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CALZOLAJO, ZOCCOLAJO

Nel documento ARTI . E INDUSTRIE (pagine 167-200)

strumenti la fabbricazione meccanica delle calzature fa ' uso della macchina rappresentata colla figura 287.

Goll-iste que ta in una mor a fatta in modo da sopportare e tener ferma la calzatura colla sua forma. La calzatura · cosi fi sata si muove lentamente avanti e indietro

Re-Fig. 28!1.

condo il desiderio dell'opernjo. Mentre la calzatura ù1.

questo movimento, l'operajo per mezzo di un pedale fa premere contro la scarpa un cilindro orizzontale il quale, girando assai rapidamente, si muove avanti e indietro in senso inverso alla scarpa. La calzatura si

Fig. 287.

trova assoggettata a volontà alla pressione di questo cilindro in tutti i sensi, poichè oltre al movimento di va e vieni si può far oscillare la scarpa da destra a sinistra sotto qualunque angolo secondo la forma della medesima.

In causa del procedimento tenuto nella fabbricazione meccanica delle calzature per la formazione dei tacchi, quando questi escono dallo strcttojo e sono poi invitati od inchiodati sulla sca'rpa ~:>ono informi e presentano una superficie molto irregolare, per cui, prima di sot-toporli all'operazione della pulitura, è necessario dae loro la forma pii.1 conveniente al genere di calzatura.

Fig. 288.

Questa operazione si fa colla macchina rappresentata colla figura 288, la quale non è che una fraise. La cal-zn.tura ò posta e fissata ad una specie di morsa attac-cata ad un pezzo mobile, e l'operatore colla mano fa girare la scarpa, e per mez-zo di un pedale avvicina ed allontana la medesima dalla ruota tagliente, la quale ha la forma vohlta per il tacco.

Una piastra serve a preser-vare H cuojo del calcagno dall'azione della fraise. Il tacco così preparato si puli-sce a mano colla carta a vetro oppure col manicotto conico ricoperto di carta a vetro che si trova calettato sull'albero della macchina già descritta e rappresen-tata colla figura 286.

Fig. 289. Colla fraise il tacco viene·

lavorato tutto all'intorno;

ma il davanti viene lavorato colla macchina rappresen-tata colla :figura 289. Questa macchina consiste essen·

zialmente in tm ferro tagliente di forma vm·iabile a

se-CALZOLAJO, ZOCCOLAJO 167 , . , , . . . a a par e an erwre morsa alla sua volta, per mezzo della ptattaforma sulla conda della forma che vuole darsi ll t t ·

1

.

del tacco. Questo f8ll 0 e tenuto Verticalmente e fisso quale essa posa e tenuta fissa, è dotata di un movimento

Fig. 290.

<:Ul una traversa le di cui er:;iremità ·ono attraversate da due aste, impiantate nel tavolo, che le servono eli o·uida, e due molle a spirale,

una per parte, servono a tenere continuamente r:;ollevata questa tra-versa. L' operajo cal-zolajo, per mezzo di un pedale attaccato alla trave1·sa inferiore, fa discendere il coltello che asporta il cuojo su-perfluo, lasciando una superficie affatto uni-forme. Affincbè il col-tello non discenda trop-lJO e non vada quindi ad intaccare la suola sottostante, havvi sot-to al coltello e lateral-mente al medesimo una guida, la quale, arriva-ta a conarriva-tatto della suo-la, arresta il coltello e gli impedisce di discen-dere più oltre.

Fig. 291.

particolare e combinato, rettilineo e cuevilineo, affine ùi pote!' sottoporre ogni punto del bordo della suola

al-l'azione del ferro ta-gliente. La pulitura ha luogo per mezzo di un

·coltello posto all'estre-mità cl' un b'raccio a molla, il quale è mobile in tutti i sensi; ed una guida a questo coltello, scorrendo sui bordi del tomajo, impedisce che questo venga tagliato o scaltìtto. Allorquando la calzatura è ben fis-sata sulla forma, il braccio sotto l'influenza della molla si avvicina lino a tanto che il col-tello appoggi contro il bordo della suola. Allo-ra premendo l'operajo un pedale e facendo rapidamente girare la morsa, 1 produce il ta-glio, sieno i bordi retti-linei o curviretti-linei, ben netto ed a spigoli vivi e pronti ad essere lu-::;trati.

