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CALZOLAJO, ZOCCOLAJO 163 mezzo di tre cilindretti di ferro, la quale al premere del

Nel documento ARTI . E INDUSTRIE (pagine 164-167)

pedale viene a sovrapporsi su un'altra lamina posta pure orizzontalmente e sostenuta sulla piattaforma della macchina.

Frammez-discono che la piastra inferiore discenda oltre il bisogno.

L'operajo calzolajo pone la suola sullo stampo mentre questo è aperto, quindi messa in moto la leva, riunisce fortemente l'una al-l'altra le due parti dello stampo, e basta urr colpo per far pren-dere e ritenere alla suola la forma desi-derata.

zo a queste due lastre vien posto e tenuto stretto il cuojo a ta-gliarsi. La suola vie-ne tagliata con un col t ello impiantato verticalmente n e l porta-utensile, il

qua-le è messo in moto Fig. 275.

In alcune fabbriche anche nella suola si praticano i fori che abbiamo visto praticarsi nel tacco, affine di avere una guida per il piantamento delle punte o delle viti.

facendo girare la manovella posta di fianco e fa tutto il giro guidato da una scanalat~1ra praticata nella piat-taforma della macchina.

Fig. 276.

Nella fabbricazione ordinaria delle calzature abbiamo visto come l'operajo calzolajo prima di. porre la suola alla scarpa batta questa ripetutamente col martello sulla pietra affine non solo

eli addensarla, ma anche per darle un po' di curva-tura.

Questa operazione nella fabbricazione meccanica si fa colla macchina rappre-sentata nella figura 277.

Questa macchina è di grande utilità negli stabi-limenti dove vi è un gran numero di operai che la-vorano al montaggio con macchine, poiché prepara le suole in modo da po-tersi adattare rapidamen-te ed esattamente sulla forma.

La macchina ha la for-ma di uno strettojo; la testa o placca superiore, suscettibile di essere fer-mata ad una altezza va-riabile , porta una delle

due parti che costituiscono Fig. 277.

lo stampo. La parte inferiore dello stampo è fermata ad una piastra, la quale può é].lzarsi od abbassarsi avo-lontà per mezzo di una leva a ginocchio. Due anelli fer-mati alle colonnine per mezzo di viti di pressione

impe-. Preparazione del tomajoimpe-.- Le pelli sottili, che pro-vengono da animali molto giovani, hanno la morbidezza ma non la robustezza per fare un buon tomajo; per cui i calzolai, affine di avere un tomajo forte e nello stesso tempo morbido, prendono pelli spesse che' apparten-gono ad animali pii.l vecchi e le assottigliano. Per questa operazione fanno uso della macchina rappresentata dalla figura 278, lR-quale consiste essenziR.lmente di un

tam-Fig. 278.

buro e eli un largo coltello. La pelle destinata ad essere assottigliata è fissata· per i bordi e gira attorno al ci-lindro che la conduce sotto al tagliente del coltello stato preventi.vamente aggiustato secondo lo spessore che si vuol dare alla pelle.

In ques'to modo una parte della pelle resta tolta molto regolarmente, lasciando l'altra parte con spessore uni-forme e precisamente eguale a quello richiesto.

I fabbricanti hanno poi un grande vantaggio serven-dosi di questa macchina, in ciò che, non solamente essi ottengono una pelle uniforme e di eguale spessore, ma ancora essi possono utilizzare il supedluo eli cuojo tolto,

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il quale, quando per assottigliaee si adopera-ra il raschia-tojo, andava interamente perduto.

Preparato in questo modo il cuojo, tanto il toma.jo, quanto la· fodera vengono tagliati nella medesima guisa che vedemmo tagliarsi le suole ed i tacchi colla macchina empoTte-pièce. I elle figure 279, 280, 281, sono

rappre-Fig. ~79. Fig. 280.

Fig. 281.

sentati gli stampi che si usano per tagliare il tomajo, le alette ed i contrafforti per le scarpe che non hanno il tomajo formato tutto in un pezzo.

I pezzi formanti la fodera ed il tomajo e gli elastici sono cuciti od a mano od a macchina come nella fabbri-cazione ordinaria già descritta, ed al tomajo viene data la curYatura necessaria facendo uso della macchinetta seguente (figura 282), detta

cgmbTo. Questa macchina è composta di un sostegno il quale porta il cambro movi-bile, che è di ottone a:ffinchè l'umidità non possa guastare il cuojo. La tiggia che si de-sidera arcuare non si inumi-disce che sul coll(il del piede, la si piega per metà e la si distende sul cambro. I due lati inferiori di questa si fanno

entrare frammezzo a due stec- Fig. ~8·!.

che poste l'una da una parte e l'altra dall'altra del cambro, e per mezzo di viti si tengono fortemente strette. Si fa poi girare la vite di pressione, la quale fa elevare il cambro, per cui ogni piego sparisce e la tiggia prende la forma desiderata.

