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La mercificazione dei corpi: sessualità perversa e pornografia

Nel documento Aldo Nove: forme, generi e temi (pagine 73-81)

Route 66: romanzo di formattazione Storia di un teologo che viveva in un gross market

3.1 La mercificazione dei corpi: sessualità perversa e pornografia

Un tema centrale nei libri di Nove è il sesso legato alla perversione e alla pornografia. Quest’ultima ha conquistato un ampio spazio nella società contemporanea, soprattutto grazie ai mezzi di comunicazione di massa, primo fra tutti internet: oggi chiunque può reperire materiale porno con un semplice click. Come spiega Raffaele Donnarumma, stando al luogo comune,

la pornografia sarebbe il male: il male morale, poiché infligge un’offesa alla dignità dell’individuo (in particolare alla donna, ridotta a oggetto di dominio maschile) e al concetto stesso di individuo ( i soggetti pornografici sono corpi fatti a pezzi, sostituibili); e il male estetico, poiché le sue forme povere, ripetitive, scomposte producono ripugnanza o noia e svelano di essere cliché privi di fantasia.62

La pornografia si contrappone all’erotismo: infatti «la scena hard è iperbolica, saturata dai corpi, ossessionata dal bisogno di mostrare tutto e insieme dalla furia con cui distrugge l’integrità del corpo con lo sguardo che li seziona e li parcellizza»63; la

scena erotica, invece, fa delle allusioni mantenendo l’integrità dell’individuo.

L’etimologia della parola pornografia èπόρνη (pornè), che significa «prostituta» e γραφή (graphè), cioè «scrittura», quindi letteralmente significa «scrivere di prostitute». In senso più ampio il verbo greco da cui deriva il sostantivo pornè ha il significato di «vendere schiavi», ovvero nell’antica Grecia, persone che non sono considerabili completamente umane. Quindi, «la pornografia parlerebbe non solo del sesso, ma di un campo della rappresentazione in cui il corpo dell’uomo non è davvero umano ed è merce»64.

Esiste un filo conduttore fra la pornografia intesa come corpo-oggetto da vendere e ossessione per la mercificazione che coinvolge la letteratura degli anni Novanta del Novecento. Nelle opere cannibali di Aldo Nove, il corpo viene ridotto allo stato di

62 DONNARUMMA 2018, p. 494. 63 Ivi, p. 495.

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merce, soprattutto in Superwoobinda. Tuttavia anche nel Mondo dell’amore il sesso, svuotato di qualsiasi affetto positivo o passione, è legato all’oscenità e allo stesso tempo è totalmente avvolto dalla noia, fino a quando non subentra la violenza, l’unica in grado di sollevare l’umore e l’interesse dei protagonisti della storia. Il risultato è un delirio accompagnato da atti scioccanti che vengono compiuti dai protagonisti, che decidono di castrarsi, per capire cosa significa avere un rapporto lesbico.

L’altro come oggetto in Superwoobinda

In Superwoobinda, l’altro non è che un oggetto d’uso, una semplice merce. È il caso di Jasmine, la prostituta nell’omonimo racconto, che viene comprata come un prodotto da scaffale ed è usata come sorpresa per un uovo di cioccolato destinato al fratello del protagonista della storia. Jasmine muore per asfissia, ma i due non si lasciano intimorire dalla scena e siccome il corpo è una merce ed è stato pagato, decidono di abusarne. Il protagonista, infatti, dice: «Io non avevo speso, per niente, cinque milioni.» [SW 859].

Il sesso viene presentato come un atto violento e osceno. Una volta che il corpo, ridotto ad un semplice involucro, è stato seviziato dai due, la scena perversa si conclude con lo sbarazzarsi del cadavere giù per un burrone. La relazione tra sesso e merce è molto stretta: l’altro è visto come un oggetto servile e utile come gli apparecchi elettronici con cui riempiamo le nostre case. A tal proposito, ci sono in Superwoobinda delle invenzioni che legano strettamente la sessualità con le merci elettroniche, di cui ormai non possiamo fare più a meno. Vibravoll è, infatti, un racconto che tratta di questo oggetto elettronico, che viene usato come vibratore: vibra ogni volta che il cellulare squilla per avvisare la moglie della chiamata del marito. Il rapporto sessuale avviene, quindi, senza l’interazione diretta di marito e moglie tanto che è sufficiente una semplice chiamata per far in modo che i due protagonisti si sentano in una sintonia tale da avere un orgasmo mai provato prima.

