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Capitalismo di consumo e globalizzazione

Nel documento Aldo Nove: forme, generi e temi (pagine 81-92)

Route 66: romanzo di formattazione Storia di un teologo che viveva in un gross market

3.2 Capitalismo di consumo e globalizzazione

Capitalismo e la globalizzazione sono temi ricorrenti nelle opere di Nove. In un capitolo di Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese, Nove affronta

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la distinzione fra capitalismo di produzione e capitalismo di consumo. Mentre il primo appartiene a un periodo che si estende dalla prima rivoluzione industriale fino alla fine della seconda guerra mondiale e ha lo scopo di produrre più merci al minor costo possibile, il secondo ha inizio negli anni Sessanta, è della generazione di Nove e ha come fine far consumare il più possibile. Il capitalismo di consumo trova le proprie radici nei mass media, in particolare la televisione, luogo in cui sono presentati gli oggetti dei desideri e mezzo con cui è possibile invogliare a comprare. Il consumatore è spronato a spendere per acquistare prodotti non indispensabili che vengono sostituiti con altri più nuovi poco dopo tempo. Per questo Nove parla del capitalismo come del «trionfo della spazzatura», quando invece un tempo «non si buttava via nulla. Neanche la cacca. La si usava per concimare. Come la maggior parte dei rifiuti» [MCR 106]. E quindi oggi gli uomini sono sommersi da cose da buttare, ma nonostante ciò continuano a consumare, per la soddisfazione di poter comprare oggetti di cui crediamo di avere bisogno per riempire un senso di vuoto, che non è mai completamente colmato. Anche nella Vita oscena, Nove dice:

Nella vita quotidiana abbiamo tutti bisogno di cose. Ero piccolo ma già sapevo che riempirsi di cose è un modo che usiamo per sentirci il più lontano possibile dal nulla. Per questo le case si riempiono di elettrodomestici e di lampadari dalle forme più strane da cambiare il più possibile assieme ai divani e alle poltrone e al resto. [VO 9]

In Mi chiamo Roberta, Nove cita Vicente Verdù, uno scrittore e giornalista spagnolo, autore del libro Pianeta Mc-Terra, nel quale viene esposta la teoria della creazione di una nuova forma capitalista consistente in una nuova realtà che ha le proprie radici nella finzione. La fase capitalistica odierna sarebbe quella finta per cui la società è portata a comprare sempre di più, per andare ad una sorta di «teatro esistenziale infinito»[MCR 107]. In altre parole, l’uomo contemporaneo è conquistato dalle merci, che lo chiamano e lo attirano fino a dare a queste una propria vita. «Viviamo per entrare a teatro» [MCR 107], per essere degli attori di una scena che non ci appartiene ed è stata creata in modo fittizio dalla società con immagini puramente estetiche. Ma la caratteristica decisamente originale del capitalismo odierno, strettamente collegata alla globalizzazione, è quella di «vendere l’omologazione come differenza, in un’allucinazione collettiva dove a ciascuno è data la stessa, identica, funzionale diversità» [MCR 108]. Tutti abbiamo bisogno degli stessi oggetti, ma questi

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ci vengono venduti come se fossero pezzi originali, unici nel proprio genere. Si passa dalla globalizzazione all’omologazione.

Uno degli effetti della globalizzazione, per cui in ogni angolo del pianeta, è come sentirsi a casa a causa della perdita delle peculiarità culturali, è stato ben descritto da Nove, in Puerto Plata Market. Una volta arrivato a Santo Domingo, Michele si accorge che il clima tropicale nei Caraibi è completamente diverso da quello di Varese. Allora sceglie di recarsi al supermercato, un luogo che gli dà molta sicurezza, in quanto è lì che può smorzare la nostalgia per l’Italia. I supermercati, infatti, sono simili pressoché ovunque per struttura e per prodotti, che sono sistemati in file ordinate e sono provenienti da vari paesi; inoltre c’è l’aria condizionata che favorisce una temperatura mite, uguale in qualsiasi parte del globo. Marc Augé definisce nonluoghi

gli spazi che hanno la peculiarità di non essere identitari, relazionali e storici. Fanno parte dei non luoghi sia le strutture necessarie per la circolazione delle persone e dei beni (autostrade, svincoli e aeroporti), sia i mezzi di trasporto, che i grandi centri commerciali.70

In questo libro la denuncia degli effetti prodotti dalla globalizzazione è implicita; in Mi chiamo Roberta, invece, diventa esplicita. La storia del sardo Domenico spiega quanto sia complicato oggi lavorare nella pastorizia, in quanto i pastori sono solo delle pedine nelle mani dei proprietari di grandi aziende. Così gli allevatori fanno la maggior parte del lavoro, sprecando energie e denaro, ma il latte di produzione è venduto ad un prezzo molto basso e i pastori sono sottopagati.

