva ugualmente il concetto di MENZOGNA.

Al FALSO pertengono i lemmi bugia (4), bugiardo (3), cialtrone (1), disonestà (2), disonesto (6)219, falso (16), imbroglione (3), inganno (2), ingannare (9),

lestofante (1), menzogna (6), mentire (6), truffa (6), truffaldino (1), truffato (1)220; a quelli dell’INGIUSTO i termini ingiustizia (13), ingiusto (10). L’84,44% di

questi termine descrive la natura e l’azione dei capi; nella percentuale rimanente o ci si riferisce a casi generici o si ironizza sulle dichiarazioni di Mussolini:

falso (109) […] quel mediocre, quell'intrigante, quel falso eroe, eletto a comandare, a spadroneggiare su loro e su tutti […].

ingannare (110) […] la Comunità che […] sbaglia, e sbaglia spessissimo; anche quando è ingannata: e lo è quasi sempre.

menzogna (111) È un'altra menzogna dei Capi e dei loro accoliti […].

217 Cfr. GRADIT. 218 Cfr. GRADIT.

219 Il DISONESTO può essere anche collegato al FALSO; si ricorda che queste distinzioni sono

basate sul testo e comunque risentono dell’interpretazione del ricercatore. Sembra del resto impossibile definire nettamente attraverso un concetto solo la semantica di una parola, sia a livello paradigmatico sia a livello sintagmatico.

96 Ai concetti di FALSO e di INGIUSTO possono essere associati i lessemi legati al

concetto di ERRORE221, secondo l’uso che se ne fa a livello testuale. Errore

compare sessantadue volte, di cui cinque volte riferita alla folla, trentanove volte è riferita ai capi e diciotto volte ha un uso generico (errore del presente, senza errore, cadere in errore, etc.). Il 62,90% delle occorrenze dunque riguarda i capi; si trova anche l’aggettivo errata (4) sempre riferito a politica:

capi (112) […] moltissimi Capi hanno commesso e commettono questo errore che ha cagionato e cagiona infinite sventure.

folla (113) Anche noi, figli della Folla, cademmo in questo errore: e per qualche anno ci credemmo vittoriosi eroi […].

generico (114) […] quel poliziotto cade in errore, e, persistendovi, commette un delitto […].

politica errata (115) Dunque la politica errata ha portato alla guerra interrompendo la pace […].

Non trova lo stesso trattamento il sostantivo sbaglio con una sola occorrenza per tutto il saggio e riguarda l’identificazione dell’individuo con tutta la comunità. Il verbo sbagliare invece occorre ventiquattro volte ma non sembra caratterizzare una categoria o l’altra: la presenza delle sue forme verbali varia di 1 sola occorrenza tra capi e folla. Una frase che riassume bene il suo uso può essere rappresentata dalla seguente:

(116) Il secondo Capo eletto crede – e si sbaglia e s'inganna – d'aver fatto lui la rivoluzione picchiando il tiranno; la Comunità crede –

sbagliandosi e ingannandosi – che la rivoluzione sia dovuta alla

decisione e alla tempestività dell’attacco che il luogotenente ha portato al Capo.

Ad errore e sbaglio si associa una polirematica fondamentale della trattazione di Giannini: equivoco fondamentale (14). Con essa si intende solo ed esclusivamente la causa del rapporto di sudditanza che si stabilisce tra la classe dirigente ed il resto della popolazione.

221 I due insiemi sono stati distinti perché il secondo si costruisce nel testo a specificare una

97 Il sostantivo equivoco compare da solo dodici volte, di cui otto riferiscono

dello stesso referente della polirematica e sono di essa anaforiche: il rinvio è attivato sintatticamente dall’articolo determinativo o dall’aggettivo dimostrativo. Le altre quattro volte si presenta come aggettivo («è detto, come sempre, in modo equivoco»), in locuzione modale («per nascita o per equivoco sono diventati capi»), oppure come sostantivo ma con referente diverso dalla polirematica: «È un errore da cui nasce un altro equivoco» in cui si considera erroneo il paragone comune tra l’organizzazione statale e l’organizzazione familiare; «per un malcontento, un equivoco, un arresto dei mezzi di locomozione» che riferisce invece dei motivi possibili per cui potrebbero venire a mancare gli operai al settore industriale.

equivoco (117) […] dirlo chiaro e tondo, lo dice in pulito: da cui

l'equivoco. equivoco

fondamentale

(118) Il male è tutto e soltanto là, nell'equivoco

fondamentale fra Capo e Folla, in forza del quale è concesso

[…].

Ai concetti di VERO-FALSO può associarsi l’ulteriore opposizione tra i concetti di MANIFESTO E NASCOSTO che distinguono soprattutto le affermazioni e gli atti del mittente e della classe politica.

Il MANIFESTO trova esplicitazione in chiaramente (4), chiarezza (1), chiaro (22), evidente (10), evidentemente (3), innegabile (4). La chiarezza, l’evidenza e la verità servono a descrivere soprattutto le affermazioni del mittente che riguardano la situazione socio-politica mondiale:

chiaro (119) Se la guerra è la politica continuata con altri mezzi, è

chiaro che si tratta d'una politica errata […].

evidente (120) È dunque evidente che non basta cambiare i suonatori.

Il NASCOSTO è invece presente in termini come nascostamente (1), nascosto

(1), occulto (1), oscurità (3), oscuro (13), oscuramento (1), sotterfugio (1) e riguarda le azioni e le affermazioni dei politici:

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occulto (121) […] i melensi orecchianti che sono, essi s'impuntano, accusano le «forze occulte» e proclamano che «indietro non si torna» come sempre dicendo nient’altro che una frase.

oscuro (122) Quella gente non ha data la chiara risposta del metropolitano perché sa rispondere oscuro, ma in sostanza ha detto, con le azioni se non con le melate parole: "Io il Capo faccio ed altro non voglio fare, il mio utile lo debbo prendere e me lo prendo".

La mancanza di visibilità interessa proprio le azioni dei capi che pongono nella confusione i cittadini e sulla base di questo risultato si stabilisce il rapporto di dominanza. Confusione (3)222 e i suoi corradicali confusamente

(1), confondere (7) riguardano proprio questo rapporto:

confondere (123) Adoperano parole difficili per confondere la povera gente: espressioni desuete (desuete significa insolito, fuori del comune) per incantare e intimidire gli ascoltatori.

confusione (124) Il confondere l'individuo con la Comunità per quanto concerne il diritto d'arraffare il potere, è uno sbaglio anche accettando la balorda promessa che quella

confusione vuol creare.