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CACCIA E PESCA ne trovano molti, principalmente dei granchi. Allora

Nel documento ARTI . E INDUSTRIE (pagine 33-39)

che succedono le grandi maree, donne e fanciulli

Per accennare a qualche crostaceo particolarmente, nomineremo la locusta di mare del Mediterraneo e battelli-vivai; i granchio lini, la cui pesca in Inghilterra e Francia si fa da donne e fanciulli con reti, e che son venduti dopo essere stati fatti bollire non più di dieci minuti; ed infine i palemoni, più piccoli delle locuste, che vengono pescati con reti a sacco, a maglie ben ser-rate, e munite di manico.

Pesca del molluschi. -Sulle rive del Mediterraneo i molluschi sono in numero stragrande, e si trovano sta-gni importanti da cui si può ricavare molto utile per vediamo spesso sui mercati delle città littorali del Medi-terraneo.

Si narra di cefalopodi, molluschi giganteschi che sono nei mari, ma è una pura esagerazione, poichè Mediterraneo, si usa questo modo per colorare le stoffe.

Pesca delle ostriche. - Eccoci alle ost1·iche, a questi molluschi bivalvi sparsi per tutto il globo, di cui cono-sciamo varie specie: l'ostrica dell'Oceano detta piede eli cavallo perchè è appunto grossa come quello e gli rassomiglia; l'ostrica cyrnus pari alla precedente ma con conchiglie meno dense, che si trova nei fondi

Sulle nostre coste, vengono pescate con reti, dal mese di settembre a quello di aprile, e queste sembrano sacchi enormi a forti maglie con due lame in ferro che li

I parchi sono piccoli bacini, profondi un metro od uno e mezzo, comunicanti col mare per uno stretto canale, col letto formato da pietre pulite. Vi si depositano le ostriche per qualche mese, tutte le sere si toglie l'acqua, di notte si lasciano al secco per poi bagnarle l'indomani al levar del sole. Usando queste cure esse acquistano quel sapore squisito tanto apprezzato dai buongustai.

Il signor Coste, sono pochi anni, si occupò assai della conservazione delle ostriche madri, poichè essè conten-gono centinaja di migliaja di uova, e propose di semi-nare il littorale della Francia in modo da ripopolare i banchi poveri e crearne dei nuovi in quei siti che si crede opportuno. Per tale seminagione servono le ostri-che non sviluppate, le comuni, e le miriadi di embrioni;

sicchè colui che vorrà farla dovrà raccogliere quelle e questi. Si sa che ogni ostrica può avere persino due milioni di piccoli, ma gliene rimangono attaccati sol-tanto dieci o dodici, perchè gli altri si sperdono nel mare. Collocando nei banchi artificiali o naturali delle fascine in posizione orizzontale e ritenute al fondo con pesi, la progenitU?·a si attacca ad esse come polvere viva e gli embrioni che la costituiscono vi si incrostano.

Tale ingegnoso processo è praticato nell'Oceano e nel Mediterraneo.

Il parcwnento per la purgatU?·a delle ostriche è dap-pertutto praticato con vero successo, poichè divenne oggetto di un'operazione molto lucrosa. Parlino per noi i pa1·chi di Dunkerque e di O stenda; quelli di Arrachon, ùi Marennes, di Fusaro, di 'l'aranto, di Brindisi e di

Venezia.

Oltre all'animale come cibo, colle scaglie della conchi-glia, che sono di carbonato di calce, si fanno rimedii, e sulle coste si servono di esse per mescolarle colle terre

dei campi. .

Un curioso trattato sull'educazione delle ostriche fu scritto dal signor Goubeau cle la Bilainerie.

Dopo le ostriche, abbiamo i mitili, abbondantissimi in tutti i mari d'Europa. Essi sono conchiferi, la cui in-gestione spesso produce gravi mali, causati o dalla cor-ruzione dell'animale, o dalla presenza in esso di qualche fuco velenoso, o dal rame che può essere in certi fondi

· eli mare. Tuttavia da noi sono coltivati, e se ne fa un gran consumo nel mezzogiorno d'Italia, a Venezia ed in qualche altra città marittima.

