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1. Dalle convenzioni internazionali alle nuove discriminazioni: il contesto italiano

1.5 Il razzismo in Italia: dallo Stato ai molti

In Italia, in Europa, in Occidente l’ascesa del razzismo è da anni evidente. La rappresentazione dominante vede salire questo processo dal basso verso l’alto e catalizza gli sguardi sulla diffusione a livello popolare di sentimenti e comportamenti di ostilità e disprezzo verso le popolazioni immigrate. Alle istituzioni si imputa, al più, di non fare abbastanza per contrastare simili sentimenti, o di alimentarli incautamente con singole decisioni o atti ispirate a logiche di “intolleranza” La tesi […] è, invece, che il primo propellente del revival del razzismo in corso è il razzismo istituzionale, e i suoi primi protagonisti sono proprio gli stati, i governi, i parlamentari con le loro legislazioni speciali e i loro discorsi pubblici contro gli immigrati, le loro prassi amministrative arbitrarie, la selezione razziale tra nazionalità “buone” e nazionalità pericolose, le ossessive operazioni di polizia e i campi di internamento (Basso, 2010, 9)

Così Basso introduce nel suo libro l’ascesa di quello che si definisce razzismo istituzionale, ovvero il sistema di discriminazioni che viene applicato verso le popolazioni immigrate dalle istituzioni dei paesi del nord del mondo, ovvero dagli stati, dai mercati e dal sistema mediatico, ai primi due strettamente legate. E’ sotto questa luce teorica che possono essere ricondotti alcuni elementi emersi in queste prime pagine, come il processo di forte attenuazione che il diritto d’asilo sta conoscendo oggi in Italia, la continua scelta del legislatore di non armonizzare la normativa in materia di asilo ma di intervenire

Tab 1.6 Diminuzione del personale richiesto per centri fino a 50 posti (centri collettivi e accoglienza diffusa)

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quotidianamente con strumenti quali i decreti legge, sebbene formalmente non ne esistano i presupposti, o con circolari, uno degli strumenti più utilizzati da sempre dallo stato italiano per regolare la condizione giuridica degli stranieri in Italia e che hanno visto un incremento negli ultimi anni. Come osserva Gjergi a questo proposito,

[….] al di là delle caratteristiche, più o meno razziste, delle singole “disposizioni” contenute nellecircolari amministrative, è il sistema di governo per circolari ad essere intrinsecamente e irrevocabilmente razzista. Ai soggetti e ai segmenti di popolazione, la cui esistenza è prevalentemente determinata e scandita mediante circolari amministrative, vengono di fatto negate, in primi, tutte quelle garanzie formali e procedurali (e, di conseguenza, anche sostanziali) che l’ordinamento giuridico riconosce – generalmente e astrattamente – a tutti. (Gjergi in Basso, 2010, 444).

Le circolari, infatti, sono semplici atti attraverso cui l’amministrazione fornisce indirizzi in via generale e astratta relativi alle modalità con cui devono comportarsi i propri dipendenti e uffici e, non essendo considerate fonti di diritto né dall’ordinamento generale né dalla dottrina né dalla giurisprudenza, non prevedono quelle forme di garanzie previste invece per le fonti del diritto.

La scelta di utilizzo di questi strumenti e il contenuto di alcune leggi lasciano quindi trasparire proprio quel razzismo di stato descritto da Basso: uno degli esempi più esplicativi è stata l’introduzione del reato di immigrazione con la legge n° 94 del 2009 che prevedeva come conseguenza l’obbligo per i pubblici ufficiali di denunciare alle autorità competenti la presenza di persone irregolarmente soggiornanti sul territorio sulla base della loro semplice condizione giuridica. La norma introdotta ha fortemente limitato il numero di persone che si sono rivolte ai servizi sanitari e sociali, creando quindi nuove forme di discriminazione nell’accesso ai servizi. A questo si aggiungono poi le prassi delle singole Questure, spesso poco chiare e definite e prive di fondamenti normativi, oltre che in continua modifica: a titolo esemplificativo, basti pensare che a partire dal 2017 la Questura di Milano ha iniziato a richiedere, in sede di primo rilascio dei permessi di soggiorno per motivi umanitari o per protezione sussidiaria, la presentazione del passaporto, sebbene non vi sia alcuna disposizione normativa all’origine di queste pratiche. Per la vicina Questura di Varese, invece, il passaporto diventava necessario al momento del rinnovo del permesso di soggiorno.

