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CACCIA E PESCA La spina dorsale è molle e grassa, per cui viene

Nel documento ARTI . E INDUSTRIE (pagine 43-47)

pre-parata affumicata, ed in Italia è conosciuta sotto i nomi di chinolia o spinachia.

Salando il dorso ed i fianchi si fa il celebre balik; con pezietti della sua carne i Norvegesi si fabbricano il rankel; e dalla vescica nata tori a si ricava l'ittiocolla o colla di pesce, che è una gelatina trasparente ed ela-stica molto utile alla cucina, alle industrie, e principal-mente per la chiarificazion~ dei vini.

Vi hanno di v erse specie di caviale, e le migliori sono di Astrakan e di Amburgo; pei popoli nordici sarà un cibo eccellente, ma è salato e scricchiola quando si mastica, per cui, quantunque attualmente sia di-ventato un piatto di gran moda, pure crediamo che la maggior parte dei nostri lettori alle uova preferiscano sempre la carne dello storione. Le ovaje della specie detta sevriouga danno il miglior caviale, perchè sono più grosse. Secondo il modo di

colla pelle degli adulti fabbricano cuojo, e con quella dei giovani, ve-tri; inoltre che lo sterlet, lungo non pi\.1 di un metro, è buonissimo, si trasporta, vive e si moltiplica nei laghi.

Pesca dell"anguilla.- Non vi ha pesce cosi noto come l'anguilla, che dimora nei fiumi, nei laghi e negli stagni d'Europa, per cui figura tanto sulla tavola d~lricco quanto su quella del povero. E pescata nelle varie del giorno con abbondante preda. Tendendo grandi reti che attraversino i fiumi, se ne fa copiosa raccolta quando si lascia trasportare clalla corrente senza fare alcun movimento.

Talvolta di notte, ma raramente, vien presa con un tridente a lungo manico. Ha carne delicata e gustosa, ma indigesta per la viscosità ed il sugo oleoso di cui è impregnata. Contuttociò viene mangiata fresca, salata, affumicata,_ ed all'olio.

Colla sua pelle, che è forte e consistente, si fanno legacci; i Tartari, preparandola convenientemente, fab-bricano vetri per finestre.

Come pesci di acqua dolce, le anguille sono il più lu-croso ramo di pescagione. L'Olanda vi occupa parecchi vascelli per provvedere i mercati dell'Inghilterra, ed in I tali a, la laguna di Comacchio soddisfa ai bisogni del paese e di molte altre regioni straniere.

Dalle belle opere di Coste e Jourdier togliamo quanto segue:

La laguna di Comacchio ha più di duecento miglia di circonferenza, ed è divisa in quaranta bacini o campi circondati da dighe, tutti in comunicazione coll'Adriatico e purificati dal suo flusso e riflusso, ove trovano asilo molti pesci, ma principalmente le anguille, delle quali il commercio si estende non solo in Italia, ma in Allemagna

ed in Russia. ·

Ogni campo ha un capo, che tiene a' suoi ordini molti uomini; in tutto più di quattrocento persone che pescano le anguille e mettono nel sale quelle che non si vendono fresche.

Vi sono due epoche eli grande lavoro: la montata al-lorquando le giovani si rifugiano nei bacini, e la discesa quando, adulte, cercano anelarsene fuori.

Ogni anno, al principio di febbrajo, si aprono le chia-viche della laguna che comunicano colPo, Reno, Volano, e si lasciano i passaggi liberi sino al fine di aprile. tutti conducenti a camere circondate pure dalle stesse piante. I pesci, cercan.do eli uscire, arrivano nelle Ticino procuranclone la diffusione in tutta Italia; l'altra parte viene salata sul luogo, posta in barili, e piì.1 tardi esportata in molte contrade d'Europa.

Quando non se ne prende in suf-ficiente quantità da paterne fare una spedizione , sono pro vvisoria-mente deposte in un grande paniere sferico di vimini detto borgazzo, che si tiene immerso neli'acqua me-diante corde (fig. 65).

Il prodotto solo della laguna di Comacchio è di oltre un milione eli chilogrammi di pesce: risultato fe-nomenale per rispetto alle fatiche ed alle somme impiegate, poiché la

Fig. 65. piscicoltura non richiede tante spese

come l'agricoltura, i cui proventi sono in gran parte assorbiti dal danaro che vi si deve spendere.

Pesca delle lamprede. -La lampreda, il pesce p etro-myzon o succhia-pietre, che popolava i vivai dei nostri antichi, e che tuttora è molto apprezzata dag(li Inglesi, benchè il loro Enrico I ne sia morto di indigestione, si soffice e mobilissima, colla quale si attacca alle roccie,

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alle pietre, ai legni, a tutti i corpi che si tro-vano nell'acqua.