Il feticismo delle merci

In Superwoobinda il mondo delle merci è predominante nei racconti. L’attenzione, infatti, è riservata soprattutto agli oggetti. Le cose prendono il posto riservato agli uomini e diventano soggetti, mentre l’essere umano viene declassato alla posizione di oggetto. Questa è un’esagerazione di quello che Marx chiamava feticismo delle merci. Tuttavia a Nove non interessa impostare il discorso su un piano sociale, antropologico, tanto meno economico e politico; piuttosto, vuole far emergere il grottesco della situazione e porla al lettore con l’intento di divertirlo, facendo uso dell’ironia e dell’umorismo nero. Il primo racconto della raccolta, Il bagnoschiuma,

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inizia dicendo: «Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagnoschiuma assurdo, Pure &Vegetal.» [SW 45]. Già da questa frase si intuisce come il racconto ponga in primo piano un oggetto, ovvero questo bagnoschiuma, rispetto alle figure genitoriali. La merce in questione fa capolino nella narrazione, non in quanto oggetto, ma in relazione al proprio marchio, il Pure &Vegetal. È il marchio del prodotto e la pubblicità che ne è stata fatta, assieme al prezzo, quello che rende una merce migliore di un’altra. L’oggetto ha un valore tale che in suo nome si può commettere un omicidio. I genitori del protagonista, infatti, hanno osato preferire un altro bagnoschiuma in offerta, a discapito del Vidal tanto declamato dal figlio, il quale dice: «Provatevi voi a essere colpiti negli ideali. Per delle questioni di prezzo, poi.» [SW 55]. L’adorazione per le merci è anche in Neocibalgina, il racconto che pone come protagonista questo farmaco, amato dai giovani che, ossessionati dalla pubblicità, prendono il medicinale tutti i giorni anche quando non c’è alcun bisogno. Questi ragazzi venerano il medicinale, come se fosse una spiritualità particolare: «Neocibalgina era dentro di noi, questo cercavo di fare capire, la televisione aveva soltanto lanciato il messaggio» [SW 904].

In Puerto Plata Market Michele, una volta arrivato a Santo Domingo, va alla ricerca disperata delle «cose buone della Mulino Bianco» [PPM 64] in un supermercato ben rifornito; tuttavia non le trova, perché non vengono importate nella Repubblica Dominicana. Così si dice: «non significa che non valga la pena di venire. Soltanto, è meglio portarsi i tegolini o quelle merendine che preferisci da casa.» [PPM 64]. Michele, per la nostalgia dei prodotti della Mulino Bianco che tanto gli piacciono e di cui non può fare a meno, deve cercarne nel supermercato dei validi sostituiti, ma purtroppo nessuno è come gli originali. Il protagonista ha da sempre una grande passione per gli snack, che sono fondamentali per la sua vita, tanto che, fin da bambino, varcava il confine con il padre per recarsi nella vicina Svizzera, dove vi erano svariati tipi di Toblerone, «da quello bianco a quello fondente a quello tradizionale, che è marrone al latte, compri quello che vuoi.» [PPM 46]. Il mondo delle merci in Puerto

Plata Market divora tradizioni e costumi di Santo Domingo, perché il luogo senza

dubbio degno di nota è il supermercato di Silverio Messon: «Allora il primo posto dove vado in questa Repubblica Dominicana […] è il posto più grande di Puerto Plata, è Silverio Messon Supermarket.» [PPM 58]. Ancora una volta la merce è superiore rispetto all’uomo e alla sua storia. Gli oggetti stanno al centro anche della sconvolgente storia di Sebastiano, a cui è riservata una sezione del libro. Sebastiano racconta di essere