Pesca della macZ1·eperla e delle perle. - La maclre-pe?·la e le perle provengono da animali conchiferi ma-rini conosciuti col nome di avicola. La pesca di esse è molte barche ancorate presso le sponde, con un'altezza dal fondo di venti metri o poco piil. Ogni barca può portare dieci rematori ed altrettanti pescatori. Questi ultimi hanno della bambagia nel naso e nelle orecchie, portano al collo un paniere, ove poi mettono le conchi-glie madreperlifere o perlifere, si cingono a metà del corpo con una corda lunga in proporzione della profon-dità dell'acqua, e vengono calati in essa stando assisi su una pietra del peso di due o tre mirlagrammi attac-cata ad un canapo, sicchè facilmente discendono al fondo

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del mare. Giuntivi, fanno rialzare la pietra, cercano le conchiglie buone e le ripongono nel canestro. Appena si sentono mancare il respiro tirano una corda di avviso a quelli che sono nella barca; vengono sollevati, pigliano fiato, indi ridiscendono e seguitano in tal modo per tutto il giorno; stando però sott'acqua, ogni volta, non piil di due minuti primi.

La pesca delle madreperle si fa nel Mar Rosso, nel Golfo Persico, a Ceylan, nel Giappone,. sulle coste di California e del Messico, nel Perù, alle isole Filippine e in diversi siti dell'Oceania.

Se ne conoscono molte sorta:

La mad1·eperla vera o franca, che proviene dall'In-liia, Ceylan e Giappone, si trae da conchiglie piatte, viene cla una conchiglia concava, coll'interno bianco az-zurrognolo e con orlo giallo verdastro. Arriva in pa-nieri od in botti, come la (1·anca.

La madreperla bastarda nera, che viene dal Levante nello stesso modo, ed ha l'interno di un colore azzurro nerastro marcatissimo.

Le conchiglie dette 01·ecchie di mare e quelle col nome di bw·godine danno pure madreperle belle, ma inferiori alle precedenti.

La mad?·eperla è molto usata per lavori di intarsio, mobili fini, scatole, tabacchiere, occhialini, temperini, dadi, ventagli, medaglioni. Essa è portata rozza in Europa, ove è venduta a peso, ed il suo prezzo varia secondo la bellezza e la grandezza delle conchiglie. Im-portanti laboratorli in madreperla esistono in Inghil-terra, in Olanda ed in Francia. Siccome è una sostanza durissima e che resiste a tutti gli strumenti, così è di difficile lavora tura, e deve subire molte operazioni prima di essere posta in vendita. Si scalfisce coll'acido solforico, poi viene segata con piccole seghe acutissime, indi li-mata, cesellata, pulita con smeriglio e colcotar. At-tualmente si lavora la madreperla nel modo praticato per le incisioni all'acqua forte. E da notare che la pol-vere prodotta dalla lavorazione di essa causa bronchiti ed oftalmie agli operai.

Le perle sono un prodotto morbido, analogo per na-tura alla madreperla, che si depone in forma di globuli piil o meno voluminosi fra le conchiglie di certe specie di avicule pescate sott'acqua, come dicemmo. Le con-chiglie perlacee, raccolte e portate a riva, vengono la-sciate quindici giorni, dopo il qual tempo si aprono da Golfo Persico presso l'isola Bah?·ein. Quelle pescate presso il Capo ·comorin sono oblunghe; quelle piatte vengono dall'isola di Ceylan.

In Europa si trovano perle su qualche riviera di Sco-zia e di Russia. Sotto Luigi XIV, in Francia, nelle sab-bie della Charente si pescavano perle grosse come un pisello. Ma le europee hanno un colore argenteo bian-castro, e rimangono poco apprezzate.

Le peTle sferiche sono le piil stimate, poi vengono sta nell'avere bianchezza, grossezza, rotondità, peso, politura ed o?·iente, il qual nome indica la bellezza della sua iridescenza.

.J;.;e rotonde, perchè piil preziose, son dette ave maria.

E noto l'uso delle perle, quale ricco ornamento mu-liebre, che cominciò a praticarsi in Francia sotto En-rico III; ma è pur noto che pel loro grande prezzo, il quale cresce in proporzione della grossezza e della ro-tondità, si è trovato modo di imitarle, e di ciò parle-remo all'articolo OREFICERIA FALSA.

Pesca dei datteri di mare, del pettine e delle veneri.

