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4. I risultati della ricerca

4.3 Operatori discriminati?

Significativo, è inoltre, il fatto che dall’analisi dei risultati emerge come la metà degli intervistati (circa il 49%) abbia assistito ad atteggiamenti negativi non solo nei confronti degli utenti ma anche di sé in quanto operatori. Il grafico 4.7 alla pagina seguente evidenzia, infatti, come, se venti degli operatori abbiano riportato di non essersi mai trovati in situazioni di questo tipo, il resto degli intervistati ha invece affermato che tali episodi si sono verificati spesso o in rare occasioni. Tale risultato sembra quindi confermare che esiste, almeno in parte, una percezione negativa da parte del personale dei servizi e delle istituzioni non solo nei confronti dei beneficiari dei progetti ma anche nei confronti degli stessi operatori. Se il numero degli intervistati che conferma la presenza di un atteggiamento negativo anche nei confronti degli operatori è consistente, poche sono state però le persone disponibili a raccontare qualche episodio significativo, risposte riportate nella tabella 4.2. Per fornire un quadro più completo, la tabella 4.3 riporta anche risposte a quesiti successivi, ma che descrivono di fatto l’atteggiamento osservato.

0 2 4 6 8 10 12 14 16

Durante un accompagnamento presso un servizio/ ente mi sono trovato a discutere del fenomeno e dell'immagine dei migranti con il

personale del servizio

Grafico 4.6 Qual è la frequenza con cui, nell'ultimo anno, si sono verificate le seguenti situazioni?

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Nel sentire il nome della cooperativa per cui lavoravo l'assistente sociale mi ha riso in faccia.

Spesso viene data la responsabilità di alcuni comportamenti negativi degli ospiti delle strutture agli operatori/l'ente gestore dell'accoglienza.

In ospedale un infermiere ha affermato che eravamo degli scellerati a portare in reparto senza mascherina persone che dovessero fare RX per il controllo post mantoux positiva.

Mi è capitato che mi venisse detto che anche gli italiani sono meritevoli di accompagnamenti e sono intervenuta asserendo che per altri progetti faccio anche accompagnamenti per persone italiane in difficoltà.

In un altro episodio, mi è capitato di ascoltare una conversazione in merito a "quanto gli stranieri siano troppi"; conversazione iniziata nel momento in cui è stato visto in sala d'attesa di un servizio il beneficiario che accompagnavo.

Direttamente la situazione no ma i colleghi riportano di atteggiamenti in cui il personale del servizio non aiuta alla risoluzione dei problemi ma inventa procedure e richieste che non sono dovute. A volte solo con l'intervento di un superiore si è superato l'impasse.

Un funzionario dei trasporti che ha accusato l'operatore di essere responsabile di problemi generati sui mezzi, senza distinguere tra vari enti e progetti che fanno accoglienza.

0 5 10 15 20 25

Grafico 4.7 Risposte al quesito: "Durante gli accompagnamenti presso vari enti e servizi del territorio, ti è mai capitato di assistere a commenti o atteggiamenti negativi nei confronti degli operatori dell'accoglienza da parte del personale preposto al servizio?"

Si, spesso Si, ma solo in rare occasioni No, mai

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Gli operatori non hanno dato valore alla presentazione dei casi da parte degli operatori

Commenti da parte di funzionari che, pur dopo una mia presentazione, non capiscono esattamente per quale tipo di progetto lavoro...

Non per esperienza diretta ma vi sono episodi in cui colleghi dell'accoglienza vengono trattati con sufficienza […]

Con il decreto sicurezza ed in genere con il clima di intolleranza che si è venuto a legittimare si è di fatto resa normalità il poter attaccare i migranti e anche gli operatori dell'accoglienza da parte di operatori dei servizi o semplici cittadini.

