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La capacità informativa del bilancio

Nell’ambito dell’informativa societaria esterna, particolare rilievo va attribuito al c.d. processo di comunicazione in quanto, se da un lato è essenziale che l’impresa fornisca all’esterno una serie di notizie - qualitativamente e quantitativamente - significative, dall’altro è altrettanto indispensabile che tali informazioni siano correttamente recepite dagli operatori economici cui sono dirette43.

Partendo dall’agire umano, numerosi studi e approfondite analisi sono state svolte in tema di comunicazione ed hanno portato alla conclusione che non si può non comunicare. Ogni individuo sente la necessità di formulare una vera e propria strategia della comunicazione poiché solo agendo in questo modo i soggetti riescono a programmare, e quindi a tenere in qualche modo sotto

42 P. Capaldo, Reddito, capitale e bilancio d’esercizio. Una introduzione, Giuffrè, 1998, p. 223.

43 Avi, Il bilancio come strumento di informazione verso l’esterno, cit., p. 101.

controllo, i messaggi che volontariamente o involontariamente, di continuo, inviano al mondo esterno.

Simili affermazioni acquistano un’importanza particolare anche nell’ambito del mondo aziendale, “qualunque cosa, infatti, l’azienda faccia o non faccia, essa porta una tessera al mosaico della sua immagine nel grande pubblico; se non viene esplicitamente e razionalmente programmata una politica dell’immagine non è (quindi) che non si formi immagine, semplicemente essa sarà caotica e scoordinata e cioè, in definitiva, sarà una cattiva immagine”44. È nell’interesse dell’impresa stessa, pertanto, programmare l’attività di comunicazione, in quanto solo in questo modo l’azienda evita il pericolo di inviare ai terzi, in modo magari inconsapevole, dei messaggi sfavorevoli. Il bilancio d’esercizio è uno dei principali strumenti di comunicazione aziendale.

Esso non è certamente l’unico mezzo mediante il quale l’azienda comunica con l’esterno ma questo particolare modello economico-finanziario rappresenta senz’altro lo strumento di informazione più utilizzato e più significativo.

Il giudizio sulla capacità informativa del bilancio d’esercizio e quindi, sostanzialmente, sulla sua capacità di aiutare l’utente ad assumere decisioni razionali, non può prescindere da due ordini di considerazioni:

a) informare significa inviare, utilizzando adeguati strumenti, messaggi al mondo esterno;

b) informare significa anche non perdere di vista la reale capacità di ricezione dell’utente cui il messaggio è inviato.

Se quindi da un lato è importante tener presente il processo di comunicazione impresa→utenti, dall’altro è indispensabile non sottovalutare il ruolo svolto in questo processo dal soggetto cui le informazioni stesse sono rivolte. Nell’ambito dell’informativa societaria, la problematica inerente alla corretta ricezione del messaggio contenuto nel bilancio assume un’importanza particolarmente rilevante in quanto la contabilità, non solo è un sistema semiotico il quale, essendo composto da segni, risulta di per sé complesso da interpretare, ma è, inoltre, un sistema contraddistinto da particolari

44 Damascelli, La comunicazione nelle imprese, Angeli, 1985, p. 54.

caratteristiche che rendono ancora più ardua l’opera di chi deve comprendere i messaggi contenuti in un simile documento45.

I principali problemi che un soggetto si trova a dover affrontare nel momento in cui si appresta a comprendere quell’insieme di segni che è il bilancio sono, quindi, connessi all’interpretazione della simbologia contenuta nel documento. Può accadere, infatti, che un bilancio risulti, in modo totale o parziale, incomprensibile ad un gran numero di soggetti che si trovano nella necessità di dover analizzare il bilancio pubblico di una determinata impresa.

Problema quest’ultimo che tocca in modo particolare soprattutto le persone non competenti in materia anche se, bisogna rilevare, non è impossibile trovare - in taluni bilanci - delle appostazioni di difficile interpretazione anche per chi è esperto di contabilità. Si auspica, dunque, sia da parte della dottrina che della pratica, un miglioramento della informativa societaria da attuarsi, fra l’altro, anche tramite una più immediata intelligibilità dei simboli contenuti nel documento contabile che le aziende devono rendere pubblico46.