- I datteri di mare costituiscono un gruppo utilissimo che dà luogo ad una industria abbastanza importante, perché sono cibo eccellente nell'inverno. Questi molluschi sono pescati come le ostriche, presso le coste, in si ti roc-ciosi e poco profondi. Inoltre si allevano in luoghi appo-siti, od in stagni s~ati vicini al mare, con fondo di rami o graticci, e disposti in guisa da essere bagnati ad ogni marea. Alcuni di essi hanno le conchiglie rivestite inter-namente da una crosta madreperlacea a diversi colori, le quali sono adoperate per stemperare i colori d'oro e d'argento.

Il pettine, mollusco delle conchiglie raggiate, colle quali i pellegrini ornavano il loro sajo, e di cui varie belle specie sono di ornamento sn mobili o su camini, viene pescato come i datteri, e riesce un ottimo cibo quando è cotto. C6nosciamo delle specie di pettini colle conchiglie atte a far piatti resistenti abbastanza all'a·

zione del fuoco.

Le vener·i, così nominate per la bellezza delle conchi-glie, sono di centocinquanta specie, e tutte vivono in

Pesca clelle foladi. - Tutti i molluschi che abbiamo menzionato, non sono i soli che esistano, poiché do-vremmo ancora numerarne molti onde dare la lista completa di quelli utili come alimento, ma, come abbiam fatto pei pesci di mare, così pei molluschi accennammo i principali, e terminiamo descrivendo il modo di pescare le folacli. Questi curiosi animali hanno la potenza di pe-netrare nei corpi piil duri, si trovano nelle argille, nei legni vecchi e nelle })ietre, ove fin da piccoli scavano la loro dimora, che è pure poscia la loro tomba. La per(o?·atrice potente di cui si servono è uno strumento che n i uno può imitare, poiché è una specie di lingua car-nosa, larga, molle, dalla superficie un po' rugosa e fog-giata a rombo, e con essa si fanno il ritiro in forma di pipa, il cui tubo rappresenta il canale per cui sono en-trate. Da questo penetra l'acqua Llel mare che loro reca l'alimento.

Presso Ancona, eci in Francia su certe coste, esistono molte belle specie di foladi, che, in Olanda, sono le con-tinue mine delle dighe. Benchè così nascoste, vengono ricercate come delicatissimo commestibile, e la pesca loro riesce molto difficile. perché si deve rompere le roccie, il granito, e fare in fretta, poichè il mare lascia poco tempo scoperto il sito in cui si trovano questi mol·

luschi. I pescatori introducono nei fori delle foladi dei cunei in ferro, e battono questi fortemente con mazze dello stesso metallo; certi altri usano dei picconi. Come si vede, questa pesca richiede molta attività e molta

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forza, ed appena appena il risultato compensa le fatiche di chi vi si dedica.

Pesca dei zoofiti. - Pesca del c01·allo. - Ad ecce-zione dei coralli e delle spugne, tutti gli altri zoofiti sono poco utili, per cui parleremo solo delle pesche dei due primi come più

im-portanti a conoscer-si, e diremo subito di quella del corallo.

mente si modificò l'apparecchio aggiungendo alle reti delle code, che sono corde fisse, lunghe tre o quattro

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Sardegna, della Corsica, di Provenza, e dell'Africa, dal Capo Bo n a Bugia. Le barche co1·alline partono dai porti di Rapallo, Livorno, Torre del Greco, Napoli, con dieci o dodici uomini caduna. Ora sommano a cinquecento e danno un prodotto di circa cinque milioni. Il corallo greggio viene venduto a Livorno, Genova, Napoli, Mar-siglia, ove è lavorato e poi rivenduto in Svizzera, in Francia, in Inghilterra ed in Egitto. La città sola di Livorno riduce quasi trenta mila chilogrammi di corallo greggio in perle varie e ne spedisce per circa due mi-lioni di lire in Russia, in Cina e nelle Indie.

Il corallo del commercio pel suo colore si distingue in schiuma di sangue, in jlo1· di sangue, primo sangue, secondo sangue, terzo sangue, e l'Italia sola ne ricava, quando è lavorato, per più di nove milioni di lire al-l'anno; questo reddito si aumenta continuamente, poichè nel 1871 era venduto a lire ottanta il chilogrammo, mentre ora sorpassa le centoventicinque, ed inoltre se ne scoprono sempre nuovi banchi in Sicilia.

