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2. Long John Silver e i pirati

2.1. I pirati: banditi dei mari

Perché iscrivere i pirati all’interno di un ragionamento sul banditismo? Quali sono i punti di contatto tra le due figure storiche? Prima di tutto bisogna notare che i banditi e i pirati condividono la scelta di vivere in opposizione alla società e costruiscono quindi una comunità a sé stante:

Ma la pirateria, nelle sue forme più o meno autorizzate, si rivela un mondo preciso e alternativo a quello che vive in terraferma. I capitani sono individui coraggiosi e implacabili, sprezzanti e crudeli, ma sempre rispettosi di regole che li vincolano all’equipaggio, una vera comunità viaggiante sul mare.157

Inoltre, così come il bandito portava su di sé il peso d’essere cacciato dalla società fino al punto che la sua vita veniva considerata alla stregua della vita d’una fiera, i pirati portavano su di sé la nomea di «enemy of all»:

As Cicero once remarkerd, there are enemies with whom a lawful state may wage wars, sign treaties and, should circumstances permit, put an end to hostilities. Such are the just enemies of war, who, on account of being in principle the equals of their public opponents, may always lay claim to certain rights. But there is also another type of enemy: an unjust antagonist unworthy of such rights. This is the pirate, whom Cicero, for this reason, calls «the common enemy of all».158

Questo titolo viene legato al particolare tipo di antagonismo che il pirata impersona:

Piracy involves an agent who, committing deeds in such a unusual legal space, displays an antagonism that cannot be defined as that of one 157 R. MUSSAPI, Introduzione in B. LARSSON, La vera storia del pirata Long John Silver, trad.. De Marco Katia, Iperborea, Milano 1998 p. 13.

158 D. HELLER-ROAZEN, The enemy of all. Piracy and the Law of Nations, Zone Books, New York 2009, p. 10.

individual with respect to another of one plotocal association with respect to another. Such an antagonism may not possess a single object; it may not discriminate int its target. It appears not as particular but as general; it is often represented as “universal”.159

Quindi, così come il bandito aveva rinnegato l’ordine sociale e per questo la società era legittimata a cacciarlo al pari delle bestie, il pirata aveva a sua volta dichiarato guerra al medesimo ordine e per questo veniva dichiarato nemico di tutti. Bisogna aggiungere che, come il banditismo, proprio per quest’antagonismo radicale la pirateria porta con sé la possibilità di un mondo dove il singolo costruisce il proprio destino sulla base delle proprie sole abilità:

Rispetto al mondo aristocratico e feudale, immobile e inalterabile, la nave corsara o pirata rappresenta un’isola dove l’individuo, grazie ai valori che vanno dal coraggio alla crudeltà, ha la possibilità di esprimersi e di crearsi il proprio destino.160

Così come il banditismo, anche la pirateria ha avuto molteplici forme nel corso della storia. Molto spesso si è trattato di una forma di guerra marittima e di commercio dalla controversa e relativa illegalità. Basti pensare alla distinzione tra pirata e corsaro che sfumò e divenne labile già dal XVII secolo. Molto prima il temibile pirata Barbarossa, il cui vero nome era Arouj, era in realtà governatore di un regno piuttosto esteso, equivalente circa all’odierna Algeria. Sotto il suo successore, anch’egli noto come Barbarossa, Kheyr-ed-din, la pirateria nordafricana fu una vera e propria guerra marittima:

159 Ivi, p. 11. 160 Ivi, p. 14.

Questa volta non si trattava più di un capo isolato, ma del comandante di un insieme di flotte, il quale aveva raccolto intorno a sé il più formidabile gruppo di capi pirati del mondo.161

Anche i pirati normanni non erano semplici criminali ma un popolo la cui struttura sociale si basava su razzie e colonizzazioni:

