Il fattore determinante per il successo di un progetto migratorio è il capitale sociale. Tale capitale è, secondo Bourdieu (1979), l'insieme delle risorse (reali o potenziali) che derivano dalla stabilità, dall'estensione e dal tipo di rete sociale nella quale si è inseriti. Per un migrante, il successo delle tappe del percorso migratorio (partenza, sistemazione, ritorno) è profondamente legato all'ampiezza e all'efficacia delle reti sociali in Tunisia e all'estero. Ad esempio, per quanto riguarda la partenza, questa sarà più semplice se si ha un amico in Francia che ha dei contatti con un datore di lavoro disponibile all'assunzione. Anche per chi parte in modo irregolare, è essenziale avere dei legami stretti con la famiglia allargata e con gli amici che possono avere fiducia in lui e prestare il denaro necessario per acquistare un contratto falso, o un visto falso. Una buona sistemazione nel paese d'accoglienza esige una buona rete che permetta il passaggio d’informazioni e un supporto in caso di bisogno. Infine, al momento del rientro, se il migrante è riuscito a mantenere buoni contatti ed è capace di crearne di nuovi grazie ad una migliore posizione sociale, è più facile reinserirsi nel paese d'origine e intraprendere progetti economici.
Se le prime generazioni di migranti che partivano spesso non avevano una famiglia all'estero e si fidavano delle informazioni ricevute da amici o da conoscenti che li mettevano al corrente delle opportunità di lavoro, le generazioni di migranti più recenti beneficiano di una rete ampia, esistente da decine d'anni. I migranti conoscono le persone che possono fornire un contratto di lavoro o un visto per emigrare legalmente, ma sanno anche a chi rivolgersi per organizzare una partenza illegale. In ogni caso, prima di arrivare in Francia, i migranti hanno già contattato i membri della famiglia o gli amici che possono ospitarli o indicargli dove cercare lavoro. All'interno del circuito migratorio che comprende Berre-‐l’Étang, gli stagionali che vanno in pensione cercano di passare il contratto stagionale ai figli. Questi ultimi arrivano spesso prima della fine del contratto del padre, e lavorano in nero per lo stesso datore di lavoro per prepararsi a prendere il posto del padre. In
ogni caso, la rete sociale non aiuta in modo indefinito il migrante appena arrivato. Se questo non riesce a trovare lavoro nei primi mesi dopo il suo arrivo, spesso non può più contare sull’appoggio incondizionato della sua rete sociale: la paura di essere scoperti dalle autorità francesi mentre si sta ospitando un migrante in situazione irregolare, spinge gli ospiti a interrompere il sostegno fornito. Questo comportamento è considerato come normale, ed è accettato senza recriminazioni dai nuovi arrivati. Esiste un codice informale di regole tra i migranti della rete di Berre-‐l'Étang, che impone il rispetto della sicurezza di coloro che sono riusciti a regolarizzare la loro situazione, e impedisce di abusare della loro disponibilità. Per quello che riguarda le relazioni con i datori di lavoro, i migranti più anziani sembrano aver spesso creato dei legami di rispetto e di fiducia con i datori di lavoro, probabilmente in ragione di un rapporto di potere meno squilibrato di quello stabilito con i lavoratori irregolari. Se le reti sociali costruite all'estero dalle vecchie generazioni sono composte da migranti e dai loro datori di lavoro, per i migranti senza documenti la possibilità di tessere legami di solidarietà è inferiore. La situazione irregolare è un ostacolo alla costruzione di relazioni sociali strette con i datori di lavoro. La paura dei controlli di polizia limita anche la libertà di movimento verso i centri urbani e riduce l'opportunità di entrare in contatto con i locali.
Tuttavia, queste limitazioni non hanno impedito totalmente un aumento del capitale sociale. Infatti, i migranti irregolari tunisini di Berre-‐l’Étang, tra cui una maggioranza sono originari di Ghardimaou, sono in contatto regolare (una o due volte al mese) con la missione di Médecins du Monde che si occupa delle cure mediche per le persone che hanno difficile accesso alle strutture sanitarie pubbliche. Al fine di poter meglio assistere i migranti presenti in Francia, il team di MdM ha deciso di rendere il progetto transnazionale e di eseguire un controllo medico dei migranti e delle loro famiglie fin dal luogo d'origine: Ghardimaou. Si è quindi instaurata una relazione di fiducia tra il team e i migranti. A seguito di missioni sul campo, per entrare in contatto con le autorità e i medici della città di Ghardimaou e per valutare la fattibilità del progetto, il team ha scoperto che, anche se gli stagionali hanno teoricamente diritto a una copertura medica per le loro famiglie, la complessità delle procedure burocratiche impedisce loro spesso di approfittarne.