Montaggio.-Ora che tutte le parti che debbono for-mare la calzatura sono preparate, non rimane che riu-nirle insieme, vale a dire procedere al montaggio. Una differenza caratteristica che passa fra la fabbricazione ordinaria e la fabbricazione meccanica si è che mentre in quella si unisce il tomajo ed il trapunta alla prima suola o sottopiede e poi si cucisce la seconda suola al trapunta, in questa si sopprime il trapunta e si unisce fortemente la prima alla seconda suola se:J;"rando fra loro il tomajo. Le forme che si usano per la fabbrica-zione meccanica delle calzature sono o completamente di ghisa, oppure sono di legno guernito di lastre di ferro.

Pare che finora non si sia ancor trovato una macchina la quale eseguisca completamente il montaggio, vale a dire tiri e adatti completamente il tomajo sulla forma;

però la macchina magnetica, che noi rappresentiamo colla :figura 283, ajuta di molto l'operajo addetto al montaggio nel suo lavm.'o. Questi pone sulla forma la

prima suola, e 1issatala provvisoriamente, vi distende il tomajo e questo unisce provvisoriamente alla suola con qualche chiodino, indi fissa la forma fra la morsa, la quale si. può girare facilmente in tutte le direzioni. Man-tenuta in questo modo la calzatura acl un'altezza con-veniente , può molto piil facilmente far uso delle pinze e delle dita che non nel montaggio fatto te-nendo la forma sulle gi-nocchia. Ad un' altezza adatta, al dissopra della forma, è posto un martello a faccia calamitata. L'ope-rajo comincia il suo lavoro tirando ed increspando una parte del tomajo; e per fissarlo non ha che da pre-mere col piede H pedale, c h e istantaneamente il martello prende un chio-(lino che gli è presentato automaticamente da un serbatojo e lo introduce nel luogo preciso in cui l'operajo desidera che sia posto. Nel medesimo mo-do procede facendo in bre-vissimo tempo il giro della calzatura.

Terminata questa ope-razione, per la quale esi-stono altre macchine oltre quella descritta, si passa all'operazione dell'inchio-damento od a quella del-l'invitamento. Tanto

nel-Fig. 283. l'un caso quanto nell'altro

la suola che deve termi-nare la calzatura è posta esattamente sulla forma e vi è fissata provvisoriamente col mezzo di due viti;

indi l'operajo termina il lavoro con un rango di chiodi o di viti posto tutt'intorno alla suola. Nello stesso modo viene ·fissato il tacco. La macchina ad inchiodare taglia da una striscia di ferro dei piccolissimi chiodi eli forma conica, i quali, cadendo uno ad uno, colla punta in basso, in un piccolo tubo, vanno a posarsi l'uno dopo l'altro sopra i punti della suola, dove essi vengono affondati dall'urto di un piccolo maglio che li forza a ribadirsi all'indentro contro la forma in ghisa che sostiene la scarpa. A ciascun giro della macchina la calzatura si avanza e presenta sempre alla punta del chiodo che deve ricevere il punto conveniente del suo contorno.

Alcuni inconvenienti che p-resentava l'uso dei chiodi, specialmente per la facilità con cui questi escono dal loro foro, venendo talvolta all'infuori e talvolta penetrando all'interno in modo da ferire il piede, fece a questi sosti-tuire l'uso delle viti, le quali hanno anche il vantaggio di consumarsi contemporaneamente alla suola.

Fra le macchine ad invitare ve ne hanno di quelle che adoperano viti fatte anticipatamente, ed altre nelle quali le viti si fanno man mano che si eseguisce l'invitamento.

Nelle prime le viti preparate anticipatamente sono poste le une sulle altre in un tubo che serve all'alimentazione, e cadono ad una ad una in un condotto che le dirige sulla suola; là un cacciavite, che l'operajo fa discendere coll'ajuto di una ruota messa costantemente in moto dal motore dello stabilimento, obbliga la vite a

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trare nella calzatura presentata sulla propria forma.