Subito Vibravoll ha incominciato a vibrare, segnalando la chiamata in arrivo e quella stimolazione così intensa che non avevo mai provato non avevo mai vissuto mi ha fatto impazzire ho scoperto come la tecnica di questi nostri giorni felici possa cambiare e migliorare un rapporto sessuale […] [SW 164].

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In Superwoobinda tutto può diventare giocattolo sessuale, persino un gatto. Nel racconto Amore si narra di un soriano, il cui nome è per l’appunto Amore, il quale viene usato come un oggetto. È infatti scontato che, rispetto agli animali, gli uomini richiedano «processi di seduzione incredibilmente più complicati. Complicati e noiosi. Noiosi e detestabili» [SW 512]: quindi, è meglio evitare i rapporti umani ed è più conveniente utilizzare il gatto come oggetto sessuale, per interrompere la solitudine. Il bisogno dell’altro, con l’accezione di sfruttamento e di servilità, è alla base di tutto il libro. La sessualità perversa, perché possa entrare in gioco, ha a sua volta bisogno della curiosità lettore per soddisfarne l’aspetto esibizionistico.

La perversione ha come scopo principale quello di andare contro la legge degli uomini, perché questa trasforma la pulsione sessuale in un vizio e di conseguenza unisce ad un atto naturale il giudizio morale, che castra l’individuo portandolo ad un atteggiamento superegoico, «caratterizzato da eccessivo senso del dovere che spinge il soggetto ad uno stile di vita esigente,rigido, che si scosta da un vivere normale caratterizzato da norme realistiche, condivisibili, flessibili.»65Le perversioni che hanno i

protagonisti di Superwoobinda non producono alcun senso di colpa, perché questi individui non seguono delle regole, ma vivono al di là (o al di qua) di esse. Il corpo dell’altro è, in sostanza, l’unico desiderio dei personaggi di queste storie e per quanto questo venga soddisfatto, si tratta di un appagamento momentaneo, dato che i soggetti di Woobinda sono, nonostante tutto, sempre frustrati. L’impossibilità di godere appieno dell’altro è una conseguenza del capitalismo di consumo, nel cui sistema i personaggi di Nove sono acriticamente inquadrati, tanto da desiderare sempre il possesso di nuovi oggetti. Tutto è acquistabile, tutto è merce e l’angoscia pervade l’individuo, sopraffatto dal senso di frustrazione, che lo conduce a sfruttare gli oggetti e le persone per il proprio soddisfacimento. Il senso di sopraffazione è ben spiegato da una storia di

Superwoobinda, dal titolo Il fantasma della f*** azzurra. Il protagonista Mario riesce a

vedere un fantasma, che emana una luce azzurra come quella proveniente da uno schermo televisivo ed è la proiezione del desiderio stesso.

Il fantasma dalla figa azzurra era completamente nudo, solo sopra il corpo spogliato aveva un Moncler. Il corpo spogliato era perfetto, era come il corpo di Valeria Mazza, veniva voglia di fare figli con lei ma era evanescente, perché Essa era un fantasma. [SW 1207].

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Mario riesce a possedere il fantasma con un rapporto sessuale, ma si tratta di appagamento illusorio in quanto dopo il coito si presenta agli occhi del protagonista una scena a dir poco apocalittica.

Il fantasma si mise a cavalcioni sul letto e iniziò a fare pipì, ne fece tantissima e continuava a farla, era per quello che aveva bevuto così tanto Sanbitter, non smetteva mai e si riempiva tutta la stanza, gli oggetti si scioglievano perché quella pipì era tremendamente magica, tutto veniva distrutto e usciva dalla finestra, io non mi distruggevo perché, mi diceva il fantasma sotto sforzo, ero il Testimone, un giorno sarebbe esistito un mondo simile al nostro e io sarei tornato a raccontare quel fatto tremendo, dovevo rimanere a vedere quel torrente di pipì che distruggeva tutto, piano piano fuori in strada le macchine dei tamarri erano distrutte, la pipì finiva nei luoghi più impensati e ogni cosa finiva distrutta come annientata da quell’acido potente che rendeva omogeneo il mondo in un nuovo, unico flusso gioioso e colorato di pipì del fantasma dalla figa azzurra […] [SW 1225 1229].

