CAPITOLO 2- LA CINA E L'INVESTIMENTO IN CAPITALE UMANO
2.4 L'istruzione in Cina
2.4.1 Background storico e modelli di riferimento
Il sistema di istruzione cinese ha radici antichissime, che risalgono al 200 a.C. circa, al regno della dinastia Qin e Han. Più che di sistema di istruzione vero e proprio sarebbe forse più opportuno parlare di un sistema di esami (keju 科举), che venivano utilizzati dagli imperatori per scegliere gli ufficiali governativi più capaci che amministrassero al meglio il sistema burocratico del regno.13
Il superamento degli esami garantiva un posto nelle più alte sfere dell'amministrazione e permetteva in teoria a chiunque di elevare il proprio status sociale e quello della propria famiglia, che veniva ricoperta di ricchezze e prestigio. Di fatto però la preparazione degli esami era molto lunga, faticosa e soprattutto costosa, quindi in pratica l'accesso a tali esami era sempre limitato ai pupilli delle classi più agiate, che potevano permettersi i libri e gli insegnanti, nonché i costi del viaggio per raggiungere le sedi d'esame. Al contrario la stragrande maggioranza della popolazione era analfabeta, e tale status si trasmetteva di generazione in generazione.14
Il sistema degli esami imperiali costituisce il punto di partenza per la nascita del moderno sistema di istruzione cinese, fondato su ideologie e modelli di riferimento per vari aspetti molto differenti da quelli occidentali. L'istruzione nelle società occidentali è nata basandosi su concetti ideologici come l'individualismo, il progresso, il pensiero creativo. Il ragionamento è considerato in Occidente come il solo modo per accrescere la 13 Il sistema degli esami imperiali, ovvero keju 科举 si articolava in tre livelli: il primo livello aveva luogo nella principale città di ogni distretto e chi lo superava veniva indicato con il nome di xiucai 秀才, ovvero “talento fiorito”; il secondo livello si teneva presso il capoluogo della provincia e dava diritto al titolo di juren 举人, ovvero “uomo raccomandato”; infine l'ultimo livello, quello più difficile, aveva luogo nella capitale imperiale, e chi riusciva a superare l'esame veniva investito con il titolo di jinshi 进 士 , ovvero “studioso presentato”. In generale i tassi di superamento dell'esame erano molto bassi, circa dell'1-2%, e molto spesso i candidati tentavano l'esame per tutta la vita, collezionando una serie di insuccessi. Si veda Li e Li (2010).
14 Ovviamente la partecipazione agli esami era prerogativa maschile, educare le donne era considerata una perdita di tempo e tale situazione restò immutata fino al 1895 quando il sistema degli esami iniziò a perdere la sua centralità. Per quanto riguarda i contenuti dell'esame, questi riguardavano essenzialmente i Classici della tradizione confuciana, mentre scarsa importanza era accordata ad altre materie come la matematica e le scienze. Questo è forse il motivo principale del ritardo scientifico e tecnologico della Cina a confronto con l'Occidente. Per approfondimenti si veda Niu (2007).
conoscenza, e l'istruzione è vista più come un processo che come un prodotto. Non esistono risposte corrette, grande spazio è lasciato all'espressione personale e gli insegnanti sono considerati come dei “facilitatori” del processo di apprendimento, piuttosto che come unici depositari della conoscenza.
Il sistema di valori su cui si basa l'istruzione cinese è ben diverso e trae origine dai principi ideologici della scuola di pensiero confuciana (rujia 儒家). Come osserva Starr (2012), innanzitutto Confucio sosteneva che l'educazione morale fosse una componente fondamentale dell'istruzione, il cui scopo era l'esercizio della benevolenza piuttosto che l'acquisizione di conoscenze, e questo doveva riflettersi anche nel comportamento individuale: un buon insegnante secondo Confucio doveva costituire anche un buon modello di comportamento per i suoi allievi e per l'intera società.
In secondo luogo Confucio riteneva che l'istruzione dovesse essere aperta a tutti. È abbastanza ironico che la visione egualitaria di Confucio, secondo la quale tutti avevano diritto a ricevere un'istruzione, portò invece alla creazione di un sistema di fatto elitario come quello degli esami imperiali.
