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CACCIA È PESC ~

Nel documento ARTI . E INDUSTRIE (pagine 39-43)

La rete a sacco sedenta1·ia (fig. 47) serve pei pesci che salgono o discendono colla corrente della marea negli imbocchi di piccoli fiumi. Essa è formata da due pertiche lunghe quattro o cinque metri che si incrocic-chiano a forma di forbici e portano una rete a sacco nel modo che chiaramente si sco:r.ge dalla figura.

I pescatori in numero di quindici o venti mettono queste reti una presso all'altra e pescano molti pesci, tanto a marea alta, quanto a marea bassa.

Il guade è una rete-sacco lunga sei metri e piil, la quale decresce in grandezza per modo da avere due metri e mezzo di diametro alla bocca e finire quasi a punta (fig. 48), che si apre e si chiude a volontà mediante una corda onde versare i pesci che sono stati presi. La bocca ha un telajo T T che serve per tener la tesa onde i pesci possano bene entrarvi dentro, e le maglie vanno pure decrescendo in modo che al principio hanno circa

Fig. 47.

quaranta millimetri quadrati, ed in fine appena sette.

n

guade si tende all'imboccatura di qualche flr~me, me-diante pali, e si procura di.fermare bene la coda C con piuoli, acciocché non venga torta dalla corrente. Si com-prenderà facilmente come abbondante possa riuscire la pesca con queste reti, benchè spesso molti pesci riman-gano uccisi in fondo per la troppa pressione.

La nassa, di cui più volte ci è occorso parlare, è quale ce la presenta la fig. 49, per cui non occorre descri-verla; diremo solo che si tende nel mare sulle spiaggie che la marea discopre ; e presso alle correnti strette, si fanno delle specie di ali, con reti o con pali e meglio con muri a secco. Le nasse nell'Oceano sono tese fra le roccie. Quando si usano per pescare al largo vengono calate a sessanta e più metri di profondità eù escate con sardelle o carne di animali; si ritirano poi con gam-beri, locuste, ed altri crostacei.

Fig.~48.

Fig. 49.

Le grandi reti a bo1·sa sono nasse ampie, con maglie di centotrentacinque millimetri quadrati d'apertura, ed in esse si prendono grossi pesci.

Per le reti da pesca fl~~ttuante occorrono galleggianti e zavorre; quelli per sostener la rete alla superficie del-l'acqua, questi per tenerla tesa ad una certa profondità, in senso verticale.

I galleggianti sono di sughero o di legno leggiero, ma i primi Yengono preferiti ai secondi perchè, quantunque costino di pitl di questi, hanno piccolissimo peso e non assorbiscono l'acqua così facilmente come il legno.

La ~avm·ra è di pietre, di (e1-ro o di piombo. Quella di pietl'e vale pochissimo, ma rende più difficile il ma-neggio della rete, sicchè ciò che si risparmia in denaro si perde in tempo. Il ferro non costa troppo, ma arrug-ginisce, e la ruggine attaccandosi alle corde le corrode.

Il piombo invece non ha gli inconvenienti degli altri due, per cui è sempre la zavorra preferita.

Tanto i galleggianti che la zavorra sono in numero proporzionato secondochè le reti devono scendere a molta o poca profondità, oppure le corde sono grosse o piccole; il che ne aumenta o diminuisce il peso.

I pezzi di piombo sono uniti con anelli alle reti, e sa-ranno vicinissimi gli uni agli altri per quelle che devono toccare il fondo del mare onde adattarsi bene alle ine-guaglianze del suolo sottomarino.

Le reti per i pesci di passaggio, come acciughe, sar-delle, sgombri, ecc., devono avere l'ampiezza delle ma-glie proporzionata alla testa dell'animale, acciocché questo introducendola resti !ermato nel corpo. Esse poi prendono diversi nomi secondo i pesci che devono ritenere.

Quando si uniscono molte reti insieme, converrà za-vorrare i due estremi della tessitura che ne risulta o con ancore o con pietre. Così, per esempio, i tramagl'i che si usano tanto presso le coste quanto in alto mare,

CACCIA E PESCA

e che, uniti, spesso hanno un'estens·•one di più di mille-cinquecento metri, portano, agli orli, dei pesi di venti-cinque o trenta chilogrammi, e son lasciati nell'acqua non più di diE:ci o dodici ore.