Inoltre, anche le famiglie dei migranti irregolari spesso non hanno accesso alla “carta bianca" che permetterebbe un accesso gratuito ai servizi sanitari in Tunisia: le autorità locali non concedono questa possibilità alle famiglie di cui un membro lavora all'estero, partendo dal principio che le famiglie di migranti dispongono di entrate significative. A volte, però, queste famiglie di migranti irregolari sono obbligate a inviare denaro in Francia per poter rispondere ai bisogni quotidiani dei migranti.
Grazie al progetto, si è instaurata una stretta collaborazione con i medici della città di Ghardimaou. Anche nelle zone più isolate, è stato effettuato un sondaggio per definire le malattie ricorrenti tra le famiglie dei migranti. Il team di MdM ha poi contattato il responsabile regionale della sanità, con cui sono state organizzate una serie di lezioni di formazione per i medici locali concentrate sulle malattie che colpiscono maggiormente la popolazione interessata. Inoltre, MdM ha creato un posto di lavoro a tempo parziale remunerato per la fondazione di un'associazione di famiglie di migranti. L'obiettivo iniziale era di incoraggiare le famiglie di migranti a creare legami di solidarietà e di aiuto reciproco: la solidarietà è poco diffusa a causa della lontananza geografica delle famiglie, da una parte, e dall'altra per la tendenza tradizionale a utilizzare solo l'aiuto della famiglia allargata. Una sorta di divisione esiste tra le famiglie, dovuta anche alla diffidenza creatasi nella società tunisina sotto il sistema di controllo poliziesco del regime di Habib Bourguiba, divenuto ancora più feroce sotto Z. A. Ben Ali. La legge, in particolare, reprime con severità la migrazione irregolare, per cui la gente non osava parlarne apertamente prima della rivoluzione.
Un altro obiettivo a lungo termine dell'associazione è agire in favore dei diritti dei migranti e delle loro famiglie presso le autorità e l'amministrazione. L'impiegato assunto da MdM, geologo di formazione, era già membro di un'associazione ambientalista ed ha delle competenze per quanto riguarda la comprensione delle leggi e dei meccanismi amministrativi. È anche molto attivo, si reca regolarmente in visita presso le famiglie dei migranti, e le sue proposte di azione sono spesso accettate da tutti. L'associazione conta già una decina di aderenti attivi, tra i quali delle donne, tra cui una è la tesoriera dell'associazione. In questo modo, un nuovo
legame di solidarietà si è creato grazie all'incontro con Fatima, la studentessa di psicologia che è stata la mia interprete durante una delle missioni. A Tunisi, Fatima lavora con un'associazione di giovani universitari nata dopo la rivoluzione, "Articolo 13"67, che è molto attiva nella difesa dei diritti dei migranti. Questa organizzazione
fa parte di una rete internazionale di attivisti che le permette di beneficiare di contatti con altre associazioni nazionali ed europee. Grazie a questi contatti, Articolo 13 ha ottenuto il finanziamento di un info-‐tour, che prepara il terreno per una carovana di sensibilizzazione sui diritti dei migranti e sulla libera circolazione, che sarà organizzata nel giugno 2013.
Fatima si è detta molto interessata dalle storie e dalle testimonianze di Ghardimaou, e ha, come conseguenza, proposto alla sua associazione di includere questa città nelle tappe dell'info-‐tour. Si è già tenuto un incontro a Jandouba tra l'associazione dei migranti di Ghardimaou e la rete di attivisti internazionali di Articolo 13.
Questa iniziativa contribuisce all'aumento di consapevolezza da parte dei migranti del loro status e dei loro diritti, e permette loro di capire meglio le dinamiche politiche e economiche internazionali legate alla loro situazione. Questa presa di coscienza potrebbe, con il tempo, contribuire alla politicizzazione dell'associazione di Ghardimaou e all'organizzazione di azioni di advocacy a favore dei diritti dei migranti.
