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CAPITOLO 2- LA CINA E L'INVESTIMENTO IN CAPITALE UMANO

2.2 Passaggio dal capitale fisico al capitale umano

Fino agli anni sessanta e quindi fino alla nascita delle teorie sul capitale umano si riteneva che il capitale fisico fosse il principale mezzo in grado di assicurare lo sviluppo economico di una Nazione. Solo in seguito iniziò a farsi strada l'idea che la formazione, le conoscenze e le abilità possedute dagli individui fossero importanti tanto quanto il capitale fisico (se non addirittura più importanti) per la determinazione della ricchezza. Nell'era contemporanea, come evidenziato anche da Thurow (1997): “L'unica fonte rimasta di vantaggio competitivo utilizzabile sono le conoscenze tecnologiche che tuttavia possono essere utilizzate solo attraverso la capacità professionale dei singoli […]. Oggi la conoscenza e la qualificazione professionale restano in realtà l'unica fonte di vantaggio competitivo comparato.”(Thurow, 1997, p.115).

Anche la seconda potenza economica mondiale, ovvero la Cina, si è trovata nel corso del suo sviluppo a dover riconoscere l'importanza strategica che il capitale umano riveste nella crescita economica di una Nazione. Gli investimenti in capitale umano sono cresciuti progressivamente dalla nascita della RPC, soprattutto con l'avvio della riforma economica, accompagnando lo sviluppo del Paese. Tale processo ha avuto però un andamento molto più lento e discontinuo rispetto all'occidente. L'investimento in capitale umano della Cina è rappresentato soprattutto dalla spesa per il sistema di istruzione formale.

L'investimento nell'istruzione non è un concetto nuovo per la cultura cinese: fin dall'antichità esisteva in Cina il sistema degli esami imperiali, un meccanismo che permetteva a chiunque (in teoria) di cambiare il proprio status sociale e acquisire ricchezza e potere. L'importanza dell'istruzione come strumento per la creazione di “talenti” venne però meno nella Cina maoista e rivoluzionaria, in cui il focus della crescita economica era rappresentato dalla necessità di industrializzare il Paese, e gli intellettuali erano considerati una classe politica potenzialmente “pericolosa”, in quanto non facilmente assoggettabili alle esigenze del Partito Comunista. In questa fase

l'obiettivo della Cina era quello della massimizzazione degli investimenti per l'accumulazione di capitale fisico, necessari a permettere l'industrializzazione.

In realtà come osservano Jiang e Yang (2009) anche nell'ottica maoista l'uomo aveva un ruolo importante nella crescita economica, e Mao criticava gli economisti capitalisti perché la loro enfasi era incentrata esclusivamente sulla modernizzazione e la meccanizzazione dei processi produttivi. Durante il maoismo veniva riconosciuta una grande importanza all'educazione e alla salute nel processo produttivo, e molti sono stati gli sforzi profusi in quel periodo per contrastare l'analfabetismo ed assicurare un'istruzione di base a tutta la popolazione, anche nelle zone rurali.2

Tuttavia questa idea della centralità dell'uomo proposta da Mao è differente dall'idea di capitale umano sviluppatasi in occidente. L'elemento chiave dell'educazione di stampo maoista è la trasformazione dell'ideologia, l'indottrinamento politico e la creazione di un “uomo nuovo” comunista, non certo l'idea di educazione che i teorici del capitale umano considerano positiva per la crescita economica.

Se da un lato veniva quindi promossa la diffusione dell'istruzione primaria, dall'altro veniva osteggiata la formazione di alto livello e professionale. La formazione ideologica non prevedeva infatti nessun tipo di “formazione” tecnica, al contrario nell'ottica maoista era necessario abbattere le specializzazioni, smantellare il sistema che dava importanza ad individui tecnicamente formati, sottolineando l'importanza delle masse. Non a caso uno dei motti del leader era proprio “meglio rossi che esperti”. Perciò lo sviluppo economico durante il maoismo puntava più alla massificazione del progresso e ad una crescita equa e bilanciata piuttosto che all'efficienza produttiva.

Alla fine degli anni settanta tuttavia la Cina era ancora un Paese sotto-industrializzato e versava in condizioni difficili sopratutto dal punto di vista dell'istruzione e della formazione di capitale umano. Nonostante le campagne di contrasto all'analfabetismo condotte da Mao, l'intero sistema dell'istruzione era stato infatti scardinato durante il decennio di caos della Rivoluzione Culturale (1966-1976) e la maggior parte degli intellettuali e dei tecnici cinesi era stata inviata nelle zone rurali più remote della Cina ad 2 Si pensi anche alle riforme linguistiche introdotte da Mao, come la semplificazione dei caratteri nel 1956, l'introduzione del pinyin 拼音 (trascrizione fonetica) nel 1958 o quella del putonghua 普通话 (lingua standard) nel 1964.

apprendere il lavoro manuale dei contadini.