Le macchine ad invitare che maggiormente sono in uso al giorno d'oggi sono quelle nelle quali le viti si l'anno man mano che . ·i fa l'invitamento; per cui ci fer-meremo a descrivere un poco dettagliatamente una di q n este, rappresentata colle 11gure 284 e 285, la quale se differisce in certi particolari, è però nel resto eguale a tutte quelle che per quest'uso vengono adoperate oggi<lì.

Fig. 28cJ.

Questa macchina è montatn sopra un tavolo ed ha per base una colonna di ghisa B fusa con

due bracci verticali B' , sui quali si trova montata a snodo l'intelajatura del portautensile. Questa consiste in una specie di scatola C unita a due bracci formanti il dado C', che costituisce il portautensile propriamente detto. Al dissotto havvi una specie di tasso che

riceve la calzatura X da sottoporsi al- Fig. 285·

l' invitamento, attaccato al banco in

modo da potersi far girare su se stesso ed abbassarsi od elevarsi a volontà. Facendo uso di questo tasso per

in-vitare la scarpa, la si toglie d'in su la forma e non si deve per questo 1 temere che la scarpa si deformi per l'operazione tlell'invitamento, poichè l'inchiodatura fatta per unire il tomajo alla prima suola è sufficiente per impedirlo. Si può benissimo invitare le suole senza to-glier le dalla forma, ed allora si pone questa su di un sostegno apposito mobile in modo da poter presentare tutti i punti della suola all'operazione dell'invitamento.

La scatola C è munita di appendici affine di sostenere l'asta verticale G perforata nel senso della sua lunghezza per dar passaggio al filo d'ottone adoperato per la for-mazione delle viti; quest'asta per una parte della sua lunghezza è filettata ed incastrata fra due ruote a denti elicoidali H ed H'; folle sui loro ,assi; ma una di esse, la H, è in rapporto con una ruota d'arresto, o nottolino d'incontro, che la rende fissa a volontà. Al dissotto di queste due ruote, che fissate costituiscono una vera ma-drevite, l'asta G è messa in moto per mezzo di due ruote d'angolo e· di una manovella. L'asta termina poi con una pinza E, fra le mascelle della quale viene serrato il filo d'ottone, per modo che, facendo girare l'asta verticale, si comunica al filo d'ottone un moto di rotazione ed uno di traslazione dall'alto al basso. In questo movimento il filo d'ottone attraversa il pqrtautensili C' appoggiato rlirettamente sulla calzatura. E attraversando il tubetto e del portautensile che il filo d'ottone viene filettato e ta-gliato appena è impiantato nella calzatura. La filetta-tura è prodotta dalla punta a' (fig. 285), la quale può muo-versi avanti e indietro affine di regolare la profondità del filetto; ed il taglio è prodotto dal coltello a in questo modo: l'operajo, quando crede che la vite sia sufficien-temente piantata nella calzatura, per mezzo della leva L lascia libera la leva a contrappeso I,-,, la quale produce l'innalzamento di tutta la cassa C, facendola rotare in-torno all'asse i. In causa di questo movimento il coltello unito a snodo col braccio K è spinto in avanti e produce il taglio. Il portautensile viene rimesso a posto per mezzo della leva M.

Operazioni di finimento.-Inchiodate od invitate le suole e messo a posto il tacco, la calzatara è terminata;

ma prima di essere messa in commercio è ancora sotto-posta ad una serie di operazioni, le quali servono a darle un bell'aspetto.

L'operajo addetto a questo genere di operazioni prende la scarpa e pulisce le suole facendo uso della macchina rappresentata dalla figura 286, la quale tiene luogo completamente, e con grande vantaggio, della raspa e della carta vetro che vedemmo adoperarsi nella fabbricazione ordinaria delle calzature.

Questa macchina consta di un albero orizzontale gire-vole con grande velocità, sql quale sono calettate:

l o Un manicotto cilindrico coperto di carta a vetro per grattare le suole ;

2n Un anello d'acciajo intagliato a denti di lima affine di appiattire le viti quando il coltello della macchina ad invitare non le taglia affatto rasente alla suola;

3° Una spazzola ;

4° Un manicotto di forma conica ricoperto di carta a vetro affine di pulire i tacchi.

Questo albero si muove sotto una specie di coperchio, al quale è applicato un potente ventilatore aspirante, messo in moto da una puleggia calettata ad una estre-mità dell'albero stesso, il quale aspira la polvere ed i detriti prodotti.

Alcuni calzolai non si accontentano di raschiare le suole, ma le lisciano anche, e vedemmo nella fabbrica-zione ordinaria delle calzature far uso per questo del-l'osso di bue e del lisciapiante. In sostituzione di questi

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