In relazione al grado di intelligibilità che sarebbe auspicabile riscontrare nei bilanci pubblici non c’è comunque, fra gli studiosi, unanimità di opinioni.

Mentre, infatti, alcuni studiosi ritengono che il linguaggio contabile non possa prescindere da un “inevitabile tecnicismo”47, altri accademici affermano, al contrario, esistere la possibilità che la redazione del documento in questione possa invece avvenire facendo astrazione da una simbologia troppo tecnica.

Spesso adottare un simile comportamento, fanno notare gli autori appartenenti a questa seconda corrente dottrinale, significa scontrarsi con l’opinione di quanti ritengono che le voci di bilancio debbano essere le più sintetiche

45 Avi, Il bilancio come strumento di informazione verso l’esterno, cit., p. 103-104.

46 “il linguaggio utilizzato deve essere…. -a prova dei semplici-…ermetismi non necessari e vocaboli non definiti dovrebbero essere evitati”. Tremelloni, Alcune riflessioni sulla rel. di bil., in Saggi di economia aziendale in memoria di Zappa, Giuffrè, 1961, pag. 1960.

47 “è tuttavia da notare che i prospetti di bilancio di impresa sono la risultante di raccolta, elaborazione… di dati provenienti da vari flussi di informazione, il tutto attuabile con procedimenti contabili e talora statistici. Di conseguenza, la lettura di un bilancio, per quanto chiaro sia, richiede la conoscenza almeno elementare della “grammatica contabile”: la tecnica dovrà fare in modo da rendere il più agevole possibile la lettura dei bilanci ma di converso occorre evitare ogni equivoco che possa facilmente nascere dalla pretesa di leggere un bilancio senza alcuna conoscenza del significato ad es. dei termini tecnici”. Amaduzzi, Il bilancio d’esercizio delle imprese, Utet, 1978, p. 52.

possibile. Questa “necessaria” sinteticità però, non riveste una rilevanza tale da giustificare una sostanziale diminuzione della capacità informativa del bilancio e, di conseguenza, si è affermato che “una maggiore specificazione, anche se apparentemente contrastante con i canoni antichi di estetica contabile, dovrebbe essere in ogni caso prescelta sì da assicurare la migliore comprensione di quelle indicazioni”48.

Secondo alcuni studiosi, questa tesi sarebbe implicitamente accolta anche dal legislatore italiano, in quanto il bilancio viene considerato dalla legge uno strumento di informazioni diretto ad un insieme di utenti in relazione ai quali non si può aprioristicamente supporre una ricettività particolare. Inoltre, il legislatore prescinde da qualsiasi richiamo a specifiche tecniche contabili, il che proverebbe ulteriormente l’accoglimento della tesi propugnata dalla corrente dottrinale a cui aderiscono49.

Dai vari autori che hanno trattato questo tema sono state quindi espresse opinioni divergenti in merito al grado di “tecnicismo contabile” che dovrebbe caratterizzare la fase di redazione del bilancio. Ciò nonostante, la dottrina sostanzialmente concorda sulla necessità che il bilancio debba diventare uno strumento informativo comprensibile ed accessibile ad un numero sempre maggiore di soggetti. Quando si auspica una maggiore intelligibilità del bilancio, si fa riferimento, naturalmente, non tanto ad una migliore chiarezza delle singole voci comprese nello stato patrimoniale e nel conto economico, quanto ad una più elevata comprensibilità del documento inteso in senso globale, e quindi unitario. Ciò dipende dal fatto che le singole poste del bilancio, pur avendo una propria individualità, fanno parte di un sistema più vasto, circostanza quest’ultima che impedisce l’interpretazione di uno specifico elemento di reddito e/o di capitale in maniera separata da tutti gli altri componenti il bilancio stesso.

Per concludere, è necessario porre in risalto due osservazioni: la prima riguarda il rapporto esistente fra la quantità di notizie fornite all’esterno e la

48 Amodeo, Il bilancio delle S.p.A. come strumento di informazione, in Rivista dei Dott.

Comm. A 5, 1970, p. 887.