I normanni avevano un forte senso del governo e della colonizzazione (non nel senso però di una dipendenza dal governo e dalla madre patria) e lasciarono tracce incancellabili ovunque si stabilirono.162

La vicenda dei cosiddetti«Pezzenti del mare» ci dimostra come spesso si praticasse, attraverso atti di pirateria, una vera e propria guerriglia marina:

La loro principale fortezza era La Rochelle, dove un ugonotto, il principe Condé, aveva radunato i corsari di varie nazioni protestanti e li aveva muniti di lettere di rappresaglia contro tutto il traffico marittimo cattolico, sia francese che spagnolo.163

Lo stesso temibile pirata Morgan, a cavallo tra il 1600 e il 1700, salpava sempre sotto mandato del governatore di Port Royal. Citiamo in particolare un evento della vita di questo pirata dei Caraibi che evidenzia quanto precario potesse essere lo status sociale di un uomo di mare. Partito alla volta di Maracaibo per ostacolare i traffici spagnoli con le seguenti istruzioni del governatore: «Giacché non vi sarà altra paga per incoraggiare la flotta, il personale riceverà tutti i beni e le merci raccolte dalla spedizione, i quali saranno ripartiti tra gli uomini degli equipaggi secondo le regole vigenti tra quest’ultima»,164 161 P. GOSSE, Storia della pirateria, cit. p. 32.

162 Ivi, p. 105. 163 Ivi, p. 129. 164 Ivi, p. 170.

Morgan, al suo rientro vittorioso a Port Royal, si ritrovò in manette per via di un accordo siglato nel frattempo tra Spagna e Inghilterra. Allo stesso modo il coevo Capitain Kidd vide la sua fine per mano di coloro i quali lo avevano, fino a poco prima, formalmente deprecato ma di fatto armato:

Kidd, semplicemente, non capì che i tempi erano cambiati, che la resa della Spagna liberava l’Inghilterra dalla necessità di una guerra combattuta su tutti i fronti, e rendeva quindi preferibili normali relazioni commerciali con la potenza sconfitta ed esecrabili gli atti pirateschi che turbassero il nuovo ordine. L’impiccagione di Kidd a Londra segna la fine di quell’età e la nascita di una nuova realtà che non ha più bisogno di arrembaggi.165

Questi episodi evidenziano come il confine tra l’essere l’ammiraglio di una marina regolare impegnato in azioni di disturbo al commercio nemico o un pericoloso fuorilegge fosse davvero facile da valicare involontariamente.

D’altra parte va notato come i mezzi impiegati dai pirati e dai loro avversari non fossero dissimili. Contro i pirati barbareschi, ad esempio, si schierano con decisione i Cavalieri ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme i quali:

A Rodi essi alternarono con profitto le due professioni di commercianti e di pirati.166

Anche il fortissimo legame tra la struttura economica di un regno e la pirateria è una costante: ho già detto che i Barbarossa furono governatori di vaste zone del nord Africa ed è chiaro che gli introiti delle loro scorrerie servivano per finanziare, oltre alle loro lussuose

165 R. MUSSAPI Introduzione, cit. p. 13. 166 GOSSE Storia della pirateria, cit. p. 48.

vite, le casse del regno; i normanni basavano l’intera sussistenza della comunità sul periodo dei saccheggi estivi e fondavano prospere colonie; ma il momento in cui fu più evidente l’importanza dell’indotto economico costituito dalla pirateria fu forse nell’Inghilterra della regina Elisabetta che, pur battendosi formalmente contro la pirateria dilagante, non poté sconfiggerla:

I suoi agenti erano troppo strettamente coinvolti nell’amministrazione della giustizia in Inghilterra, troppo legati per parentela alla classe dirigente per poter essere estirpati senza una campagna che avrebbe certamente assunto il carattere di una guerra civile. […] Tutto l’edificio della pirateria si fondava sull’appoggio dei potenti proprietari terrieri.167

