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CACCIA E PESCA nell'acqua più o meno in fretta, secondo la deviazione

Nel documento ARTI . E INDUSTRIE (pagine 29-33)

della nave, e viene alzata ed abbassata continuamente dl qualche metro onde ingannare il merluzzo, il quale

Fig. 26. Fig. 27.

credendo che l'esca fugga, vi si precipita con forza per prenderla e resta invece infilzato nell'amo. Appena si sente che l'esca fu abboccata dal pesce, si deve

su-Fig. '28. Fig. 29.

bito ritirare la lenza, e se il merluzzo è pesante, si ricorre al rampone, che abbiamo detto poc'anzi essere necessario onde metterlo nella nave.

Fig. 30. Fig. 31.

Un uomo solo, in dodici ore, può prendere cento, due-cento e perfino duedue-centocinquanta merluzzi.

I pescatori del Canadà pescano il merluzzo con ami doppi i, pari a quello della fig. 26; stando in battelli lunghi venticinque o trenta metri, calano al fondo del mare quattro o sei lenze per volta; sicchè prendono ottocento o mille merluzzi al giorno. Essi pure usano enormi reti quadrate a maglie intrecciate, divise in otto compartimenti, munite di aperture verticali per l'en-trata del pesce, e con esse in quindici giorni ne pren-dono sino a centocinquantamila; ma questa pesca è molto costosa.

È al principio del sedicesimo secolo che il portoghese Gaspard de Corte-Re al pescò primo il merluzzo sul banco di Terranova, ed è pure dal sedicesimo secolo che vien preparato come oggidì.

In commercio abbiamo diverse qualità di merluzzo:

Il merluzzo fresco, o salato, o marinato, che è questo pesce sventrato a cui si tolgono il fegato, le uova, la lingua e la testa, poi cosperso di sale e quindi imballato.

Il me1·luzzo secco o bianco, che è salato come il pre-cedente, ma poi f~tto subito seccare prima al sole e poi ancora al fumo. E eletto bianco perchè il sale vi lasciò una crosta biancastra.

Il merluzzo detto stocfisch nel Baltico, cioè pesce bastone, perchè non è salato, ma fatto solo seccare di-stendendolo su verghe di legno.

Tutte queste sorta di merluzzo richiedono molte set-timane di lavoro per essere preparate nei varii modi accennati, ma poi sono trasportabilissime e si trovano quindi in tutti i mercati del mondo.

Oltre al corpo, abbiamo la lingua fresca di merluzzo, che, salata, è buonissimo cibo. Dal fe.r;ato si estrae poi il celebre olio di fegato eli merluzzo, di cui il migliore è preparato col metodo dei Norvegesi, premendo cioè col torchio fegati putrefatti in barili esposti al sole, ed è così potente rimedio in molte malattie disperate.

Inoltre, dalla vescica natatoria si ricava una colla, che per eccellenza sta pari a quella dello storione ; delle uova in Francia si servono come esca per la pesca delle sardelle.

Piccole pesche. - Pesca del tonno. - La pesca del tonno, benchè detta g1·ancle pesca pel molto profitto che da essa si ricava, viene da noi classificata nelle pic-cole pesche perchè, come dicemmo in principio della se-conda parte di quest'articolo, appartiene alle pesche da costa.

Il tonno, così conosciuto da tutti, si trova a truppe di mille e mille individui nel :i)1editerraneo, ed i vi appunto la pesca è piì.l produttiva. E per natura timido e pau-roso, sicché talvolta i pescatori, soffiando in un corno da caccia, li fanno fuggire onde farli incappare in reti tese appositamente. La pesca di esso si fa dall'aprile al novembre, ma i mesi migliori sono maggio e giugno, poi agosto e settembre, e da tempo antichissimo è pra-ticata sulle coste di Provenza, Linguadoca, Sardegna e Sicilia.