Rispetto a questo aspetto, anche le intervistate hanno espresso la loro opinione:

discriminare il lavoro sociale, un po' perché probabilmente non siamo stati mai capace di raccontarlo per bene in tutta la sua potenza e in tutta la sua necessità e anche noi forse a volte quando andiamo in giro parliamo come l'assistente sanitaria [che si era occupata delle vaccinazioni]. Mi è successo anche due giorni fa in una commissione consiliare alla quale siamo stati invitati a parlare di un altro tema - sentirci dire “sì, no, perché voi volontari…”. Allora forse bisogna cominciare anche ad essere capaci non come singoli operatori, ma come organizzazioni di primo e di secondo livello impegnate nel lavoro sociale di, come dire, esprimere bene che non siamo volontari, siamo persone che fanno degli studi di laurea, dei corsi di laurea approfonditi, che abbiamo un aggiornamento continuo e costante, che c'è una competenza. (intervistata nº 2)

siamo anche una professione che, rispetto ad altre professioni, siamo ancora considerati una dimensione un po' caritatevole, non del tutto professionale, io almeno lo avverto. (…) quando bisognava risolvere un problema da un punto di vista istituzionale - relazionale (…) la parolina magica era “sono l'assistente sociale”. Allora questa cosa qui abbiamo visto è vero, questo è vero, mi porto a casa il fatto di presentarsi come assistente sociale di cooperativa rispetto a solo l’educatore, sono l'operatore fa la Tabella 4.2 Risposte a quesiti successivi che descrivono atteggiamenti negativi del personale dei servizi e delle istituzioni

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differenza. Nella messa in pratica delle azioni, magari come dire il risultato era lo stesso ma perlomeno, come dire, l’ascolto c’era (…) quindi dall'altra parte o avvertivi grande fastidio, oppure una minima apertura. (intervistata nº 1)

Per verificare se tale comportamento possa essere letto, secondo gli operatori che hanno risposto al questionario, anche come risultato di un aumento di un clima istituzionale e popolare sempre più razzista, come ipotizzato, è stato richiesto agli operatori se ritengono che nel corso del tempo ci sia stato un mutamento dell’atteggiamento del personale dei servizi con cui sono entrati in contatto.

Come si evince dal grafico 4.15, una buona percentuale degli operatori ha affermato di non aver osservato alcun cambiamento mentre alcuni operatori hanno riportato la loro percezione di un cambiamento in positivo nell’atteggiamento del personale al servizio; tra questi ultimi, ritroviamo tre persone che avevano affermato di non aver mai assistito a comportamenti ostili nei loro confronti e due che invece avevano riportato di aver assistito a tali situazioni ma solo in rare occasioni.

Tutte le persone che ritengono ci sia stato un cambiamento positivo ne hanno anche fornito la motivazione: come si evince dalla tabella 4.3, principalmente sembra che l’elevata frequenza di interazione con i servizi sia stato proprio ciò che ha portato il personale dei servizi ad avere un’attitudine migliore nei confronti degli operatori.

40% 14% 46%

Grafico 4.8 Risposte al quesito "In generale, ritieni che nel tempo l'atteggiamento del personale dei servizi nei confronti degli operatori si sia modificato?"

No, non ho osservato alcun cambiamento Si, ritengo che si sia modificato in positivo Si, ritengo che si sia modificato in negativo

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Maggiori contatti e con più frequenza. Si sono resi conto che lavorando in sinergia con noi operatori anche la qualità del loro lavoro con migranti migliorava.

L'incontro quasi quotidiano che l'operatore ha avuto con i vari servizi e l'aiuto che l'operatore da al servizio per interagire con l'ospite.

Si vede nell'operatore una figura di supporto e risoluzione di eventuali problemi di comunicazione, soprattutto linguistica.

Alla costante presenza degli operatori agli sportelli e alle competenze, efficienza e pazienza che sono riusciti a dimostrare nei vari episodi.

Si sono abituati al fenomeno e hanno iniziato a conoscerlo meglio.

Come si è avuto modo di osservare, però, tra coloro che hanno osservato un mutamento nell’attitudine dei servizi nei loro confronti, molti ritengono che tale cambiamento sia avvenuto in negativo. A questi, inoltre, si aggiunge un educatore che, pur non riportando alcun cambiamento e dichiarando di non aver osservato grosse differenze nel tempo, ha precisato che ritiene che l’atteggiamento nei confronti degli operatori si sia caratterizzato per essere stato sempre tendenzialmente negativo.