Per la conformazione di essa, non si può prenclere col-l'amo, sicché si pesca solo con piccole forchette piatte o con reti, comé nasse od a sacco, munite di due per-tiche che si manovrano colle mani.

Benché la carne sua sia indigesta, pure è ricercata perchè ha gusto delicatissimo; e -vi-vendo molto tempo fuori d'acqua, -viene portata a grandi distanze -viv-a sotto uno strato di nev-e o di ghiaccio.

In quei luoghi o-ve sono pescate in grande quantità, le lamprede -vengono fatte marinare in botti contenenti aceto e droghe aromatiche e così si conserv-ano bene per lungo tempo.

Pesca delle sanguisughe.-Si conoscono più di cin-quanta specie di sanguisughe; ma di tutte, la pii1 neces-saria e proficua è quella detta medicinale, di cui tre tipi, tutti e tre buoni, sono il grigio, il verde ed il nero, che furono adottati in medicina solo dai primi tempi del-l'èra cristiana. ·

Le sanguisughe sono diffuse nelle acque dolci dell'Eu-ropa intera, dell'Asia e dell'Africa, ma pel grande con-sumo che si fa di esse, diminuiscono di molto in pro-duzione.

Si tro-vano negli stagni e -vengono pescate durante il tempo caldo ed in giorni di calma con reti a sacco fisse ad un cerchio o-vale in ferro munito di un manico in legno, smuo-vendo sempre e battendo continuamente l'acqua.

Per lo piil uomini e donne camminano negli stagni, e per impedire che esse si apprendano alle gambe od ai piedi, portano alti gambali e sti-vali in cuojo ben unti di grasso onde renderli impermeabili, e coperti inoltre ùi tela acciocché esse possano attaccarv-isi, rifuggendo dall'apprendersi a corpi oleosL Colla mano sinistra i pescatori, così protetti, portano un sacco eli tela forte e fitta, alto e largo due decimetri, agitano l'acqua coi piedi, e colla mano destra prendono le sanguisughe in fretta onde non dar loro tempo di succhiare il sangue e le gettano nella borsa.

Per trasportarle dal sito di pesca si usano di-versi modi. Si mettono in sacchi di tela e questi in ceste foderate da paglia, nell'inv-erno, e da giunchi umidi, nel-l'estate; oppure in scatole a scompartimenti con fondi di torba e canne, coperte da muschio sopra ed all'intorno;

o-v-vero in tinozze di legno bianco, ri-vestite di una crosta interna di argilla, carbone con strati di muschio e di torba; od in -vasi di terra, con acqua pei due. terzi della loro capacità.

Tutti poi conoscono come si -vendono le sanguisughe al minuto, cioè in semplici -vasi di -vetro, di -varia forma, con poc'acqua, avendo cura di cambiarla so-venti -volte.

Le spedizioni grandi si fanno in primavera ed in S-viz-zera, dall'Ungheria, dalla Russia, dalla Turchia, dall'E-gitto ed ultimamente dall'Algeria. Si noti che Lione e Parigi ne sono i principali depositi.

Essendo importantissimi l'alle-vamento ed il commercio delle sanguisughe, noi coi pochi cenni che abbiamo dati non soddisfacemmo sicuramente le giuste esigenze di qualche nostro lettore. Additeremo però un libro su umide e d'inverno -viv-e nei fondi limacciosi. Sono stimate le rane più d'autunno che di primav-era, eppure in quest'ultima stagione la pesca è più abbondante.

Colla lenza escata con -vermi, farfalle, scarabei, pezzi di stoffa rossa, od anche frammenti di rana stessa, si prendono facilmente, e non occorre l'amo, poichè si attaccano benissimo coi loro denti ricurv-i indentro e colle zampe all'esca; questa però deve essere scossa continuamente in modo da imitare perfettamente un insetto che si muov-a sulla superficie dell'acqua. Alzando poi la lenza coll'animale, lo si ripone in sacchi di tela, in reti, in ceste di vimini, e per impedire che sfugga saltando, si usa il barbaro modo di rompere colle dita la giuntura delle sue gambe posteriori.

Una copiosa pesca di rane -vien fatta collo s{e1·one.

Questo strumento si usa moltis-simo in quei paduli, stagni, o per tutta l'ampiezza del fondo onde raccogliere quanto più si può di rane. Si adopera anche in luoghi piil estesi, accontentandosi allora di pescare secondo la lun-ghezza del manico.

In certi paesi, uno o piil pescatori, di nptte entrano nell'acqua con torcie di paglia accese, agitandole del continuo e prendono colle mani le rane che accorrono alla superficie degli stagni attratte dalla luce.

Si usa poi anche una balestra, che è una specie di brodo nelle cure infiammatorie. A molti ispirano ripu-gnanza, e primi nominiamo gli Inglesi, mentre che in nostre tavole come piatto nutriente erl appetitoso.