Oltre a questi due presupposti fondamentali, esistono altri tre principi confuciani che secondo Starr (2012) stanno alla base del sistema scolastico tradizionale cinese: l'istruzione è una cosa seria; i progressi si ottengono lavorando duramente; chiunque può riuscire impegnandosi. L'ultimo concetto è particolarmente importante, in quanto su di esso si fonda l'idea della tradizione scolastica cinese, che scarsi risultati nell'apprendimento dipendano esclusivamente da scarso impegno anziché da capacità inferiori. Questa visione si discosta da quella occidentale, che differenzia gli studenti in base al “quoziente intellettivo”, e non attribuisce la colpa degli insuccessi esclusivamente alla mancanza di impegno.
Altra caratteristica distintiva del sistema di istruzione cinese tradizionale che si è ampiamente riflessa in quello attuale è la centralità attribuita agli esami e ai test di valutazione. Questo ne fa un sistema exam-oriented, in cui l'apprendimento è sempre orientato ad un fine specifico, ovvero il superamento degli esami.
Come sottolineato da Li e Li (2010), le famiglie cinesi sono letteralmente ossessionate dagli esami, in particolare dall'esame di ammissione all'università (il gaokao
高考). Dall'inizio della scuola primaria l'obiettivo fondamentale per tutte le bambine e i bambini cinesi è studiare il più possibile, per poi ottenere buoni risultati nel gaokao e garantirsi l'accesso alle migliori università. Uno dei principali indicatori sociali per valutare lo status di una famiglia è rappresentato proprio dal prestigio dell'università in cui studia o studierà il proprio figlio. Viceversa la qualità delle scuole (soprattutto secondarie di secondo grado), è valutata in base alla percentuale di studenti che vengono ammessi all'università.
La centralità degli esami e dei risultati ottenuti condiziona fortemente anche le modalità di apprendimento. A differenza degli studenti occidentali, che sono incoraggiati a mantenere un atteggiamento partecipativo in aula, ad intervenire con commenti e domande e a fare affidamento sul ragionamento piuttosto che sull'assimilazione passiva dei concetti, gli studenti cinesi sono invece secondo Starr (2012) più “passivi” e “docili”.15 L'insegnate è considerato un depositario di conoscenza, a cui spetta il compito
di trasmettere nozioni agli allievi, di assegnare compiti e di organizzare la lezione.
Il metodo di studio adottato dagli studenti cinesi è basato perlopiù sulla memorizzazione e sulla ripetizione di frasi e concetti espressi dall'insegnante. Soprattutto la tendenza a non fare domande e a non discutere mai con l'insegnante è frutto di un retaggio culturale molto profondo: una domanda inutile o troppo semplice potrebbe causare una perdita della reputazione dello studente che la pone (diu mianzi 丢 面 子 , letteralmente “perdere la faccia”) e allo stesso tempo potrebbe apparire come un'implicita critica alle modalità di spiegazione dell'insegnante.
Nonostante questa metodologia di apprendimento, considerata del tutto inefficiente nella visione occidentale, gli studenti cinesi ottengono i risultati più alti in molti test internazionali: si pensi ad esempio alle diverse gare matematiche e scientifiche, ai risultati del PISA o alla performance degli studenti di dottorato nei settori delle scienze e dell'ingegneria. Per quanto riguarda ad esempio i risultati del PISA, nelle ultime due indagini del 2009 e del 2012 le prime posizioni erano infatti occupate da città cinesi, in
15 Questo è in parte dovuto anche a ragioni organizzative: le classi cinesi sono di solito talmente numerose da non permettere un approccio interattivo allo studio. Ma sicuramente l'influenza del modello culturale è determinante in questo senso.
particolare la città di Shanghai, che ha ottenuto il primo posto in entrambe le occasioni.16
Il sistema di istruzione cinese si fonda però non soltanto su elementi derivanti dalla tradizione culturale del Paese, ma è il risultato di una serie di trasformazioni e di una mescolanza tra elementi indigeni e influenze occidentali, subite fin dalla fine dell'età imperiale.
La caduta dell'ultima dinastia imperiale, i Qing, fu infatti di poco preceduta dall'abolizione degli esami imperiali nel 1905. Con la nascita della Repubblica (1912), la Cina si aprì all'adozione di modelli scolastici occidentali, che, con l'enfasi posta sulle scienze e sulle materie tecniche, venivano considerati la chiave della supremazia delle potenze occidentali, così come l'antiquato modello confuciano era considerato il motivo principale dell'arretratezza della Cina.