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un appassionato di moto, in particolare le Kawasaki. Una volta, mentre si trovava a Puerto Plata, è stato colpito da due uomini: ciò che più gli interessava in quel momento, non era il fatto di essere quasi morto, ma che questi non gli rubassero la moto, la cosa più preziosa che aveva. Infatti Sebastiano dice: «Allora ho pensato a dove ero finito io, e gridavo nel buio io dicevo di non toccarmi la moto, gridavo di lasciarla stare e che loro erano degli animali, che erano come delle scimmie» [PPM 158]. Successivamente Sebastiano accenna al commercio sessuale dei bambini, di cui è a conoscenza perché una volta ha conosciuto un tedesco, il quale cercava minori per la prostituzione, ma l’uomo, appassionato di moto, dice che a lui non «interessa sapere più di tanto le porcherie che qui succedono e in ogni parte del mondo»[PPM 159], perché preferisce pensare alle moto. Sebastiano è quindi pronto a reagire nel caso gli toccassero il suo feticcio; al contrario non ha alcuna reazione quando scopre il responsabile di una tratta di prostituzione minorile, che mette in pericolo molti bambini di Puerto Plata.

Nel momento più importante dell’intera narrazione di Amore mio infinito, cioè quello del primo bacio di Matteo, il motore dell’azione è nelle mani di una merce, i galeotti Smarties: «Silvia aveva tra le labbra uno Smarties si è avvicinata a me con lo Smarties in bocca mi ha detto ne vuoi un pezzo?» [AMI 128]. Ed è il confetto colorato a suggellare il bacio fra i due, esaltando la merce come simbolo. La stessa cosa caratterizzerà anche l’ultimo capitolo del libro, quello in cui Matteo si innamora di Giovanna: il luogo dell’incontro fra i due è il simbolo per eccellenza del capitalismo di consumo, il Mc Donald’s.

Il ritorno del represso conformista

Stefano Brugnolo ha dedicato alcuni studi alla teoria di Francesco Orlando del ritorno del represso, spiegandone il significato: «il ritorno del desiderio ‘cattivo’, asociale, politicamente e moralmente sconveniente. Si tratta sempre e comunque di un desiderio che va contro il discorso comune e ragionevole, che lo contraddice, che lo critica anche quando lo sottoscrive»71. In sostanza, secondo Orlando, in letteratura lo scrittore contraddice continuamente il mondo come è, perché vuole dare voce a desideri che vanno contro le norme sociali. La teoria di Orlando è stata analizzata anche da Francesco Ghelli, che cerca di spiegare come il ritorno del represso possa manifestarsi

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oggi, dato che i limiti imposti dalla comunità sono pochi rispetto al passato e si ha come l’impressione che tutto sia concesso.

Fin da quando ho avuto a che fare con l’ipotesi orlandiana della letteratura come sede di un ritorno del represso mi sono chiesto che cosa nella nostra epoca di deregulation, di caduta di censure e tabù, potesse occupare il fatidico posto del represso. […]La letteratura dei giorni nostri, rispetto alla tradizione delineata da Orlando, sembra situarsi in una condizione postuma, al di là di una frattura che ha posto fine idealmente a una lunga storia di repressione, di morali coercitive e limitanti.72

Ghelli parla di «ritorno del represso conformista» nella letteratura postmoderna e crede che questo risieda paradossalmente «nella sua assenza di critica, nella condiscendenza, o nell’attrazione con cui guarda alla cultura di massa e all’odierno debordante universo dei consumi»73. In un saggio del 1994, invece, Brugnolo definisce il ritorno del represso «una finta adesione al discorso dominante»74. Si tratta del

coinvolgimento o del piacere più o meno grande dello scrittore «nel simulare di pensare o essere come l’Altro».75 Questo concetto è esposto tramite alcuni esempi e fra questi è

menzionato anche Aldo Nove, che appartiene a quel filone di letteratura recente «che esibisce, enumera, quasi magnifica le merci nuove»76. Nove utilizza il materiale che è pubblicizzato dai media prendendone la distanza con consapevolezza. Lo scrittore descrive le merci imitando chi ne è consumatore, senza nessun giudizio morale. Le descrizioni merceologiche di Nove, secondo Brugnolo, non hanno comunque l’obiettivo di riprodurre e esaltare i prodotti: piuttosto, sono una «trasfigurazione del banale». Si tratta di una rappresentazione consapevole, in quanto «il vero consumatore coatto non sa o non crede di essere un consumatore coatto e non è dunque capace di estraniarsi. Solo se sei dentro e fuori quelle dimensioni ne puoi cogliere gli aspetti ambivalenti»77.