Il senso di sopraffazione è tale che Mario vede il mondo attorno a sé distruggersi e non riesce ad avere il controllo della situazione, anzi è totalmente impotente.

La prostituzione in Puerto Plata Market

In Puerto Plata Market si parla di Santo Domingo come un luogo in cui i rapporti umani sono segnati dalla mercificazione e dall’opportunismo: le donne dominicane vogliono avere un uomo europeo e sono disposte a vendersi per poter evadere dall’America latina; d’altro canto, gli uomini europei scelgono queste donne come se si trattasse di oggetti acquistabili in un qualsiasi supermercato. A tal proposito, il capitolo

Sosua business elenca tutte le donne prostitute presenti in un locale notturno, come se si

trattasse di un volantino di un supermercato o un menù di un ristorante. Tutto è acquistabile, il corpo è ridotto ad un semplice involucro che deve essere pagato per soddisfare bisogni che vanno al di là del semplice piacere, perché spesso si tratta di comprare una sorta di anima gemella, o talvolta prenderla in affitto per qualche ora, come dice Paolo durante il racconto della sua storia:«L’ideale comunque è affittarne una per una serata intera, una troia di lusso te la porti a casa sono cinquecento pesos. […] guarda tu cosa ti conviene» [PPM 70].

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La prostituzione non riguarda, in Puerto Plata Market, solo le donne, ma anche gli uomini. Appaiono nella narrazione anche i sanchi panchi, ovvero dei prostituti uomini, che si vendono a straniere in vacanza, come ad esempio, a canadesi grasse le quali «hanno poco tempo e vengono qua in ferie, hanno lo stress di fare tutto, bisogno di trovare una storia, figurati se trovi una storia subito, in pratica come comperare un pacchetto di sigarette.» [PPM 176]. Il paragone con il mondo delle merci è sempre presente: il sesso è da vendere, così come lo è l’amore venduto a queste canadesi. In

Puerto Plata Market c’è confusione fra l’amore e il sesso che sono spesso identificati.

Tuttavia, i rapporti amorosi sono completamente tagliati fuori da questo libro, dove tutto diventa pornografia. Anche la storia fra Francis e Michele non è descritta con passione, anzi, l’amore fra i due non sembra nemmeno nascere, si tratta di un semplice rapporto basato sulle regole del mercato: con i soldi viene comprata una donna, la quale non è interessata realmente a quell’uomo, quanto piuttosto al suo portafoglio. Ma si tratta comunque di un rapporto equo, in quanto ognuno ottiene esattamente quello che vuole dall’altro. In questo è racchiuso il significato del titolo dell’opera: Puerto Plata

Market, il supermercato di una delle province della Repubblica Dominicana, nel quale è

possibile acquistare, consultando l’ampio catalogo di prodotti, sesso e amore.

La denuncia della mercificazione del corpo femminile nel mondo lavorativo

La mercificazione del corpo, in particolar modo quello femminile, è presente in

Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese, anche se in modo

completamente differente. Qui si tratta di denunciare il mondo del lavoro, dove spesso il sesso finisce per essere sfruttato al fine di ottenere vantaggi. Nell’introduzione al capitolo dedicato alla storia di Maria Giovanna, l’autore riflette sul ruolo della bellezza femminile nel luogo di lavoro:

In una società pienamente consumistica, la bellezza è un handicap. Un oggetto di consumo in un mercato inflazionato. C’è molto spazio, oggi, sugli scaffali, ma gli scaffali sono così tanti… Ci vuole qualcosa di speciale, ed ecco allora il fiorire di scuole che ti insegnano a capitalizzare la tua bellezza. [MCR 127].

L’aspetto fisico viene perciò capitalizzato e reso un oggetto di consumo. Siamo poco lontani dallo sfruttamento della prostituzione, che, ricorda l’autore, in Italia è illegale.

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Qualche anno fa ho intervistato una giovane prostituta milanese […] Considerava il suo lavoro uguale a tanti altri. […] «E poi, - mi ha detto,- in ufficio il culo te lo toccano gratis. Qua si paga. Si paga tutto. Patti chiari amicizia lunga.»[MCR 128].

