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1. Robin Hood: il bandito eroe

1.3. Dalla ballata alla memoria collettiva: come i miti ci abitano

1.3.1. Bande metropolitane: costruirsi un’identità nella società

Nelle premesse del seguente lavoro di tesi ho posto l'accento sull'importanza che il processo della costruzione identitaria ha nell'azione dei movimenti sociali in Italia.136 Devo quindi ipotizzare

che il materiale simbolico che viene selezionato per adempire a questa funzione non possa essere scelto dal caso. Non voglio sostenere che esista un consapevole e tematizzato processo di scelta del simbolo, ma che questo lavoro venga agito attraverso mediazioni sociali non tematizzate, di cui, cioè, gli agenti non sono del tutto consapevoli. Che esista, però, un'attenzione ai modelli scelti è certo: non fosse altro che per l'omogeneità del repertorio utilizzato in una comunità che si presenta come fortemente delocalizzata sul territorio. Inoltre, chiunque abbia esperienza della vita dei movimenti sa bene che, fino a

135E. TONKIN, Raccontare il nostro passato. La costruzione sociale della storia orale, Armando Editore, Roma 2000, p. 26.

quando il processo di scelta resta all’interno del repertorio condiviso esso non viene tematizzato, ma se un soggetto parte della comunità dovesse fare una scelta al di fuori di esso, allora di certo il problema sorgerebbe. Fino a quando il movimento sociale e i suoi partecipanti scelgono di rappresentarsi attraverso un simbolo coerente con ciò che all'esterno e all'interno si pensa debba essere un movimento sociale, il processo di scelta del simbolo è come se fosse trasparente alla vista: il simbolo c'è ed è ovvio che ci sia. Che Robin Hood faccia parte di quel repertorio d'immagine che viene considerato utilizzabile dalla comunità in senso identitario è testimoniato da un’ampia gamma di comunicati e mobilitazioni che spaziano per geografia e storia: il Centro Sociale Occupato Autogestito Askatasuna di Torino riusa Figura 1: Attivisti del CSOA Fornace durante una manifestazione

Robin Hood durante il cosiddetto «carnevale degli autonomi»137

riproponendo, forse inconsapevolmente, una versione contemporanea dei May games; il Laboratorio Occupato S.K.A. di Napoli denuncia, nel luglio del 2012, un furto subito «dai compagn@ dello SPAZIO DI MASSA»138 con un comunicato dal titolo «Robin Hood derubava solo

i ricchi»; Raineri-Seith ricorda come, durante l’occupazione dei Molini Bernasconi del 1996 a Lugano:

I giovani di Realtà Antagonista, Robin Hood e SUD (Solidarietà, Uguaglianza e Democrazia) organizzano l’ennesima manifestazione per rivendicare uno spazio autogestito.139

Questo breve elenco non può e non vuole esaurire le mille contingenze di riuso della figura che si potrebbero rintracciare nella storia dei movimenti sociali in Italia, ma rende giustizia di quanto variegata sia la casistica. In ognuna di queste contingenze Robin Hood è visto come figura positiva, fonte d’immedesimazione e di prescrizione sociale: comportarsi come Robin Hood è bene, è il giusto esempio da seguire per performare correttamente il proprio ruolo sociale.

Il mio interesse è capire perché Robin Hood sia un simbolo condiviso dalla comunità, quali siano gli aspetti del suo mito che vengono considerati interessanti.

137http://www.csoaskatasuna.org/vanchiglia/robin-hood-in-vanchiglia/. 138http://loska.noblogs.org/2012/07/12/solidarieta-re-attiva/.

139R. RAINIERI-SEITH, Il luogo che non c'è: gruppi, initiative e spazi autogestiti in

Già da quanto emerso attraverso l’excursus sulla storia letteraria del personaggio140 ho potuto ipotizzare che parte di questo interesse derivi

dalla sua capacità di traghettare la figura del fuorilegge in un contesto di accettabilità sociale. Vedrò adesso se quest’ipotesi può essere verificata e se sia necessario affiancarla ad ulteriori considerazioni. Prima di tutto noto che la consapevolezza dell’importanza della figura di Robin Hood nella fondazione della propria identità sociale è diffusa nelle persone intervistate e a titolo esemplare citiamo Alice Pettenò:

ALICE: No va be, allora, adesso che mi dici un po’ di nomi... sicuramente

Robin Hood è una figura chiave nella vita di parecchi, sicuramente nella mia quand’ero bambina Robin Hood ha fatto il suo per farmi diventare quello che sono adesso... […]. Cioè, sia Robin Hood che... in un certo senso, la mitica Lady Cocca, cioè quel cartone lì della Disney ha rovinato... cioè i miei hanno fatto proprio male a farmelo vedere da piccola...141

Dunque alla versione animata della Disney viene riconosciuta una funzione educatrice di modello comportamentale. È interessante notare che è sempre la versione della Disney, ricordo spesso di una giovanissima età, a venire citata e utilizzata nelle azioni. Parlando del perché, a suo parere, Robin Hood sia diventata una figura importante per il movimento, Fabio osserva:

FABIO: È diventato un po' l'aspetto della lotta con mezzi non legali contro

l'ingiustizia quindi il ehmm... il bandito che, mosso per senso di giustizia, infrange e combatte la legge per questo ideale senso redistributivo di aiutare i poveri, no?