Nelle apposite manifatture, il corallo è lavorato onde far perle per collane od ornamenti diversi, come cammei, teste in rilievo, ecc., e si è riuscito pure ai nostri tempi ad imitarlo mediante composizioni che accenneremo par-lando dell'OREFICERIA FALSA.

Una parola ancora sul corallo, ed è che alle Antille e su qualche costa della Corsica si pesca una qualità di corallo 1w1·o molto inferiore al rosso, la quale serve a nessun uso.

Pesca delle spugne. - Questa classe di zoofiti che presenta i caratteri di vitalità solo ai primi giorni della vita per poi sembrare un informe vegetale, fin dai tempi antichi, come ci lasciarono scritto Plinio e Dioscoride, erano creduti animali, ed il loro tessuto fibroso, più. o meno denso e flessibile, formato da piccoli tubi capillari che assorbono l'acqua nei loro interstizii, serviva già agli usi cui è destinato tuttora:

Le spugne sono sulle coste di Siria, di Algeria e nel Mediterraneo. Vengono prese con cucchiaje o con reti.

In Siria, i pescatori fin da fanciulli sono accostumati a questa pesca, che si fa in agosto, settembre ed otto-. bre, quando le brezze di mare ed i venti di terra sof-fiano tutta la notte. Essi tendono vaste reti da una nave all'altra, scendono al fondo del mare e raccolgono nelle stesse quante spugne possono. Talvolta ne trovano in tanta quantita che, per la troppa dimora nell'acqua, quando risalgono, sono in un miserando stato.

I medesimi scambiano il prodotto del loro lavoro con vesti, grano, burro, frutta ed olive, ed i negozianti che così lo pagano in natura, lo rivemlono agli Europei e prendono invece vini, liquori e conserve.

Le spugne del commercio sono di diverse qualità: le più fine, adatte per la teletta, vengono dalla Siria o dalle coste dell'Arcipelago; le comuni si trovano abbon-danti nel Mediterraneo e sono : la r;1·eca per gli usi domestici, la bionda o eli Venezia leggera e regolare, e quella di Barbaria o di J.l1arsiglia che serve per gli appartamenti e pel governo dei cavalli.

Quando si pescano, sono coperte da una materia mu-cilaginosa, che loro vien tolta mediante macerazione nell'acqua e lavature, ed inoltre hanno delle incrosta-zioni calcaree e piccoli cristalli che si risolvono con una soluzione di acqua e di acido cloridrico.

Si tentò, da qualche tempo, la coltivazione loro sulle coste di Francia, e malgrado le cure usate, non si ot-tenne un soddisfacente risultato.

Colle spugne finiamo le pesche di mare, ed ora pro-cureremo di supplire a molte mancanze occorse nella descrizione di esse, dicendo alcunché degli attrezzi usati.

Attrezzi per la pesca di mare. - Abbiamo visto che le pesche di mare si fanno con lenze ed ami, con reti, o con strumenti particolari, come ramponi, mazze, ecc.

La pesca con reti è la più. produttiva, ma dispen-diosa; quella coll'amo è alla portata di tutti gli abi-tanti delle coste, perchè non esige grandi spese.

Fig. 34. Fig. 35.

Le pertiche o canne per la pesca di mare sono come le altre che descriveremo per quella d'acqua dolce, ma devono avere lunghezza e grossezza proporzionate alle specie dei pesci.

J

Fig. 36.

La lenza, come vedemmo, è una piccola corda che si attacca alla canna, o si guida colla mano.

Quando si pesca al (anelo del mare vi sono diversi modi per far discendere gli ami. Tal volta si uniscono ad un corpo pesante, come si è rappresentato nella fig. 34; oppure si dispongono attorno ad un cerchio o ad un paniere carico di pesi (fig. 35) o s'i appendono ad una croce in ferro (fig. 36) ovvero ad una bacchetta ricurva

36 CACCIA E PESCA carica di piombo come si vede nella fig. 37. Certe volte

la lenza è guernita di essi nella sua lunghezza e porta unite due grosse pietre pure con ami (fig. 38).