L’argomento della mercificazione del corpo è affrontato, in Mi chiamo Roberta con l’intento di cui tutta l’opera è caricata, ovvero quello di denuncia delle condizioni lavorative che i giovani precari devono affrontare. Fra queste Nove riesce ad inserire l’abuso della donna come oggetto di consumo. Alla base di questo meccanismo vi sono le teorie di Marx e Engels, secondo cui il patriarcato è nato dalla divisione nel mondo lavorativo fra le donne che si occupano dei figli e della casa, e gli uomini, che provvedono all’approvvigionamento di cibo. Successivamente con il capitalismo, questa distinzione si è fatta più netta, ponendo il denaro e la produzione al primo posto, lasciando indietro le questioni riguardanti la famiglia e la casa, che non sono mai state monetizzate. In questo modo la donna viene messa dalla società capitalistica in un secondo piano: il potere è incentrato nelle mani degli uomini, che portano a casa i soldi. Con l’avvento del capitalismo la figura femminile è esclusivamente collegata alla funzione casalinga, come spiega anche l’attivista americana per i diritti delle donne Evelyn Reed: «Poiché le casalinghe non producono beni, non creano alcun surplus per gli sfruttatori, non sono importanti al fine del capitalismo. In questo sistema ci sono solo tre giustificazioni: l’essere nutrici, custodi della casa e acquirenti di beni di consumo per la famiglia».66 In una società dove il denaro è il bene più prezioso, è evidente che i soldi possano comprare qualsiasi cosa, anche una donna. Il fatto interessante evidenziato da Nove in questo capitolo è che nella società contemporanea si è creata la convinzione per cui le donne si arrendono e si sottomettono a questo sistema, e anzi ne fanno parte, usando la loro bellezza e in generale il loro corpo per poter fare a loro volta denaro. Non è il caso di Maria Giovanna, la protagonista dell’intervista, che dopo essere stata assunta da un’agenzia matrimoniale, con il compito di raggirare gli uomini, decide di andarsene, confessando al malcapitato cliente la truffa.

Pornografia e perversione nella Vita oscena

La mercificazione del corpo che sfocia nella pornografia e nella perversione tornano nella Vita oscena. Il protagonista, dopo la morte di entrambi i genitori, decide di

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spendere i soldi dell’eredità in cocaina e sesso a pagamento con prostituite e prostituiti. La pornografia è descritta dal ragazzo come una forma di benessere ed è definita «la raccolta di figurine del preludio alla vita immobilizzata come forma di consumo, ma così gigantescamente estatica, ineffabile.» [VO 55]. Il protagonista pone sullo stesso piano libri di poesia e giornali pornografici, ovvero gli oggetti che riempiono la sua vita,dando un senso alla sua esistenza. La descrizione della pornografia è mescolata nelle pagine successive a termini che appartengono al mondo religioso,creando una sorta di liturgia del sesso: il cinema porno è definito luogo sacrale dove si riuniscono uomini, come in una sorta di messa domenicale, per vedere un film, al cui centro vi è il corpo inteso come puro oggetto sessuale. Le parole provenienti dal lessico religioso rendono l’idea di sacralità del sesso, ad esempio la donna diventa una pisside, cioè l’oggetto per conservare le ostie durante la funzione religiosa. Il protagonista legge il giornale porno, ne guarda le immagini e vede, in tutto questo, delle «ripetizioni liturgiche dell’osceno», che «purificano i pensieri da tutto ciò che non è sporco» [VO 61]. Questo linguaggio, in cui religione e sesso sono strettamente collegate, è usato da Nove per creare maggiore scandalo e perversione, cercando di rompere ogni sorta di pudore e qualsiasi forma di moralità. Come afferma Raffaele Donnarumma, nella Vita

oscena si impone «un’idea del porno come forma di una vera religione e autentica

manifestazione del sacro. L’intenzione stilistica non è abbassare, vilipendere o ridicolizzare i materiali depredati dal cattolicesimo, ma farne trampolini dell’elatus.»67

Inoltre, Donnarumma spiega come Nove crei un legame tematico fra la pornografia e la morte: in primo luogo la serie di appuntamenti con prostitute avvengono dopo che il protagonista non riesce a suicidarsi assumendo una grande quantità di cocaina, in secondo luogo di questi incontri occasionali, viene evidenziato il pericolo e allo stesso tempo l’attrazione che il protagonista ha per il sesso e le malattie veneree, per esempio egli dice: «Non avevo paura delle malattie e nemmeno dell’aids […] Fin da ragazzo il mio esordio nel mondo della sessualità era stato vissuto all’insegna dell’orrore per il sesso e la malattia mortale […] e forse questo connubio […] mi attraeva» [VO 89 90]. In generale si può affermare che il protagonista della Vita

oscena ricerchi, tramite il sesso, un annullamento di sé stesso.