È solo in seguito alla morte del leader (1976) e all'ascesa al potere di Deng Xiaoping (1978) che viene avviato il processo di trasformazione economica della Cina. La nuova politica, accompagnata dal motto del leader “arricchirsi è glorioso”, segna il passaggio ad un'economia di mercato in Cina, basata su un nuovo sistema capitalistico fondato sull'interiorizzazione di nuove tecnologie importate dall'occidente, sulla nascita di una nuova classe dirigente orientata allo sviluppo e appunto sulle nuove politiche di formazione del capitale umano.3 Dall'avvio delle riforme la Cina ha conosciuto

un'incredibile espansione economica, registrando negli ultimi 20 anni tassi di crescita annuale che si aggirano in media intorno al 10%.

Secondo Chow (2010) sono essenzialmente tre le forze motrici che hanno guidato la rapida ascesa economica della Cina: il flusso di investimenti esteri in entrata nel Paese (FDI)4 in seguito alla politica di apertura, l'incredibile disponibilità di manodopera non

specializzata a basso costo e soprattutto il fatto di trovarsi in una condizione di arretratezza nello sviluppo economico.5 In particolare quest'ultima componente, ovvero lo

scarto tecnologico che separava la RPC dalle economie industrializzate, ha permesso alla Cina di realizzare quella che viene definita catching-up growth.6

La catching-up growth cinese degli ultimi 30 anni si è basata essenzialmente sull'imitazione. Imitazione di tecnologie, processi produttivi, tipologie di prodotti, ma anche di modelli istituzionali tipici delle economie occidentali più avanzate. In questa fase della crescita è stato ovviamente fondamentale il contributo del capitale fisico 3 La politica del Gaige Kaifang 改 革 开 放 (Riforme e Apertura) promossa da Deng Xiaoping prevedeva l'attuazione di tre trasformazioni in una: trasformazione da un'economia pianificata ad una di mercato; trasformazione da un'economia basata sull'agricoltura ad una basata sull'industria; trasformazione da un'economia chiusa ad un'economia aperta, integrata nel mercato globale. Per approfondimenti si veda Samarani (2008).

4 FDI, Foreign Direct Investments.

5 Con manodopera non specializzata si intendono coloro che hanno conseguito al massimo l'istruzione secondaria di primo grado, in inglese il medium-skill labor, diverso comunque dal low-skill labor, ovvero i soggetti privi di qualunque livello di istruzione. Con high-skill labor si intendono invece coloro che possiedono il titolo di istruzione superiore.

6 Catching-up growth letteralmente “crescita di ripresa” o “recupero” è una crescita estremamente rapida che caratterizza le economie più arretrate che possono quindi in questo modo recuperare lo scarto nello sviluppo (di solito in termini di PIL) rispetto alle cosiddette economie mature. Questo è solitamente possibile grazie all'accumulazione di capitale e alla replica di modelli già sperimentati e il cui successo è stato già consolidato in altre economie, cosa che permette quindi di ridurre al minimo i costi. La catching-up growth si distingue dalla cutting edge growth che è invece basata sulla creazione di nuove idee. Per approfondimenti si veda Xiao (2010).

(costituito perlopiù da FDI provenienti dall'occidente), che ha avuto un ruolo determinante nel modellare la moderna economia cinese.

Tuttavia la produttività del capitale fisico, determinante nelle prime fasi della crescita cinese, si è ridotta con l'avanzare dello sviluppo economico,7 e la rapidissima crescita che

ha caratterizzato il Paese nell'ultimo decennio sembra aver raggiunto oggi una condizione di stallo. La RPC si trova nella posizione di dover consolidare il proprio ruolo e di dover rispondere alle nuove esigenze di mercato. La pura e semplice imitazione non è più sufficiente a garantire la competitività delle imprese cinesi: occorrono nuovi modelli gestionali, manageriali, organizzativi, nuove strategie di produzione e vendita e nuovi meccanismi di sviluppo e innovazione tecnologica. È necessario adottare un nuovo modello che garantisca uno sviluppo sostenibile dell'economia cinese.