49 Ivi, pag. 884.

ricettività delle stesse da parte degli utenti; mentre la seconda è connessa al legame individuabile fra intelligibilità del bilancio e foot-notes le quali - rappresentando un tipico “strumento suppletivo di informazione” - possono, com’è noto, corredare il bilancio stesso50.

Per quanto riguarda la prima problematica, si deve porre in rilievo come informare non significhi assolutamente sommergere il potenziale utente dell’informazione con una massa considerevole di notizie, in quanto è noto che il metodo migliore per non informare è sostanzialmente quello di informare troppo51. Infatti, l’intelligibilità di un bilancio contenente una quantità di notizie sproporzionata alle effettive necessità del fruitore è, indubbiamente, meno elevata di quella di un documento in cui, pur essendo rilevati meno dati, si è cercato di tenere presenti le effettive esigenze conoscitive degli utenti.

L’intelligibilità del bilancio aumenta, dunque, non quando si incrementa quantitativamente la massa di informazioni fornite, ma piuttosto quando si applicano correttamente i due principi di rilevanza e selettività52.

Per quanto riguarda invece il rapporto individuabile fra comprensibilità del bilancio e foot-notes, è necessario sottolineare come queste note, rappresentando un tipico strumento suppletivo di informazione, possano fornire solo ed esclusivamente indicazioni supplementari rispetto a quelle contenute nel bilancio d’esercizio. Ciò dipende dalla circostanza che il bilancio, nonostante possa essere corredato da foot-notes, continua a rimanere lo strumento di informazione principale, e, poiché non è ipotizzabile una sostituibilità di trasmissione di informazione fra “veicolo” principale e mezzi supplementari53, le note non possono che fornire notizie di tipo ”suppletivo”

rispetto a quelle comprese nel conto economico e/o nello stato patrimoniale.

Nonostante comunque la posizione, che si potrebbe definire “gerarchicamente inferiore”, delle foot-notes rispetto al contenuto del bilancio, è innegabile che, mediante un utilizzo più diffuso di tali apposizioni, la comprensibilità del

50 Avi, Il bil. come strumento di informazione verso l’esterno, cit., p. 109.

51 Viganò, Il bilancio dell’impresa bancaria, Giannini, 1981, p. 34.

52 Documento n. 1, Commissione Dott. Commercialisti per la statuizione dei pr. cont., p. 15.

53 “Nessuna massa di strumenti complementari… potrà essere capace di rendere il massaggio globale adeguatamente informativo se i prospetti contabili, per conto loro, non siano formati in maniera appropriati”. Viganò, Il bilancio dell’impresa bancaria, cit., p. 132.

bilancio potrebbe essere aumentata anche considerevolmente. È necessario evitare comunque che un uso scorretto o indiscriminato delle foot-notes possa snaturare la loro struttura di mezzi di comunicazione suppletivi54. Starà alla capacità e all’esperienza di chi redige il bilancio scegliere, e quindi utilizzare, lo strumento informativo più idoneo, atto a far sì che qualsiasi utente del bilancio possa comprendere, con facilità ed in modo immediato, il messaggio contenuto nel documento reso pubblico dall’impresa. Il bilancio d’esercizio dovrebbe pertanto utilizzare una simbologia contabile chiara, univoca, e dotata inoltre di immediatezza e concisione.

È per questo che l’attuale legislazione in materia di bilancio ne fissa rigidamente il contenuto, riducendo notevolmente il margine di discrezionalità.

La capacità informativa del bilancio viene messa in discussione da diversi fattori tra cui l’inflazione, il rapporto esistente tra normativa civilistica e legislazione fiscale, la rilevazione di particolari operazioni, manomissione fraudolenta dei valori in esso contenuti e così via.