Come osservato da Altbach (1989), sono essenzialmente tre i modelli a cui la Cina si è ispirata per la creazione del suo moderno sistema di istruzione: il modello giapponese della restaurazione Meiji (dal 1910), quello statunitense (dal 1920 e poi dal 1980), e quello sovietico (dal 1950).
Durante il regime nazionalista, come nota Niu (2007), l'istruzione era vista come uno strumento per la creazione di una forza lavoro istruita e patriottica che guidasse la rinascita della Cina.17 I pilastri ideologici dell'istruzione erano a quel tempo costituiti da
pragmatismo (ovvero il valore strumentale dell'istruzione), uguaglianza (ovvero la necessità di diffondere l'alfabetizzazione e l'istruzione alle masse), salvezza della Nazione e perfezione morale, caratteristiche che si ritrovano in parte ancora oggi nell'istruzione cinese.
Con la nascita della RPC l'istruzione divenne invece parte dell'economia pianificata, tutti i modelli occidentali furono abbandonati e venne adottato il modello di istruzione socialista di stampo sovietico. Un tentativo di creazione di un sistema autoctono fu invece avviato nel 1958 con la politica del Grande Balzo in Avanti, ma si tradusse nel disastro della Rivoluzione Culturale.
16 Ovviamente occorre considerare che la valutazione di questi risultati avviene sempre per mezzo di esami e test (metodo che dunque ben si confà ad un sistema di istruzione come quello cinese), che non verificano quindi l'effettivo possesso di conoscenze e competenze.
17 In particolar modo quando si parla di governo nazionalista ci si riferisce sopratutto al “decennio di Nanchino” (1927-1937), precedente l'invasione giapponese. Si veda Samarani (2008).
Con la fine del maoismo la Cina tornò a guardare ai modelli occidentali, in particolare a quello degli USA. Gli Stati Uniti rappresentavano un esempio non solo per aver creato un efficiente sistema accademico, ma anche per aver aperto la strada alla massificazione dell'istruzione superiore e universitaria. Il modello americano venne inoltre preferito rispetto ai più rigidi tedeschi e inglesi, perché più “democratico”, e dunque più facilmente adattabile alle specificità cinesi. In questo periodo non solo molti Cinesi iniziarono a studiare negli USA, trasmettendo poi quanto appreso in madrepatria, ma anche molti docenti americani iniziarono a lavorare nella RPC.
Sempre secondo Altbach (1989), gli elementi occidentali ormai inglobati nel modello di istruzione cinese sono: l'organizzazione istituzionale, l'etica della professione accademica, i ritmi e le scadenze scolastiche, le modalità di esame e di valutazione. Tra gli elementi autoctoni che invece continuano a caratterizzare il sistema resta certamente quell'ossessione per gli esami di ammissione, che seppur modernizzati e occidentalizzati nei contenuti e nella forma, conservano comunque la valenza tradizionale: centralità assoluta nel determinare il destino di ogni giovane cinese. Anche dal punto di vista linguistico si continua a preferire l'uso del cinese mandarino come lingua accademica, per i libri di testo, le lezioni, ecc. Non sorprende affatto che una cultura così antica, sebbene integrata ormai nel contesto globale, abbia mantenuto forti elementi indigeni nel proprio sistema di istruzione.
Tra gli elementi autoctoni figura infine, secondo Li e Li (2010), la pressione a cui sono sottoposti gli studenti cinesi fin dalle scuole primarie, pressione dovuta in parte alla centralità degli esami, ma soprattutto alle aspettative familiari, cresciute molto in seguito all'introduzione della politica del figlio unico.18 I figli unici rappresentano infatti l'unica
speranza per i genitori, che riversano su di loro tutte le aspettative, spendendo spesso più di quanto possono per farli studiare, ma pretendendo poi dei risultati. Se si somma la pressione a cui sono sottoposti gli studenti-figli unici all'importanza rivestita dagli esami in Cina si ha immediatamente un'idea della portata del problema.
Queste sono quindi le principali caratteristiche dell'istruzione cinese “moderna”. Per 18 La politica di pianificazione familiare cinese (jihua shengyu zhengce 计划生育政策), fu introdotta nel 1979 e
quanto riguarda il sistema istituzionale attuale, esso è comunque il frutto delle riforme che vengono avviate a partire dagli anni Ottanta e che sono tuttora in corso, in quanto costituiscono un punto fondamentale nell'agenda del governo della RPC.