Arrivati a questo punto non ci rimane che a ripulire i bordi della suola e poi lu-strare sì questi che i tacchi. Per ripulire i bordi delle suole si fa uso della macchina rappresenta t a dalla 1ig. 200. La calzatura posta sulla sua forma e tenuta fissa da una morsa, può muoversi in

tutte le direzioni; la Fig. 292.

La macchina adope-rata a quest'uso, elle è rappresentata nella :tig. 291, è abbastanza com p licata. Essa con-siste in una colonna la quale sopporta una piattaforma, una mor-sa, un sostegno a molla ed un braccio simile a

CALZOLAJO, ZOCCOLAJO

quello della macchina ultimamente descritta; senon-chè in luogo del coltello havvi un ferro a lisciare vuoto, scaldato con un getto di gas e dotato di un continuo moto oscillatorio. La macchina opera in que-sto modo: la calzatura, come nella macchina prece-dente, è posta sulla forma e questa. tenuta con una morsa, ed il ferro è applicato sul bordo della suola pre-ventivamente annerito con apposito inchiostro sul quale fu posto un po' di cera. Me sa in moto la macchina, que-sta fa muovere automaticamente la calzatura tutto al-l'intorno, avanti ed indietro, presentando successiva-mente ogni parte dei bordi all'azione oscillante del ferro a lustrare, fino a tanto che i horcli abbiano ottenuto una perfetta lucentezza. Questa macchina agisce automati-camente, per modo che l'operajo calzolajo, messa a posto la calzatura, comunicato il moto alla macchina, può abbandonare questa e fare qualche altro lavoro.

La macchina per Justrat·e i tacchi (fig. 292) è un po' più semplice della precedente, però richiede il continuo intervento dell'operajo. Essa consiste in una colonna la quale sopporta un albero orizzontale moventesi costan-temente e reciprocamente da destra a sinistra e facendo inoltre 5/ 4 di giro ad ogni rivoluzione parziale. Quest'al-bero fa muovere un ferro a lustrare, il quale appoggia contro una potente molla, è cavo e, come quello che serve a lustrare i bordi delle suole, è riscaldato per mezzo di un getto di gas. Davanti a questa colonna è fissata una specie di morsa, sulla quale è posta la calzatura il cui tacco è annerito ed incerato.

L'operajo calzolajo preme la morsa contro la colonna di sostegno elevandola nel medesimo tempo a volontà per mezzo di un pedale in modo da poter sottoporre tutta la superficie del tacco all'azione del ferro a lustrare.

II. ZoccoLAJo.

Zoccolajo dicesi colui che fa gli zoccoli. Lo zoccolo è una calzafura di legno fatta in un sol pezzo ed incavata in guisa che vi si possa facilmente introdurre il piede, e che questo possa starvi agiatamente, senza risentire verun incomodo nel camminare; sono usati dai contadini a causa del loro buon mercato, e da tutti coloro che hanno da lavorare in luoghi umidi, poichè riparano molto bene dall'umidità.

Qualunque legno è buono per fare zoccoli, ma i più leggeri sono i migliori perchè affaticano meno il piede.

L'apertura dello zoccolo è ordinariamente pih lunga di quello che sarebbe necessario· per l'introduzione del piede, il cbe è necessario a:ffinchè lo zoccolo non offenda zoccolo una coreggia con una fibbia inchiodata sull'e-sterno un po' inclinata, acciò la coreggia cada sul collo del piede. Si stringe colla fibbia per attaccarla al piede più solidamente senza che rechi incomodo nel cam-minare.

Zoccoli-soprascarpe chiamasi una specie di sottocal-zare in cui si introduce la scarpa all'oggetto di gua-rentire i piedi dall'umidità. I più semplici sono doppie scarpe molto grosse in cui si introduce la scarpa e che si attaccano al piede con una fettuccia che legasi sul collo del medesimo. L'unico loro difetto è quello di essere troppo pesanti, ma riparano eccellentemente dall'umidità.