Secondo una definizione largamente accolta, per inflazione si intende un incremento generale dei prezzi cui corrisponde una simmetrica riduzione del potere di acquisto della moneta. Tale fenomeno si ripercuote sul bilancio e sulla sua capacità informativa in quanto, al momento della redazione dello stesso, la moneta di conto viene considerata unicamente nel suo valore nominale. Determinare il reddito e il patrimonio utilizzando la contabilità a costi storici, significa quindi basarsi sull’irreale ipotesi della costanza del valore economico della moneta55, con la conseguenza che nel bilancio vengono sommate quantità monetarie che, avendo avuto origine in tempi diversi, vengono ad assumere valori economici eterogenei. In presenza di un’economia caratterizzata da un’elevata instabilità monetaria, dunque, la capacità informativa del bilancio risulta fortemente menomata. È per questo motivo che sono state studiate particolari tecniche che permettono di eliminare, o quantomeno limitare, la distorsione che l’inflazione produce a livello di

54 Si veda Viganò, L’informazione esterna d’impresa, in Rivista dei Dott. Comm., 1973, p.

578-579.

55 Vedasi a riguardo, Selleri, Il bilancio d’esercizio in un ambiente in profondo cambiamento, in Rivista dei Dott. Comm., n. 5, 1980, p. 832.

informazione contabile. Le proposte avanzate di contabilità per l’inflazione si possono sostanzialmente ricondurre a due fondamentali modelli:

1) Contabilità indicizzata al livello generale dei prezzi (Current Purchase Power Accounting);

2) Contabilità a valori correnti (Current Cost Accounting).

Il primo metodo di rettifica si propone di deflazionare il reddito d’esercizio, determinato secondo la contabilità a valori storici, esprimendo tutti i dati di bilancio in unità monetarie costanti, sulla base del presupposto che si scelga il potere d’acquisto della moneta più recente, ossia quello corrente. Questa tecnica contabile prevede, per la determinazione del reddito deflazionato, l’utilizzo di un indice che rilevi l’andamento dei prezzi in un determinato periodo di tempo.

La seconda metodologia prevede, invece, che le rettifiche contabili vengano effettuate mediante la sostituzione dei valori storici di particolari poste di bilancio con i valori correnti delle stesse. Secondo alcuni autori, per valore corrente si deve intendere esclusivamente il valore di sostituzione del bene stesso. Per altri studiosi invece, alla nozione di valore corrente possono essere attribuiti anche significati diversi da quello di valore di rimpiazzo e, più precisamente, questi autori fanno riferimento al valore netto di realizzo e al valore economico, ossia al valore espresso in termini di redditività.

Vari accademici concordano ormai che le rettifiche in base al livello generale dei prezzi e la contabilizzazione a valori correnti, vadano considerate non come metodi alternativi ma, al contrario, come soluzione a dei problemi eterogenei56. È opportuno sottolineare, però, come la maggior parte della dottrina concordi nel ritenere che il bilancio stilato mediante l’utilizzo di uno dei criteri di rettifica sopraindicati debba essere sempre interpretato come un documento non sostitutivo bensì complementare del bilancio tradizionale.

56 di questa opinione sono Bergamin, Barbato, An. ec. fin. e pert. mon., in Banche e B., 1983/1;

Scapens, Acc. in Infl. Env., p. 51; Amaduzzi, Cont. e Bil. per l’infl. in Studi in onore di Onida, p. 195; e Daiadola, Cont. per l’infl., in L’impresa, 1975, nn. 5-6, p. 239.

Altro elemento che può provocare la riduzione della capacità informativa del bilancio, è il rapporto esistente fra normativa civilistica e legislazione fiscale. L’esistenza di una diversità fra gli obiettivi del legislatore fiscale e gli scopi del legislatore civilistico giustifica l’emanazione di norme tributarie che, in qualche modo, possono essere in conflitto con le disposizioni civili.

L’esigenza di determinare il reddito imponibile nel modo meno opinabile possibile porta all’inevitabile conseguenza che le norme tributarie possono presentare elementi di discrasia rispetto alle disposizioni civilistiche in quanto, queste ultime, sono state, e vengono tuttora, emanate esclusivamente con lo scopo di rendere il bilancio pubblico un valido strumento di informazione verso l’esterno. Non appare condivisibile quindi la redazione di un bilancio stilato sulla base dei principi emanati con lo scopo di disciplinare il calcolo del reddito imponibile57. Al verificarsi di una simile circostanza, infatti, il bilancio civilistico diventa la risultante dell’applicazione di norme che nulla hanno a che vedere con la problematica dell’informativa societaria. Con la conseguenza che il documento reso pubblico - in quanto palesemente inquinato da disposizioni tributarie - non può più essere considerato uno strumento avente una qualche valenza informativa per i terzi esterni all’azienda.