La più gran rete per la pesca di mare è il ,qrande t1·amaglio, che richiede molti uomini e molte barche, ha le maglie di duecentoquarantacinque millimetri qua-drati, è alto due metri, lungo piil di quattrocento, se-condo la forza dell'equipaggio, e con esso si prendono grossi pesèi.

Strumenti da pesca. -Oltre le lenze, gli ami e le reti, abbiamo diversi strumenti, come uncini {}TOssi e piccoli, rastrelli, (o1·chette, Tamponi e lancie.

I pescatori di conchiglie, di datteri di mare, dei pesci che si nascondono nei buchi delle roccie o sotto le pietre, banno un uncino o oraffio, che è un pezzo di ferro r munita di quindici denti in ferro lunghi venti o ventisette centimetri; il piccolo ne ha minor numero, e pii1 brevi.

In certi paesi si usa un rastrello con dodici denti lunghi sedici centimetri, che all'estremità della testa porta due bastoni i quali si incrocicchiano, per po-ter lo muovere colle due mani.

A tutti è unita una rete a sacco, il cui ufficio, come si scorge subito, è di

raccogliere quanto viene 1·astTellato. Fig. 51.

Con grandi forchette (.fig. 51) lunghe

cinque o setto metri, a marea bassa, si infilzano molte . specie di pesci, stando su battelli.

Abbiamo visto, nel corso della descrizione, che cosa siano i 1·amponi, gli uncini e le lancie; non restandoci altro a dire, ci occuperemo ora della pesca d'acqua ùolce.

PESCA FLUVIALE E LACUSTRE. secondo il tempo e seconclo lo .diverse abitudini dei pesci.

La pesca colla lenza e coll'amo viene praticata princi-palmente in primavera ed in estate, mentre quella con reti si può fare tutto l'anno, e meglio in ottobre. pro-fittevole solo di mattino e di sera.

In tempo coperto, certi pesci, limpida e trasparente conviene pescare al mezzo della corrente.

In tutti i casi poi non si deve far rumore, perchè il pesce ha la vista e l'udito acutissimi.

I grossi pesci stanno nei grandi fondi; i bianchi nei luoghi in cui l'acqua, trovando nel suo corso un ostacolo, come ùiga, pietre o qualunque corpo l'esistente, ri-torna su sè stessa.

Nelle correnti rapide e pro-fonde si trovano barbi, storioni, salmoni ; alla superficie delle stesse i pesci argent:ni; in quelle basse le trote, le chiazze e simili;

nelle acqlle vive ed alte, i lucci, i ghiozzi, i persici, le rei ne; in quelle dormentl e terrose le tin-che; nelle ferme ed a grande pro-fondità le anguille e le lamprede;

nei ruscellL i gamberi; negli sta-gni le rane.

Passiamo ora in rivista le pe-sche dei principali abitatori delle acque dolci, per finire con qual-che cenno sugli attrezzi nel modo che abbiam seguito per la pesca marittima.

Pesca del carpione. - Il car-pione si trova ordinariamente nell'Europa meridionale, ed il suo

Questo deve essere trascinato al fondo dell'acqua, con molta cura.

Si adoperano anche lenze mu-nite del galleggiante G (fig. 53), e di ami del n. 2. Si noti che le esche artificiali non servirebbero, e che le lenze devono essere finis-sime, acciocchè il pesce non si

40 CACCIA E PESCA in silenzio e sorprendendolo addormentato durante le calde ore di estate. Il laccio è un nodo scorrevole in :filo di ottone unito ad un bastone, con cui si cinge il suo corpo per estrarlo poi fuori d'acqua in modo che la testa sia del tutto sporgente.

La carne del carpione è buonissima, e proibita solo ai malati ed ai convalescenti; essendo molto cercata, si pensò di stabilire staghi appositi di allevamento ed altri di ingrassamento, dai quali, dopo tre anni di dimora, vengono tolti e posti in commercio.

Siccome resiste lungo tempo fuori del suo elemento, così lo si può trasportare a grandi distanze, vivo, in botti piene d'acqua con piante acquatiche.

