«C’è un solo un modo per superare i tempi bui: guardare lontano. Perché o il lontano non c’è, e abbiamo concluso, o il lontano c’è, e allora ci aiuta a superare gli inceppi del vicino. Guardare altro, guardare lontano, guardare in prospettiva. Fare un’operazione di presbio- pia»
a. g. Genetista, filosofo e accademico italiano Edoardo Boncinelli (Rodi, 1941) ha accettato di essere intervistato sulla pandemia Covid-19. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e gli abbiamo posto domande personali e questioni più tecniche. Ecco in sintesi le risposte.
Come sta trascorrendo le sue giornate?
In un certo senso in beatitudine, perché non stavo bene precedentemente ed ero già chiuso in casa. Quindi questo non è stato un peggioramento, anzi, ho avuto due vantaggi: primo, mia moglie andava a lavorare, mentre in questo periodo sta in casa, ed è un piacere stare con lei; secondo, mi sento come “in vacanza”, in un certo senso naturalmente, e sto lavorando tanto con la mente sgombra.
Perché, secondo lei, la maggior parte di noi ha sottovalutato il Covid-19?
In questo mi sento diverso, non me ne curo troppo, un po’ perché sono ottimista, un po’ perché ho ottant’anni, e un po’ anche perché sono stato talmente male che – come direbbe Dante – poco è più morte. Anche io l’ho preso sottogamba, basandomi sulle altre infezioni, come la SARS e l’influenza aviaria. Però, dato che ho una posizione nella scienza di questo paese, sono stato subissato di richieste di parere. Mi hanno anche preso sempre un po’ in contropiede, perché non avevo una mia idea e continuo a non averla. Da quello che ho capito, la situazione è un po’ più seria di quella che avevo previsto; quello che mi dà fastidio è che non sono nemmeno in grado di fare una previsione su quando potrà finire. Va presa sul serio, ma senza paura.
psicologico che epidemiologico? Cioè, in altre parole, rischiamo di perdere il senno?
Il senno non ce l’hanno tutti, ce l’hanno in pochi. Non è un’entità collettiva. Perdere il senno quindi è impossibile, perché non significa nulla, forse vuol dire “perdere la bussola” ; perdere la saggezza no, perché non l’abbiamo più avuta; qualcuno dice “perdere l’umanità”, anche se non so cosa vuol dire. In effetti il pericolo di morire c’è, perché la morte è l’unico processo irreversibile della vita. Quindi bisogna capire, in attesa. Ma chi si fa sentire in queste situazioni spesso urla: non si capisce perché, per dire le cose, bisogna urlare. Quindi la mia reazione è: se ci sarà qualche cambiamento vero nel dopo-virus, e se io ci sarò ancora, sarò molto curioso di capire cosa succederà, ma sono abbastanza convinto che non ci sarà nessuna novità.
Come possiamo fare per contrastare i momenti di vuoto e l’angoscia che ci stanno attana- gliando?
Io non ho né paura né angoscia, anche se molte persone a me vicine sono impaurite. Secondo me c’è un solo un modo per superare i tempi bui: guardare lontano. Perché o il lontano non c’è, e abbiamo concluso, o il lontano c’è, e allora ci aiuta a superare gli inceppi del vicino. Guardare altro, guardare lontano, guardare in prospettiva. Fare un’operazione di presbiopia.
Grazie: ciò che dice consola un po’ anche noi che stiamo facendo questo libro. Non c’è altro da fare!
Anche pensare, come spesso succede, che “le abbiamo superate tutte e superemo anche questa”, è giusto e utile ma non è scientifico. Come diceva Hume, il fatto che tutte le mattine sia sorto il sole non vuol dire che domani sorgerà di nuovo.
Alcuni sostengono che abbiamo peccato di hybris e che questa pandemia sia una specie di nemesi. Significa spiegarsi in termini culturali un fenomeno del tutto “naturale”, ossia un virus che si autoreplica e cerca ospiti per sopravvivere, o c’è qualcosa di vero?
Non esistono né hybris, né nemesi, in questo senso. La hybris si usa in una frase tipica: “vogliamo fare dio”, ma dio lo abbiamo “fatto” noi! La hybris c’è, siamo esseri umani, ci sarà sempre di più, ma non è detto che sia colpevole della pandemia. Tutte le cose, in questo mondo, hanno un lato positivo e uno negativo. In questo caso qualche disattenzione sull’ambiente è stata negativa e penso che sarà ancora negativa, ma complessivamente, invece di autoflagellarsi, che è una pratica medievale, sarebbe meglio stringere le fila e aprire gli occhi.
Lei non è un epidemiologo, ma da genetista si è fatto un’idea del perché questa pandemia è scoppiata proprio ora e con questa virulenza?
“Proprio ora” non vuol dire nulla, non c’è nulla che distingua “ora” da “prima” o “dopo”. È scoppiata perché siamo tanti! In particolare, in certi paesi la densità di popolazione e la promiscuità tra uomini e animali rende il cosiddetto “salto di specie” molto più probabile che in altri paesi. Tutte queste malattie, da che mondo è mondo, albergano in certi animali, entrano nell’uomo e appena entrate sono cattivissime, poi si calmano. Temo che succederà di nuovo, e il problema è dato dalla densità di popolazione, dallo stare gomito a gomito. Certe regioni del mondo potrebbero farla finita con certi comportamenti.
Per esempio adottando una dieta vegetariana?
No, no, questo non lo dirò mai! Il mio motto è “mangia di tutto, ma con moderazione”. Qual è la prima cosa che farà quando la quarantena sarà terminata?
Mi chiedo come lo saprò che la quarantena è finita. Comunque, quando sarà finita la quarantena per i miei cari, faremo una bella mangiata, la cosa migliore. Non che ora mangi male, mia moglie
37 cucina benissimo. . . ma: una bella mangiata alla faccia del virus.
Secondo lei questa pandemia avrà conseguenze solo negative o...
A parte che “conseguenze negative” e “conseguenze positive” non so cosa voglia dire, tra le conseguenze negative inserisco il bello spavento che ci siamo presi, tra quelle positive considero l’essere diventati più puliti, meno trasandati e, magari, questo periodo ci ha insegnato a stare meglio con noi stessi.