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Le conseguenze del Decreto Salvini: un taglio all’azione e al pensiero

4. I risultati della ricerca

4.5 Le conseguenze del Decreto Salvini: un taglio all’azione e al pensiero

Alla luce di questo, possiamo però osservare come per la quasi totalità degli operatori intervistati la propria posizione lavorativa fosse, al momento della compilazione del questionario, in un momento di criticità legato alle conseguenze dell’entrata in vigore del Decreto Salvini. Come si evince dalla figura 4.9, alla domanda relativa all’impatto del Decreto sulla propria posizione lavorativa circa il 57% degli operatori ha affermato che l’introduzione

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del decreto ha avuto un effetto diretto negativo mentre circa il 35% prevedeva delle conseguenze negative future. Se nessuno ritiene ovviamente possibile un miglioramento della propria occupazione, tre degli intervistati hanno invece affermato la mancanza di impatto o di conseguenze legate alle novità introdotte. Tra questi ultimi, due sono impiegati in un progetto SIPROIMI della provincia di Sondrio, il primo con un contratto a tempo indeterminato e il secondo a tempo determinato, mentre l’ultimo lavora come operatore sociale con contratto a tempo indeterminato presso un Centro di Accoglienza Straordinario.

Provando a classificare le risposte di coloro che ne descrivono gli impatti negativi (tabella 4.5), si evidenzia in primo luogo da parte di alcuni operatori dei Centri di Accoglienza Straordinaria la chiusura della struttura in cui operavano (45%), la riduzione del personale (16%) o il ridimensionamento dei progetti o delle opportunità, descrizioni queste ultime che sembrano far presumere anche cambiamenti a livelli occupazionali.

Il ridimensionamento del progetto in cui si è inseriti, l’incertezza rispetto ad una prosecuzione, la riduzione del numero del personale, del monte orario ed una maggiore instabilità contrattuale sono anche le conseguenze previste da coloro che ritenevano possibili conseguenze negative a breve termine.

Alcuni operatori, infine, non riportando chiaramente probabili conseguenze occupazionali hanno invece tenuto a sottolineare come l’introduzione del Decreto abbia in generale portato con sé maggiore sfiducia e frustrazione e maggiore preoccupazione per il proprio lavoro.

57% 35%

8%

Grafico 4.9 L'introduzione del Decreto Salvini ha avuto un impatto sulla tua posizione lavorativa?

Si, un impatto diretto negativo

Si, un impatto diretto positivo

Non ha avuto nessun impatto diretto al momento, ma ci saranno delle conseguenze negative

Non ha avuto nessun impatto diretto al momento, ma ci saranno delle conseguenze positive

Non ha avuto nessun impatto né ritengo avrà delle conseguenze

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Renderà ancora più precario il mio lavoro.

A breve è previsto un ridimensionamento del centro di accoglienza per cui la cooperativa per cui lavoro sicuramente dovrà modificare l'organizzazione del CAS. In particolare modo, il nostro ufficio che si occupa di inserimenti non ci sarà più!

Riduzione oraria e di mansioni

Riduzione da parte della cooperativa del numero di dipendenti anche a tempo indeterminato

Anche se ho messo no, al momento ci tengo a sottolineare che il Decreto ha portato da subito degli elementi negativi derivanti dalla preoccupazione dei colleghi rispetto alla loro posizione lavorativa nonché per i beneficiari.

Incertezza rispetto alla prosecuzione del progetto

Minori arrivi di persone da inserire nei Progetti

Senso di sfiducia

Ripercussioni anche se non dirette, sulla stabilità contrattuale.

Assistere alla fine dell'accoglienza diffusa in vista di una sempre maggiore privazione di dignità alle persone

Difficoltà ad organizzare corsi/lavoro, diminuzione personale che lavora nel settore, ambiente pesante e negativo, ospiti molto più "difficili" con cui intrattenere rapporti

Chiusura del CAS e spostamento repentino su altro progetto

Non partecipazione all'ultimo bando e chiusura del CAS

La cooperativa ha attuato una riduzione del personale

Enorme calo di richiedenti asilo di conseguenza grande riduzione del personale

La cooperativa ha chiuso i CAS gestiti in tutta la Lombardia perché la nuova normativa non consente di garantire un'accoglienza dignitosa.