In conclusione, si può dire che grazie ai contatti con la società francese, anche migranti irregolari e delle loro famiglie a Ghardimaou hanno beneficiato di un rinnovamento del loro capitale sociale. La partecipazione a una rete internazionale di associazioni, che lavora per i diritti dei migranti, ne è il primo risultato. Se è ancora troppo presto per valutare i benefici concreti, la presa di coscienza dello status e dei loro diritti da parte dei migranti è il punto di partenza fondamentale per raggiungere gli obiettivi dell'associazione.
67 Dall’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite che stabilisce il diritto di entrare e uscire liberamente dal proprio paese.
CONCLUSIONI
Il cambiamento del contesto strutturale internazionale negli anni 1970 ha portato ad un cambiamento nelle politiche migratorie verso un graduale inasprimento dei criteri di ingresso e di soggiorno dei migranti, complicando la regolamentazione dei flussi migratori. Questo ha portato a una diversificazione degli status giuridici ottenibili dai migranti, aumentando allo stesso tempo i vincoli al loro movimento e alla loro installazione.
Dallo studio condotto nella regione di Ghardimaou si è rilevato che, rispetto alle vecchie generazioni di migranti, le nuove generazioni hanno la necessità di sviluppare maggiori competenze e strumenti per partire e che, in molti casi, esse hanno bisogno di un capitale economico significativamente più alto. In modo particolare nel caso dei lavoratori non qualificati, se le vecchie generazioni avevano più opportunità di lavoro grazie al boom economico in Europa e la riuscita del loro progetto migratorio era principalmente legata alla loro capacità e alla qualità delle loro reti sociali, per le ultime generazioni di migranti il contesto strutturale impone vincoli e difficoltà maggiori. La diminuzione dell'offerta di lavoro e la maggiore differenziazione degli status giuridici riservati ai migranti rappresentano un limite nella ricerca di un’occupazione. Le nuove generazione di migranti, se da un lato godono di una rete sociale più ampia e stabile rispetto ai pionieri, dall’altro vedono le loro possibilità di successo diminuire.
La categorizzazione in status diversi imposta dall’alto, influenza profondamente le scelte individuali, i percorsi migratori, così come il modo in cui i migranti beneficiano della loro esperienza migratoria. Anche gli effetti sulla vita familiare dei migranti variano in rapporto al tipo di permesso di soggiorno ottenuto nel paese di accoglienza. Ad esempio, essere regolare in Francia permette di circolare liberamente, di rientrare nel paese d’origine più spesso e, quindi, di essere più presenti nella risoluzione dei problemi familiari e di poter rispondere meglio ai
bisogni della famiglia. Al contrario i migranti irregolari, che non possono rientrare, hanno meno opportunità di rimanere in contatto con il paese e la società d’origine. In questo caso, lo sviluppo di legami transnazionali è compromesso.
Allo stesso modo, la ricerca a Ghardimaou evidenzia come lo status giuridico ottenuto dai migranti nel paese ospitante influenza l’acquisizione di capitale economico, umano e sociale e il loro effetto sul paese d’origine.
In generale, l'afflusso di rimesse dei lavoratori migranti non qualificati del nord-‐ ovest tunisino, pur non avendo contribuito ad uno sviluppo visibile della regione d’origine, è comunque alla base di una certa riduzione della povertà e di una più equa distribuzione della ricchezza. La maggior disponibilità di reddito per le famiglie dei migranti e il conseguente aumento del consumo di cibo, delle spese per i materiali per la costruzione delle case e per l'assunzione di lavoratori edili, contribuisce a rafforzare il mercato locale.
Tuttavia, in particolare tra i lavoratori migranti non qualificati delle nuove generazioni soggetti a status giuridici precari, si riscontra un maggiore rischio di fallimento del progetto migratorio e l’impossibilità di pianificare la propria vita e gli investimenti a lungo termine.
Va sottolineato che il livello di sviluppo locale dipende in gran parte dal contesto macro-‐economico nazionale. La mancanza di programmi organizzati e finanziati dallo stato tunisino rappresenta un ostacolo alle possibilità di miglioramento legate alla migrazione del tessuto economico nella regione di Ghardimaou. Non è possibile far risalire la responsabilità dello sviluppo locale unicamente alle rimesse dei migranti, che sono naturalmente collocate nelle regioni in cui l’investimento in attività economiche è più redditizio. Se da un lato, un intervento da parte dello Stato potrebbe stimolare l’investimento dei risparmi dei migranti nelle loro aree di origine, dall’altro la diffidenza ancora molto forte nelle istituzioni pubbliche a causa della corruzione potrebbe ostacolare questo processo.
