Assenza di controllo e partenze più facili
Nel corso delle interviste realizzate con i migranti in pensione che sono partiti prima dell'instaurazione di criteri più severi per l'entrata in Europa, troviamo un discorso abbastanza omogeneo relativo al percorso migratorio. La partenza avveniva in modo semplice: si partiva in aereo ottenendo automaticamente un visto turistico della durata di tre mesi. Una volta arrivati in Europa, seguendo la propria rete migratoria, si trovava facilmente un alloggio e un lavoro, grazie alla necessità di manodopera e l'esistenza di un mercato del lavoro secondario, caratterizzato da stipendi bassi e condizioni difficili, riservato quasi esclusivamente agli stranieri (M. Piore, 1986).
Nel caso in cui non si trovasse lavoro, o se le condizioni non fossero soddisfacenti, si rientrava in Tunisia. Anche se la data limite del visto era stata superata, non c'erano ripercussioni amministrative o giuridiche. Chi non è riuscito a installarsi all'estero racconta la sua esperienza come una specie di viaggio, grazie al quale aveva potuto far visita ad amici oppure alla famiglia all'estero, e aveva potuto scoprire un nuovo paese, raccontandone le novità agli amici una volta rientrato. Le loro interviste non sono caratterizzate da sentimenti di rimpianto o di fallimento.
Il soggiorno nel paese d’accoglienza: le diverse esperienze tra i permessi stagionali e a lunga durata
Il periodo all'estero ha, in generale, la durata di più o meno 30 anni59. La
maggioranza di questi migranti è partita tra i 18 e i 30 anni, ancora celibi. Dopo aver guadagnato abbastanza per poter pagare la festa di matrimonio e costruire una casa per una futura vita familiare, diveniva possibile per i migranti chiedere in matrimonio la fidanzata durante le vacanze. La durata tra la partenza e il matrimonio dipendeva dal tipo di occupazione e di contratto del migrante, e quindi dallo stipendio.
A Ghardimaou, una buona parte di coloro che sono partiti prima della metà degli
anni 1970 ha ottenuto un contratto stagionale60. Il lavoro degli stranieri in
agricoltura è caratterizzato da questi contratti, che seguono le necessità di forza lavoro dei datori di lavoro, e che permettono di restare in Francia solo qualche mese all'anno, ma non danno diritto al ricongiungimento familiare. L'assunzione viene fatta dai datori di lavoro a condizione che non esista manodopera disponibile sul
territorio francese. Il contratto stagionale, o OMI61, ha una durata da quattro a sei
mesi all'anno, prolungabili dal datore di lavoro fino a otto mesi. Se il migrante rimane in Francia oltre il periodo consentito, non avrà la possibilità di firmare lo stesso tipo di contratto l'anno successivo. La posizione degli stagionali è quindi molto precaria e la minaccia di non riassunzione l'anno successivo li rende facili vittime di sfruttamento da parte del datore di lavoro e delle reti mafiose che gestiscono il traffico dei contratti (A. Morice, 2008).
L'esperienza migratoria in questo caso è abbastanza particolare. Per garantirsi delle entrate durante tutto l'anno, il migrante riesce talvolta ad avere una seconda attività in patria, nell'agricoltura oppure nell'edilizia, oppure rimane in Francia irregolarmente trovando lavoro in nero. Ma questo non avviene facilmente, il migrante stagionale si ritrova spesso disoccupato per un buon periodo dell'anno, e
59 Informazione ricavata dall'elaborazione dei dati del nostro questionario.Le persone che si sono
definitivamente trasferite in Francia con le famiglie sono escluse dai dati.
60 Informazione ricavata dall'elaborazione dei dati del nostro questionario. 61 Dal precedente nome dell’OFII.
sopravvive grazie a quello che ha guadagnato durante la stagione agricola in Francia. Le sue entrate non sono regolari, e la pianificazione a lungo termine o la realizzazione di un progetto rimangono difficili e rare. Quanto si è guadagnato viene speso velocemente per sopravvivere in Francia, per le esigenze quotidiane della famiglia in Tunisia, per l'istruzione dei bambini e la ristrutturazione della casa. I contratti di lunga durata sono più caratteristici del lavoro nell'edilizia o nel commercio. Questi permettono una precarietà minore all'estero e sono fonte di entrate annuali più alte. Le case nei quartieri più ricchi e le attività commerciali più redditizie appartengono a coloro che sono riusciti a installarsi a lungo termine in Europa e a ottenere un'occupazione stabile.
Il ritorno e le difficoltà di reinserimento
Il ritorno del migrante nel territorio di origine è dovuto a varie ragioni e si realizza con differenti modalità: può avvenire alla fine del contratto di lavoro oppure alla pensione. In casi più rari il ritorno avviene quando il migrante guadagna abbastanza per riuscire a far partire il suo progetto al bled62, nel villaggio d’origine. Questa
situazione è caratteristica di coloro che avevano un permesso di soggiorno di lunga durata e un contratto di lavoro non stagionale.
La maggioranza dei migranti di ritorno dicono di essere felici di essere di nuovo con la famiglia e di passare la vecchiaia a casa loro. Tuttavia molti continuano a recarsi in Francia per mantenere i contatti con gli amici, per incassare la pensione63, e in
certi casi per continuare a lavorare qualche mese all'anno.
Talvolta, il migrante che si è ben inserito nel paese di accoglienza e che ha passato molti anni in un contesto totalmente differente da quello di partenza, ha delle difficoltà a riadattarsi alla vita in famiglia e nel villaggio d’origine. Durante le interviste realizzate separatamente con ciascun membro della famiglia, si osserva che a volte c'è una difficoltà a riadattarsi alla vita comune. In particolare, le donne e
62 La parole “bled” in arabo significa paese o stato, e nel linguaggio colloquiale è utilizzata per
definire il luogo di provenienza di una persona.
63 È possibile anche ricevere la pensione in Tunisia, ma i migranti preferiscono ritirarla in
le ragazze risentono della privazione della loro indipendenza, che avevano acquisito in assenza del padre. Il padre, contemporaneamente, constata i cambiamenti che si sono verificati durante la sua assenza e deve fare un grande sforzo per adattarsi ed esercitare di nuovo la sua autorità. Queste difficoltà possono anche spingere i migranti a ritornare periodicamente in Francia, per ritrovare la loro libertà lontano dalle responsabilità familiari e sociali.