Duport osservò che quando si cammina, il piede si piega soltanto al principio delle dita sotto una linea

obliqua alla lunghezza del piede; osservato attenta-mente l'angolo che fanno fra di loro queste due linee, fissata al lato interno del piede; dall'altro capo attaccasi questa ad una molla posta in una scanalatura costruita in guisa particolare da potersi allungare rla 3 a 4 centim.

senza abbandonare la fibbia, che fissasi una volta per sempre al punto pi Ll conveniente acciò lo zoccolo sia stabilmente fissato senza incomodare. Una tal costru-zione è comodissima; volendo levarsi lo zoccolo allentasi la molla che restando a sito lascia spazio bastante per estrarre la scarpa. Volendo ripurvela, essendo la molla già rallentata, s'introduce la scarpa sotto la coreggia;

la punta del piede trovasi arrestata da un cuojo

Gli zoccoli presentano l'inconveniente di tenere il piede in una specie di prigione che gli impedisce molto di fare tutti i suoi movimenti. Questo inconveniente ba dato origine alle galoscie, nelle quali si approfitta del van-taggio reciproco del legno e del cuqjo, essendo esse fatte con suola di legno e toma,jo di cuqjo.

Il fabbricante di galoscie, scelto il legno che vuole adoperare, taglia il tronco in tanti cilindri di lunghezza un po' mago-iore della lunghezza che clevono avere le galoscie, indi con la scure riduce questi cilindri in tante unghie cilindriche e coll'ascia dà alla suola della galoscia grossolanamente la forma che deve averé.

Per ultimare queste suole l'operajo si siede a caval-cioni di una panca simile a quella descritta all'articolo BoTTE di questa Enciclopedia. Nella parte superiore di questa suola si fa tutto intorno nn a scanalatura nella nette ed asciutte le scarpe, sicchè levandosi le galoscia in un'anticamera, si entra nelle stanze senza apportarvi fango dalle strade.

Queste galoscie dovendo adattarsi alle scarpe, le si lavorano sulle scarpe medesime; pel che s'incomincia dal riporre le medesime in forma. Non hanno che un tomajo soltanto, senza quartieri, e lo si cuce alla suola come nelle scarpe. Vi si pone però una specie di cal-cagno consistente in un pezzo di cuojo abbastanza ro-busto, tagliato colla forma del contrafforte che si usa porre dietro le scarpe, al quale-si attaccano due striscie di cuojo, che per mezzo di una fibbia si vengono ad unire sul collo del piede e servono a tenere ferma la galoscia alla scarpa.

CALZOLAJO, ZOCCOLAJO 169

Talvolta m luogo del tomajo si pongono soltanto alcune striscie di cuojo.

Quando non erano ancora ·state inventate macchine per la fabbricazione degli wccoli, il zoccolajo sceglieva un pezzo eli legno secco e sano, e :fissatolo con coreg-gie sopra un grosso ceppo, che gli serviva eli banco, lo incavava con isgorbie curvate in varie foggie, lasciando un vano al clissopra per l'entrata dèl piede. Quando l'in-cavo era sufficientemente grande, ne lisciava l'interno perchè veruna scheggia potesse ferire la pianta del piede. Finito l'incavo, dava all'esterno la forma che deve avere lo zoccolo secondo l'uso del paese ove lo fabbricava.

Al giorno d'oggi essendosi costrutte macchine anche per la fabbricazione degli zoccoli, Ì'operajo, scelto il

L'

legno adatto, dà coll'ascia, o meglio colla sega a nastro o con quella circolare, a questo grossolanamente la forma dello zoccolo, indi fa uso eli una macchina-detta macchina a copiare, la quale dà allo zoccolo esterna-mente la forma precisa che ha uno zoccolo di ghisa, detto anche forma. Per questo si pone il pezzo di legno come sopra un tornio ed a :fianco sopra un tornio simile si pone la forma; tanto questa come il pezzo di legno gi-rano contemporaneamente, e colla medesima velocità, intorno a due assi paralleli. Il porta-utensile è dotato di un movimento di traslazione nel senso della lun-ghezza del banco, e appoggiando continuamente sulla forma può innalzarsi ed abbassarsi secondo tutte le curvature segnate su questa. Esso è inoltre dotato di un movimento di rotazione intorno ad un asse orizzqn•

Fig. 293.

tale, per cui i coltelli, ché sono in generale in· numero di due, posti normalmente a questo asse· sul prolunga-mento l'uno dell'altro e taglienti alle loro estremità, girando con grande velocità, asportando il legno sovrab-bondante, dànno al pezzo la forma voluta. Terminata quest'operazione, lo zoccolo passa nelle mani di un altro operajo, il quale, facendo uso della macchina rappre-sentata nella :fig. 293, vuota il zoccolo per la parte che rimane allo scoperto. Questa IQacchina, la quale si può anche chiamare macchina a copiare, co:ri.sta di un so-stegno verticale vuoto, il quale per mezzo di chiavarde può essel'e fermato al suolo, poi eh è termina in basso con una base piuttosto ampia. Nella parte superiore pre-senta un piano verticale nel quale è praticata una sca-nalatura a coda di rondine per ricevere la tavoletta B, alla quale è unito il portautensile. Una lunga

scanala-ARTI E lNDUS'l'RIE - Vol. II- 22.

tura praticata sul' davanti permette di spostare le teste delle chiavarde che :fissano all'altezza conveniente la tavoletta

c

al sostegno.