Per quanto riguarda il capitale umano dei lavoratori non qualificati di Ghardimaou, questo consiste soprattutto nelle competenze acquisite nell’utilizzo di nuove
tecnologie nei settori dell'agricoltura e delle costruzioni. La rete di migranti che collega Ghardimaou alla Francia è composta principalmente da lavoratori salariati nell'edilizia e nell'agricoltura, settori in gran parte riservati ai migranti dal paese ospitante, che beneficia della manodopera straniera a basso costo ma non sviluppa politiche volte alla formazione o all'integrazione sociale di quest’ultima.
Nel caso di Ghardimaou, le tecniche agricole più moderne utilizzate dai migranti in Francia potrebbero essere applicate nella regione di origine, ma non sono finanziate dallo Stato tunisino o dai proprietari terrieri locali.
In più, la marginalizzazione sociale che i migranti vivono nel paese d’accoglienza li ostacola nella costruzione di forti legami sociali, nel processo d’interiorizzazione di nuovi valori o conoscenze e nella loro trasmissione alle loro famiglie o al loro gruppo sociale in Tunisia.
In generale, anche le opportunità per i migranti di costruire delle relazioni sociali utili al loro progetto migratorio sono influenzate dallo status giuridico che essi riescono ad ottenere nel paese di accoglienza. I migranti irregolari sono ostacolati nelle loro possibilità di muoversi liberamente e hanno quindi maggiori difficoltà nell’intraprendere rapporti sociali stabili con la popolazione locale.
Tuttavia, nel caso di Ghardimaou i benefici risultanti dall'acquisizione di un rinnovato capitale sociale durante l'esperienza migratoria, si sono rivelati importanti in particolare per i migranti irregolari. L'esistenza di associazioni e organizzazioni non governative che si occupano della protezione dei diritti dei migranti e che cercano di rispondere alle necessità di cui lo Stato non si fa carico, rappresentano una nuova opportunità per i migranti irregolari di costruire e di beneficiare di un rinnovamento del loro capitale sociale nel paese di accoglienza. Il contatto con queste associazioni contribuisce soprattutto alla presa di coscienza dei loro diritti e delle questioni politiche ed economiche che ruotano intorno alla loro condizione di migranti. In più, la transnazionalizzazione delle reti di attivisti aumenta i contatti e le collaborazioni per la creazione di progetti condivisi tra le strutture associative situate in paesi diversi. Questo permette ai migranti di Ghardimaou di beneficiare e di far beneficiare alle loro famiglie di un sostegno
associativo basato non solamente in Francia ma anche in altri paesi nei quali la rete di associazioni è presente, come la Tunisia, la Germania e il Belgio.
In conclusione la ricerca a Ghardimaou evidenzia che, se si prende in considerazione una definizione di sviluppo non solamente economica, le ultime generazioni di migranti lavoratori non qualificati, vedono da un lato diminuire le loro opportunità di beneficiare di un aumento di capitale economico e umano in confronto ai pionieri, dall’altro possono però influenzare il loro contesto d’origine grazie all'acquisizione di nuovo capitale sociale nel paese d’accoglienza e in particolare al sostegno associativo internazionale.
In più si nota come la durata della migrazione e la stabilità dello status giuridico all’estero sia importante per il migrante per mantenere dei legami trasnazionali con il paese d’origine e poter fare progetti d’investimento a lungo termine. A livello macro, sembra chiara la necessità di un cambiamento di prospettiva delle politiche migratorie europee. In effetti, se non viene data una maggiore attenzione alle necessità dei paesi d’origine dei migranti, è poco probabile che gli attuali programmi di migrazione temporanea di mano d’opera abbiano effetti significativi sullo sviluppo di questi ultimi. Se l’elaborazione delle politiche migratorie continuerà a essere sottomessa a delle priorità a breve termine, come la flessibilità dell'offerta di lavoro nei paese d’accoglienza, sarà difficile che queste politiche possano allo stesso tempo influenzare positivamente la stabilità a lungo termine e lo sviluppo dei paesi d’origine.
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