Non era certo solo l’Inghilterra a soffrire della permeabilità del sistema economico e sociale da parte dei pirati: nelle Bahamas Edward Randolph arriva a individuare, in Discorsi sui pirati e sui

mezzi atti a sopprimerli, l’ammontare dei tributi pagati dai pirati nelle

diverse occasioni. La pirateria era un affare economico, oltre che militare, in cui il commercio degli schiavi aveva un peso notevole quando non essenziale:

Il commercio degli schiavi fu la ragione di vita, lo stimolo e la fonte di guadagno dei pirati del Mediterraneo, sia classici che barbareschi, per oltre venti secoli. Questo commercio assunse proporzioni sorprendenti.168

I traffici derivati da tale commercio permisero lo sviluppo economico di comunità fiorenti come fu Port Royal quando vi trovarono rifugio i pirati dei Caraibi dopo essere stati cacciati da Tortuga. Iniziarono da allora ad affluirvi tanti e tali merci da conquistarle la nomea di essere una delle città più ricche e forse la più licenziosa al mondo.

167 Ivi, p. 122. 168 Ivi, p. 85.

Dunque le costanti della pirateria durante i secoli e nelle diverse parti del mondo sono: grandi doti mercantili, traffico di schiavi e radicamento nel tessuto economico e sociale del paese. Al riguardo Mussapi osserva:

Il pirata partiva con la daga sguainata, ma il banchiere londinese gli allestiva la flotta.169

Moltissimi furono, più che pirati, uomini di mare e l’illegalità delle loro attività era spesso del tutto relativa al punto di vista del giudice. Altri si mossero sul filo del lecito attraverso sistemi più o meno stabili e convincenti di legittimazione. Le lettere di rappresaglia distribuite da Enrico VII, ad esempio, permisero soprusi di ogni tipo e i pirati del Malabar avevano una sorta di«circuito regolare» incoraggiato dal principio secondo cui non era considerabile peccato per i cristiani rubare ai pagani. Guardando però alle analogie non dobbiamo dimenticare le varianti: i pirati barbareschi furono assai differenti tra loro nel corso della loro lunga storia e di certo Arouj e Morgan non ebbero in comune più di quanto Billy the Kid possa aver avuto con Robin Hood o Vallanzasca. L’immaginario che oggi abbiamo del pirata è legato soprattutto ai pirati descritti da Defoe e dal capitano Johnson nelle loro opere, quindi a pirati moderni che si muovono in un ambiente europeo o coloniale. Di fatto, studiando la storia della pirateria nei secoli, non posso non notare che la mia istintiva simpatia va proprio alle vicende piratesche di questo stampo. Penso, ad esempio, alla bellissima vedova Jean de Belleville che, vistasi giustiziato il marito, giurò di vendicare la morte a danno della Francia intera e si diede a solcare i mari:

Batté l’alto mare riservando un’attenzione tutta particolare alla costa francese, dimostrandosi implacabile con tutti coloro che cadevano nelle sue mani, tagliando teste, affondando vascelli e bruciando villaggi.170

Oppure alla vicenda di quel capitano filibustiere che:

Saccheggiava navi spagnole, razziava chiese e bruciava città, e tutto grazie a una commissione che gli era stata affidata dal governatore di un’isola danese, lui stesso pirata. Questo prezioso documento, ornato di fioriti ghirigori e provvisto di un imponente sigillo, era scritto in danese. Un giorno qualcuno che conosceva la lingua ebbe l’occasione, o la curiosità di tradurlo scoprendo che esso dava al portatore semplicemente il diritto di cacciare le capre e i porci nell’isola di Hispaniola.171

È evidente il carattere romanzesco di queste storie e il loro fascino delinea due caratteristiche comuni a tutta la narrativa piratesca e in particolare ai personaggi di Stevenson: l’impetuosa passionalità e l’abilità manipolatoria.

2 . 2 The Treasure Island: quando nasce Long John