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GUGLIELMO GIANNINI.

PRONOMI TOT OCCORRENZE REFERENTE GIANNINI REFERENTE ALTR

8.2. Giannini e Bossi: l’analisi dell’implicito.

Come già in Giannini anche in Bossi l’implicito recupera e riattiva i frame e i concetti individuati per l’esplicito, permettendo al lettore di assimilare una rete concettuale forte e ben strutturata tramite discorso e adottare successivamente nell’interpretazione della vita civile.

(113) Occupando[imp.1] palazzo Chigi, il padrone della Fininvest è

riuscito[ppp.] a evitare la resa dei conti. Che cosa succederà, è lecito

chiedersi, se certe condizioni verranno a mancare e le banche chiuderanno i rubinetti?

La scelta del verbo occupare implica che il padrone della Fininvest (ovvero Berlusconi) ricopra illegittimamente il ruolo politico. Il verbo indica il ‘prendere possesso, impadronirsi’326. Tuttavia, la sede del Governo non può

essere presa in possesso, in quanto bene pubblico, condiviso con il resto della Nazione. Il significato del verbo porta a implicitare un atto di forza da parte di Berlusconi, che dunque ricoprirebbe illegittimamente la sua carica. La forma in gerundio definisce poi il modo attraverso cui Berlusconi evita la resa dei conti, suggerendo a sua volta che l’obiettivo di tale atto di forza è finalizzato a interessi lontani da quelli più propriamente politici, come governare il Paese. Il tempo passato e la semantica del verbo riuscire presuppongono inoltre che egli abbia tentato di evitare le conseguenze legali per i suoi atti illeciti.

Si attivano così i concetti di ECCESSO DI POTERE e CRIMINALITÀ per cui il potere politico viene esercitato solo per soddisfare le proprie esigenze personali, anche di ambito giudiziario.

(114) Ma ora finalmente la verità comincia[ppp.1] a farsi largo, il popolo si

sta accorgendo che esistono due destre: una liberista e federalista e una che è la riedizione del pentapartito[imp.]. Sono nemiche, così come la

194

vecchia sinistra comunista e la nuova sinistra[ppp.3 + topic] che

comincia[ppp.4] ad accettare le regole dell'economia di mercato.

In (114) la prima occorrenza del verbo cominciare attiva la presupposizione che la verità rimaneva nascosta o falsificata in uno stato precedente al momento dell’enunciazione. L’informazione rientra in quelle variabili dicotomiche VERO-FALSO, MANIFESTO-NASCOSTO di cui si è già trattato in 8.1.a. In esse si può inserire anche la presupposizione attivata dal sostantivo riedizione che dà per scontata un precedente rifacimento della coalizione politica, richiamando anche il frame del TRASFORMISMO.

Ponendo come due varianti di destra quella federalista e quella pentapartitica si implicita che la seconda destra di cui si parla mantenga le qualità della politica tradizionale che ha governato l’Italia fino al momento della scrittura del saggio e che non possegga invece le caratteristiche liberiste e federaliste. Si attiva così un’idea del CONTRASTO che viene confermata poi a livello esplicito dal sintagma verbale sono nemiche.

Nell’ultima frase si mette in topic l’esistenza di una vecchia e nuova sinistra e si implicita che ci sia stato un cambiamento tra sinistra attuale e precedente. Infine, la seconda occorrenza del verbo cominciare presuppone che la vecchia sinistra non accettasse le regole del mercato.

Sono riattivati così sia la dicotomia VECCHIO-NUOVO, nell’ambito del CAMBIAMENTO, e quella presente nel CONTRASTO, calate interamente nel frame ECONOMICO-FINANZIARIO, come visto, caratteristico del frame LEGA.

(115) Nel complesso, sul finire dell'estate la Lega era riuscita[ppp.1] a

recuperare[ppp.2] la propria identità, evitando l'abbraccio mortale[imp.1]

di Berlusconi che puntava a un partito unico delle destre, che cancellasse la “diversità” leghista rispetto all'asse "fascista monopolista" [topic + imp.2].