È, dunque, all’interno di questo clima razzista e discriminatorio, che si inserisce il lavoro degli operatori dell’accoglienza: essi non solo, infatti, sono collocati all’interno delle contraddizioni

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di questo sistema che, se da un lato offre percorsi di accoglienza con l’obiettivo di favorire percorsi di inclusione, dall’altro riduce ed ostacola queste possibilità con la creazione di un sistema di accoglienza istituzionale vasto e frammentato e con l’introduzione di normative che riducono di fatto i diritti delle persone, ma sono inoltre poi chiamati in prima persona ad entrare in contatto con le istituzioni e con i servizi nello svolgimento quotidiano delle proprie funzioni. Informare le persone accolte rispetto all’iter giuridico e accompagnarle nella richiesta e nello svolgimento delle pratiche per l’ottenimento dei documenti di soggiorno significa essere presenti anche nel momento in cui tali difficoltà si concretizzano in realtà. A questo si affianca, inevitabilmente, la presenza di un clima di razzismo popolare sempre più diffuso che, come evidenziato dagli studi sul razzismo, nasce proprio a partire proprio da quello istituzionale e da qui viene oggi sempre più socializzato e condiviso tra le persone. Sebbene manchino statistiche e rapporti ufficiali, oggi è possibile avere una prima fotografia di questa situazione partendo, ad esempio, dall’ultimo report dell’Associazione Lunaria18che,

attraverso la raccolta di segnalazioni dirette ed il monitoraggio dei mezzi di informazione, ha provato a mettere in luce alcuni dati raccolti per provare a descrivere la situazione attuale in Italia.

Nei sui ultimi rapporti, l’Associazione riporta di aver registrato tra il 2017 e il 2018 circa 480 dichiarazioni e discorsi pubblici di politici marcati da una connotazione razzista, di cui la maggior parte di essi concentrati nel periodo precedente alle elezioni nazionali del maggio 2018; a questo bisogna aggiungere anche la recente e forte campagna sul web contro i soccorsi in mare ed il crescente utilizzo, da parte dei media, di titoli e affermazioni razziste e fuorvianti sul tema dell’immigrazione, esiti in linea con gli studi di diversi studiosi internazionali che, con varie ricerche, hanno analizzato le modalità di rappresentazione delle persone immigrate dai mezzi di informazione. L’Associazione riporta inoltre di aver registrato un aumento del numero di aggressioni e violenze fisiche nei confronti di persone straniere in Italia; significativo è, a questo proposito, anche che, secondo quanto riportato dall’Unar - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali19, i fattori etnico – razziali

rappresentano oggi la prima motivazione di discriminazione in Italia, essendo circa l’82 per cento di tutte le segnalazioni del 2017.

18 L’associazione Lunaria è un’associazione di promozione sociale che dal 2011 prova, attraverso il

proprio lavoro di ricerca, a raccontare il razzismo quotidiano ed istituzionale attraverso un sito e un database dedicato a questo tema.

19UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali è stato istituito nel 2003 con il D. Lgs. n˚

215/2003 in seguito a una direttiva comunitaria (n. 2000/43/CE) che obbligava i singoli stati membri alla creazione di organismo appositamente dedicato a contrastare le forme di discriminazione.

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Una precedente ricerca “Razzismi quotidiani” realizzata dal Naga20, associazione di

volontariato milanese di assistenza socio-sanitaria e legale, attraverso la somministrazione di circa 500 questionari ad utenti stranieri dei loro servizi, aveva già mostrato nel 2009 alcuni primi esiti circa gli episodi di discriminazione vissuti dagli intervistati. La ricerca, tra i vari aspetti, restituiva infatti una mappatura di come, in situazioni anche molto diverse, dai viaggi sui mezzi pubblici, al lavoro e per la strada, gli episodi di discriminazione siano diffusi nella nostra società (Tabella 1.7).

È questo, dunque, il clima attuale in cui si inserisce oggi l’accoglienza delle persone immigrate in Italia, nonché il lavoro di molti operatori sociali dell’accoglienza. Come valutano, allora, questi ultimi la loro funzione in un contesto come quello attuale? Prima di restituire la loro percezione con il mio lavoro di ricerca, è necessario partire da alcune premesse teoriche che, illustrate nelle prossime pagine, possono poi guidarne la riflessione.

20Associazione Volontaria di Assistenza Socio-Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti - ONLUS, costituita a Milano nel 1987.

Tab 1.7 Risposte al quesito “Ti è mai capitato di..?” Valori percentuali

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