IO: Certo.

FABIO: E qua davvero un po' l'immaginario che abbiamo si è fermato

davvero al cartone che vedevamo da bambini.142

140 Vedi par. 1.1.

141 Intervista Alice 10.35 ss. 142 Intervista Fabio Bertone 06.55 ss.

Questo dato è rilevante in quanto sottolinea come la fruizione del modello di Robin Hood sia stata, nell'esperienza dei soggetti, sempre precedente al suo riutilizzo in termini di costruzione identitaria. Allo stesso tempo evidenzia come, in età adulta, quel primo simbolo non sia stato sostituito né da versioni più appetibili per un pubblico adulto, né da altri modelli. A nessuno è venuto in mente di citare il Robin Hood di Ridley Scott per quanto quella rilettura potrebbe essere più facile da adattare a un'ideologia antagonista.143 Altro elemento di

grande interesse è che nessuno degli intervistati ha avuto la minima esitazione nel riconoscere in Robin Hood un personaggio positivo: la tradizione letteraria che centra il focus empatico su Robin Hood è accettata ed è riconosciuta come fondativa di un’identità. È possibile ipotizzare che quasi tutti gli spettatori del cartone animato abbiano empatizzato con Robin Hood e altresì non credo di azzardare troppo nell'immaginare che non tutti coloro che hanno visto quel cartone o hanno in altro modo apprezzato le gesta di Robin Hood siano poi diventati militanti di movimenti sociali antagonisti. Il passaggio chiave sta nel decidere che quella non è solo una bella storia ma un modello che determina un possibile modo di essere nella realtà. Nel momento in cui un movimento sociale pensa di vestirsi da Robin Hood (fig. 1) per compiere un'azione di protesta, compie una volontaria e simbolica rottura di questa invisibile barriera che relega la letteratura in uno spazio altro e dichiara la possibilità di portare quel comportamento fuori dal frame144 del testo. Il testo, infatti, se da un 143 Vedi par. 1.2.2.

144 Faccio qui riferimento all'uso del termine in E. GOFFMAN,Frame Analysis: An Essay on the Organization of Experience, trad it a.c. I. Matteucci,Frame Analysis. L'organizzazione dell'esperienza, Armando Editore, Roma 2001, p. 54: «Io assumo che le

lato può essere luogo ove esperire esperienze altre, inaccessibili all'agire nel mondo, d'altro canto può diventare fucina di forme d'esistenza possibili. L'urgenza diventa allora trovare qualcuno con cui condividere questa possibilità per non trasformarsi in solitari Don Chisciotte. Ecco perché tra gli elementi che affascinano nella figura del bandito c'è questa dimensione dei compagni, della comunità e del gruppo. La costruzione di una comunità basata su rapporti sociali differenti da quelli fondati su di una gerarchia rigida propri della c o m u n i t à prevalente145 è uno degli elementi fondamentali

nell'autonarrazione dei movimenti sociali. Le modalità dello stare insieme sono uno degli elementi su cui si fonda la costruzione di una rivendicazione politica in cui i principi di solidarietà e uguaglianza vengono agiti come elementi del quotidiano:

Nell’organizzazione dei rapporti personali interni al circuito del «noi» si gioca una parte importante della rivendicazione di un agire distintivo.146

governano gli eventi – almeno quelli sociali – e il nostro coinvolgimento soggettivo in essi; frame è la parola che io uso per riferirmi a questi elementi di base che sono in grado di identificare».

145 Uso qui il termine nell'accezione spiegata da Boni nel suo testo S. BONI, Vivere senza padroni, cit., p. 7.

L'importanza dell'aspetto comunitario nel mito di Robin Hood, il suo essere capo di un gruppo al cui interno esistono legami forti è quindi un elemento riconosciuto come importante e in armonia con un senso forte di socialità.

VALERIO: C'è uno stacco in Robin Hood tra la società feudale e la società

del bosco […] cioè nel senso la società feudale molto rigidamente divisa, se vogliamo, per classi mentre la società di quelli che vivono nel bosco insieme a Robin Hood divisa semplicemente per una quest... con un rapporto molto paritario di ruolo fondamentalmente di... di un capo che è così solo per un riconoscimento.147

147 Focus group con Valerio, Simone e Alessandro min.11.00 ss.

La capacità d'istituire rapporti sociali che rompono con le modalità del

prevalente è uno degli elementi che segna più fortemente il senso di

comunità, che spezza con forza i legami con l'esterno istituendo una dicotomia tra «noi» e «loro».