Nessun documento, nessuna casa, no accoglienza di nessun tipo

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Ad oggi l'impossibilità di rinnovare i contratti a tempo determinato in visione del nuovo capitolato ha portato ad una diminuzione del personale senza una corrispondente diminuzione della mole di lavoro. Quindi per chi è rimasto il lavoro è notevolmente aumentato e nel prossimo futuro ci saranno licenziamento collettivi.

Fine rapporto lavorativo

Ho lavorato 3 anni fino al momento della conversione del contratto ad indeterminato, ma poi non c'erano gli estremi per la cooperativa per rinnovarmi.

Sfiducia e Frustrazione

Riduzione delle opportunità per quanto riguarda l'area migranti (es. Attivazione di tirocini).

chiusura di una struttura CAS, legittimazione di un certo razzismo nelle istituzioni con le quali collaboriamo.

Cambiamento di utenza, progressiva diminuzione del valore di azione del progetto

Ridimensionamento dei progetti di inserimento lavorativo dei richiedenti asilo

Carico di lavoro maggiore a causa di diminuzione di personale

Tali dati sono in linea con le previsioni nazionali relative ai licenziamenti, secondo le quali la modifica degli importi destinati all’accoglienza ha portato al taglio di 18.000 posti di lavoro su circa 36.00024, oltre che a conseguenze sulla quantità e qualità dei servizi offerti.

Anche le due persone intervistate, infine, hanno riportato le conseguenze del Decreto Salvini all’interno ciascuna della propria cooperativa.

Anche l’intervistata n˚ 1, nel corso dell’intervista, ha affermato infatti che il centro di accoglienza straordinaria presso il quale lavorava è stato chiuso. La via intrapresa dalla cooperativa è stata quella di privilegiare il mantenimento dei contratti in essere, offrendo anche poche ore ai lavoratori, che sono stati così ricollocati; nonostante questo, ovviamente, una minima parte dei contratti, a tempo determinato, sono stati conclusi.

Anche l’intervistata n˚ 2 riporta che, a fronte dei nuovi bandi delle Prefetture, la decisione presa dalla cooperativa presso la quale lavora è stata quella di chiudere tutti i CAS nei diversi territori. Questo ha ovviamente portato a delle conseguenze per il personale coinvolto,

24 http://www.today.it/attualita/licenziamenti-centri-accoglienza.html

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composto da circa quaranta operatori, che è però stato possibile impiegare in altri servizi e progetti. Solo il contratto di un’assistente sociale, assunta a tempo determinato, non è stato rinnovato.

Particolarmente significativo in termine di agency risulta essere la decisione assunta dalla stessa cooperativa, insieme ad altre cinque, di presentare ricorso contro la Prefettura di Milano, un’azione che, sebbene non ha portato alcun risultato, rappresenta per l’intervistata un’operazione che, insieme a diversi comunicati stampa ed eventi realizzati da vari soggetti, ha cercato di intervenire sulla sensibilità della cittadinanza:

abbiamo presentato un ricorso contro la Prefettura di Milano rispetto ai bandi insieme ad altre cinque cooperative. È ancora tutto fermo al TAR del Lazio. Sapevamo che non avremmo avuto nessun tipo di risultato ma era importante fare un gesto, che non avrebbe risolto niente, ma perlomeno lasciato una traccia rispetto al posizionamento di cooperativa e delle altre cooperative con le quali abbiamo collaborato dentro il cappello sostanzialmente in parte del CNCA in parte anche della centrale cooperative, che vuol dire Federsolidarietà e Legacoop. Sono stati fatti tutta una serie di eventi, comunicati stampa, prese di posizionamento all'interno, soprattutto con il CNCA, sono partite le campagne di “io accolgo”… quindi come dire il tentativo di muovere dal punto di vista delle politiche - che non si è mosso naturalmente niente né a livello locale e a livello nazionale - ma siamo su un po' di più dal punto di vista della sensibilità della cittadinanza.