I più ricercati per cibo sono dei ruscelli; molto meno e camminano sui•fondi pieni di ciottoli. Bisogna essere almeno in tre persone; una tiene la fiaccola, l'altra li

4-1 CACCIA E PESCA od in legno, del diametro di trenta

centimetri, e profonda quindici o venti, contenente varii pezzi di carne corrotta, perchè l'odore di essa attira i gamberi. Al mezzo, collocata all'ingresso dei buchi, nei si ti algosi, presso radici di metro, larghe trentacinque centimetri, aventi due boc-che, escate sempre nello stesso modo e poste in molti giorni in erbe fresche, e principalmente nelle or-tiche bianche; oppure in tinozze contenenti pochi cent i-metri cubi di acqua dolce.

Attrezzi per la pesca d'acqua dolce.-Come vedemmo, la pesca d'acqua dolce si fa con lenze, ami e 1·eti. Di queste ultime parleremo nell'apposito articolo, sicchè ci resta soltanto a dire delle canne, lenze ed ami, tanto pro-dotti da carne corrotta, un portafogli per le esche arti-ficiali; tasche in pelle per le lenze e pei coltelli, forbici, diversi piccoli strumenti; ed un paniere od una rete forte per mettervi i pesci, che possono portarsi a mano o acl armacollo.

Le canne si trovano presso tutti i fabbricanti di uten-sili da pesca, hanno diverse lunghezze, diversi diametri, e sono di tre sorta: le leggere, lunghe poco più di tre metri pei piccoli pesci; per quelli di media grossezza, misurano cinque metri e qualche centimetro; poi altre munite di anelli per essere adoperate col verricello, il quale è fisso quasi all'estremo della canna mediante una legatura adatta; alcune sono dure e servono pei frassino, il salice, il pioppo ed il corniolo.

La pianta detta canna comune, essendo lunga e

Le canne pei piccoli pesci, lunghe ordinariamente dai tre ai quattro metri, sono in tre pezzi. I due primi per attaccarvi la lenza; al basso misura sette millim. eli diametro.

Quelle pei pesci eli media grossezza variano in lun-ghezza; come abbiamo detto poco fa, sono eli cinque e piil metri ed in quattro parti: tre entrano una nell'altra, la quarta 6 la bacchetta.

Pei grossi pesci, devono essere solide, ed un modello eli esse fu già disegnato nella fig. 55.

Sono buonissime le canne di nocciolo e eli frassino in tre parti, lunghe cacluna un metro e trenta centimetri, piilla bacchetta estrema elle ha la medesima lunghezza ed e di bam bt1 e di balena. Esse, ogni trentatrè

seta, di varia lunghezza e grossezza secondo la pesca che si deve fare. In generale, i due pezzi piil vicini all'amo sono di due crini ; i due seguenti di tre; i successi vi eli quattro, e si seguita ad aumentare in modo che la lenza cresca uniformemente in grossezza fino alla canna.

Per qualche pesca essa termina con un sol crine o o meno intenso secondo la durata dell'immersione.

A dire il vero, si trovano quasi tante specie di lenze quante di pesci; e tutte poco torte, altrimenti nell'acqua si storcerebbero e spaventerebbero gli animali che si de-vono pescare.

Quelle fatte in seta devono essere a gancio e spalmate

CACCIA E PESCA 45 con vernice o con olio grasso, altrimenti presentano gravi

inconvenienti; pei piccoli pesci, sono di crine, pei medii, di seta fina ben preparata, o meglio di filo eli baco; pei grossi, di seta e di crine intrecciati.

Il filo eli baco si ottiene dai bachi che stanno per mon-ta?·e nel bosco onde fare il bozzolo, scegliendone i più grossi ed i piil trasparenti, mettendoli in buon aceto bianco per ventiquattr'ore, poi togliendoli per cercare nel loro corpo il sacco che contiene la sostanza con cui si fa la seta. Essa risulta come un vischio liquido, e la si tira con molta precauzione della lunghezza di trenta o quaranta centimetri in modo da ottenere un filo per-fetto. Lo si lascia seccare, lo si tinge del colore che si vuole, e benché sia finissimo, ha una resistenza tale da superare quella di dodici crini insieme.

La lenza è unita alla canna mediante nodi corsoi, quando questa è terminata da un bottone impeciato, ma fini endo in un anello viene congiunta come una catena;

in un pezzo di lenza, questo si lega con essa per mezzo di un nodo.

Gli ami pei pesci di acqua dolce sono uncini ricurvi di acciajo che hanno una parte corta fatta a dardo in modo che quando il pesce resta infilzato nel palato, non può piì.l liberarsene; eù una pitl lunga che termina

tal-Fig. 68.

volta ad anello, per mezzo del quale sono uniti colla

·lenza, tal'altra è appiattita e si unisce solidamente con

essa mediante una cordicella in seta.