I rapporti tra il «noi» e gli ambienti che riproducono nei discorsi e ripropongono nella condotta quello che viene visto come il disumano prevalente sono tendenzialmente difficili. La mancanza di gratificazione nei contatti, che sono pur comuni, tra il «noi» e le reti di socialità esterne rivela questa distanza ideologica. 148

Spesso le comunità sentono l'esigenza di un luogo protetto dove sperimentare queste forme di socialità. Ecco allora che nella città nascono spazi occupati, Centri Sociale Occupati, case, spazi autogestiti, che quasi sempre si trasformano in vere foreste di simboli (fig. 2) in cui la comunità può rifugiarsi. Questi luoghi demarcano la loro alterità dall'esterno costruendo un ambiente onirico, fortemente caratterizzato per la liberazione dell'immaginario e della creatività. Se pure tutti questi spazi nascono in luoghi la cui fisicità era un tempo legata a funzioni proprie della società esterna, oggi gli spazi sono trasformati al punto che è quasi impossibile ritrovare il loro scopo. Entrarvi significa abbandonare l'universo della normalità ed entrare in un luogo dove le regole conosciute al di fuori smettono d'essere valide. L'avventore è avvertito fin dall'esterno dove graffiti imponenti marcano l'ingresso in un universo differente (fig. 3).

Non c'è possibilità di errore: chi accetta di entrare sa di star varcando una soglia. Il parallelismo con il ruolo della foresta di Sherwood nell'immaginario è fortissimo: in entrambi i casi una protezione, una demarcazione fisica, segna il confine tra il regno dei banditi e il resto del mondo.

SIMONE: Il luogo come luogo dove tu riesci a creare una spaccatura nella

società e come il bandito applica la propria legge all'interno del luogo dov'è, il militante crea la propria “legge”, tra virgolette, all'interno di quell... che sono quelle quattro mura, quel luogo.149

149 Focus group Valerio, Simone Alessandro min. 11.05 ss.

Si capisce in questo senso quale importanza ricopra l'immagine della foresta stessa. Al riguardo basti citare la storia di radio Sherwood,150

da anni punto di riferimento culturale e informativo per tutta la rete dei Centri Sociali Occupati Autogestiti (CSOA), Centri Sociali Autogestiti (CSA), Centri Sociali (CS) e Spazi Pubblici Autogestiti (SPA) d’Italia.

Nonostante tutte queste forti assonanze tra il mito di Robin Hood e l'identità dei movimenti sociali, la loro autorappresentazione interna ed esterna, il personaggio di Robin Hood è solo marginalmente una figura di costruzione identitaria. Esso è, infatti, sì un modello comportamentale in cui riconoscersi ma è, soprattutto, una figura che permette di essere riconosciuti dal mondo prevalente:

Robin Hood [...] è sempre stato usato in maniera abbastanza tattica: è il personaggio dell'immaginario comune con cui noi possiamo raccontarci e rappresentarci.151

Proprio per il discorso fatto in precedenza, per il quale non tutti i bambini che da piccoli hanno visto il cartone di Robin Hood da grandi sono diventati attivisti e, proprio per l’addomesticamento che il mito ha subito nei secoli,152 Robin Hood è una figura a cavallo tra due

mondi e permette, quindi, una rappresentazione verso l'esterno. Rappresentarsi come degli odierni Robin Hood significa dimostrare l'adesione a una serie di valori che la propria comunità, ma anche la comunità del prevalente ha accettato: la ribellione contro l'ingiustizia

150 www.sherwood.it . 151 Intervista Fabio 14.51 ss. 152 Vedi par. 1.1.

sociale, la lealtà verso la propria comunità, la solidarietà etc. e significa anche volersi mostrare con il proprio aspetto più pulito:

FABIO: Il Robin Hood della Disney è estremamente pulito. [...] Il bandito

letto nei movimenti sociali tende a non esser pulito. Ci auto rappresentiamo più come sporchi. Perché... ehmm o beh perché ci sono tutta una serie di discorsi che ormai non... difficilmente vengono esplicitati […] c'è quella dimensione di realismo politico e di sporcarsi le mani se vuoi anche un... e quella partecipazione totale anche desiderante della politica di movimento che ti allontana dall'immaginario del buono, del pulito. Nel momento in cui... ok, combatti contro la legge per la giustizia ma non lo fai per buonismo tuo.153

Potremmo dire, usando una metafora, che vestire i panni di Robin Hood è mettersi il vestito buono della domenica, è prepararsi per presentarsi all'esterno, ripulirsi e cercare di dare di sé l'immagine più attraente per gli altri. Mi pare interessante che questo venga fatto demarcando però sempre una distanza: la figura scelta per dialogare con la società è pur sempre quella di un bandito, pur sempre un emarginato, altro dalla società. Certo, è l'emarginato a cui la società vuole più bene, quello verso cui è meglio predisposta ma pur sempre un emarginato.