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3. Jules Bonnot l’anarchico

3.1. L’anarchia nella Francia di fine ‘800

In quanto uomo del suo tempo, Bonnot era immerso nei conflitti politici e sociali della Francia di fine '800. Per questo, prendendo in considerazione la sua figura, credo sia doveroso capire il contesto nel quale si è mossa e nel quale è stato ambientato il libro analizzato: In

ogni caso nessun rimorso.277 Tanto più che il testo stesso, lungi

dall'essere il resoconto biografico di una vicenda individuale, inscrive di fatto la figura di Bonnot all'interno di una più ampia storia collettiva di uomini e donne che fecero il movimento anarchico di quel periodo. Dunque tanto nella valutazione del racconto storico quanto nel prendere in esame la figura letteraria non penso di potermi esimere dal tracciare un panorama di quello che fu il movimento nel suo

complesso, quelle che furono le sue contraddizioni e lotte interne e soprattutto cosa fu l'illegalismo.

La storia dell'anarchia è lunga e articolata: la sua nascita è difficile da definire e taluni studiosi arrivano a trovare nelle rivolte contadine medievali tracce della dottrina anarchica.278 Di certo però l'uso

sistematico del termine«anarchico» in un contesto politico si ebbe proprio in Francia durante il periodo rivoluzionario:

“Anarchia” e “anarchico” furono largamente usati in senso politico per la prima volta durante la Rivoluzione francese, come termini che esprimevano una critica negativa […]. Ma, come accadde per termini come cristiano e quacchero, “anarchico” fu infine orgogliosamente adottato da uno di coloro contro i quali era stato usato a titolo di condanna.279

L'uomo di cui si parla è Pierre-Joseph Proudhon pensatore e politico tra i più influenti del movimento. La sua opera principale, Qu'est ce

que la propriété? del 1840, delinea, però, solo una delle teorie che

possono a ragione essere ricondotte al pensiero anarchico. Per sua natura, infatti, il movimento libertario ha dato vita ad una pluralità di punti di vista, rifiutando le forme di venerazione verso i padri e le autorità e lasciando sempre proliferare i pensieri e le interpretazioni.

Cercar di definire l'essenza della teoria anarchica è un po' come cerare di definire Proteo, perché la natura dell'atteggiamento libertario – il suo rifiuto di ogni dogma e di ogni teoria rigidamente sistematica, e, soprattutto, la sua insistenza sull'estrema libertà di scelta e sull'importanza 278 N. BOBBIO, N. MATTEUCCI e G. PASQUINO, Dizionario di politica,

Gruppo Editoriale L'Espresso, Novara 2006, vol. 1 p. 25.

279G .WOODCOCK, L'anarchia. Storia delle idee e dei movimenti libertari,

Feltrinelli, Milano 1966, pp. 6-7. Da notare che altri studiosi preferiscono datare la nascita del movimento anarchico al congresso di Saint-Imer del 1872 (J. PRÉPOSIET, Histoire de l'Anarchie., trad. it. R. Tomadin,

primaria del giudizio individuale – rende possibile una varietà di punti di vista inconcepibile in un sistema rigidamente dogmatico.280

Sono solo pochi i punti su cui gli anarchici si sono sempre trovati d'accordo. Dal punto di vista teorico si può assumere che ogni anarchico sia convinto che l'uomo possiede per natura tutti gli attributi necessari per vivere in libertà e concordia.281 Mentre dal punto di vista

dei mezzi e metodi adottati la varietà e differenza è talmente ampia che l'unico possibile punto d'incontro è la scelta del singolo.

Ciò che hanno di comune e di caratteristico tutte le varie tattiche propugnate dagli anarchici – per quanta possa essere la loro differenza di vedute sulle questioni della violenza e della non-violenza, dell'azione di massa e dell'azione individuale – è il fatto che tutte si basano sulla decisione individuale. […] Non vi è coercizione né delega della responsabilità.282

Ciò detto, se una definizione di cos'è e cos'è stata l'anarchia va pur data, allora mi pare giusto accogliere quella proposta da Woodcock:

Un sistema di pensiero sociale, mirante a cambiamenti fondamentali nella struttura della società e in particolare – perché questo è l'elemento che accomuna tutte le sue forme – alla sostituzione dello stato autoritario con qualche forma di libera cooperazione tra individui liberi.283

Nel periodo in cui visse Jules Bonnot, il movimento anarchico in Francia era frammentato. L'influenza esercitata da Proudhon e dalla storia dalle vicende della Comune del 1871 erano ancora vivamente

280 Ivi, p. 9.

281 Ivi, p. 17. 282 Ivi, p. 27.

sentite.284 Ma a Lione nel 1873, durante il primo congresso anarchico

in Francia dopo la repressione:

I trenta delegati erano tutti collettivisti; benché infatti i mutualisti ricomparissero sulla scena più avanti nel decennio 1870-1880, e anzi conservassero una certa influenza nei sindacati sin verso la fine del decennio successivo, le due correnti libertarie erano ormai nettamente distinte. Mentre i collettivisti assumevano posizioni rivoluzionarie sempre più estreme, i mutualisti […] diventavano sempre più riformisti.285

In questo modo i seguaci di Proudhon, legati alla tradizione dell'anarco-sindacalismo, si allontanarono sempre più dalla corrente collettivista. Anche la rottura con i socialisti era ormai sempre più netta dato che essi stavano intraprendendo quel cammino che, una trentina d'anni dopo, li avrebbe portati ad essere ormai parte integrante della classe dirigente francese:

C'era dunque un violento conflitto di principi, che si trasformò in breve in un vero e proprio conflitto di forze. Infatti quando gli operai, perseguendo la loro politica di«azione diretta» scioperavano o respingevano le offerte di imparziale mediazione da parte del governo o delle autorità pubbliche locali […] dimostranti e scioperanti erano presi a fucilate e a manganellate, e molti restavano uccisi. Non c'era, in realtà, nulla di nuovo in questo tipo di violenza che aveva dietro di sé una lunga storia. La differenza stava nel fatto che nel periodo dopo il 1900 l'azione repressiva era condotta a nome di uomini che erano o erano stati fino a poco tempo prima, socialisti.286

La corrente collettivista del movimento anarchico, in compenso, si spostò sempre di più verso una radicalità di teoria e prassi che l'avrebbe isolata. In particolare fu questo il periodo della cosiddetta

284 G.D.H. COLE, Storia del pensiero socialista, Laterza, Bari 1967, vol. II, pp. 152-197.

285 G. WOODCOCK, L'anarchia., cit., p. 253.

286 G.D.H. COLE, Storia del pensiero socialista, Laterza, Bari 1967, vol. III, pp.

«propaganda coi fatti» che avrebbe portato una serie di violenti attentati e una durissima repressione:

La «propaganda coi fatti» […] era un fenomeno endemico in Russia da quando Alessandro II, dopo aver cominciato il suo regno in veste di riformatore, liberando i servi, era tornato alla reazione e alla repressione e s'era messo con impegno – a metà degli anni '60 – a estirpare i gruppi intellettuali radicali.287

In Francia questo tipo di militanza fu praticato da pochi ma, non di meno, fu sostenuto e appoggiato da molti anche se in forme diverse che potevano andare da un sostegno esplicito a una non esplicita condanna:

L'«anarchismo» nel senso che fu attribuito comunemente a questa parola negli anni '80 (cioè l'anarchismo come «propaganda coi fatti» culminante nella soppressione fisica) non fu mai il credo di un gran numero di persone. Tuttavia, gli anarchici che non intendevano essere assassini non erano disposti a dissociarsi completamente da quelli che lo erano.288

Questo diede alla repressione la scusa per scatenarsi in modo indiscriminato quando, in Francia vi furono due omicidi mirati e una serie di attentati dinamitardi, coinvolgendo alcuni dei vertici del pensiero libertario dell'epoca:

L'8 gennaio 1883 ebbe principio a Lione il processo di sessantacinque celebri anarchici: oltre a Petr Kropotkin ed Émile Gautier, c'erano fra loro tutti i più influenti attivisti della Francia orientale.289

Questi eccessi però non giovarono al rapporto tra potere e consenso al punto che il governo si vide costretto a concedere un'amnistia generale

287 Ivi, vol. II p. 361. 288 Ivi, p. 362.

pressato dall'indignazione dell'opinione pubblica.290 Insieme al

processo contro Michel e Pouget,291il processo di Lione, lungi

dall'indebolire il movimento anarchico, aumentò il suo prestigio tra gli operai e vasti settori delle classi colte, tanto che nel 1890 venne fondato il primo gruppo di studenti anarchici.292La repressione non

riuscì nemmeno a fermare la violenza visto che dal 1892 al 1894 vi furono undici attentati dinamitardi che provocarono nove vittime.293 Di

questo periodo è pure la vicenda di Ravachol,294 piccolo ladro poi

divenuto vendicatore degli anarchici implicati nel processo di Clichy:

Egli scelse a sue vittime gli uomini che avevano giocato le parti di maggiore spicco nel processo degli anarchici implicati nell'incidente di Clichy. […] Accolse la sentenza di morte con il grido “Vive l'Anarchie!”, e andò verso la ghigliottina cantando versi anticlericali.295

La sua storia ricorda in modo impressionante la figura di Platano, il compagno di Bonnot morto per cause sospette,296 per come lo

delineerà Cacucci nel suo testo, facendone una delle figure chiavi. Ravachol m'interessa anche perché mi permette d'introdurre un elemento importante nel ragionamento sul movimento anarchico al

290 Ivi, p. 266.

291 L. PATSOURAS, Jean Grave and the Anarchist Tradition in France., Black

Rose Books, Montreal 2002 p. 22.

