536 Il Molin dunque era a Venezia.
537 Per dare un senso alla frase, occorre immaginare una successione temporale: si sperò, et [poi] si credé.
538 Sciarra
all’assedio del luoco vi era restata, che vana, sarebbe riuscita ogni fatica et esperienza fattavi anci si correva a grand(issi)mo rischio di vituperosa riuscita perioché se Turchi che al passo erano di già numerosi e potenti, et tutto dì vi scaramucciavano havessero penetratolo, et sforzatolo ogni cosa era spedita, et rovinata et si perdevano le genti e gl’artegliarie in grand(issim)a rovina della //
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Republica chiamandosi sopra il tutto ingannato e barato540 sì dal principale come da tutti i capitani e colonelli, percioché apena doi terzi di soldati haveano condotto de quanti s’haveano obligato, e p(er) tutti quei riceuuti li stipendii che dal P(ri)ncipe cortesemente gli erano stati esborsati, anci rubatili ingratamente tiravano le paghe morte541, machiando con questo abuso di pasatori il mestiero dell’armi, anci volendo accopiar insieme la più nobile e degna professione, che possi far l’huomo con l’infamie, col vituperio, e dishonore cose così incompatibili et inconcordevoli, dalle quali nascono poi danni così irreparabili, che certo chi può doveria a tutto potere cancelar tal notabili eccessi542, per il che dopo alcuni giorni, disperata l’impresa per il poco numero degli assedianti e per la carica che al pasco i turchi davano a nostri, a tempo imbarcata l’artegliaria monitione e la giente con poco honore si levarono da quell’impresa burlandosi gl’inimici di tal apparati e di così poco fondamento.
Rittornando all’Armata Christiana, che per ritrovar D. Giovanni partì per il ritorno a Corfù, senza haver fatto altro frutto in haversi accozato tre fiate con l’inimico, se non che i nostri capitani potero imparar molte cose appartenenti alla naval militar disciplina, anci fu concluso da molti d’invechiata prudenza, che senza comparatione più capitani esperti si son fatti in questi incontri e magiorm(en)te si sono potuti disciplinare, che l’anno passato nella giornata e vittoria percioché il vedersi, investirsi, il menar le mani fu tutt’uno, ma in quest’occasione si è veduto ponersi in ordinanza ritirarsi ordinati cercar l’avantaggio con l’allongar i corni in mare per tuor il vento in favore, voler passar dietro le spalle et per fianco all’inimico cercar di disunir le forze con finta di fugire e tanti altri ordeni e strataggeme che furono molti in quel’ accidente de quali sì per usarli come per guardarsi ottimamente si haveano possuto capire. In tre giorni con buon tempo arrivò l’Armata al Zante e trovate due galee di Spagna di Sua Altezza, che avisavano il suo arivo a Corfù alli 9 d’Agosto con galee cinquantasette, un galeone, dui galeazze di Fiorenza, XXX navi, et molti vasselli da corso, le quali subito furno espedite indietro la notte medesma con
540 Ingannato, da barar ‘far frodi e inganni’ (BOERIO)
541 paga morta, ‘mecenario iscritto in ruolo ma non presente nelle schiere’ (CORTELAZZO).
542 PARUTA (ed. Lovisa, pp. 284-288) non accenna a questo abuso, peraltro assai diffuso negli eserciti del tempo, ma sottolinea la scarsa avvedutezza del piano del Martinengo, che si era illuso di poter conquistare una fortezza importante con poche truppe.