Il tonno, come il merluzzo, è voracissimo, per cui si può prendere facilmente all'amo con lenze e canne, op-pure con lenze a molti ami, o con ami doppii. Ma la vera pesca si fa con tonnare o con maclrag he. Si nominano con tal nome certi parchi fatti da vasti recinti di reti e gomene disposte nel mare a compartimenti, lunghe più di cinquecento metri e alte venticinque o trenta, tessute con forte filo di canape, a maglie che misu-rano in ispazio duecentoquarantacinque millimetri qua-drati, aventi al basso pezzi di piombo o di pietra del peso di cinque o sei chilogrammi caduno, ad una distanza di quindici metri l'uno dall'altro, e tenute sospese sulla superficie del mare da cento e più pezzi di sughero.

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Questi parchi si stendono sin presso le coste; secondo il modo di disporre le di visioni, si dicono tonnare o madraghe, e quest'ultimo nome viene dalla disposi-zione che si dà alle reti sulle coste dell'isola di Madrague presso Marsiglia, o ve la pesca del tonno è fiorentissima.

I tonni percorrono le riviere del Mediterraneo a torme, e quando il tempo è sereno si vedono a lunghe file i loro dorsi nero-azzurrognoli sporgere dalle acque del mare, per cui apposite vedette dagli scogli ne segnalano l'ar-rivo ai pescatori, che, pronti su battelli con reti, corde, uncini, ancore, pesi, si avvicinano al luogo ove giungono, circondann il banco con reti in modo da formar un cir-colo sin contro la riva, ed esso è più o meno ampio secondo la quantità dei tonni ed il numero delle barche.

Con altre reti si fanno nel recinto diverse trammezze;

i tonni scappano da una all'altra; le barche serrano sem-pre di più la linea esterna e finiscono così di farli andare verso terra ad una profondità d'acqua di soli sei o sette metri. Tendendo allora nell'interno dell'ultimo scompar-timento una gran rete con una specie çli borsa nel mezzo e tirando a forza di braccia tutte le reti si prendono cen-tinaja di tonni in una volta sola. I piccoli sono presi a mano, quelli grossi con uncini, e tutti portati nelle navi.

Ogni pesca talvolta empie tutte le barche impiegate~ od almeno frutta duemila o tremila quintali di tonni, poiché talora questi, benché raramente, raggiungono H bel peso di cinquecento chilogrammi.

In certi si ti del Mediterraneo si tendono reti alte dieci o quindici metri, che stanno al fondo dell'acqua col mezzo di pesi, e diritte mediante pezzi di sughero, ritenute per un capo alla riva, per l'altro allargo, in linea retta; i tonni che per abitudine seguono la costa, secondano la rete, ma giunti al punto in cui questa non è più, si spa-ventano, si agitano e restano presi in essa.

A Caclice si fa la. pesca eli notte, in modo molto sem-plice, su piccoli battelli. Tre individui sono sufficienti.

Il primo tiene una 1ia.ccola accesa; gli altri due stanno uno a babordo, l'altro a tribordo della nave, ed armati di una fiocina o di una semplice lama a punta colpiscono il tonno che, attratto dalla luce, viene alla superficie del mare.

Presso di noi la pesca del tonno è molto praticata, e di essa daremo qualche cenno nelle note speciali sulla pesca in Italia, in fine di questo scritto.

La pesca al tonno è antichissima, piil volte fu de-scritta da molti, e bene e chiaramente da Spallanzani e dal Lamarm01·a, italiani, e fra gli stranieri più. recenti possiamo nominare il Quat?·efages.

Il tonno fresco è buonissimo ed eccellente cibo. Si vende in barili e salato come il merluzzo.

Notiamo ancora che da esso si ricava un olio uti-lissimo nell'arte del conciatore di pelli.

Pesca delle acciughe.- Dopo la pesca del tonno, per importanza si devono collocare successivamente quelle delle acciughe, delle sardelle, e degli altri pesci di mare

gr~mdi e piccoli.

Le acciughe sono pesci di passaggio che si trovano a truppe numerose nell'Oceano e nel mare Mediterraneo.

Sono stimate e ricercatissime, e vengono pescate d'in-verno, oppure dal mese di maggio a quello di luglio, epoca quest'ultima in cui, a frotte, rlallo stretto di Gibil-terra passano nel Mediterraneo.

