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Nel clima cambiato, si sviluppano i fatti interni che por- tano all’indebolimento prima, e alla caduta poi, di Ramón Serrano Súñer. Questi mette più volte a parte delle sue diffi- coltà Ciano e prepara a lungo, come via d’uscita, quella del- l’ambasciata presso la Santa Sede a Roma. Gioca tutte le sue carte fino a procurarsi l’inimicizia dell’Asse, che pure 115

ha puntato molto su di lui. Modifica, sfumandole, le sue po- sizioni verso gli Stati Uniti. Si riconcilia personalmente con l’ambasciatore statunitense Weddell, verso il quale ha fino ad allora tenuto un comportamento che Rafael García Pérez3

definisce addirittura sconsiderato. Getta anche ponti verso i monarchici. Il ministro degli Esteri torna in Italia nel giugno del 1942. Il clima a Roma è di gran lunga meno trionfale ri- spetto al 1939. È probabile cerchi sponda in Svizzera presso Don Juan.4L’indebolito ministro ne appoggerebbe ora la re-

staurazione. Mussolini ne appare preoccupato, ostile come sempre a ogni prospettiva monarchica che soffocherebbe il partito. Ciano mitiga. Auspica che se restaurazione deve es- serci, conviene sia con la benevolenza, sia pure a denti stret- ti, italiana. Serrano Súñer è ospite di Ciano a Livorno – se ne ricorderà in giorni ancora più bui – e del re a San Rosso- re. Quando il 25 giugno riparte, Ciano annota significativa- mente: «Serrano Súñer, dopo undici giorni di permanenza, è partito. I viaggi troppo lunghi non sono mai utili: creano la noia. Forse reciproca: certo unilaterale».5

Siamo all’epilogo della carriera agli Esteri di Serrano Súñer. In settembre è sostituito, all’interno di un complesso rimpasto che adegua il governo alla nuova situazione inter- nazionale, riconsegnando il portafogli agli Esteri al conte di Jordana. Questi l’aveva perso dopo la guerra civile ed è il traghettatore verso la neutralità della Spagna franchista. No- nostante crisi e rimpasto siano dettati anche da questioni in- terne, e nonostante cada anche la testa del ministro della Guerra Varela, uno dei più acerrimi nemici dell’Asse, è fon- damentale la portata del ritorno di Jordana. L’incaricato d’Affari italiano, Pedrazzi,6ricostruisce la crisi a partire dal-

commemorazione dei caduti carlisti della guerra civile. I colpevoli sono arrestati. Uno di loro, Domínguez Múñoz, che l’ambasciatore tedesco von Stohrer ammette essere un proprio informatore, viene giustiziato. Lo scandalo, tanto nell’esercito come negli ambienti carlisti, è forte. Il vicese- gretario del partito, José Luna, deve dimettersi. Ma sono più che sfiorati dal sospetto di esserne mandanti gli stessi Arre- se e Serrano Súñer. Inoltre, i dissidi tra Varela – ministro del- la Guerra – e Franco, portano a riequilibrare i rapporti di for- za all’interno del governo. Nel rimpasto, solo l’equilibro formale è salvo. Si sostituiscono, infatti, due esponenti del- l’esercito, Varela e il ministro degli Interni Galarza, e due fa- langisti, Luna, che viene arrestato, e appunto Serrano Súñer. Pedrazzi osserva correttamente che le sostituzioni spo- stano i rapporti di forza nella dittatura in favore dell’eserci- to. Questa resterebbe l’unica istituzione solida nel paese, di fronte alla crescente debolezza del partito. Varela e Galarza sono sostituiti da due altri generali, sia pure meno invisi al partito. Il cambiamento chiave resta la sostituzione di Serra- no Súñer con Jordana che è interpretata in Italia come coe- rente ai rapporti di forza che si stanno stabilendo nel paese. Serrano Súñer è spiazzato proprio quando sta preparando la sua uscita dal ministero per un incarico a lui caro come quello di ambasciatore a Roma. Ciano, che pure valuta ne- gativamente il ritorno di Jordana agli Esteri, teme una desi- gnazione romana. «Non sono entusiasta dell’idea», scrive il ministro degli Esteri7il 4 settembre nel suo diario, «perché

Serrano Súñer è intrigante e pettegolo e può creare dei gros- si imbarazzi.» Al dunque la destinazione romana risulterà improponibile. Tra le potenze straniere l’Italia è quella che ha più da rimetterci dal rimpasto. Con Serrano Súñer perde 117

un canale privilegiato, una controparte affidabile, e un sin- cero italofilo. Dal canto alleato, la sostituzione è un succes- so della politica britannica in Spagna. Notabile è, piuttosto, l’indifferenza tedesca alla caduta di Serrano Súñer. Von Stohrer teme perfino che l’esercito abbia adesso la forza di rovesciare Franco. Confessa però a Pedrazzi di essere addi- rittura sollevato dall’uscita di scena di un «accentratore, isterico e geloso» come Serrano Súñer che, di fatto, rendeva lentissima e difficile ogni trattativa. L’incaricato d’Affari torna a incontrare Serrano Súñer un mese dopo.8Non calca

mai la mano sulla guerra come motivo della defenestrazione del ministro degli Esteri, ma si sofferma sulle cause politi- che interne. Cita la disorganizzazione della Falange, le ani- mosità personali e le relazioni con l’esercito. Indica infine:

[…] cause di indole psicologica che hanno agito sul cau- dillo. Il generalissimo, infatti, era tutt’altro che insensibi- le a quanto gli veniva riferito sull’atteggiamento di aper- ta critica assunto nei suoi riguardi da Serrano Súñer e dalle libertà che questi prendeva in Politica Estera. […] il suo carattere impulsivo, rigido, settario [di Serrano Súñer] gli attirarono le generali antipatie e non gli con- sentirono di conservare la fiducia del Capo dello Stato. La gestione della crisi dà a Pedrazzi conferma delle sue idee sul carattere temporeggiatore di Franco, incapace di de- cisioni nette. Serrano Súñer è, per il diplomatico italiano, isolato ma non tagliato fuori. Non esclude né un suo già ac- cennato rientro nelle file della destra monarchica, né tanto- meno un riacquisto della fiducia perduta di Franco.