La prima frase contiene due presupposizioni: una riguarda il tentativo della Lega di ritrovare la sua identità, l’altra la perdita dell’identità leghista. Il sintagma abbraccio mortale anticipa implicitamente ciò che verrà detto dopo per esplicito, ovvero che i tentativi di Berlusconi di inglobare la Lega nel suo partito sarebbero finiti col far venir meno la stessa esistenza del movimento.

195 In posizione di topic è la qualificazione della destra come fascista e

monopolista. La giustapposizione dei due aggettivi suggerisce di leggere ancora entro il frame ECONOMICO-FINANZIARIO che l’idea monopolistica sia collegata al fascismo, sovrapponendo l’indirizzo economico di Berlusconi al fenomeno mussoliniano che, in quanto totalitario, attiva il concetto di ECCESSO DI POTERE.

(116) Ognuna di queste lobby controlla stuoli di parlamentari e, sebbene

disorientata dai recenti terremoti politici[ppp], è in grado di ostacolare

in molti modi qualsiasi progetto di riforma.

In (116) si presuppone che vi sia stato un disorientamento nelle lobby che controllano i parlamentari. In questo caso il concetto attivato è quello di una totale manovrabilità dei politici rispetto a degli enti, prevalentemente economici, superiori, di cui la politica sarebbe solo uno strumento per soddisfare i propri interessi. Il concetto di ABUSO o ECCESSO DI POTERE si riattiva così indirettamente: si abusa del potere ottenuto dalla posizione che si occupa per ottenere interessi altri rispetto a quelli dei cittadini.

(117) Nel Veneto, Franco Rocchetta e la moglie, Marilena Marin, tentavano, a viso scoperto[imp.], l'operazione di rottura[topic] della Lega

Nord facendo leva sulla tendenza filoberlusconiana, ma fallirono nella loro impresa […].

L’implicatura rinvia ai concetti di VERO e MANIFESTO. Affermare infatti che due appartenenti della Lega agiscano a viso scoperto implicita che la loro azione sia onesta, chiara. Si riporta poi in topic la rottura che il movimento porrebbe in essere, riattivando ancora una volta il concetto di CONTRASTO e CAMBIAMENTO.

8.3. Conclusioni.

Il saggio di Bossi presenta molte differenze con quello di Giannini.

Innanzitutto, viene riservato al partito e alla sua rappresentazione un maggiore spazio, individuando nella Lega l’attore antagonista della classe

196 politica e non nel cittadino – come avveniva invece in Giannini – lasciandolo ai

margini della trattazione.

La narrazione costruisce inoltre la struttura concettuale del federalismo nella quale la Lega va ad inserirsi, attivando uno stretto legame tra il partito e i concetti che nel discorso vengono a formare il frame federalista, ovvero e in primis, LIBERALISMO e AUTONOMIA.

La descrizione della classe politica diverge da quella qualunquista: sebbene presenti le caratteristiche di quest’ultima, risultando incapace di governare e profittatrice del ruolo di potere che gli spetta e si mantengano le opposizioni dicotomiche GIUSTO-INGIUSTO, FALSO-VERO nel confronto con la sua antagonista, in Bossi essa si ritrova a contatto con i concetti di ILLEGALITÀ e CORRUZIONE.

Di qui il conceptual blending discorsivo produce due integrazioni concettuali relative ai due input space attoriali: 1. classe politica e concetti di CORRUZIONE e ILLEGALITÀ; 2. Lega e concetti di ONESTÀ e FEDERALISMO. La rappresentazione politica si descrive ancora come un’opposizione, tra la Lega e gli altri partiti, di cui il cittadino è solo spettatore.

La lotta tra capi criticata da Giannini è presente anche nel discorso leghista, sebbene, in questo caso, Bossi non la rinneghi affatto, anzi si rappresenta come uno dei suoi combattenti principali: è il mittente, insieme al suo partito, a scontrarsi con il vecchio sistema politico corrotto. Lo scontro si presenta, infatti, anche sull’opposizione VECCHIO-NUOVO: un’ulteriore differenza con il qualunquista. La visione di Giannini nega ogni possibilità di cambiamento dei sentimenti e del comportamento degli esseri umani e, di conseguenza, anche qualsiasi tipo di sviluppo delle istituzioni politiche in positivo, sostenendo che l’agire sociale si rinnova solo formalmente ma rimane in sostanza sempre lo stesso.

