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La capacità di agency degli operatori per i percorsi di inclusione individuale

4. I risultati della ricerca

4.1 La capacità di agency degli operatori per i percorsi di inclusione individuale

Una volta delineato il profilo degli intervistati, è interessante osservare come il questionario restituisca innanzitutto che la maggior parte degli operatori intervistati ritiene il proprio profilo professionale adeguato per la mansione svolta: alla richiesta di esprimere il proprio grado di accordo rispetto a questa affermazione secondo una scala da 1 a 5, infatti, circa il 64% ha espresso un giudizio positivo assegnando un punteggio pari a 4/5, mentre la restante percentuale si è detta mediamente d’accordo con un voto pari a 3. Un punteggio negativo si è invece attribuita la volontaria di servizio civile e l’unico operatore in possesso del solo titolo di licenza media. Anche i voti relativi all’adeguatezza del profilo professionale dei colleghi si presentano in linea con i precedenti sebbene, a differenza della precedente domanda, emerge una presenza di giudizi negativi doppia, con un punteggio basso, pari ad 1 – 2, tra operatori impiegati nei Centri di Accoglienza Straordinaria.

Per poter indagare il ruolo svolto dagli operatori e l’importanza ad esso attribuita soprattutto nel rapporto con il contesto esterno al centro di accoglienza, si è ritenuto opportuno iniziare facendo un passo indietro, ovvero cercando di partire dal grado di autonomia che gli operatori percepiscono rispetto ai beneficiari del servizio in cui lavorano: capire se gli utenti sono in grado o meno di rivolgersi in autonomia ai servizi del territorio, ad esempio, è un’informazione necessaria per poter poi valutare il ruolo svolto dai lavoratori dei progetti. Per raccogliere l’informazione, è stato richiesto agli intervistati di esprimere il proprio grado di accordo rispetto ad alcune affermazioni legate a diverse categorie di utenza, diversificate a partire anche dalla mia esperienza formativa e professionale: i risultati, meglio descritti nelle righe successive, hanno messo in luce come la funzione di supporto e di accompagnamento degli operatori è importante a fronte di un’utenza che in generale fatica a rivolgersi ai servizi di cui necessita senza l’azione degli operatori.

Innanzitutto, alla richiesta di esprimere il proprio grado di accordo con l’affermazione “la maggior parte degli ospiti della struttura in cui lavoro/ ho lavorato è in grado di rivolgersi in autonomia ai vari servizi del territorio di cui può avere bisogno”, circa venti degli intervistati hanno espresso il proprio disaccordo attribuendo un punteggio pari a 1- 2, undici si sono detti mediamente d’accordo con un punteggio pari a 3 mentre solo quattro si sono detti in accordo. Questi risultati sono in linea con i risultati emersi dalle domande successive (grafico

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4.1 e 4.2), volte a indagare se il lavoro di supporto e accompagnamento previsto nell’accoglienza si ritiene essere una funzione necessaria in generale per tutti gli ospiti accolti o solo per alcune categorie comprendenti persone fragili o appena arrivati in Italia, i due gruppi che si è presupposto possano essere maggiormente in difficoltà perché in situazioni di vulnerabilità o perché non ancora abituati alla realtà italiana.

Come si può osservare dal grafico 4.2, ventinove intervistati hanno riconosciuto pienamente il lavoro di supporto e di accompagnamento degli operatori sociali come necessario in generale per tutti gli ospiti accolti e non solo per le persone particolarmente vulnerabili o per gli ospiti appena arrivati (sedici hanno espresso il proprio accordo all’affermazione relativa attribuendo un punteggio pari a 5 e tredici pari a 4), quattro si sono detti invece mediamente

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 5 4 3 2 1

Numero di intervistati per giudizio espresso

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 5 4 3 2 1

Numero di intervistati per giudizio espresso

Grafico 4.1 Risposte al quesito “Secondo una scala da 1 a 5, esprimi il tuo accordo con le seguenti affermazione ( 1= totalmente in disaccordo; 5 = totalmente d'accordo): il lavoro di supporto e di accompagnamento degli operatori sociali si rende necessario solo per le persone particolarmente vulnerabili o per le persone appena arrivate sul territorio”

