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Stato Patrimoniale

LE ANALISI DI BILANCIO

3.2 Riclassificazione delle poste di bilancio

3.2.1 Stato Patrimoniale

Lo Stato patrimoniale, redatto in base all’art. 2424 del codice civile, contrappone gli impieghi alle fonti di finanziamento ma non è redatto secondo criteri finanziari. Infatti:

o non distingue i debiti secondo la loro scadenza;

o classifica le attività in immobilizzazioni e attivo circolante in base alla destinazione degli elementi considerati e non alla loro realizzabilità;

inoltre presenta distinti dalle altre voci sia i crediti v/soci per versamenti ancora dovuti sia i ratei e i risconti.

Il bilancio fornisce, però, informazioni di tipo finanziario sia nello stato patrimoniale che nella nota integrativa:

a) nello stato patrimoniale devono essere indicati:

- gli importi esigibili entro l’esercizio successivo per ogni voce riguardante i crediti inclusi tra le immobilizzazioni finanziarie;

- gli importi esigibili oltre l’esercizio successivo per ogni voce riguardante i crediti inclusi nell’attivo circolante;

- gli importi esigibili oltre l’esercizio successivo per ogni voce dei debiti;

b) nella nota integrativa deve essere indicato, per ciascuna voce di credito o di debito, l’ammontare di durata residua superiore a cinque anni.

Grazie a tali informazioni è possibile rielaborare lo stato patrimoniale secondo criteri finanziari, distinguendo le attività e le passività presentate in ordine di liquidabilità ed esigibilità.

Ricordando che per Impieghi (o capitale investito) si intende la somma dei valori patrimoniale esprimenti, all’epoca del bilancio, scorte liquide in attesa di destinazione oppure investimenti in attesa di realizzo, si passa ora ad esaminare la loro riclassificazione.

Gli elementi che compongono gli impieghi vengono classificati in funzione del periodo di tempo entro il quale si ritiene saranno trasformati in denaro e si suddividono in:

a) attivo circolante, comprensivo delle liquidità immediate e degli investimenti in essere la cui trasformabilità in denaro è a ciclo annuale, o a ciclo inferiore all’anno;

b) attivo immobilizzato (o immobilizzazioni), costituito dagli investimenti in essere la cui trasformabilità in denaro è a ciclo pluriennale.

Il “criterio distintivo” tra le accennate classi degli impieghi è il cosiddetto

“criterio della realizzabilità”, che caratterizza gli investimenti singolarmente considerati. In questo modo, si individuano i cicli di realizzo degli investimenti per distinguerli a seconda della loro maggiore o minore durata88.

Ai fini dell’analisi di bilancio occorre quindi una “rilettura” del bilancio d’esercizio destinato a pubblicazione, per passare dal “criterio della destinazione” al “criterio della realizzabilità”89.

Questa “rilettura” dell’attivo dello stato patrimoniale parte dall’individuazione degli investimenti nel modo indicato qui di seguito.

88 Generalmente si individua nel limite di un anno il ciclo di realizzo degli investimenti classificabili come attivo circolante.

89 Ferrero, Dezzani, Pisoni, Puddu, Le analisi di bilancio. Indici e flussi, cit., p. 156.

INVESTIMENTI (O IMPIEGHI) Attivo Immobilizzato

(Investimenti che si trasformano in denaro in un periodo di tempo superiore ad un anno)

Attivo Circolante

(Investimenti che si trasformano in denaro in un periodo di tempo inferiore ad un anno)

Capitale Investito

Il “passaggio” dallo schema civilistico di bilancio allo schema qui esaminato si fonda sulle seguenti riclassificazioni.

Stato patrimoniale civilistico Stato patrimoniale riclassificato A) CREDITI VERSO SOCI

parte che sarà richiamata

dopo un anno ► ATTIVO IMMOBILIZZATO parte richiamata entro l’anno ► ATTIVO CIRCOLANTE

B) IMMOBILIZZAZIONI

I. Immobilizzazioni immateriali ► ATTIVO IMMOBILIZZATO

II. Immobilizzazioni materiali ► ATTIVO IMMOBILIZZATO

III. Immobilizzazioni finanziarie,ATTIVO IMMOBILIZZATO:i crediti con separata indicazione, per esigibili oltre l’esercizio successivo ciascuna voce dei crediti

degli importi esigibili entro ► ATTIVO CIRCOLANTE: i crediti l’esercizio successivo esigibili entro l’esercizio successivo

C) ATTIVO CIRCOLANTE

I. Rimanenze ► ATTIVO CIRCOLANTE

II Crediti, con separata ► ATTIVO CIRCOLANTE: i crediti indicazione, per ciascuna esigibili entro l’esercizio successivo voce dei crediti, degli ATTIVO IMMOBILIZZATO: i crediti importi esigibili esigibili oltre l’esercizio successivo entro l’esercizio successivo

III. Attività finanziarie che non ► ATTIVO CIRCOLANTE costituiscono immobilizzazioni

IV. Disponibilità liquide ► ATTIVO CIRCOLANTE

D) RATEI E RISCONTI

Ratei e risconti annuali ► ATTIVO CIRCOLANTE Risconti pluriennali e disaggio ► ATTIVO IMMOBILIZZATO su prestiti

L’attivo riclassificato presenta quindi il seguente contenuto:

ATTIVO IMMOBILIZZATO:

I. Immobilizzazioni immateriali:

• voce B.I del bilancio

• risconti pluriennali e disaggi su prestiti compresi nella voce D II. Immobilizzazioni materiali:

• voce B.II del bilancio III. Immobilizzazioni finanziarie:

• voce B.III del bilancio, con esclusione dei crediti esigibili entro l’esercizio successivo;

• voce C.II per i crediti con scadenza oltre l’esercizio successivo

• voce A per i crediti verso soci con scadenza oltre l’esercizio successivo TOTALE ATTIVO IMMOBILIZZATO (A)

ATTIVO CIRCOLANTE I. Scorte di magazzino:

• voce C.I del bilancio II. Liquidità differite

• voce C.II del bilancio, con esclusione dei crediti esigibili oltre l’esercizio successivo;

• crediti esigibili entro l’esercizio successivo compresi nella voce B.III;

• ratei e risconti annuali compresi nella voce D;

• crediti verso soci, compresi nella voce A, con scadenza entro l’esercizio successivo III. Liquidità immediate:

• voce C.IV del bilancio

• voce C.III del bilancio

TOTALE ATTIVO CIRCOLANTE (B)

TOTALE CAPITALE INVESTITO (A+B)

Se nella parte attiva dello stato patrimoniale si trova il capitale investito (o Impieghi), per contro, nella parte passiva, si parla di capitale acquisito (o Fonti). Quest’ultimo, infatti, coincide con le fonti di finanziamento che un’impresa utilizza proprio per fronteggiare i fabbisogni espressi dal capitale investito.

I finanziamenti, sul piano sostanziale, possono essere riclassificati, avendo riguardo alla loro provenienza, nel modo seguente:

a) finanziamenti endogeni, originati da:

- ammortamenti ed altre quote rilevate in appositi fondi svalutazione o fondi per rischi ed oneri;

- utili netti non distribuiti o non prelevati, tali da costituire

“risparmio d’impresa” o “autoproduzione di capitale”;

b) finanziamenti esogeni, costituiti da:

- conferimenti col vincolo di capitale proprio (capitale nominale e sovrapprezzo di emissione azioni);

- indebitamento:

o debiti di prestito;

o debiti di regolamento.

Ai fini dell’analisi di bilancio, le forme di riclassificazione per l’analisi del capitale acquisito assumono, però, una diversa configurazione.

Tali finanziamenti possono essere riclassificati seconda la loro durata. Da questo punto di vista, la suddivisione si fonda sul periodo di rimborso, che viene individuato nel parametro temporale di un anno, già utilizzato per gli investimenti:

a) fonti del “capitale permanente”:

- capitale proprio;

- finanziamenti a lunga scadenza col vincolo dell’indebitamento o

“passività consolidate”;

b) fonti del “passivo corrente”:

- finanziamenti a breve “ciclo di estinzione” (debiti a breve scadenza);

- finanziamenti a breve “ciclo di utilizzo” (debiti fluttuanti del tipo conti correnti bancari).

L’indicata “rilettura” del passivo dello stato patrimoniale porta alla classificazione qui di seguito esposta.

FONTI DI FINANZIAMENTO (PASSIVO E NETTO) Patrimonio netto

Passività consolidate

(Finanziamenti che si trasformeranno in esborsi di denaro in un periodo di tempo superiore ad un anno)

Passività correnti

(Finanziamenti che si trasformeranno in esborsi di denaro in un periodo di tempo inferiori ad un anno)

Capitale Acquisito

Il passaggio dallo schema civilistico di bilancio allo schema qui esaminato si fonda sulle seguenti riclassificazioni:

Stato patrimoniale civilistico Stato patrimoniale riclassificato A) PATRIMONIO NETTO ► PATRIMONIO NETTO

B) FONDI PER RISCHI E ONERI ► PASSIVITÁ CONSOLIDATE O

PASSIVITÁ CORRENTI, secondo la scadenza del rischio o dell’onere

C) TRATTEMENTO DI FINE ► PASSIVITÁ CONSOLIDATE

RAPPORTO DI LAVORO ►PASSIVITÁ CONSOLIDATE, la parte SUBORDINATO esigibile oltre l’esercizio successivo

D) DEBITI ►PASSIVITÁ CORRENTI, la parte esigibile entro l’esercizio successivo E)RATEI E RISCONTI

• ratei e risconti annuali ►PASSIVITÁ CORRENTI

• risconti pluriennali

ed aggio su prestiti ►PASSIVITÁ CONSOLIDATE

Il passivo riclassificato presenta, quindi, la seguente struttura:

PATRIMONIO NETTO

Patrimonio netto: voce A) del passivo (A) PASSIVITÁ CONSOLIDATE:

Comprendono:

- i fondi per rischi e oneri compresi nel raggruppamento B) del passivo, che hanno una esigibilità prevedibile oltre l’esercizio successivo;

- il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato: voce C) del passivo;

- i debiti compresi nella voce D) del passivo, con scadenza oltre l’esercizio successivo;

- i ratei e i risconti pluriennali contenuti nella voce E) del passivo; (B) PASSIVITÁ CORRENTI

Comprendono:

- i fondi compresi nella voce B) del passivo, che hanno una esigibilità prevedibile entro l’esercizio successivo;

- i debiti compresi nella voce D) del passivo, con scadenza entro l’esercizio successivo;

- i ratei e i risconti annuali contenuti nella voce E) del passivo; (C) TOTALE CAPITALE ACQUISITO (A) + (B) + (C)