L'albero di trasmissione, che è 'sostenuto da due bracci D, porta due puleggie, l'una :fissa e l'altra folle, per ricevere il movimento, una puleggia che per mezzo della cinghia F mette in moto il tamburo portauten-sile, ed un'altra puleggia destinata a mettere in moto .il piccolo ventilatore V che per mezzo del tubo G' scaccia di sotto all'utensile i trucioli di legno ·man mano che si producono.

Alle estremità dei due bracci fusi colla tavoletta B è montato un asse, nascosto dal cilindro G, il quale si trova posto parallelamente all'utensile a e solidario con esso e segue il contorno del modello. Ora questo asse per mezzo di aste è unito alla leva a contrappeso I articolata

170 CALZOLAJO, ZOCCOLAJO- CAMMEO ull'asse i ùella. leva a pedale 11, di modo che premendo

su quest'ultimo si fa discendere la tavoletta B e per conseguenza anche l'utensile. Quando il piede cessa di premere sul pedale, il contrappeso solleva il tutto. Sulla tavoletta C è incastrato un primo carretto J, che si fa scorrere nel senso della lunghezza della tavoletta mano-vrando la leva L posta alla destra dell'operajo; un se-condo carretto K è posto sul primo, e la leva V posta a sinistra dell'operajo serve a farlo scorrere nella dire-zione perpendicolare. Su questo secondo carretto sono poste due morse, da una delle quali è tenuto fermo il modello e dall'altra lo zoccolo che vuolsi lavorare, posti parallelamente l'uno all'altro ed obbligati a seguire i medesimi movimenti comunicati ai due carretti.

~ La fig. 294 rappresenta l'utensile, il quale consiste in zoccolo a lavorarsi, fa colla mano destra avanzare o retrocedere il carretto infe-riore mentre che colla mano sinistra può spostare trasversalmente il car-retto superiore , per modo che può imprimere al modello dei movimenti in tutti i sensi.

Inoltre, siccome il braccio posto dietro al cilindro G "discende coll'ut~nsile sotto l'impulso del pedale, si comprende che facendo seguire dalla leva L i contorni del modello , si ottengono i medesimi contorni e la medesima profondità del modello.

mare lo zoccolo è simile a questa, l'utensile lavora nella . medesima guisa, vale a dire seguendo i contorni del

modello, però la disposizione è differente.

Bibliografia. - N~wva Enciclopedia Popolare Ita-liana. - D Monitore della Calzoleria, giornale pro-fessionale artistico diretto da Aymaretto Michele, e si stampava a Torino. - Collection des Arts et .lv.létiers, volume 17°. - Armengaud, Publication industrielle.

- Opperman, Portefe~~ille économique des machines.

- Lacroix, Etudes sur l' Exposition universelle de Paris 1867. - Laboulaye, Dictionnaire des arts et manufactures .. :--Bottier et Cordonnier, par M. Mo-rin, Encyclopéclie Roret.

La maggior parte dei disegni delle macchine descritte in questo articolo furono somministrati dalla casa Goodyear, costruttrice di dette macchine a Parigi, e etimo-logisti, deriva dall'ebraico camehuja, onice, o da kamaa, rilievo, e questa origine pare la pih propria, perchè ap-punto con tale voce si suole comunemente indicare una pietra fina e dura, composta di piu strati sovrapposti di diverso colore, da cui gli incisori ricavano svariati e sorprendenti effetti, lavorandola in rilievo con adatti strumenti' ossia ottenendo teste, gruppi di statuette,

animali, trofei, rilevati al dissopra di un piano o campo o fondo, variando, per la disposiziione loro, la tinta degli oggetti medesimi rappresentati.

