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522 BOERIO: addobbamento.

523 Toscano, ‘mercante di panni’ (CORTELAZZO). Mercanti di panni toscani.

524 Francesco Corner, di Fantino, 1521-1584, bailo e provveditore generale a Corfù 1570-1572, procuratore di S. Marco nel 1584. Cfr. A. Baiocchi, Corner, Francesco, in D.B.I., vol. XXIX, Roma 1983, pp. 195-197.

525 Margarìtion, poco a nord di Parga, nelle coste greche (Benzoni-Zanato, p. 130 nota). Su quest’episodio il Molino dà più ampie notizie che non il Paruta.

Ceffalonia, et Zante con fanti cinquemilla computati scapoli526 ordinarii delle galee furono sbarcati a p(ri)mo di febraro in d(ett)a isola di S(an)ta Maura, et mandato m(esse)r Ant(oni)o da Canal Prov(edito)r dell’Armata con quindici galee a batter di fuori la terra; il quale gionto mandò li schifi armati a ruuinar et abbrugiar il ponte, che passa dalla città in terraferma il che fu fatto ma non per questo restarono i Turchi i giorni seguenti di socorrer il luoco passando beniss(im)o la cavallaria a guazzo, il fine del’impresa fu questo, che non si rissolvendo i nostri di piantar l’artegliaria per batter, et ingrossandosi il presidio drento la terra, et facendosi ogn’hora più malagevole dura, e perigliosa l’inpresa, intendendosihh, che i Turchi per terra conducevano artegliaria per serrar l’Armata nel Canale, et a sua volontà batterla a tempo, inbarcatisi i nostri si partirono per Corfù con perdita d’un corpo di galea, che fu la Sebenzana, che si aprì nel sbarar il canon di corsia salvandosi quasi tutta la robba, e la giente, per Candia fu espedito //

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Iacomo Soranzo Prov(edito)r G(en)erale per solecitar a tempo novo la banda di quelle galee et riparir a molti disordini in quel Regno .

Ellettione al generalato di m(esser) Iacomo Fosc(arin)i. ii

In questo tempo a Roma dai ambasciatori dei principi collegati trattandosi molti negotii della lega finalmente per quei di Spagna a nome di D. Giovanni proposero, et fecero uffitio, che non sodisfacendo a Sua Altezza haver a trattar con messer Sebastian Veniero Ge(ne)ral nostro, che però la Sig(no)ria volesse proveder di far altro in luoco suo altrimenti non era per accompagnar l’armi l’anno seguente, onde sebene parve al Senato cosa dura privar l’armata d’un capo così valoroso, et sofficiente dal quale tanto bene si riconoscea, et convenir a voglia d’altri con poca riputatione mutar i suoi capi, pur il desiderio, che si vedesse qualche buon effetto per ben della Republica cristiana, fece ch’ellessero m(esser) Iacomo Foscarini in luoco suo, huomo, che seben non havevajj hautto altri carichi in mare, pur essendo intendentissimo delle cose del mondo diligente, et valoroso, fu estimato a proposito a tale carico et peso, ed diedero comissione al povero vecchio Veniero, che se ne venisse a star in Colfo, et a comandar al Capitano di esso, et quello delle fuste con dieci o dodici galere. Questa mutatione fece pensar ad alcuni che fosse fatta con poca reputatione del Veniero, et per qualche mala sodisfatione, che havesse data alla sua Republica, ma ad altri, che più adrento penetravano sapendo che dai Catolici più per invidia e per haversi dimostrato senza respetto quando interveniva la dignità della

patria era stato fato levare più che per altro, ammiravano la virtù dell’huomo costante, et invitto e nel grande e nel picciol governo. Ma a Venetia continuando le spese per la guerra, et più che mai mancando la publica pecunia oltre gl’altri provedimenti furono fatti doi Proc(urato)ri di S. Marco, per imprestido de duc(a)ti sedicimille e per tal cagione molti mesi dopo altri cinque, che imprestarono ducati vintimille; l’uno de’quali fu messer Polo Nani giovane d’anni vintiuno, che offerse ducati vinticinquemilla. Era in tal tempo tutto il mondo in aspettatione di cose grandi e tutti stavano a vedere la riuscita della così decantata vitoria, poiché il tempo novo invitava a far delle facende, e di già messer Iacomo Soranzo con una banda di buone galee era gionto di Candia a 8 di maggio 1572 a Corfù, di dove poi era stato espedito con le meglio d’armata messer Iacobo Foscarini novo G(ene)rale in Sicilia, per solicitar, et invitar D. Giovanni a novi fatti, a nove imprese, et espedittioni, e gionto a 22 di giugno a Messina trovò l’Armata reale, che spalmava, onde fatta la dovuta riverenza a Don Giovanni //