Pesca del barbio. - Il barbio è vorace, ha carne bianca e delicata, viene pescato con ogni sorta di reti e specialmente colla ritrecina e colla nassa, nelle acque correnti e profonde.

Quando lo si pesca con lenze si usa la sospesa (fig. 54), fatta appositamente per esso, in seta cruda, lunga otto metri e munita di amo del n. 2 o 3 e di un peso in piombo alla distanza di sessantacinque centim.

da quello, che viene escato con vermi , san-guisughe, formaggio, uova. Adoperando una lenza a sostegno lunga dodici o tredici metri, la si munisce con amo del n. 3 o 5, che serve pure per lenze di fondo.

Un buon pescatore di barbio colla lenza, deve essere ben certo che il pesce abbia forte-mente abboccato prima d'estrarlo, poichè esso ha il palato durissimo.

Pesca della tinca. - La tinca è conosciu-tissima, perchè si trova in tutti i laghi ed in tutti i :fiumi lenti e profondi, negli stagni e nelle acque terrose del continente europeo.

Essendo a mite prezzo e formando un ottimo cibo, se ne fa un grande consumo, al quale continuamente si provvede colla pesca e con appositi vivai, ove riesce buonissima.

Si piglia con diverse sorta di reti, secondo i siti, e con lenze di seta e di crine. lunghe otto metri, munite di uh galleggiante, eli pesi e di ami del n. 2, escati con grossi vermi da terra. • Riesce bene la pesca nell'acqua cheta, se ha una profondità di più di centoventi centimetri;

tra l'amo ed il galleggiante si lascia una di-stanza eli almeno quattro metri, acciocchè il primo, gettato, possa strascinarsi sul fondo.

Si prendono le tinchc di sera e di mattina nei :fiumi, da marzo ad ottobre; negli stagni, da nelle correnti, attorno ai ponti, all'imbocca-tura dei ruscelli, nei fondi sabbiosi, e d'in- Fig. 54 boreale, talvolta riesce un oggetto di pesca importante.

Basti il dire che nel marzo del 1749 con un sol colpo di rete, nel lago di Svezia, si presero cinquantamila reine, che superarono in peso i novecento miriagrammi. La reina è presa nello stesso modo del ghiozzo, ed è bianca c di gusto buono.

Per tutte le altre specie di ciprinidi gli attrezzi hanno proporzione calcolata secondo la forza e la grossezza dei pesci stessi. oltre i cinque metri e composte in principio di otto crini, poi di sei, indi di quattro, a questi si legano cinque fili di seta uniti uno all'estremo dell'G\.ltro; l'ultimo filo porta urr amo del n. 5. Si adatta poi alla lenza il galleggiante di sughero ed un piombo a centosessanta millimetri dall'amo. Certi pescatori usano :filo di ottone, ma questo è maggior-mente apprezzata quando è di acque chiare

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e correnti.

I Lapponi e gli Svedesi colla sua pelle si fabbricano un'eccellente colla.

Pesca clella trota.- La trota è il Te dei pesci d'acqua dolce, perchè è hella e

deli-catissima. Ve ne sono molte specie, in tutti i fiumi ed in tutti i laghi, massime montani.

La pesca della trota è una delle più fa-cili, purchè se ne abbia bene la conoscenza;

si fa con reti a tramaglio, a sacco, a nassa, ver-ricello, lunga cinquanta o sessanta metri, senza piombo nè sughero. Per esca fili d'oro, d'argento e di altri colori, munito di ami parte liberi e parte fissi al corpo; oppure delle cavallette o scarabei artificiali (:fig. 58 e 59).

Colle figure 60 e 61 rappresentiamo due ami graffi per trote.

CACCIA E PESCA 41 e si può pure conservare marinata e salatà come l'a-.

· ringa. N el lago di Ginevra ve ne sono del' peso di dieci chilogrammi; nelle cisterne e nei vivai giungono pure a· grossezze straordinarie, con molto profitto degli alle-vatori.

Fig. 56.

Pesca del salmone. - Il salmone e la trota sono della stessa famiglia, e il primo, come Ja seconda, viene pe-scato con reti e con lenze, ma ambedue devono essere più forti e più resistenti.