La pesca delle acciughe si fa eli notte con fuochi e con 1·eti lunghe cinquanta o sessanta metri ed alte dieci.

In vasi di rame lucenti, collocati alla prora di diversi battelli, si brucia del pino resinoso od altra simile ma-teria infiammabile. Le navi sono quattro, sei, otto chilometri lontane dalla spiaggia e distanti tra loro

cento metri o poco più. Le acciughe, attratte dalla luce, si innalzano dal fondo del mare e vengono alla superficie.

Quando si è visto esserne un numero sufficiente, me-diante segnali si avverte un battello apposito che porta diverse reti, le quali vengono calate nell'acqua e disposte in guisa da circondare nel miglior modo possibile la nave che attirò di più le acciughe. Dopo ciò si spegne il fuoco, si batte l'acqua, si produce rumore; i pesci cercano approfondarsi nel mare ed invece restano presi nelle maglie. Si ritirano le reti, si leva la preda e si essa. La barca che la tende sta ancorata, ma molte altre navi coi fuochi accesi a prora, andando adagio verso quella, vi conducono le acciughe, che restano prese, quando, spente le fiamme e sentito il rumore apposita-mente prodotto dai pescatori, cercano di fuggire.

Gli Olandesi, in maggio, ne fanno una pesca considere-vole su tutte le coste di Zelanda, mediante reti disposte a tonnaTe.

Delle acciughe si fa gran commercio nel littorale del Mediterraneo, come Marsiglia, Italia centrale, Sicilia.

Gli antichi stessi ne facevano grande uso sciogli endole nella loro salamoja e formavano forse il ga1·um, salsa tanto apprezzata dai Romani e dai Greci.

Fresche , le acciughe sono buonissime ; sventrate, senza testa, salate, e disposte a strati in barili, alternan-done uno di pesci e l'altro di sale misto ad un po' di ar-gilla in polvere per mantener loro il colore rossastro, sono eccellenti. In Italia se ne pescano per più di mezzo milione di chilogrammi.

ln commercio le migliori acciughe provengono da Nizza e da Fréjus; le piil grosse dalla Catalogna.

Pesca delle sa'l·delle. ·-Le sa1·delle si trovano pure nell'Oceano e nel Mediterraneo, e sono abbondanti nei dintorni dell'isola di Sardegna, d'onde appunto tolsero il nome.

La pesca loro si fa come quella delle acciughe, di notte e con fuochi e reti, con quest'ultime poi anche di giorno nel modo che diremo: Si tendono reti a fior d'acqua e nell'acqua stessa si getta un'esca particolare fatta con uova di merluzzo salate. Le sardelle cercano abboccare l'esca, ma rimangono impigliate nelle maglie della rete, che variano da undici millimetri a ventitrè di apertura in quadrato. Si usa pure un'esca fatta con una pasta di granchi e pesciolini d'ogni sorta; ma man-giando questa, le sardelle prese si corrompono subito.

I Baschi le pescano con una rete lunga cinquanta metri, alta otto, sospesa sull'acqua con pezzi di sughero, e tenuta tesa in essa mediante pesi di duecento o due-centoventi grammi caduno, distanti ottanta centimetri l'uno <'!all'altro. All'orlo della rete, ogni metro e mezzo circa, sono anelli di corno in cui passa una corda che serve a chiuderla come un sacco quando ci sono dentro i pesci.

Sulle coste della Spagna e del Portogallo i pescatori prendono le sardelle con una gran rete tesa a venti o trenta metri di profondità nell'acqua, fatta n forma di sacco con un'apertura di quarantotto metri di circonfe-renza, lunga quindici o venti, ed avente due ali. Quando

~uesto è pieno viene rimorchiato a riva , ed i pesci vengono tolti e posti in altre barche.

In Provenza le reti hanno le maglie con nove o quat-tordici millimetri di apertura.

