• Non ci sono risultati.

Gli approcci basati sugli indicatori 1 Indicator Approach

7) Tasso di rendimento

1.3 I principali approcci per la stima del capitale umano

1.3.1 Gli approcci basati sugli indicatori 1 Indicator Approach

L'indicator approach viene applicato già nel lavori di Barro (1991 e 1998) e Mankiw (1992), anche se la sua applicazione più recente e più nota è dovuta allo studio di Ederer (2006) svolto per il Lisbon Council e orientato alla creazione di un indice di capitale

umano.

Sebbene di fatto tutti gli approcci si basino su degli indicatori, l'indicator approach si distingue in quanto si limita a raccogliere una serie di indicatori statistici, senza ricavare una misura aggregata unica. L'indicator approach consiste in pratica in una descrizione delle caratteristiche accademiche della popolazione, in quanto la misura del capitale umano che ne deriva è una misura della qualità della performance del sistema di istruzione nazionale.

Come evidenziato dall'ISTAT (2014), la quantità di indicatori potenzialmente utili a questo approccio è vastissima, ma a seconda delle sue applicazioni ne viene selezionata solo una parte di essi. Si possono individuare ad esempio indicatori relativi allo stock di soggetti presenti nel sistema di istruzione (numero totale di anni di scolarità della forza lavoro, numero di infrastrutture educative) e indicatori relativi al suo funzionamento (rapporto studenti/insegnanti, rapporto studenti/classi); inoltre, vi sono indicatori di input (spese pubbliche e private, quota del PIL destinata all’istruzione, spesa per alunno) e indicatori di output (tasso di alfabetizzazione, differenziali retributivi connessi all’istruzione). In particolare negli ultimi tempi molto interesse è stato suscitato dai test di verifica delle competenze effettuati a livello internazionale, tanto da far sì che programmi dell'OCSE come il PISA o il PIAAC siano ormai una fonte essenziale per l'applicazione di tale approccio.

Il vantaggio principale dell'indicator approach è che esso permette di rappresentare contemporaneamente diverse componenti del capitale umano e di darne quindi una stima che non si limiti soltanto a considerarne gli effetti “di mercato”, ovvero quelli con rilevanza economica. Tuttavia proprio perché non restituisce una misura monetaria questo approccio viene considerato poco utile nel dare una stima del capitale umano. Gli indici

di capitale umano così costruiti possono comunque costituire un ottimo complemento ad altre misurazioni di tipo monetario.

Nel progetto realizzato dal Lisbon Council nel 2006 viene costruito un indice di

capitale umano per 13 Paesi dell'Unione Europea, come mostrato in Tabella 1.8. L'indice

in questione si articola in quattro componenti: la dotazione di capitale umano, l'utilizzo del capitale umano, la produttività del capitale umano e demografia e occupazione. Per ogni componente viene realizzata una classifica dei Paesi considerati, per poi stilare un ranking complessivo.

La dotazione misura i costi di ogni tipo di istruzione e formazione in un dato Paese per tutta la popolazione attiva. Nei costi dell'istruzione vengono considerati non solo i costi dell'istruzione formale, ma anche i costi dell'istruzione informale fornita dai genitori o nell'ambito familiare. L'utilizzo considera la percentuale dello stock di capitale umano nazionale effettivamente usata. Misura quindi l'utilizzo del capitale umano come rapporto tra la sua dotazione e la popolazione totale. La produttività del capitale umano è invece ricavata come rapporto tra il PIL nazionale e la quantità di capitale umano utilizzata nel Paese. Infine la demografia e l'occupazione danno una misura dei correnti trend economici, demografici e migratori, al fine di stimare il numero di occupati previsti nel 2030 in ogni Stato.

Non producendo una misura monetaria, questo approccio fornisce una stima del capitale umano “relativa”, ottenuta comparando i diversi livelli di capitale umano in diversi Paesi.