Televisione e pubblicità

Mentre, con l’iniziale diffusione dei mass media, alcuni autori hanno messo in evidenza gli effetti negativi di questa nuova forma di comunicazione sulla società, con

72 GHELLI 2013, p. 1. 73 Ibid. 74 BRUGNOLO 1994. 75 BRUGNOLO 2013, p.16. 76 Ivi, p.14. 77 Ivi, p.17

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la loro affermazione gli scrittori postmoderni si sono immersi nel mondo mediatico e non sempre sono stati in grado di mantenere una distanza critica da questi ultimi. Gli scrittori odierni presentano un atteggiamento ambivalente nei confronti dei mass media: infatti, ripropongono «le critiche apocalittiche della stagione precedente, combinandole tuttavia con una fascinazione per la pubblicità e la civiltà dei consumi.»78Aldo Nove è esemplare per analizzare il rapporto fra la letteratura e la pubblicità nei giorni nostri. Egli rappresenta un’immagine estremizzata della società, sopraffatta dal consumo e dall’influenza mediatica. Ghelli afferma che «Superwoobinda più che un ritratto realistico dell’odierno consumatore, è una deformazione satirica. Nel caso di Nove, quindi, gli estremi dell’esaltazione e della demonizzazione della pubblicità si toccano, vengono espressi simultaneamente nel testo»79. Di seguito Ghelli offre un esempio in

relazione al racconto Il bagnoschiuma: «Da un lato, la dichiarazione di fede della voce narrante, “quel cavallo era la libertà”; dall’altro, la colossale smentita del suo comportamento maniacale e sanguinario: un avvertimento trasparente sui pericoli della pubblicità»80.

Con il postmoderno i mezzi di comunicazione di massa non sono più semplicemente dei diffusori di informazione, ma «acquisiscono un ruolo prioritario e determinante nella gestione del senso di veridicità collettivo, ossia costituiscono, formano e rimodulano incessantemente, attraverso l’emissione persistente di segni, la percezione della realtà che si avverte collettivamente in un determinato immaginario»81.

I personaggi appartenenti alla fase cannibale della produzione di Nove sono contornati da un mondo ovattato, la cui realtà è filtrata dalla pubblicità e dalla televisione, accessibile a tutti, senza distinzioni. La realtà infatti, non è quella che si vive giorno per giorno, ma è quella che si vede in tv, «perché alla televisione tutto sembra più vero» [SW 227]. Per esempio nel racconto A letto con Magalli, la protagonista confonde la realtà con la finzione televisiva: infatti, la donna crede di conoscere realmente il presentatore. Superwoobinda mostra come sarebbe il mondo se avvenisse quello che psicologi, sociologi e antropologi hanno previsto in seguito a un eccesso di fruizione televisiva, ovvero una sorta di istupidimento dell’intera società. Quello che sta al centro dei programmi descritti in Superwoobinda è la loro futilità, anche se non è mai

78 Ivi, p. 120. 79Ivi, p. 109. 80 Ibidem. 81BIO 2009, p. 13.

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denunciata esplicitamente. Il racconto i Programmi dell’Accesso è un’accusa implicita al piccolo schermo, come mezzo di comunicazione responsabile di alienazione mentale. Il protagonista è Andrea Garano, il quale è indotto a compiere atti omicidi da questa serie di trasmissioni che andava in onda negli anni Settanta e Ottanta, trasmettendo contenuti realizzati da associazioni politiche, culturali, religiose in modo autonomo, con l’opportunità di usufruire dell’assistenza tecnica della RAI. Andrea Garano, vittima di questa trasmissione, afferma:

La mia mente è malata perché i Programmi dell’Accesso ci sono entrati dentro […] perché quando do fuoco alla porta della mia vicina di casa non sono responsabile di averle bruciato giù tutto. A impormi di comportarmi così sono gli uomini che parlano delle tubature delle fogne che ci sono in Pakistan durante i Programmi dell’Accesso [SW 547] .