Sulle coste d'I tali a la pesca si fa di notte più che di

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A p pena pescate si collocano dalla barca in canestri di vimini per lasciar sgocciolare l'acqua; poscia vengono disposte a piani in una botte, alternando ogni strato di esse con uno di sale dello spessore di un centimetro almeno ; si lasciano per dieci o dodici giorni, poi si tol-gono da essa, si infilano per la gola in piccole bac-chette di corniolo e si lavano nell'acqua più volte;

lascia tele sgocciolare, si portano in appositi barili. Questi ad uno dei fondi hanno diversi buchi per lasciar passare l'olio o l'acqua che colerà dalle sardelle. Internamente, siccome il barile è posato dalla parte del fondo che ha i fori, si dispone un suolo di_ foglie verdi di falce; indi si collocano a strati le sardelle. A barile pieno si mette un coperchio o fondo spesso otto o dieci centimetri, sopra di esso molte traverse, e su queste una trave che per una parte entra in un foro apposito fatto nel muro contro cui appoggia, e per l'altra, che sopravanza di alcuni decimetri il diametro del medesimo, porta, so-speso a corde, un tavolato che si carica di pesi. Siccome ci sono molti barili~ così vi saranno molte travi, e poi-ché queste, pel peso che hanno acl un estremo, compri-mono le traver e, il coperchio ed i pesci; dai fori del fondo inferiore coleranno l'acqua e l'olio per appositi canaletti scavati in basi eli pietra su cui posano i barili.

Naturalmente si dovrà sempre colmare la botte fintan-toché si arrivi ad avere compressione uguale sino alla pol-vere, ed ottanta di sale macinato. Questo si passa prima su ogni strato, e quando si è riempito il barile, lo si sardelle ne contengono cinquecento o seicento, oppure la metà.

In questi ultimi tempi, per quelle conservate all'olio si inventarono diversi metodi di chiudere i recipienti di latta, in modo da aprirli senza far troppa rottura e guastare il contenuto; ed alcune fabbriche italiane ci dànno belle scatole, il cui coperchio si toglie levando una latta, che li riparano benissimo dal contatto dell'aria e dell'acqua.

Pesca del pesce lupo e dell'ombrina.- Colle sardelle chiudiamo le più. importanti delle piccole pesche, e le più note. Ritorniamo ora un passo indietro, e diamo qualche cenno della pesca di altre sorta di pesci di mare, che si vedono anche sui nostri mercati, tanto freschi

L'ombTina, tanto consumata a Parigi, è presa dal mese di maggio a quello di ottobre, con reti che hanno dieci centimetri d'apertura per quadrato. Nelle notti calme, i pescatori, in numero di otto per scialuppa, si sono nel Mediterraneo, nell'Oceano, sulle coste d'A-merica, dell'Africa e dell'India.

La muggine è uno sgombro che si trova in gran Provenza e di Linguadoca, ed è tutt'oggi ricercato, per-chè ba una carne tenera, grassa e di buon gusto, e si conserva secco e salato. Colle uova si compone una specie di caviale molto stimato in Provenza, in Corsica ed in Italia. Inoltre questo pesce può vivere anche in stagni ·salmastri, per cui è utilissimo nell'arte della pi-scicoltura, e vediamo già in certi siti, sulle coste del-l'Adriatico specialmente, che la pesca di esso è piil lu-crosa pel suo allevamento in acque apposite, in canali, in imboccature, allora che depone le uova.

Lo sgomb1·o p1·op1·iamente eletto, nella primavera, dai mari del Nord va nell'Oceano Atlantico e nel Mediter-raneo, ove se ne prende in abbondanza nell'estate. È voracissimo, per cui talora è preso mediante forti ami, ma la vera pesca gli vien data mediante reti le cui maglie sono proporzionate alla sua grossezza, poiché si sa che di rado sorpassa i sessanta centimetri in

lunghezza. ,

Allora quando il mare si copre di schiuma biancastra, il che presagisce burrasca, gli sgombri vengono alla su-perficie dell'acqua, per cui, tendendo le reti se ne pren-dono con facilità tanto presso le coste, quanto a cento e più chilometri da esse.