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Spesso, del resto, il narratore dichiara di sentirsi inappartenente a se stesso: questa disposizione depressiva viene inverata dalla pornografia che, infatti, produce in lui benessere solo a patto di sostituire la vita e quindi di negarla.68

Il porno elimina l’ambiente circostante di chi lo guarda, «inducendo a un’irresponsabilità antipolitica e antisociale»69. Per Aldo Nove la pornografia annulla

non solo il mondo, ma anche l’uomo: infatti, lo spettatore della scena hard è divorato dal godimento che svuota completamente la sua coscienza. La soggettività di chi fruisce del porno è risucchiata dalle immagini, tanto da far perdere l’individuo, che rimane sospeso in un’allucinazione breve, ma pur sempre intensa. Per questo il protagonista afferma: «Non c’era più soggetto, ma solo godimento» [VO 62].

La prostituzione nella Vita oscena

Il protagonista ha parecchi incontri sessuali, con prostitute e prostituiti, reperiti tramite annunci di giornale, in modo piuttosto casuale. Particolarmente interessante è l’incontro che viene descritto nel capitolo Diciassette, quello con la mistress. Questo appuntamento è scandito dal sadomasochismo e dal denaro. I soldi sono il motore dell’azione, in quanto più il protagonista è disposto a pagare alla mistress, più questa è disponibile a picchiarlo sadicamente. L’atteggiamento sottomesso segna tutto l’episodio, il protagonista viene ridotto ad essere non più un uomo, bensì un oggetto da poter consumare e picchiare. Si dice che la donna prese i soldi dalla sua bocca: «Li contava uno a uno, facendoli strusciare.» dicendo: «Ognuna di queste banconote ti porterà più in basso all’inferno. E sono molte.»[VO 66]. Poi gli ordinò di riaprire di nuovo la bocca in quanto l’uomo era diventato il suo posacenere, mentre«contava le banconote e le ricontava»[VO 67]. La mistress, dopo essere stata pagata profumatamente, riduce a un oggetto il suo sottomesso, il quale si sente come in un libro del Marchese de Sade. La perversione è in primo piano e si fa più acuta ogni volta che la mistress chiede soldi all’uomo sottomesso per fargli provare ancora più dolore:«se l’avessi pagata ancora avrebbe avuto una bellissima sorpresa per me»[VO 68].«La mia mistress mi disse ancora che voleva più soldi» [VO 69]. Alla fine dell’incontro la donna caccia via il protagonista, ormai ridotto allo stato di oggetto di consumo, dicendo: «torna da noi quando vuoi essere usato» [VO 73]. In questo capitolo i soldi vengono

68DONNARUMMA 2018, p. 504. 69 Ibid.

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impiegati non per trattare l’altro come un oggetto, ma per diventarlo. Negli incontri sessuali successivi è sempre il denaro alla base dei rapporti, tanto che ad un certo punto il protagonista dice: «Dipendeva da quanti soldi avevo ancora. Tutto dipende dai soldi, pensai» [VO 96].

Dalla perversione al peccato

In Tutta la luce del mondo, il modo con cui Nove parla della sessualità cambia direzione. Se nelle opere precedenti il sesso era privo di senso di colpa ed era fuori da ogni legge morale, sfociando nella perversione e nella pornografia, in Tutta la luce del

mondo la sessualità è legata al pudore, al senso di colpa e ovviamente all’esclusiva

riproduzione. È interessante il fatto che Nove abbia inserito l’argomento del sesso in un libro dedicato alla figura di un santo,e per farlo abbia dovuto adottare alcune strategie, ovvero ricorrere al mondo animale. La mamma di Piccardo, Giovanna, prima di andare a dormire racconta ai suoi figli delle storie riguardo ad alcuni esseri viventi, fantastici e non e nelle descrizioni sulla vita di queste creature, si parla del sesso. L’unicorno, ad esempio, è descritto come animale fantastico puro, attirato dall’odore della verginità, per questo i cacciatori usano una donna vergine per catturarlo: qualora la fanciulla

Nel documento Aldo Nove: forme, generi e temi (pagine 73-81)