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Il capitale sociale nelle comunità virtuali di apprendimento: primi interrogativi

“… il sogno della comunicazione diretta attraverso il sapere condiviso dev'essere possibile per gruppi di qualsiasi dimensione, gruppi che potranno interagire elettronicamente con la medesima facilità che facendolo di persona”.

Tim Berners Lee, 2001

Uno degli output di questa ricerca è la progettazione di un modello per intrecciare formatività e capitale sociale in un percorso formativo on-line e trasformare una comunità virtuale in rete di relazioni significative per l’apprendimento. Le comunità virtuali sono pertanto il contesto in cui viene analizzata la presenza e la formatività del capitale sociale. Perché le comunità virtuali? E perché ricercare la formatività del capitale sociale all’interno delle comunità virtuali?

Gli studi sulle comunità si intrecciano con quelli connessi al capitale sociale. Questo concetto appartiene alle scienze sociali, ma coinvolge molti altri ambiti di studio, tra i quali le scienze della formazione.

Il concetto di capitale sociale include infatti non solo la dimensione sociologica, ma anche politica, economica e formativa. In modo particolare, il capitale

sociale, proprio per la sua dimensione relazionale, è un concetto che coinvolge i processi formativi, e soprattutto quelle situazioni formative dove la relazione rappresenta un valore incisivo per la condivisione delle conoscenze e competenze e per la creazione di nuovi saperi.

Il capitale sociale è infatti strettamente connesso alle relazioni sociali. I primi studi sul capitale sociale hanno tratto origine da quelli sulle comunità (Smith, 2001), e ne riprendono due elementi determinanti:

 la dimensione strutturale (le reti);  la dimensione cognitiva (la fiducia).

Entrambi questi elementi sono necessari per l’instaurarsi della collaborazione e di relazioni significative.

Gli studi sull’influenza e sull’importanza del capitale sociale in campo educativo si sono concentrati finora sul ruolo della scuola nella costruzione di capitale sociale, e in modo particolare su come la scuola debba costruire capitale sociale nell’ottica del social bridging, vale a dire nella costruzione di ponti per poter connettere tutti gli ambiti di vita dell’individuo. Il capitale sociale diventa, secondo questa accezione, una risorsa per far uscire la scuola dalla propria autoreferenzialità e ancorarla al territorio, al mondo del lavoro, alla società stessa (Sergiovanni, 200230). Il capitale sociale è quindi inteso come una risorsa per migliorare la scuola.

Attraverso il capitale sociale l’individuo aumenta la propria coesione sociale e la propria identità sociale, riuscendo ad esprimere meglio i suoi talenti.

E se il capitale sociale fosse una risorsa non solo per il rinnovamento della scuola ma anche per portare innovazione nei percorsi formativi? Se il capitale sociale fosse in grado di rendere significative, ai fini dell’apprendimento e della crescita della persona, le relazioni che si creano nel mondo 2.0? Se questa risorsa diventasse un elemento da progettare nel momento in cui si programma un intervento formativo? Ma prima di tutto, il capitale sociale è davvero portatore di formatività? Se si, come amplificarne le potenzialità creando delle comunità virtuali in cui ci sia capitale sociale? Questo lavoro di ricerca non può prescindere dall’investigare se si può creare

capitale sociale nelle comunità virtuali di apprendimento, attraverso quali strategie, e soprattutto, se tale capitale sociale può rappresentare una leva per l’aumento della formatività di un percorso formativo on-line.

Prima di iniziare la riflessione sul rapporto tra capitale sociale e formatività è necessario individuare il significato che in questa ricerca viene attribuito al capitale sociale, e tessere la tela in cui si intreccia la relazione tra individuo, capitale sociale e formatività. Un’indicazione in tal senso è data dalla Risoluzione del Consiglio del 15 luglio 2003 sul capitale sociale e umano31. La conoscenza insita nelle capacità individuali e nelle reti sociali può supportare la strategia di Lisbona e assicurare che l’Unione Europea diventi l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Le interazioni positive tra capitale sociale e potenziale umano promuovono un apprendimento lungo tutto l’arco della vita e lo sviluppo delle competenze necessarie per la società dei saperi, con particolare attenzione all’uso delle ICT e allo sviluppo di competenze cognitive, metacognitive e relazionali.