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con ponerli la causa publica inanti, comintiò a far instanza del partire, ma di giorno in giorno con speranze mandando il tempo avanti mostrava dubiosa ressolutione, percioché ora allegava moti di guerra, che di Francia a confini dikk

Fiandra si dimostrava, ora diceva che l’intentione del suo Re era ch’egli quella estate facese l’impresa de Tunigi527, et mostrando affetto grande di venir in Levante diceva non aspetar altro, che risposta di Spagna, per una galea mandatavi a questo fine per haver la ressolutione del Re; per il che struggendosi i nostri della perdita cossì grande del tempo e dela spesa invano, instavano la ressolutione la quale finalmente doppo molte risposte ambigue e trattenimenti di speranze artificiose non senza esquisita solecitudine hebbero a p(ri)mo di luglio, che il s(igno)r Marc’Ant(oni)o Colona duca di Paliano e Ge(ner)al di Sua Santità con le quatordici sue galee e vintidoi di Spagna sotto la carica di Gil d’Andrada528 spagnolo s’accompagnasse coi nostri, per combatter l’Armata turchesca o riparar a danni che potesse far, poiché di già a Cerigo era comparsa et si facea sentire, ma che la maggioranza del governo de tutta l’Armata fusse del s(igno)r Marc’Ant(oni)o Collona suo locotenente, et cossì restato egli a Messina si partirono a 9 di luglio il Collona, il Soranzo, e detto spagnuolo havendo hauta la beneditione papale dal nontio di sua beatitudine a quest’effetto mandato in Sicilia a’ 15 di luglio arrivorno a Corfù e subito spalmate le galee e postasi all’ordine tutta l’Armata delle cose necessarie, partirono a 21 del d(ett)o mese in suma de cento

527 Si manifesta la sostanziale divaricazione fra l’interesse spagnolo per il Mediterraneo occidentale e l’interesse veneziano per quello orientale.

e quarantacinque galee, sei galeazze, vintitrè navi, et vinti vasselli da corso, fra piccioli e grandi, et espedite le più veloci d’Armata per lingua529 due venetiane et una di ponente sebenll per lettere di Messina haveano che D(on) Giovanni venia a ritrovarli, si spinsero nondimeno inanti, et gionti a trenta del d(ett)o mese al Zante, et fermatisi per i bisogni dell’aqua, et altri necessarii quattro giorni, finalmente all’ordine schierati in tre squadre gionsero a 5 d’agosto la sera sotto l’isola di Cerigo, guidata la battaglia dalli s(igno)ri Ge(ne)rali Colona, e Foscarini, il corno destro dal Prov(edito)r Ge(ner)ral Soranzo, et l’altro da messer Ant(oni)o Canale Prov(edito)r dell’Armata havendo doi galeazze per schiera, et portione honesta di navi, che si ponevano sempre inanti, et caminando in bonacia si //

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ramurchiavano a vicenda havendo di già hautto per risposta dalle tre galee mandate per lingua, che l’Armata inimica era a Malvagia luoco vicinissimo a d(ett)a isola di Cerigo, et il giorno seguente fatta prima la scoperta si fece aqua che gran bisogno se n’havea, et poi la notte si diede fondo ale Dragoneste530, et alli sette scopersero gl’inimici che schierati tiravano all’isola de Cervi531 in n° di 200 galee, che fece stupir e maravigliar i nostri e tuto il mondo insieme, come doppo una rotta così gen(er)ale e destruttione cossì importante, potesse poter di P(ri)ncipe rimetter tante forze, e tanto apparato di tal numero, che di novo li desse l’animo di venir a fronte all’inimico vittorioso e superiore, e però i nostri vedendolo apena lo potevano credere e capire. Ma però valorosamente uscirono e postisi in ordinanza, per il greco levante che soffiava, si sporsero alla lor volta mutandosi in favore il vento, il qual benissimo serviva alle nostre navi, per investire ma per poco spatio percioché cadè in grandiss(im)a quiete, et bonaccia il mare, onde convene a nostri per non scompagnarsi da detti vasselli grossi torli con grand’impaccio a remurchio, et seben l’hora era tarda mancando due hore al tramontar del sole con tutto ciò la voglia, che s’havea di venir ale mani col poco temuto, e vint’inimico facea, che con fatica vanamente si spingeva avanti. Dall’altra banda l’Uscelli prudente, emm valoroso capitano di Selim presentata la battaglia in forma lunare così ben ordinata e composta unitamente l’havea, che come fusse stata tuta d’un pezzo a modo suo ritirava e volgeva unita la sua grande Armatta e stando indietro sempre volto coi sproni senza

529 Per mantenere le comunicazioni, per avere informazioni (CORTELAZZO, aver lengua, ‘avere uno scambio di idee’. Cita un esempio di Sanudo: “mandò […] do fuste a la volta di Galata […] per haver lengua”).