Grafico 4.2 Risposte al quesito “Secondo una scala da 1 a 5, esprimi il tuo accordo con le seguenti affermazione ( 1= totalmente in disaccordo; 5 = totalmente d'accordo): il lavoro di supporto e di accompagnamento degli operatori sociali è in generale necessario per tutti gli ospiti accolti, non solo per le persone particolarmente vulnerabili o per gli ospiti appena arrivati”

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d’accordo con tale affermazione mentre i rimanenti tre, tutti operatori sociali generici, piuttosto in disaccordo. Di questi ultimi, però, solo uno si è detto pienamente d’accordo rispetto al fatto che il lavoro di accompagnamento è necessario per le persone vulnerabili o appena arrivate in Italia; degli altri due, uno si è detto mediamente d’accordo e uno, invece, in disaccordo anche con questa affermazione. Sembra quindi che siano queste due persone a non riconoscere la funzione dell’operatore come particolarmente rilevante per i percorsi dei beneficiari.

Coloro che hanno espresso il loro accordo rispetto all’importanza delle funzioni di supporto e di accompagnamento, invece, hanno in maniera coerente attribuito un punteggio basso alla domanda precedente relativamente alle categorie individuate come maggiormente vulnerabili.

Al fine di facilitare la compilazione del questionario, è stato poi richiesto di indicare, definendo l’ultimo anno come arco temporale, la frequenza con cui si sono svolte alcune azioni, ancora una volta mirate a valutare il ruolo svolto dagli operatori sociali e a verificare se, definendo un lasso di tempo preciso e richiamando a situazioni reali piuttosto che concetti più o meno astratti, le risposte fossero in linea con la percezione degli operatori rilevata con le domande precedenti (grafico 4.3 alla pagina successiva).

Una delle domande della batteria successiva, infatti, richiedeva di indicare la frequenza con cui l’équipe in cui il singolo intervistato lavora avesse valutato opportuno accompagnare un ospite presso un servizio al fine di facilitare il raggiungimento di un obiettivo prefissato, quale ad esempio lo svolgimento di pratiche legali o burocratiche o di visite mediche. L’analisi dei risultati alla domanda in questione conferma quanto emerso dalle domande precedenti: ventotto intervistati hanno, infatti, affermato che la decisione di accompagnare un ospite è avvenuta frequentemente. Un insegnante di italiano L2, in riferimento alla propria équipe, ha affermato che tale decisione è stata assunta almeno una volta; i rimanenti quattro intervistati, invece, hanno riportato che tale decisione è stata assunta raramente.

Significativo è anche il fatto che la maggior parte degli operatori (ventotto intervistati) percepisca che, nell’ultimo anno, i propri interventi sono stati di fatto frequentemente risolutivi e hanno permesso ai beneficiari dei loro progetti di raggiungere l'obiettivo prefissato presso un servizio/ente; in altri tre casi questo è avvenuto raramente e in altrettanti almeno una volta. Solo l’operatrice amministrativa riconosce che per lei una situazione di questo tipo non si è mai verificata.

Da tali risultati si evince come l’importanza del lavoro di accompagnamento svolto, messa in luce dalle risposte degli operatori dell’accoglienza nella batteria di domande precedente, di

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fatto si riflette anche nel momento in cui agli stessi è richiesto di concentrarsi su esperienze concrete avvenute nell’ultimo anno. Alla luce di queste prime restituzioni, sembra quindi possibile poter iniziare a riconoscere nelle decisioni di équipe e nell’azione individuale un certo utilizzo della propria capacità di agency, che si traduce nell’influenza che di fatto gli stessi riescono ad esercitare in diverse situazioni per arrivare al raggiungimento di determinati obiettivi.

Naturalmente, questa prima restituzione invita ad interrogarsi anche sulle cause che rendono oggi così necessari gli interventi in prima persona degli stessi. Rispetto a questo interrogativo, che non è stato uno degli obiettivi della ricerca, hanno iniziato però ad emergere delle ipotesi interessanti a partire dall’analisi dei risultati alle domande successive.