La correlazione tra competenze metacognitive e capitale sociale porta all’auto- realizzazione della persona. Anche la formazione sta evolvendo in tale direzione e stanno nascendo nuovi paradigmi formativi centrati sulla valorizzazione del capitale cognitivo e del capitale sociale. “Apprendere ad apprendere” è stata definita la “competenza strategica” per eccellenza (Alberici, 2001), perché questa “metacompetenza” consente lo sviluppo e la diffusione dell’apprendimento come pratica continua, negli ambienti di lavoro e negli spazi individuali e sociali, travalicando i luoghi, i tempi e le modalità tradizionalmente e istituzionalmente a esso deputati.

Il nuovo modello formativo è quindi centrato sul soggetto che apprende e che, attraverso l’apprendimento, diventa capace di produrre nuova conoscenza. Come si afferma nel Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente32 presentato dalla

31 Risoluzione del Consiglio del 15 luglio 2003 sul capitale sociale e umano – Costituire il capitale sociale e umano nella società dei saperi: apprendimento, lavoro, coesione sociale e genere – 2003/C 175/02 - http://www.edscuola.it/archivio/norme/europa/c_175030724.pdf

Commissione Europea nell’ottobre 2000, la formazione nella società della conoscenza non può limitarsi a essere solo formazione “formale” ma deve essere centrata sul soggetto che apprende, deve fare leva anche su meccanismi “non formali” ed essere in grado di affidarsi anche a percorsi di autoformazione. In qualche modo, i processi di formazione risultano strategici per imparare a convivere con questa nuova società della conoscenza.

Alberici, nel suo volume Imparare sempre nella società della conoscenza (2002), sottolinea come la complessità della vita quotidiana, la pluralità dei ruoli che una persona deve ricoprire e i cambiamenti continui cui si è sottoposti, non possono essere affrontati senza un processo costante di apprendimento. L’apprendimento è una capacità innata di ogni essere vivente, al punto che in assenza di apprendimento non è possibile sopravvivere (Maturana e Varela, 1984). Apprendere diventa quindi una questione di sopravvivenza e di qualità della vita. “Imparare sempre” diviene, nella società della conoscenza, una necessità e un obiettivo da cui nessuno può rimanere escluso. Il concetto di apprendimento si fonde con quello di lifelong learning, che definisce il principio dell'educazione permanente.

La Commissione sottolinea inoltre il ruolo chiave del collegamento in rete per creare il capitale sociale, per lo sviluppo e la diffusione di materiale didattico e di metodologie di elevata qualità. In questo contesto, le nuove tecnologie giocano un ruolo fondamentale, perché potenziano all’infinito la trasmissione e la creazione di conoscenza, divenendo un fondamentale strumento di formazione e apprendimento. La rete diventa uno spazio aperto in cui dar vita a processi d'apprendimento connotati da un elevato grado di interattività fra tutti gli attori coinvolti (Trentin, 2001), consentendo modalità di interazione sincrone e asincrone. Le ICT, attraverso la costruzione della rete (network), hanno inoltre la grande potenzialità di recuperare quella ricchezza creata dallo scambio di idee, conoscenze ed esperienze che amplifica il capitale cognitivo del singolo individuo. La rete sta diventando uno dei luoghi principali in cui si crea nuova conoscenza (Castells, 1996) e nelle comunità virtuali si possono raggiungere livelli di creatività e innovazione fino a poco tempo fa impensabili. La competitività di queste comunità è legata a tre fattori principali:

 la capacità di minimizzare sia i costi economici, sia il tempo e la fatica per la creazione e lo sviluppo della conoscenza, perché attraverso la rete di contatti si arriva a una maggiore e più proficua condivisione delle esperienze e delle

conoscenze tra una moltitudine di attori;

 la capacità di attrarre risorse umane a elevato potenziale intellettuale e creativo;  la capacità di sostenere la formazione di capacità auto-organizzative attraverso la

produzione e riproduzione di capitale sociale e relazione.

Nella società della conoscenza il capitale sociale gioca un ruolo molto importante, perché orienta le relazioni, motiva la partecipazione alla rete e alle comunità virtuali, determina la fiducia nei confronti delle dinamiche di rete che permettono la co- costruzione della conoscenza.

Il capitale sociale potrebbe essere considerato il collante tra società della conoscenza e ICT, e in campo formativo, esso potrebbe costituire una risorsa strategica per dare valore aggiunto ai percorsi di apprendimento in modalità e-learning.

1.6 Il capitale sociale come nuovo ossigeno per gli ambienti di