Molte altre specie di essi sono pescate come le sud-dette e tutte hanno una carne ricercata e stimatissima, si conservano salate e poscia si spediscono nei diversi di ottanta metri, munite di centocinquanta lenze. I bat-telli, che vanno alla cerca del merlango, ne portano caduno una trentina, cioè quattromila e cinquecento ami, sicchè l'esito deve essere soddisfacente.

Una specie di questo pesce, detta merlango giallo, si prende all'Havre, a Fécamp, a Caen, e vien prepa.,.

rata come il merluzzo.

Pesca della lingua, della soglia e dei Tombi.- Una

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pesca importante, praticata in Inghilterra, in tutto il Nord dell'Europa ed in America, è quella della lingua:

si fa con ami e con reti a larghe maglie, tese in modo da fare pieghe, tanto in senso orizzontale che in senso verticale, onde il pesce si inviluppi meglio. Si concia come il merluzzo.

La soglia, che ha una carne così delicata e così di buon gusto per modo da farsi soprannominare pernice di mare, vive nel Mediterraneo, nell'Oceano e nella cir-conferenza e pesa persino venti chilogrammi, ha carne bianca, grassa, delicata, ed era così stimato dagli antichi Romani al punto da far sorgere una discussione in Senato, per ordine dell'imperatore Domiziano, onde con-certare H modo di cuocerne uno di grandi dimensioni.

Le altre specie di rombi, tutte eccellenti e conosciute, si pescano come le precedenti. ·

Pesca delle razze e degli sq~tali. - Le varie sorta di razze sono pescate in aprile, maggio e giugno sulle coste dell'Inghilterra, sono cibo buonissimo, e fra esse la più stimata è quella lunga quaranta o quaran-tacinque centimetri, larga pih di cinquanta, e che tal-volta in peso sorpassa sei chilogrammi. La pesca alle razze si fa con lenze lunghe due metri o poco più, armate di ami, ed in numero di dodici o quattordici le-gate a grosse .corde lunghe cinquanta o sessanta metri.

Si uniscono insieme molte di queste; e per esca si usa è pericolosissima. E preso mediante un robusto amo at-taccato ad una catena, e per esca si usa comunemente del lardo. Se il pesce non abbocca subito questo, lo si nlza ed allora esso, goloso, si slancia per tema che fugga, e resta preso. A poco a poco vien levato fuori rlell'ac-qua in modo che. ne sporga la testa, poi gli si getta una corda a nodo scorrevole, che va a stringergli la coda, indi lo si ritira a bordo oppure a riva e si finisce di ucciderlo. Ferito e fuori d'acqua diventa furioso; le

sue morsicature-ed i colpi della coda sono pericolosis-simi; è poi tanto tenace alla vita che, tal volta, tagliato dal fegato si estraggono persino trecento litri d'olio.

Oltre al pesce cane, il quale per lo pih misura otto metri, abbiamo un grande squalo lungo oltre i dieci, che è pescato col rampone unito ad una corda doppia avente ai due capi delle botti galleggianti, cosicché si affatica il pesce Jasciandolo avanzare coll'arma infissa nel corpo, nell'acqua; ed inoltre lo si trova sempre. Il

Cogli squali finiamo la descrizione sommaria delle diverse pesche piccole dei pesci eli mare, e prima di servi-vano pure di un uccello ammaestrato appositamente, detio smergo o colimbo, per pescare, senza far uso eli ami o di reti.

In Cina tuttora si pesca con tale volatile, che, ben ammaestrato, è venduto perfino a trecentodiciotto fran-chi, e nello stesso modo di una volta. Huc ce ne fa la seguente descrizione: È un curioso spettacolo vedere questo uccello piombare al fondo dell'acqua e risalire la-voro. Gli smerghi si accostumano facilmente alla pesca, per modo cbe da sè stessi si dispongono a tribordo ed a

Introducendo uncini o lunghi bastoni muniti d'ami nelle fessure delle roccie, l'animale vi si attacca e resta preso.

Rimovendo pure coi medesimi i fuchi e le pietre, se

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