Gli ami sono anch'essi proporzionati alla grossezza dei pesci. Ne offriamo al lettore alcuni modelli nella fig. 68.

Essi sono classificati per via di numeri, dallo zero al se-dici, e quest'ultimo segna il piil piccolo; di tutti poi, il pescatore deve avere un portafogli ben munito.

Quelli doppi, di cui parlammo, e che rappresentammo nelle figure 60 e 61, sono clue ami semplici uniti, fatti con un sol filo di acciajo che, curvandosi nel mezzo, forma un anello dal quale son congiunti alla lenza, che è di filo di ottone pel luccio e meglio ancora di corda da strumento ad arco.

I migliori ami sono dell'Inghilterra e dell'Irlanda, es-sendo quelli degli altri paesi molto inferiori ad essi perché non han no la punta così fina ed acuta, n è la tempra forte, nè un alto grado di elasticità.

Quelli chiamati irlandesi, fabbricati in Inghilterra dalla Casa Flermnings ancl Sons, sono di un nuovo sistema cioè ricurvi a paletta.

I ganci (fig. 69), piccole viti a gancio, a lanterna, uniscono l'uno coll'altro i fili di nna lenza per certe pesche, come quelle della trota, del luccio, dell'anguilla, e coll'ajuto di essi si può secondare i movimenti del pesce preso ed impedire che la lenza si torca o si rompa.

Lo scanclag l io, come lo indica il nome, serve per in-dicare la profondità dell'acqua onde sapere la distanza a cui si deve mettere il galleggiante di sughero alla

lenza, ed è un cono di piombo con un anello per legarlo ad una corda.

Pesi. - È cattivo l'uso di mettere un sol pezzo di piombo alla lenza perché non vacilli e perché l'esca cali nell'acqua, si deve invece usare del piombo da caccia dei numeri l, 2, 3, 4, 5, spaccato, attaccandone diversi di distanza in distanza, dall'amo fino alla metà della lun-ghezza della lenza.

Galleggianti. - I galleggianti sono di sughero o di legno leggero, e sostengono la lenza alla superficie del-l'acqua o mantengono l'amo alla distanza voluta dal fondo, e devono essere proporzionati ai pesi. Conosciamo più di dieci specie di galleggianti secondo la materia di cui sono composti, come sug·hero, penne, bambù, legno di canna, avorio, ecc., e tutti foggiati a cono acuminato perchè galleggiano meglio contro la corrente; sono pie coli o grossi in proporzione diretta della grossezza dei pesci, e preferiti sempre quelli di sughero.

Anelli. - Quando le lenze restano impig·liate in qualche ostacolo, per distaccarle si ricorre ad un anello in metallo (fig. 70) unito ad una corda, che si fa passare nella canna e scorrere per la lenza fino a togliere l'osta-colo col suo peso e coi denti ad uncino che porta al-l'ingiro.

Si usano pure graffi elle sono grandi uncini per le-vare erbe, spine, radici, pietre che possono ritenere gli ami e le reti.

Fig. 69. Fig. 70.

Le scatole di ferro bianco a coperchio con fori; i pa-nieri, le reti che servono talvolta per sostenere nell'ac-qua gli animali già presi e conservarli, non hanno biso-gno di essere descritti.

Esche. - Essendo i pesci in generale molto ghiotti, così non è difficile la ricerca delle esche. Queste si distin-guono in natw·ali ed artificiali; le prime sono pescio-lini, insetti, laeve di mosca, vermi di terra, di letame, eli carne corrotta, frutta, frumento, pane e formaggio, e vengono usate una a preferenza dell'altra come com-portano il pesce, il tempo eù il sito; le seconde sono di diversa forma, fatte in crine, seta a colori, unite all'amo, ed imitano le mosche, le cavallette, le farfalle, il ragno e simili insetti. Si noti che quando si esca l'amo con pesci vi vi, questi vanno infilzati in un ago, così vi v ono almeno un giorno, perchè il pesce non abbocca un suo simile morto.

Le pesche colla lenza si riducono, come ci occorse dire, a quella di fondo ed alla fiuttuante. Molti libri furono scritti intorno ad esse e fra gli altri uno buonissimo dal Lambert, che converrà consulti il lettore per compren-derne a fondo tutti gli artifizii.

LA PESCA IN ITALIA.

I mari Mediterraneo ed Adriatico che bagnano le lun-ghissime spiaggie della nostra bella penisola; le lagune, i laghi, i fiumi, i torrenti, le paludi, gli stagni, che vi si trovano internamente, sono vasta dimora di una infinità

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