Fig. 57.

Il salmone nasce nell'acqua dolce e va al mare emigrando a truppe in primavera. Si è per mezzo di questo pesce che si scoprì il passaggio di comunicazione del Mar Caspio colMar Nei'o e col Golfo Pe1'sico.

Fig. 58. Fig. 59.

Nella Loira si fa una gettata di cinque o sei metri che si avanza nell'acqua, ove esso va a riposarsi ed in cui una gran rete a bilancia, manovrata da un pescatore, ne prende in buon numero.

Fig. 60. Fig. 61.

Nei fiumi dell'America settentrionale era abbondan-tissimo, e veniva pescato di notte con torcie e con lancie.

Ordinariamente pesa dai sette ai dieci chilogram:rui, rp.a in Svezia ed in Scozia supera talvolta i quaranta.

E una pesca assai importante nei paesi del Nord, per-ché ha carne gradevolissima.

Viene mangiato fresco, e conservato secco, salato, af-fumicato, nel qual ultimo modo di preparazione gli Olandesi hanno il primato.

La piscicoltura dall'allevamento dei salmoni in appo-siti luoghi trae un grandissimo utile.

Pesca del luccio. - Il luccio, comunissimo nei fiumi d'Europa e dell'America del Nord, è soprannominato il pesce-cane delle acque dolci per il suo grande appetito insaziabile.

Si prende con ogni sorta di reti e con lenze. In que-st'ultimo caso si usano canne a verricello, e la lenza è quale ce la rappresenta la _fig. 62, lasciando fra l'amo

ARTI E INDUSTRIE - Vol. II - 6.

ed il sughero una distanza eguale a quella che c'è tra il primo ed il fondo dell'acqua, della lunghezza di venti-quattro o trenta metri, in seta forte, armata di ami

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Fig 62.

doppii, escati con rane, sorci, pesci, ecc.

Una raccolta copiosa di lucci si fa da settembre a dicembre, e siccome hanno la bocca armata di denti, così per to-gliere l'amo da essa si deve ricorrere ad un ferro, che è quello disegnato nella figura 63.

Gli Inglesi adoperano lenze escate con pesci vivi, unite a vesciche eli porco piene di aria e lasciate in balìa del-l'acqua.

Quando nuota fra due acque, si può uccidere i1 luccio a colpi di fucile, mi-rando però bene al dissopra del suo corpo, poichè i pallini scivolano facil-mente alla superficie del liquido ele-mento.

Nel Volga se ne trovano lunghi due metri e del peso di venti chilogrammi;

presso di noi non superano il mezzo metro in lunghezza, ma hanno una carne buona, bianca, compatta e di facile di-gestione.

Son sempre eccellenti quelli pescati in acque limpide.

Pesca dello storione. -Si conoscono di v erse specie di storione, e sono: il belouga, l'osestre, il chyp, il sev1·io'l!-ga, lo ste1·let e lo storione comune. E un pesce di mare che si prende nei fiumi, perchè risale in essi alla primavera; e la Vistola, il Danubio, il Volga sono grandi ed importanti siti per questa pesca.

Troviamo in Plinio, che a' suoi tempi nel Po vivevano storioni del peso di cinquecento chilogrammi. È un fatto però, che all'epoca degl'imperatori romani erano portati sulle mense fastose in trionfo, da ministri coronati di fiori, ed al suono di cento strumenti, il che ci palesa la grande importanza che si dava fin d'allora ad essi.

Come dicemmo, i fiumi del-l'Europa settentrionale danno un abbondante prodotto di tali pesci, di cui pochi indivi-dui troviamo in Italia, e solo una certa quantità allo sbocco del Ticino, e nel Tevere.

Si pescano con reti, perchè succhiano, non mordono; e per guarentirsi dai forti colpi di coda conviene legar questa alla testa. Raggiungono tal-volta i sei od otto metri in lunghezza, e qualche femmina

Fig. 63. contiene più di cento chilogr.

di uova.

La carne dello storione è compatta, squisita, ricerca-tissima; ha il gusto, ma più fine, della carne di vitello.

Si mangia fresca e conservata. In quest'ultimo stato si trova in commercio salata e marinata.

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