292 G. WOODCOCK, L'anarchia., cit., p. 266. 293 Ivi, p.267.

294 Per approfondire il tema si veda anche W. Minardi, Un sinistro risvolto della

Belle Epoque: il terrorismo anarchico, in Historia, nº 165, settembre 1971.

295 G. WOODCOCK, L'anarchia., cit., p. 269-270.

296 R. PARRY, The Bonnot Gang, The Rebel Press, Londo 1987, p. 71 e par. 3.3 del

tempo in cui Bonnot vi prese parte: il rapporto tra l'impegno politico e la piccola criminalità:

Gli anarchici hanno in genere accolto volentieri nelle loro file, come naturali ribelli, gli elementi déclassés […] di conseguenza, il movimento anarchico ha sempre avuto dei seguaci in quella specie di sottobosco sociale dove la ribellione sfocia in criminalità.297

Inoltre bisogna considerare che molti teorici arrivarono a sostenere con tale forza e veemenza l'immoralità della proprietà privata da abbracciare il furto come pratica in sé rivoluzionaria:

Era quello un periodo in cui veniva largamente dibattuta nei circoli anarchici il problema se il furto fosse o meno giustificabile. Uomini di grandi principi e di vita esemplare, come Élisée Reclus e Sébastien Faure, erano così convinti dell'immoralità della proprietà da giustificare, su un piano puramente teorico, qualsiasi specie di furto.298

Dunque, la figura di Ravachol non deve stupire nel suo tenere insieme tanto la vita del piccolo delinquente quanto quella del coerente militante anarchico e la sua buonafede non ha motivo d'esser messa in dubbio. Con la sua morte, per altro, non morì certo l'idea dell'assassinio mirato: un anno dopo le vicende che lo portarono alla morte, l'italiano Sante Caserio ferì mortalmente il presidente Carnot a Lione;299 questo provocò un ulteriore inasprimento del controllo da

parte dello Stato:

La Camera dei Deputati adottò una serie di misure che passarono alla storia come les lois scélérate. La prima faceva un delitto non solo dell'istigazione ad atti criminali, ma anche di ogni tentativo di giustificarli.

297 G. WOODCOCK, L'anarchia., cit., p. 22. 298 Ivi, p. 268.

La seconda riguardava le “associazioni a delinquere” e le definiva in base alle intenzioni più che alle azioni. Infine, dopo la morte di Carnot, una legge proibiva la propaganda anarchica “con qualsiasi mezzo” fosse svolta.300

Dunque, gli attentati di fine '800 ebbero ripercussioni dirette sulla vita del movimento anarchico nei primi anni del '900 che, tutt'altro che demoralizzato, trovò nel periodo a cavallo dei due secoli un momento di grande crescita e fermento:

Il periodo dal 1894 al 1914 vide un fecondo equilibrio dell'elemento visionario e del pratico. […] L'anarcosindacalismo, il movimento per fondare colonie comuniste anarchiche nella campagna francese (che risultò nella creazione di comunità sopravvissute fino al decennio 1930-1940), il movimento di educazione libertaria (che portò alla fondazione di alcune famose scuole progressiste come la Ruche di Faure e le Universités Populaires con i loro corsi serali per adulti) furono altrettante manifestazioni di questa ricerca di soluzioni positive.301

Nel mezzo di questo fermento di ricerca e analisi nacque il più importante organo di propaganda dell'ala anarchica individualista:

L'Anarchie.302A fondarlo fu un carismatico personaggio, Albert

Joseph, chiamato Libertad la cui tragica morte s'incrocia con la nostra storia:

Una sera del 1908, Libertad fu brutalmente picchiato da alcuni poliziotti. […] Dopo la sua morte il gruppo si disperse. Il giornale e la tipografia si trasferirono a Romainville, in una casa con giardino. Il nuovo rifugio degli individualisti e degli illegalisti ospita André Lourot, che ha appena assunto la direzione de «L'Anarchie». […] Ritroviamo là anche i redattori de «L'Anarchie» Viktor Kibal´čič con la sua amica Rirette Maitrejean, oltre a coloro che sarebbero divenuti tristemente noti come i«banditi tragici»: Jules Bonnot, appassionato di meccanica e automobili, Octave Garnier,

300 Ivi, p.274.

301 Ivi, p.275.

l'irriducibile dallo sguardo di ghiaccio, l'occhialuto Calemin (detto «Raymond la scienza») […] e il disertore Valet, dai capelli rossi.303

Ora che entrano in scena i nostri protagonisti e che ho tracciato le linee storiche che permettono di delineare il contesto del movimento anarchico in cui si mossero, lascerò da parte il racconto storico per prendere in esame come il movimento è stato rappresentato in letteratura e quali topoi si sono consolidati nel tempo.