Tabella 1.8. Indice di capitale umano europeo del Lisbon Council (Classifica).12

Posizione Paese Punteggio

1 Svezia 8

2 Danimarca 14

3 Regno Unito 19

4 Paesi Bassi 21

5 Austria 23

12 La classifica generale è basata sui punteggi dei singoli Paesi in ognuna delle quattro categorie che compongono l'indice. Vengono sommate le posizioni occupate nelle singole classifiche. Il miglior punteggio è 4, il peggiore 52.

6 Finlandia 29 7 Irlanda 30 8 Francia 30 9 Belgio 31 10 Germania 36 11 Portogallo 37 12 Spagna 38 13 Italia 48 Fonte: Ederer (2006)

I risultati ottenuti mostrano come alcuni Paesi dell'Unione Europea presi in esame spendano relativamente poco in istruzione, rispetto alla media dei Paesi dell'OCSE. Le maggiori differenze riguardano gli investimenti sull'istruzione per gli adulti e la formazione professionale. Si registrano in generale basse percentuali di utilizzo del capitale umano, dovute ad alti tassi di disoccupazione, ingresso tardivo nel mercato del lavoro, pensionamenti anticipati e scarsa partecipazione femminile. Anche alcuni aspetti demografici, come i bassi tassi di natalità, influiscono negativamente sullo stock di capitale umano di diversi Paesi europei.

Un'altra interessante applicazione dell'indicator approach è il confronto internazionale realizzato nello Human Capital Report del WEF, che ha coinvolto ben 122 Paesi. Il metodo del WEF si basa su un calcolo statistico, e restituisce un indice di capitale umano che costituisce una misura olistica e facilmente applicabile a tutti i Paesi. Dal ranking stilato dal WEF e mostrato in Tabella 1.9 si osserva come le prime posizioni siano tutte occupate da Paesi europei, seguiti dagli USA. I Paesi in via di sviluppo occupano posizioni intermedie mentre le posizioni al di sotto della 57esima sono tutte occupate da Paesi dell'Africa e dell'America Latina.

Tabella 1.9. Indice di capitale umano e sue componenti per 15 Paesi nel 2013. Paese

Indice totale Istruzione Salute e

benessere

Forza lavoro e occupazione

Ambiente favorevole

Posizione Punteggio Posizione Punteggio Posizione Punteggio Posizione Punteggio Posizione Punteggio

Svizzera 1 1,455 4 1,313 1 0,977 1 1,736 2 1,793 Germania 6 1,109 19 0,888 8 0,877 9 1,149 3 1,522

Regno Unito 8 1,042 10 1,031 17 0,682 10 1,072 7 1,384 Danimarca 9 1,024 18 0,891 3 0,943 12 0,932 11 1,330 N. Zelanda 12 0,978 5 1,204 15 0,743 17 0,804 18 1,163 Giappone 15 0,948 28 0,628 10 0,836 11 1,027 13 1,302 Stati Uniti 16 0,920 11 1,027 43 0,239 4 1,235 16 1,181 Francia 21 0,746 22 0,776 14 0,744 25 0,520 24 0,943 Rep. Corea 23 0,640 17 0,899 27 0,481 23 0,596 30 0,582 Spagna 29 0,465 31 0,590 12 0,778 70 -0,185 28 0,679 Italia 37 0,266 40 0,378 19 0,601 75 -0,243 39 0,329 Cina 43 0,186 58 0,069 65 0,010 26 0,516 47 0,147 Indonesia 53 0,001 61 0,040 84 -0,215 32 0,262 58 -0,082 Grecia 55 -0,011 47 0,280 34 0,331 86 -0,365 71 -0,291 Brasile 57 -0,054 88 -0,497 49 0,150 45 0,078 52 0,054 Fonte: The Human Capital Report WEF (2013)

Oltre a realizzare una classifica internazionale il WEF mette in relazione l'indice di capitale umano ottenuto con altre misure come il PIL pro-capite, l'HDI (Human Development Index), ecc.

1.3.2 Gli approcci orientati a misure monetarie