In poche parole occorre che l'economia cinese si trasformi ancora una volta, da un'economia basata essenzialmente sull'imitazione ad un'economia proiettata verso la creazione e l'innovazione. Solo l'innovazione sembra infatti in grado di garantire una crescita stabile del Paese. La fine della catching-up growth e la volontà di realizzare ora una cutting edge growth si traduce inevitabilmente nella necessità per la Cina di investire nella formazione del proprio capitale umano.8 Se tuttavia il capitale fisico (trasferibile)

può essere accresciuto anche tramite investimenti esteri in modo quasi immediato, il capitale umano necessita invece di un lungo processo di formazione basato sull'istruzione e sulla formazione professionale. Queste sono le due principali componenti dell'investimento in capitale umano.

Uno dei primi segnali dell'avvio di questa transizione strategica della Cina si ha già nel 2001, quando in occasione della Conferenza dell'APEC tenutasi in Brunei, l'allora Presidente cinese Jiang Zemin, aveva sottolineato l'importanza del capitale umano, proponendo cinque misure concrete per il suo sviluppo: stabilire una nuova prospettiva di sviluppo e rafforzare la formazione del capitale umano; costruire un sistema di 7 Questo è dovuto al fatto che il prodotto marginale del capitale è decrescente e si riduce con l'accumulazione del

capitale stesso.

8 Già a partire dal 1979 ha il via in Cina il processo di adozione delle teorie occidentali sul capitale umano, che iniziano a catturare l'interesse di economisti e imprenditori cinesi. Verso la metà degli anni ottanta iniziano a nascere anche le prime teorie domestiche sul capitale umano. Per approfondimenti sulle teorie del capitale umano in Cina si veda Li (2005).

apprendimento in grado di coprire il corso intero della vita di un individuo; utilizzare le nuove tecnologie per l'apprendimento; promuovere l'innovazione e istruire le nuove generazioni; rafforzare la comunicazione e la collaborazione internazionale.

La Cina ha avviato da quel momento una serie di iniziative per promuovere la formazione del capitale umano. Fondamentale è il “Piano Nazionale di medio e lungo termine per la Ricerca e lo Sviluppo” approvato dalla RPC nel 2004.9 Nel Piano viene

illustrata l'importanza del capitale umano, considerato fondamentale per sviluppare la competitività della Cina. Promuovere lo sviluppo scientifico e tecnologico presuppone innanzitutto l'esistenza di un contingente di esperti in grado di attuare l'innovazione scientifica e tecnologica.

Nel Decimo Piano Quinquennale per lo Sviluppo (2001-2005) è stato per la prima volta incluso un capitolo sulla formazione del capitale umano, e da quel momento l'attenzione per la formazione di questo capitale è divenuta una prassi nelle politiche cinesi. Tali politiche sono essenzialmente orientate in tre direzioni: incrementare l'ammontare totale dello stock di capitale umano; riorganizzare i settori industriali (concentrandosi sullo sviluppo delle industrie high-tech) e rafforzare la presenza del capitale umano nei vari settori a seconda delle necessità; porre maggiore enfasi sull'importanza della formazione di professionisti qualificati, specialmente nel campo della scienza e della tecnologia.

La Cina sta affrontando oggi una nuova trasformazione e necessita di avere a disposizione non solo tecnici esperti che possano guidare l'innovazione del Paese, ma in generale una forza lavoro flessibile e adattabile. Tuttavia solo una forza lavoro istruita e opportunamente formata è in grado di adattarsi con facilità ai cambiamenti, di scorgere nuove opportunità nel processo di trasformazione e saperle realizzare, e naturalmente di accrescere la produttività economica della propria Nazione. La Cina ha acquisito ormai la consapevolezza che l'importanza tradizionalmente assegnata al capitale fisico debba

9 Il 国 家 中 长 期 科 学 和 技 术 发 展 规 划 纲 要 (2006-2020) Guojia zhongchangji kexue he jishu fazhan guihua gangyao (2006–2020), (National Long & Medium-Term Plan for S&T Development (2006-2020)), ha come obiettivo quello di rendere la Cina un Paese innovation-based entro il 2020 seguendo tre linee guida: accrescere il contributo dato da scienza e tecnologia alla crescita economica; ridurre la dipendenza dalle tecnologie straniere; aumentare il numero di pubblicazioni scientifiche e il numero di brevetti conseguiti.

essere trasferita al capitale umano, che rappresenta uno dei fattori più importanti per il mantenimento di una crescita economica stabile nel lungo periodo.