i sucessi passati, et aviso che doppo fornita l’Armata e ricreata per due o tre giorni al Zante si retireria ad aspetar la venutta di S. Altezza all’Argostoli porto di Ceffalonia, et così fece benché restasse le navi, et vasselli grossi al Zante qualche giorno doppo, et attendendosi, che l’Armata nimica s’era scoperta a terra a terra sotto Castel Tornese per mezo detta isola, vedendo i nostri che D(on) Giovanni non compareva anci intendendosi che per i tempi sinistri era ritornato a Corfù, si rissolsero dar la vella poiché siroco si faceva sentire, et andarsi a congiongere seco il che fatto il p(ri)mo //
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di sett(emb)re si trovarono sotto la fortezza di Corfù con Sua Altezza, et fatte molte salve d’archebugiaria et artegliaria, furono chiamati i Gen(er)ali a consulta, dove unitamente conclusero di ritrovar l’inimico e partitisi a sette di sett(emb)re se n’andarono alle Gomenice543 a fornirsi di legna e sassi, furono galee suttili al n° di 194 otto galeazze, trenta navi e forse cinquanta vascelli da corso, et datti gl’ordini necessarii a marchiare all’ordinanza, et al combattere fecero levata di quel luoco alli X del sop(radett)to andando a sorgere544 la notte all’isola di Paxu545, nel mezzo della quale si levarono col vento in popa favorevole, incontrando dui galee vicine alla Ceffalonia circa trenta miglia, le quali erano state lasciate dal s(e)r Marc’Ant(oni)o Collona per haver lingua in le parti della Morea, quali referirono per aviso hauto al Brazo de Maina546 che l’Armata inimica tutta si ritrovava a Navarino547 belliss(im)o e capaciss(im)o porto vicino a Modone; s’intese questa nova con estremo contento di tutti, et s’apparechiarono far ogni potere per andar avanti, ma invano raforzandosi ognor più il vento che inimico al comun desiderio per prua si faceva sentire, onde bisognò dar volta e sorger548 al Paxu di dove erano levati, ma facendosi calma a prima sera con le galeazze a remurchio si diede i remi all’aque, seguendo così anco il giorno seguente, che sempre si caminò schierati, et in ordinanza reposando la notte alli scogli guardiani, et alle tre hore del giorno seguente entrando nel porto Argostoli della Ceffalonia.
Alli XV nell’alba partirono dal d(ett)o luoco, et gionti fuori dell’isola del Zante fu comandato, che ogn’uno si riconoscesse il suo luoco, et che l’Armata si conducesse in ordinanza per ogni rispetto; alli sedici di sera si fermarono allo scoglio de Strivali per qualche spatio, et poi navigando tutta notte verso Navarino.
543 Gomenizze, Porto Gomenizza (Hēgoumenìtsa), nelle coste greche di fronte a Corfù (Paruta, ed. .Lovisa, p. 310; cfr. Benzoni-Zanato 106).
544 Sorzer(sorger, sorgere), ‘ancorarsi’ (CORTELAZZO) 545 Paxo (Paxoi), a sud di Corfù .
546 Dove l’Occhiali si era portato “per tenere a freno quei popoli sollevati a favore de’Christiani” (PARUTA, ed. Lovisa, p. 311).
547 PARUTA, ed. Lovisa, p. 331. 548 Cfr. sopra, nt. 169.
All’alba con estremo dolore si vide il nimico, che uscito di porto a terra a terra si salvava a tempo sotto Modone e di modo a tempo che se dui hore avanti fossero gionti i nostri tutta in terra in quel grandiss(im)o porto gli sarebbe pervenuta nelle mani, et fu giudicato, che il trattenersi a Strivali si può dire inutilmente, et anco temporeggiando la notte passata più che non conveniva l’occasione levase di mano tal notabile sucesso. Si fermò l’armata Cristiana avanti la terra di Modon in battaglia invitando l’inimico ad uscire, ma egli mandando alcune poche galee a riconoscere non si //
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mosse ponto, se non che verso sera vedendo, che i nostri si ritiravano all’isoleta di Sapienza havendo bisognato perciò romper l’ordinanza, spinse settanta galee fuori alla coda della nostra Armata, la qual giratasi, et spingendo alla lor volta li fecero rittornar sotto la terra, et perché era fatta notte, et il tempo nuvoloso, temendo di qualche sinistro, si cacciarono in mare fermandosi in battaglia tutta notte, volte le prove verso la terra; la mattina soffiando un piacevolissimo maestro fatti li trinchetti549 ordinati s’appresentarono avanti la città, e perché il vento rinfrescava andarono a dar fondo dietro il capo Gallo dove si fermarono la notte, et alli 28 