Come si è visto già nel capitolo 5327, il linguaggio di Giannini cambia rispetto

al genere, al destinatario e al ruolo del parlante: quando diventa parlamentare, il turpiloquio diminuisce notevolmente.

Qualcosa di simile sembra accadere anche nella scrittura di Bossi. Nella porzione del saggio analizzata il leader leghista non usa né la metafora sessuale, né il turpiloquio di cui spesso invece si avvale nei discorsi

197 congressuali e nelle sue interviste giornalistiche328. Per verificare questo

andamento nel saggio sono state cercate forme di “parolacce” nei due testi saggistici che si avevano a disposizione per intero, La Rivoluzione329 e Tutta la

verità. L’interrogazione del corpus così costituito ha dato risultato negativo. La volgarità è dunque piuttosto confinata nei discorsi congressuali e propagandistici letti o recitati di persona e negli articoli per i giornali.

I risultati del nostro lavoro confermano in parte quanto dice Sarubbi330 a

proposito del linguaggio di Bossi e Giannini:

La prova del nove è costituita dai numerosi cambi di stile e di registro sia nella prosa qualunquista che in quella leghista. Basti pensare alla produzione letteraria. Ne «La folla», Giannini resiste 39 capitoli prima di pronunciare una parolaccia, e quando cede lo fa quasi malvolentieri […] Lo stesso può dirsi per Bossi, che nei suoi libri abbandona il linguaggio di tutti i giorni per perdersi in pomposità indescrivibili (Sarubbi 1995: 17).

Ciò che invece rimane uguale in tutto il discorso politico, a prescindere dal genere, è sicuramente l’uso di un lessico comune e di una sintassi semplice331,

ma soprattutto, la presenza di insiemi lessicali attivatori dei particolari frame di cui si è parlato sopra e di cui ancora si parlerà nelle conclusioni finali332.

328 Desideri 1994, Sarubbi 1995: 21-47.

329 Si tratta del saggio del 1993, composto da due sezioni: una a firma di Daniele Vimercati e

l’altra di Umberto Bossi. In esso vengono delineate le idee federaliste su cui si basa il programma della Lega.

330 Sarubbi sembra in parte contraddirsi rispetto a quanto dice all’inizio dell’introduzione e

quanto dice nel brano che abbiamo citato sopra. Pur notando il cambiamento di stile a p. 38 scrive a p. 17: «Un linguaggio che si differenzia nettamente da quello delle altre forze politiche, stravolgendone i codici di comunicazione. La lingua di Giannini e di Bossi, contrariamente a quanto insegnano i manuali di grammatica, non cambia infatti registro a seconda dell’uditore e della situazione, mantenendosi invece su un livello decisamente informale che non disdegna l’insulto dell’avversario, il turpiloquio e la metafora sessuale».

331 Nei saggi di Bossi si trovano anche forme colloquiali, di alto uso e lessico comune (cfr.

GRADIT) come macché, yuppie, zampino, etc.

198 9. Un confronto: Giannini e Grillo.

Come già accennato nel capitolo introduttivo al confronto, l’oggetto di analisi, in questo caso, si presenta con una frammentarietà del discorso molto elevata, data la composizione miscellanea delle due opere prese in esame.

La disorganicità si nota in parte anche a livello delle occorrenze delle forme grafiche di SG, molto più distribuite rispetto a SF e SB: variando i temi, varia il lessico adoperato per trattarli.

Tuttavia, esaminando meglio il frammento, sia attraverso le parole chiave estratte tramite software sia attraverso la ricostruzione degli insiemi lessicali, si possono riscontrare alcuni processi semantico-cognitivi predominanti che sono alla base della struttura narrativo-discorsiva, rendendola complessivamente stabile.