Punti di vista
8. Biopolitica degli untori e di Madame Lagarde da Bruxelles
Marco Traversari [email protected] La crisi epidemiologica in cui siamo precipitati in poche settimane, insieme a quella di tipo sanitario intesa nei termini di organizzazione della salute pubblica e delle norme di igiene collettiva, produrrà delle conseguenze oggi non prevedibili sul piano politico e sociale.
L’intero panorama istituzionale subirà una metamorfosi radicale.
Vedremo il sorgere di nuove forze partitiche e l’emergere di movimenti sociali con al centro della propria agenda politica la trasformazione radicale delle strutture comunitarie e delle forme socioculturali oggi dominanti.
In questo momento, comunque, non è possibile capire o prevedere come sarà la situazione della società “globale” all’ attenuarsi della pandemia.
Nei media generalisti proliferano scenari futuri oscillanti tra la dimensione della catastrofe, alcuni palesemente ispirati alle fiction prodotte e fruibili su Netflix, e altri di tipo palingenetico, fondati su una società nuova ispirata alle proposte politiche ecologista di Greta Thunberg.
Oppure, su un altro versante, scenari ideologici di tipo comunitario e tradizionalista ispirati alle teorie di Alexander Dugin o gli interventi dello studioso Diego Fusaro. Modelli di società costruiti a partire da una critica del neoliberismo economico e improntati alla previsione del futuro. La futurologia, però, come sappiamo è una disciplina destinata quasi sempre a fallire nei suoi nobili intenti, anche se costruita da esperti accademici o da consulenti alle fondazioni culturali. Basti citare la costante fragilità delle previsioni che nascono nei ricchi e lussuosi seminari di Davos, oppure nel passato recente le previsioni elaborate dai capitalisti illuminati del Club di Roma: in entrambi i casi ci siamo trovati a leggere delle previsioni che mai si sono avverate, tanto da farci credere che è meglio dedicarsi a un buon romanzo di fantascienza di Asimov piuttosto che riflettere sui discorsi di Aurelio Peccei o dell’Economist.
Come abbiamo scritto precedentemente, la pandemia sta generando anche un’epidemia culturale di immaginari politici, diffusi prevalentemente nella rete dei social.
In essi troviamo una molteplicità di immagini e pensieri in cui vengono individuati i colpevoli e la causa della diffusione del virus e gli eventuali salvatori e profeti.
Questi ultimi disponibili per costruire comunità nuove basate su economie alternative, di tipo locale, che però riproducono modelli tradizionali già visti e dagli esiti fallimentari in quanto costretti a confrontarsi con i processi di globalizzazione.
Parallelamente a questi immaginari, si moltiplicano le analisi sulle conseguenze economiche della pandemia.
In questo caso la situazione si deve confrontare con un presente già problematico e con un passato ancora vicino: quando nel 2015 l’Unione Europea si trovò a gestire la crisi economica greca generata dalla non gestibilità dei debiti accumulati dal governo ellenico.
Un problema di deficit pubblico che, a causa dell’epidemia, potrebbe anche lievitare nei paesi del sud Europa, creando una situazione di gravissima instabilità finanziaria e sociale.
Per comprendere i termini della questione, si suggerisce la lettura di Adulti nella stanza, scritto dal ministro dell’Economia di Atene, durante il governo Tsipras.
In queste pagine si racconta quanto accadde sul piano delle trattative, nel 2015, tra Atene e le capitali europee, per trovare una soluzione alla crisi greca.
Con Adulti nella stanza ci troviamo davanti a un testo profetico.
A partire dal titolo, che prende spunto da un colloquio tra la presidente del FMI, la dottoressa Lagarde, oggi tra le figure più attive nel proporre originali non-proposte di aiuto ai paesi colpiti dal virus, e il ministro Varoufakis.
Nei capitoli iniziali si racconta che, prima di un’importante riunione, la signora Lagarde disse al ministro greco «tenga conto che sta per entrare nella “stanza degli adulti”, quindi si comporti in modo coerente con questo aspetto quando farà delle proposte».
Un chiaro e sarcastico riferimento al non chiedere aiuti e sostegni, tipo eurobond, ma al contrario ad approvare una politica dell’austerità e della riduzione del Welfare State.
Come si vede i protagonisti sono gli stessi, la recita neoliberista simile a quella dei giorni del Memorandum, l’unica differenza è la gravità della situazione attuale, rispetto all’estate greca del 2015, dato che oltrepassa i confini dei singoli Stati.
Dentro questa situazione economica e medica, tra virus ed eurobond, tra i falchi tedeschi e le colombe spagnole, ci siamo chiesti come l’antropologia culturale, nelle sue numerose diramazioni, può dare un contributo per comprendere, con l’umiltà dei suoi saperi e delle sue pratiche, il senso e il significato di questo tragico presente.
In questa sezione, parte di un testo dedicato a un’antropologia dell’emergenza, ci è sembrato opportuno partire da un concetto forte, quello di Biopolitica. Più di un concetto, un frame di lettura per organizzare sul piano teoretico le molteplici etnografie in atto e per andare oltre e anche contro l’immediatezza delle rappresentazioni mediatiche.
Rappresentazioni che non ci illustrano solo immaginari collettivi e palingenesi sociali, ma anche processi di costruzione del nemico, i nuovi untori.
Un susseguirsi di immagini dell’untore che oltrepassa quelli molto più elementari e stabili del Manzoni.
Nei Promessi sposi, l’untore era un soggetto ben definito e permanente nella sua essenzialità e nel suo ruolo. Nel nostro presente, nella società liquida, l’untore ha la durata di una bolla di sapone. All’inizio gli “untorelli” (definizione cara a Enrico Berlinguer) erano i cinesi e gli amici antirazzisti dei cinesi.
Affianco a essi, dei misteriosi biologi nascosti chissà dove che avevano prodotto il virus scappato da una provetta e arrivato direttamente sui media occidentali nel 2015. Una tesi cara al mainstream complottista che inizia a manifestarsi, in generale, sempre dopo che un intervento è diventato rilevante sul piano mediatico.
Dopo la Cina è toccato agli imprenditori agricoli lombardi che hanno partecipato a una fiera del fieno dove pare ci fosse, insieme al virus, tutta la Lombardia, e chi non c’era si trovava alla partita Valencia/Atalanta. E poi è toccato ai lavoratori e agli studenti meridionali, ingrati oltre che untori, in fuga dalla Capitale morale d’Italia e pronti a infettare amici e parenti pur di salvare la pelle. E altri untori sono in arrivo...
57 affermare solo quest’osservazione etnografica, strutturata principalmente intorno ai social network. Noi abbiamo deciso di partire dai concetti di Biopolitica, dalla costruzione del nemico, dallo studio delle forme del controllo sociale: alcuni temi tra i tanti con cui vogliamo confrontarci nella nostra antropologia dell’emergenza.
II
INTRODUZIONE. . . 61
9
Molecolare versus ecosistemico o circolare. Intervista aRoberta Raffaetà . . . 63
10
Eppure abbiamo retto di fronte allo tsunami. Intervista aOttavio Di Stefano . . . 67
11
Politiche del tempo all’epoca del coronavirus. . . 7112
Appunti per un uso pratico del concetto di biopolitica: originidel concetto, analisi degli effetti politici sulla nuda vita . . 87
13
L’imperatore è nudo (e noi passiamo le giornate in pigiamaa leggere dati. Rivelazioni da un’apocalisse). . . 91