530 Nel ms. Dragonere. Abbiamo corretto l’errore del Molino o del copista, che evidentemente non conosceva i luoghi, sulla base di Paruta. Il nome slavo della baia è Dragamesti (Benzoni-Zanato, pp. 125, 942).

531 Cfr. Paolo Paruta, Della historia venetiana in Degl' istorici delle cose veneziane, i quali hanno scritto per pubblico decreto, X tomi, Venezia, appresso il Lovisa, tomo IV, 1718 (d’ora in poi, Paruta, ed. Lovisa), p. 317.

disordinarsi, pronto dimostrò non voler la pugna quella sera coi legni sottili e grossi de nostri ma col ritirarsi ordinatamente vedernn di disunir e tirar a combater le galee sottili, solamente in questo mezo a buone canonate salutando la nostra Armata che non mancava a buona derata farli in concambio, e nel tramontar del sole, volendo ritirarsi compitamente per sparir dalla vista dell’inimico, fece dar fuoco a tutta l’artigliaria senza bala per quanto mi fu affirmato et far molto fumo dalle [...]oo di tute le galee tutt’a fin di sparir dalla vista de Cristiani, fu discorso che se la notte inimica di tal honorata fattione, che si haveria potuto fare non si fusse interposto overo, che il vento favorevole fusse durato un poco più, certo ne saria seguito quel giorno il fatto d’arme con gran speranza di vittoria per christiani, ma la notte sopragionta smorzò il sagace inimico tutti i //

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fanali, et lumi fuori che uno, il quale pose sop(r)a una fregatina, et lasciatola abbandonata in mare prese contraria volta acciò inganati i nostri come furono da quel lume lasciando la strada che veramente tenia vanam(en)te si temesse del finto e non vero e gli riuscì tal strattagema, percioché lasciando i nostri la traccia vera credendo quello esser il fanale del Uscialli, fin a giorno l’andarono seguendo un pezzo lontani alla volta del Porto quaglie (?), ma soffiando ponente maestro forzevole bisognòpp

tornar adietro sotto Cerigo, discoprendosi l’Armata infedele che orciava532 verso Maina, non si curarono i nostri tenirli dietro sì per il tempo contrario, come perché le sciusme erano stanche per le fatiche del precedente giorno, e notte troppo gravata del peso delli remurchi de legni grossi però si corse all’aqua facendone tutte le galee abastanza e comodamente.

Adì 9 del d(ett)o mese si partì da quel luoco la nostra Armata e navigando il giorno e la seguente notte, come fu all’alba alli dieci giorno del Beato Lorenzo533 si ritrovò sopra il Porto quaglie, et a vista dell’inimico il quale in tre corpiqq disuniti veniva avanti, valorosam(en)te i nostri spingendo avanti con li remurchi le galeazze e qualche nave inanti con gran difficultà per la calma grande che vi era, si posero in battaglia, et perché dirimpetto al corno del Soranzo si vedea, che l’inimico allargandosi fuori dissegnava con 30 o 40 galee trapassar alle spalle de nostri, perciò animosamente e prudentemente il Soranzo spingendosi inanzi e tenendoli volte le prue li troncò il dissegno, anci essendo bersagliate di buoni tiri si ritirarono alla bataglia, mostrando esser dishordinati et fugati, il che fece animo a detto Soranzo, et a

532 Orzar, ‘andare all’orza: governare un veliero in maniera da farne accostare la prora verso la direzione del vento’(CORTELAZZO)-

molte galee quale a spron batutto si diedero ad incalciarsi534 e seguirli con maggior animo che non bisognava, percioché a questo modo lasciatisi li vasselli grossi alle spalle presidio e fortezza de sottili quasi che si diede nella rete, et nell’astuzia de nemici i quali subito rivolti, et ordinati mostrarono che la fuga fosse finta, et fatta a fine di separar le forze di quell’Armata, et con avantaggio combatterla il qual dissegno conosciutto dal Colonna e Foscarini tanto operarono mandando ad avisare alli Capi dell’ //