Significativo è come entrambe le intervistate abbiano riportato come l’introduzione del Decreto Salvini e dei nuovi bandi abbia portato conseguenze traducibili non solo nella perdita di posti di lavoro. L’intervistata n˚ 1 riconosce infatti quel senso di frustrazione già riportato da altri operatori, ma dalle sue parole sotto riportate si legge anche quella volontà di agire che trae le basi proprio dalla storia del servizio sociale:

sicuramente c'è stato un momento in cui ci siamo state un po'… almeno da parte nostra nel gruppo [tematico], di dire vabbè, un po’ depressivo e poi no, abbiamo detto no, ma no.. noi proprio perché facciamo advocacy, proprio perché siamo anche un ruolo. Un po' era quello di dirci: come negli anni Settanta hanno fatto la disobbedienza civile, noi possiamo fare delle altre cose sotto altre forme, sono cambiati i tempi, non si va più in fabbrica… però, per esempio, ragionavamo anche sul famoso ruolo del servizio sociale in fabbrica, cioè quelle cose che si è ritornato indietro agli anni in cui i pionieri del servizio. Infatti poi da lì dei colleghi hanno fatto un laboratorio e sono stati relatori

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partendo proprio dal libro “I pionieri del servizio sociale” e poi da lì prendiamo anche un po' spinta positiva, vediamo cosa noi possiamo fare rispetto… ecco facendo una politica concreta del nostro lavoro e quindi continuiamo a fare quello che sappiamo fare, quello che abbiamo sempre fatto, quindi ascoltare, advocacy, fare rete, metterci insieme perché oggi abbiamo visto che anche sei una cooperativa, oramai non c'è più tempo…si fanno le cordate, i capofila, si è visto che l’unione fa la forza, un momento storico in cui ecco unire le forze e andare avanti cercando di cambiare le cose poi come.. ce la mettiamo per essere positive. Ecco io penso che la nostra professione in questo momento ha una grande responsabilità, ce la possiamo giocare bene secondo me eh..

L’intervistata n˚ 2 problematizza invece il fatto che i nuovi bandi, che di fatto hanno portato ad una modifica degli enti gestori dell’accoglienza, abbiano di fatto fermato o comunque rallentato quel movimento di pensiero, sociale e politico, che coloro che in questi anni si sono dedicati all’accoglienza avevano avviato:

Queste nuove indicazioni, ad esempio dei decreti per la gestione dei centri di accoglienza che ha fatto sì che, come dire, le cooperative e tutti quegli enti che gestivano i centri con una visione proprio molto forte sull'inclusione, che vuol dire anche ingaggiare gli operatori in un certo modo, non ci sono più. Adesso c'è la qualsiasi che gestisce i centri di accoglienza e c'ha messo dentro delle persone che, come dire, non hanno professionalità, non sono educatori, non sono operatori perché con una retta da €18 al giorno a persona con la quale devi far fronte a mangiare, ai vestiti - almeno al mangiare e ai vestiti per le persone - non ti resta più niente per la parte operativa. Allora che cosa vuol dire? Vuol dire che forse quello che abbiamo un po' perso anche - che forse non ce ne siamo accorti subito - è che questo cambio di rotta ha fatto sì che si disinnescasse anche e che venisse depotenziato anche tutto quel pensiero politico e sociale che stava dietro a questo lavoro, nel senso che con tutto il bene che possono fare le persone che stanno, chi lavora adesso all'interno dei centri, sono persone che fanno un lavoro, sono persone che non hanno una visione e non hanno una visione (…) legata alle politiche, ai diritti alla antidiscriminazione, alla Pace e a tutte quelle belle robe lì. Quindi come dire anche tutto quel potenziale di pensiero politico che poteva uscire dall'approccio, dal lavoro sociale ed educativo fatto con quelle persone non c'è più. Quella roba lì ha disinnescato anche un pensiero che stava crescendo e questo è un altro grande danno su cui dovremmo fare i conti e su cui cominciamo a pensarci da subito.

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