Attualmente il legame che unisce il bilancio d’esercizio e la normativa tributaria è desumibile dal T.U. emanato nel 1986 ed entrato in vigore il 1/1/1988. L’interpretazione letterale di alcune sue disposizioni porta a sostenere la tesi che, in Italia, è applicabile la teoria del doppio binario in quanto, permettendo ad esempio la deducibilità di costi non imputabili al profitti e perdite, il legislatore tributario ha implicitamente ammesso che il bilancio civilistico possa proseguire su un “binario” diverso da quello della dichiarazione dei redditi58. Circostanza, quest’ultima, che deve essere giudicata positivamente, in quanto l’applicazione corretta di questo principio dovrebbe consentire la redazione di un bilancio pubblico esente da qualsiasi influenza proveniente dalla legislazione fiscale.

57 Documento n. 1, Commiss. Dott. Comm., p. 7.

58 Moroni, Commento al T.U. delle imposte sui redditi, in Il sole 24 ore, 2/1/87, p. 39.

In realtà, però, la situazione non è così favorevole come potrebbe sembrare;

sono ancora numerose le norme fiscali che direttamente o indirettamente provocano un inquinamento del bilancio pubblico. In varie circostanze comunque, ad influenzare la redazione del documento destinato ai terzi, non è tanto la disposizione tributaria in sé, quanto un errato “utilizzo” della stessa59. Mentre alcune norme fiscali, infatti, comportano, si può dire necessariamente, un inquinamento del bilancio, altre disposizioni “influenzano” i soggetti che redigono il documento in questione solo in quanto, questi ultimi, applicano i principi contenuti nei decreti tributari anche quando andrebbero invece seguiti altri postulati.

Causa ben più grave di riduzione e, talvolta annullamento, della capacità informativa del bilancio, è la manomissione fraudolenta dei valori in esso contenuti. Inserire nello stato patrimoniale e nel conto economico dati non corrispondenti alla realtà fa sì che il bilancio reso pubblico divenga, non uno strumento di informazione verso l’esterno della “reale” situazione aziendale, bensì un mezzo contabile composto per raggiungere finalità altrimenti non ottenibili con una corretta esplicitazione della condizione economica, finanziaria e patrimoniale esistente nell’ambito dell’impresa. Un’analisi condotta su simili valori non può, quindi, che essere considerata un’indagine completamente priva di qualsiasi significato in quanto attuata su dati caratterizzati da una totale assenza di attendibilità.

È importante sottolineare comunque che, anche nell’ipotesi in cui i limiti sopra citati venissero superati in maniera totale, è chiaro che il bilancio non potrebbe diventare ugualmente un mezzo di informazione completa ed esaustiva sotto ogni punto di vista, poiché continuerebbe ad essere caratterizzato da particolari limiti ineliminabili in quanto implicitamente connessi a tale strumento60.

59 Avi, Il bilancio come strumento di informazione verso l’sterno, cit., p. 158.

60 “Ad es. la contabilità non dovrà registrare che uno sciopero è imminente o che un’azienda concorrente abbia introdotto un prodotto migliore sul mercato. La contabilità pertanto non può dare un quadro completo ed accurato di tutti gli avvenimenti di un’azienda o delle condizioni nelle quali essa deve operare”. Anthony, Contabilità per la direzione, McGraw-Hill libri Italia, 2000, p. 39.

A ciò consegue l’impossibilità del bilancio di diventare strumento di informazione “completo”. È auspicabile pertanto che, chi redige il bilancio, utilizzi tutti gli strumenti a sua disposizione, ma anche che cadano le resistenze che caratterizzano molti dirigenti aziendali secondo cui la divulgazione di notizie riguardanti l’azienda provoca necessariamente pregiudizi, più o meno rilevanti, all’impresa stessa, solo così l’informativa fornita agli operatori esterni sarà la più ampia possibile61.

2.3 Il bilancio d’esercizio come strumento di informazione