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Armata, et a comandarglielo che non si corse così alla scapestrata, anci si ritirarono alle navi per tempo con l’artegliaria facendo superba risposta all’inimico che più non fugiva. Stetero l’Armate quel giorno a fronte del levar del sole fin alle vintidoi hore, et non cessò i tiri dell’ar(ti)gliarie da una parte e l’altra dalle quatordici fin alle vint’hore di quel giorno; primi furono i Turchi che si tirarono dietro capo Matapane, et lasciarono i nostri mezi arsi, et consumati dall’ardentissimo sole, che quel giorno estraordinariamente si fece sentire; esendomi affirmato qualche anno doppo ragionando meco familiarm(en)te m(esser) Iacomo Foscarini a Rettimo nell’isola di Candia535, che in quella fattione occorendoli con la mano assetarsi over acconciarsi l’armatura, che havea intorno, la trovò così riscaldatta et accesa dall’intensissimo caldo, che la levò mezz’abbrugiata e scorticata. Si venne sotto il castel di Cerigo la notte con grandissimo bisogno di riposo, et perché si vide tirar l’armata a Capo Malis verso il luoco di Malvagia ritirati i gen(er)ali a consulta secreta deliberarono partir quella notte, et andar ad incontrar don Giovanni, che si havea inteso esser gionto a Corfù.

Aviso di Roma rr

Agli ultimi di questo mese d’Agosto duiss hore avanti giorno a Venetia venne in grand(issi)ma fretta un coriere da Roma, et portò in quell’hora lettere a Sua Serenità d’un mastro di casa, o siniscalco, che si fusse del papa over del castelano di S. Angelo il quale per esser S. Santità, et il castellano fuori di Roma, l’havea espedito, che di Brindissi, era gionto in quella città un schiavo, il quale affirmava che l’Armate haveano conflitto poco lontano del luoco dell’anno passato, et che era l’infidele stata dissipata e vinta dal Colonna e Foscarini, et che egli ne havea riceuta la libertà onde postosi sopra una fregata di ponente se ne era in fretta caminato a portar in Italia tal felice evento a queste lettere cossì fu creduto; che di subito divolgata la voce il legato

534 incalzar, da incalzo, CORTELAZZO, ‘inseguimento assiduo’.

535 Affermazione importantissima per datare questa parte del Compendio e ricostruire una delle fonti del Molino. Essa attesta inoltre le relazioni cordiali col Foscarini Provveditore generale a Candia nel 1574-1576.

di Sua Santità venne in quell’hora a Palazzo onde furono sonate le campane in tuono d’allegrezza p(ri)ma quelle di S. Marco, e poi di tutta la città con tanto strepito e rumore correndo le gienti alla piazza, che la città destatta tutta concorse, et le brigate meze sonachiose, sentendo il lieto tuono di vittoria Iddio magnificando, si facevano sentire vedendosi per la fretta diversi effetti nelle genti cioè, chi mezzo spogliato correva alla Piazza, et a chi mancava una cosa, et a chi //

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un’altra, a me interviene536, che levandomi a tal streppito nel scender al bugio la scalla di casa cadei, et mi smosse malam(en)te un piede, che poi qualche affanno, et dolori mi fece sentire, con tutto ciò agiutato dal desiderio zopigando corsi alla Piazza né intendendo altri particolari, seben per ferma, et indubitata verità si tenia si aspetò il giorno discorendo, che compariria il coriero con li particolari, et apena appariva l’alba, che s’addriciò gli occhi d’ognuno verso S. Giorgio, et la piazzetta s’empì in un tratto di molti che verso Chiozza l’aspettavano, ma invano doi o tre giorni anco appresso nei quali sempre si sperò, et si credé che tal fatto potesse essere come in effetto fu537.

Vana impresa di Castelnuovo tt.

In quest’estate riuscì vana l’impresa di Castel nuovo a Bocca di Cataro così desiderata e riputata importante a beneff(ici)o di tutto il Colfo onde nonostante le tante espeditioni di vasselli armati, et fanterie fatte quest’anno per l’Armata et presidii, che furno di spese inenarabile con tuto ciò fecero i Padri espeditione di Sarra Martinengo538 con tremilla fanti per la soprad(ett)a impresa di Castel nuovo, i quali furono tutti francesi guasconi buonissima gente, et l’inviarono al Ge(ne)ral Veniero, che era in Colfo con dodici galee; il qual levato da tutta Dalmatia un certo numero de paesani detto comunem(en)te Uscochi quali in tempo di questa guerra erano al soldo del s(igno)r Sarra Martinengo, quali furono imbarcati sopra molte marciliane539, et altri legni carichi di monitioni, et altre cose necessarie a tal ossidione in tanto numero che entrando il Gen(er)ale in Bocca di Cataro con tutta la flota pareva una numerosa e giust’armata; sbarcòuu il s(igno)r Sarra, et accampatosi sotto Castel novo mandò una parte delle genti ad un passo per vietar, che non calasse soccorso agli assediati, et riconosciuto il luoco s’apparechiò alla batteria dissegnando darvi l’assalto, ma il Veniero accorgendosi che havendo bisognato mandar al passo molta gente così poca