di sett(emb)re detto levatasi l’Armata vicin’a terra caminava verso Coron cità dell’inimico, il quale dubitandosi di perderla havea mandato per presidiarla un buon numero d’archibuggieri, i quali così caminando alle galee più vicin facevano salve d’archibuggiate, benché con poco danno; gionsero finalmente i nostri in una grand(issi)ma spiaggia vicino alla terra di Corone dove sbocca in mare una grossa fiumara, et ivi sbarcata buona quantità d’infanteria, ancorché si vedesse molta cavallaria e giente da guerra degl’inimici, si fece calar i galeotti a far acqua; qui s’attacò una grossissima scaramuccia percioché da Modone era venutta molta gente, et fu detto anco d’Uscelli in persona, ma per quanto fecero non poterono vietar i nostri, che non si fornissero abondanem(en)te i quali la notte se n’andarono a sorger a Capogallo; e levatisi nel far del giorno poste le galeazze avanti fra l’isoletta di Sapienza e terraferma si rapresentorno avanti la città, et l’inimico i battaglia, e perché il luoco non era di capacità che la battaglia e i corni ugualmente si potessero distendere, la retroguarda et il corno del Soranzo al pari stavano dietro la battaglia e l’altro corno et ad hora di mezogiorno si venero così ad avicinare, che le canonate trapassavano beniss(im)o alcune galee turchesche, che erano venute fuori per scaramucciare, et arivavano quasi anco all’Armata, et alle mura della terra dalla quale usciva poco discosto una ponta fuori in mare550, la quale risguardando la terra nella
549 Far trincheto ‘metter la vela di trinchetto al vento’ (CORTELAZZO).
cementa sua rinchiudeva gran parte dell’Armata inimica; sop(r)a questa ponta haveano turchi condotto sei pezzi d’artegliaria coi quali davano gran molestia alle nostre galee anci havendo colpito la galeazza de messer Ambroso Bragadino perilchè //
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comandò D(on) Giovanni, che tutti si retirassero a Sapienza per sorgere ivi et cossì fu eseguito fu discorso, che si perse occasione bellissima di guadagnar l’Armata e la città ad un tratto se sua Altezza havesse voluto accettar l’offerta dei s(igno)r Paolo Forza, il quale voleva con seimilla archibuggieri assaltar la ponta d(ett)a di sopra et impadronitosi di quell’artegliaria batter l’Armatta, et anco la terra. Molti coragiosi e prudenti anco affermarono che l’impresa sarebbe riuscita facile non havendosi potuto i Turchi quella notte trinceare fermati, et i nostri in quel luoco; montò D(on) Giovanni i Gen(er)ali, et altri s(igno)ri sopra la galea del s(igno)r Marc’Ant(oni)o Collona seguiti dalla Gen(er)al di Malta, et se n’andarono a riconosser meglio i siti et l’inimico allogiato, et ritornati conclusero partir per il Zante per condur le navi, che in quel luoco si ritrovavano; onde levatisi se n’andarono di fuori de detti scogli di Sapienza e la notte poste le galeazze per retroguarda acciò venendo alla coda l’inimico trovasse quest’intoppo. Si diede i remi all’aque e perché il vento era contrario sin al giorno si navigò entrando tutta l’Armata in Navarino havendo fatta rissolutione Sua Altezza di mandar vinticinque galee per le navi al Zante, et egli fermarsi col resto in questo luoco, sporte dunque le galeazze alla bocca si sbarcò infanteria in terra per far aqua, et celarno551 degl’inimici alla scaramuccia, ma furono di maniera ributati che lasciarno per quel giorno quietam(en)te far l’acqua. In questo tempo da alcuni refugiti s’intese il pessimo stato in che si ritrovava l’Uscelli, percioché oltre che s’incomintiava mancar la vettovaglia le malattie pestilenti haveano di maniera mal tratate le schiusme, che per fornir l’altre si era disarmato vinti galee, et essere in estrema difficultà di molte cose; in questi giorni, che s’aspettavano le navi da un ingegniero552 del duca di Firenze, fu proposto un edifitio per batter sicuramente Modone, et l’Armata, et in certo modo far parapetto a nostri che vi andassero sotto ad assalirla, et questo era de dui galeevv all’ //
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impari con botte sotto i morti553 acciò non potesero esser gietatte a fondo nei fianchi delle quali fusse una trincea gagliarda di tereno, che tenisse presidiata una piazza di buona artegliaria, fu abbraciato il parer di costui e disarmate due galee