Tuttavia gli esempi riportati dal protagonista sono legati a questioni di tipo educativo, non certo capaci di scatenare un istinto omicida: la lotta alla sclerosi multipla, i diritti delle lavoratrici statali, le interrogazioni parlamentari. Si tratta di uno stravolgimento ironico: Nove utilizza volutamente il paradosso per spiegare gli effetti distruttivi della comunicazione che trasmette messaggi eterogenei, senza nessun collegamento logico. Anche quando vorrebbe essere buona e civile, la televisione genera azioni criminali. Tommaso Ottonieri spiega che i Programmi dell’accesso in

Superwoobinda sono

quella zona franca dove tutto il corpo Sociale più assurdo e più vero poteva farsi tv[…] Tutto questo è l’Accesso: quella zona di comunicazione, il passaggio dove tutto può farsi televisione, cioè deve farsi televisione, e la televisione lei stessa si fa tutto, surrogato di Società-reale, visione dell’invisibile (di quell’invisibile che è la gente), in un rito universale della Soglia. Il bulbo di cristallo (tv) è questa soglia, che garantisce l’accesso (cioè la verità) a tutto quello che è vero.82

L’alienazione televisiva presente in Superwoobinda si attenua leggermente in

Puerto Plata Market, con la consapevolezza che realtà e televisione sono due mondi

distinti, anche se Michele preferisce la finzione della tv; infatti, dice: «il funzionamento delle cose che sono immediatamente vita pensandoci bene mi sembra molto volgare, e allora a me vanno senz’altro bene tele e finzione assoluta» [PPM 100]. Come spiega

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Gabriella Macrì83, in Puerto Plata Market le trasmissioni televisive, come ad esempio

Lo Zecchino d’Oro, sono menzionate da Michele per raccontare la propria infanzia ed

hanno l’obiettivo di creare una sorta di memoria collettiva. Avviene lo stesso, quando vengono ricordate alcune pubblicità fra cui quella dell’Allegro Chirurgo o delle caramelle Brancamenta, oppure del Dolceforno. Effettivamente la pubblicità invade le pagine di Puerto Plata Market: il Toblerone, l’Ovomaltina, i Ringo, i Biancorì, molti prodotti della Mulino Bianco o le sigarette Marlboro. Alcuni capitoli sono scanditi dal racconto degli sviluppi di una delle soap opera più famose della televisione, Beautiful, che viene raccontata a Francis per cercare di conquistarla. La valenza che assume questo capitolo è decisamente ironica e allo stesso tempo è critica, soprattutto nei commenti di Francis alle varie vicende: è quindi una sorta di denuncia implicita. In alcune pagine, però, la menzione di alcuni programmi tv diventa uno strumento di svago, oltre che di aggregazione, come nel caso della partita Juventus-Borussia che incolla al televisore tutti i turisti italiani che si trovano a Puerto Plata.

Differente è il ruolo attribuito alla televisione da Amore mio infinito, con cui si abbandona la visione totalmente alienata di Woobinda. In particolare nel secondo capitolo, I coccodrilli, per colmare il vuoto lasciato dalla morte della madre, Matteo utilizza il piccolo schermo:

E ti aggrappi ai capelli, al rumore lontano della televisione, alla voce del presentatore dell’Almanacco del giorno dopo che diventa una casa dove abiti mentre fuori c’è la tempesta e tutto quello che non vuoi vedere, grande come un sole, che ti brucia le mani, dà fuoco ai pensieri. [AMI 57].

Mia madre mi ha detto che finiva. Io la guardavo e sentivo che c’era e che era tutto ma dopo non ci sarebbe stata più e io e mio padre avremmo guardato la televisione in silenzio tutte le sere come due morti che ascoltano quante altre persone sono morte quel giorno. [AMI 65].

Sempre in questo capitolo, la televisione evidenzia la difficoltà di comunicazione per gli adulti:

Quando mia madre è arrabbiata sbatte il cucchiaio nel piatto più forte mio padre tira su la minestra aspira forte sembra che tutto sia fatto di vetro che sta per cadere da un momento all’altro […] così ti batte il cuore fortissimo

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mentre alla televisione c’è Andreotti che parla e alle volte in questo silenzio mio papà e mia mamma mi chiedono delle cose per esempio come va la scuola? [AMI 48].

Nel capitolo successivo, Primo bacio, la televisione assume un’altra funzione che è quella di rilassamento: infatti Matteo, ormai diciottenne, si distende prima del suo appuntamento con Silvia guardando Happy Days e alcuni programmi condotti da Fabrizio Frizzi. Ma oltre a ciò,la tv è usata per descrivere la morte del nonno: l’elettrocardiogramma è paragonato a un programma televisivo composto da immagini di montagne, fino a quando il televisore non si spegne, perché il puntino rosso disegna un'unica retta. «Il televisore spegnendosi, ha risucchiato tutta la luce in un unico punto, che poi è sparito, e tutto lo schermo è diventato nero e immobile» [AMI 83].

Nel documento Aldo Nove: forme, generi e temi (pagine 81-92)