Per i pesci elle stanno, come si dice, tra clue acque, la lenza va fluttuante, e ciò si ottiene unendo ad essa dei pezzi di sughero, a, se è maest?Yt, caricando le altre piccole con pezzetti di piombo.

Le lenze devono essere forti per i grossi pesci e fatte con canapa a fili torti in numero di due, tre, o pitl.

Pei pesci che hanno denti, sono in filo di ottone semplice o doppio; torto a cordoncino, o lavorato a catenella.

Gli ami, in certe coste dell'Oceano, vengono fatti da spine forti unite a rami, per cui la pesca con questa semplice ed economica arma si dice alla spinetta.

Del resto, tutti sono in acciajo od in ferro stagnato.

Talvolta hanno due uncini, come figurammo più sopra alla fig. 26. Quelli piccoli misurano due centimetri, ed

tFig, 37,

Fig. 38. Fig. 39. Fig. 40,

coperti da tela bianca con penne, ai quali ultimi ab-boccano i grossi pesci e principalmente il tonno; infine candele con penne e pezzi di stoffa a colori vivi.

La pesca cogli ami in mare è praticata in moltissimi modi, che diversificano secondo i siti, secondo i bisogni e secondo i pesci che si vogliono prendere. Quando si fanno con canne, queste son sempre portate a mano, o fisse alla riva, se solamente con lenze o corde, su barche.

In certe riviere fissano a pinoli conficcati nelle sab-bie delle lunghe corde munite di ami ed in tal maniera si fa la pesca alla corda.

Una lenza speciale che vogliamo nominare è quella per gli sgombri (fig. 41). Essa è una corda di dieci millimetri di circonferenza, avente all'estremità un chi-logrammo almeno di piombo. Ad una distanza di circa un metro e mezzo dal peso, la si introduce nel foro

aumentano in lunghezza sin oltre i venticinque. Pei pesci piccoli poi, hanno curvature ben pronunziate (fi-gure 39 e 40).

Agli ami devono unirsi le esche. La migliore di esse è l'aringa fresca, a cui mordono quasi tutti i pesci di mare; indi la sardella eù i vermi marini che si trovano facilmente nelle sabbie a marea bassa. In mancanza di quelli, si infilano negli ami dei pezzi di fegato o di polmone freschi, di bue, di cavallo, di asino, di vacca o di cane.

Pel merluzzo, una buona esca sono le interiora di un suo simile; pel pesce cane, il lardo; tutte poi devono coprire perfettamente l'amo e !asciarne scoperta solo la punta.

I pescatori usano pure esche artificiali, come pietre bianche foggiate grossolanamente a pesce, pesci di sta-gno guerniti di ami o muniti di penne,rpezzi di sughero

Fig, 41.

praticato ad un capo di un pezzo di legno lungo venti centimetri , annodandola in modo che possa questo girare senza scorrere. All'altro capo è unita una lenza lunga tre metri, con tre, cinque o nove ami muniti di esche che pendono da essi in modo da muoversi nel-l'acqua, poichè la pesca è sedentaria. Con tale attrezzo si prendono me1·lani, sgombri, lime, soglie, triglie, ecc.

Sulle nostre coste, con una corda detta parasina, lunga ventimila metri e pi\.1, munita di dieci o dodocimila ami, tesa da barche che deviano a piacimento del vento e della corrente, si fa una pesca detta pie lago, che è molto produttiva, ed in cui s'impiegano ventiquattr'ore solo per tendere e rialzare l'apparecchio.

Reti pe1· la pesca eli mare.- All'articolo RETI par-leremo, come abbiamo promesso, delle reti per la cac-cia e di quelle per la pesca, sicchè qui nomineremo sol-tanto le principali delle molte che si usano in mare.

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La ritrecina o giacchio (fig. 42) ha la forma di un sacco conico, può avere quattro metri di altezza e venti in circonferenza, e si usa sulle coste quando c'è

Fig. 4'2.

il flusso e riflusso del mare per prendere i pesci rag-gruppati nelle roccie.

La bilancia è molto adoperata nel Mediterraneo (fig. 43) sulle coste di Genova pei piccoli pesci, e

La bilancia è molto adoperata nel Mediterraneo (fig. 43) sulle coste di Genova pei piccoli pesci, e

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