La Tabella 4.4, invece, mostra ciò che coloro che ritengono ci sia stato un peggioramento hanno osservato: come si evince, la maggior parte degli operatori, evidenzia uno stretto legame tra il clima politico – sociale attuale e l’atteggiamento del personale dei servizi e degli enti con cui gli operatori sociali entrano in contatto.

Non per esperienza diretta ma vi sono episodi in cui colleghi dell'accoglienza vengono trattati con sufficienza, probabilmente ciò è dovuto al generale clima di sospetto e mal sopportazione verso gli utenti stranieri che i professionisti dell'accoglienza accompagnano e inoltre la poca considerazione generale verso questo tipo di mansione, spesso ritenuta superflua e equiparabile al volontariato

Attuale atteggiamento governativo/ culturale del paese

Il clima che si respira in Italia

Tab 4.3 Risposte al quesito “Se sì, secondo te, a quali fattori potrebbe essere legato questo cambiamento?

85 Come osserva l’intervistata n˚ 2:

le politiche, le misure che sono state introdotte con il decreto di Salvini hanno generato, hanno proprio scientemente, dal mio punto di vista, generato un aumento dell'allarme sociale perché effettivamente alle persone è stato negato, con l'abolizione della tutela della Protezione Umanitaria e la preclusione dei richiedenti protezione umanitaria nel SIPROIMI, piuttosto che la politica di andare verso l’eliminare l'accoglienza diffusa con le forme di inclusione a favore dei grandi centri… è un

Il clima di odio a livello politico e sociale fa sì che le persone ignoranti si sentano legittimate ad essere scortesi con i migranti e con chi lavora nel campo dell'immigrazione

Minore difficoltà (da qualche mese a questa parte) nell’esprimere posizioni apertamente ostili verso persone richiedenti asilo o titolati.

Maggior clima di odio e maggiori episodi negativi da parte dei migranti

Il clima politico attuale

Il nuovo clima politico

Cultura generale, accettazione del razzismo, politica

Credo che già in partenza alcuni operatori dei servizi avessero dei tratti xenofobi, con il decreto sicurezza penso si siano sentiti più legittimati ad esprimere la loro posizione.

Clima politico-sociale di sfiducia e chiusura.

L'operatore sociale che lavora con i migranti è a volte collegato ad un'idea di scarsa professionalità, non si percepisce come professione e non se ne ravvede la necessità.

Il contesto politico-sociale, la diffusione di pregiudizi negativi sui migranti/richiedenti asilo, mancanza di corrette informazioni

Una maggiore legittimazione politica

Con il decreto sicurezza ed in genere con il clima di intolleranza che si è venuto a legittimare si è di fatto resa normalità il poter attaccare i migranti e anche gli operatori dell'accoglienza da parte di operatori dei servizi o semplici cittadini.

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sistema che ha creato, ha leso i diritti delle persone indubbiamente (e questo è il primo punto) ma come conseguenza ha avuto il fatto che molte persone hanno perso il diritto al riconoscimento di uno status e il diritto all'accoglienza per cui queste persone sono tutte per strada cercando misure di accoglienza. Il fatto che queste persone sono in strada, non sono accompagnate ad esempio dagli operatori, che non vanno più a scuola, non fanno più attività professionale, non fanno più niente, vuol dire che le persone sono per strada e sono visibili e l'intento era creare e far vedere, aumentare il livello della visibilità per poi poter dire “Avete visto quanti ce ne sono? Avete visto in che pericolo siamo? Avete visto tutta questa roba?” quindi ha indubbiamente prodotto un impatto nelle città, nei territori molto violento. Questo impatto ricade su chi governa le città, sui sindaci compresi, sindaci leghisti che si ritrovano, grazie alla loro politica, alla politica del loro ex ministro, si trovano sul territorio persone che non sono in grado di gestire e non sono più neanche in grado di gestire la cittadinanza furiosa, perché non la gestisci quella roba lì, non la gestisci… quindi ha prodotto in termini di impatto sui territori disastri, dai quali ci vorranno anni per riprendersi.