Per poter dare un'esatta cognizione dell'arte preziosa dell'intaglio dei cammei, che merita di essere molto studiata, noi diremo brevemente della sua origine e del progresso che subì in tutti i tempi, indi daremo qualche notizia sommaria sulle materie adoperate, senza entrare in alcuna discussione mineralogica 'o chimica, e studie-remo infine gli utensili che sono necessarii, e la lavora-tura; aggiungendovi qualche nozione sui cammei a buon mercato e sui varii loro usi:

Origine e progresso dell'arte dell'intaglio dei cam-mei. - Tutte le ·invenzioni che ebbero il bisogno per principio, disse Cicèrone, precedettero quelle il cui scopo fu il piacere, sicchè l'incisione sulle pietre fine non do-vrebbe avere una troppo antica origine. Eppure fin dai pii.l remoti secoli, da molti popoli era tale arte cono-sciuta, e nominiamo primi gli Etiopi, poi gli Egizii che lavorarono granito, basalto, metalli e pietre fine, per cui possiamo dire che l'arte dell'intaglio dei cammei .nacque in Oriente.

Il commercio fra le diverse na~ioni, che rese comuni le cognizioni e le scoperte forl'nando di tutte una sola famiglia, contribuì ad estendere quest'arte, e quindi la vediamo praticata successivamente dagli Etruschi e dai Greci, i quali ultimi la portarono al pih alto grado di perfezione.

Cinquecentosessant'anni avanti l'èra volgare, Teodoro da Samo, che primo fuse in bronzo in un sol pezzo una statua, incise uno smeraldo pel tiranno Policrate, ed al secolo di Alessandro, ossia duecentott'anni dopo, abbiamo Pirgotele e molti altri eccellenti artisti che ci danno ma-gnifiche pietre incise, stupendi cammei, e fanno fiorire in tutto il suo splendore l'arte dell'incisore in pietre fine.

Dopo Pirgotele in Grecia, vediamo Dioscoride a Roma sotto Augusto, poi Hillo, Pamjìlo, Allione, Filemone, Plotarco, tutti incisori insignì, i cui cammei sono mo-numenti storici perchè rappresentano divinità, e1·oi, uomini e soldati celebri, sacrijìzii, feste, giuochi, spet·

tacoli, mode, servono insomma ad istruirei sulla mito-logia, sulla sto1·ia dei costumi e sulla civiltà dei tempi

, antichi. .

Contemporanea all"incisione in rilievo sulle pietre fine per cammei era quella in incavo per bolli, e quindi per mezzo dei medesimi artefici di pari passo procede-vano l'una e l'altra.

Dopo Augusto, si introdussero il lusso e la mollezza asiatica nei Romani, ed i cammei servirono di orna-mento non solo negli anelli, ma nelle chiome delle ma-trone, nelle collane, nei braccialetti, nelle cinture, negli orli dellé vesti, nelle calzature e persino nei mobili e negli arredi di casa, perchè, essendo in rilievo, non ave-vano bisogno di alcun ajuto per mostrarsi nella loro bel-lezza e producevano perciò nelle acconciature, negli abiti e nelle sale un effetto brillante e superbo.

'I cammei antichi si facevano come si fanno ancora ai nostri tempi, di certe qualità di pietre che nomineremo fra breve, e gli artisti d'allora, meglio che quelli d'og-gidì, sapevano trar profitto delle diverse gradazioni ac-cidentali dei colori nei diversi strati di quelle per modo da ottenere scolture abbellite da tinte che pajono solo dover essere riservate alla pittura.

Il cristianesimo, che compiè la più grande rivoluzione nel modo di vivere, nei costumi e nelle abitudini del mondo intero, infiuì pure sull'uso dei cammei, che ven-nero portati solo in anelli o furono riposti nei tesori

CAMMEO 171 - - -

--delle chiese; sopravvenute le invasioni barbariche, le pietre fihe lavorate e gli artisti scomparvero, e molte opere che costarono fatiche immense ritornarono nel ieno della terra per ricomparire molti secoli dopo, ed in mano di persone ùegne di studiarle e di apprezzarle.

Contuttociò, molti cammei inestimabili pel loro gran 'pregio, posseduti dagli imperatori d'Oriente, furono por-tati in Occidente per ornare cappelle e reliquie, ed il

Contuttociò, molti cammei inestimabili pel loro gran 'pregio, posseduti dagli imperatori d'Oriente, furono por-tati in Occidente per ornare cappelle e reliquie, ed il

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