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Le caratteristiche del fansubbing

Capitolo 2: Il sottotitolaggio professionale e amatoriale

2.2 Il fenomeno del fansubbing

2.2.2 Le caratteristiche del fansubbing

I fansubber sono persone di tutte le età, che hanno in comune una grande passione per certi tipi di prodotti audiovisivi e sono particolarmente interessati agli aspetti culturali da questi veicolati. Per questo motivo, dedicano una grande cura e attenzione a questi elementi, cercando sempre di preservarli, inserendo, soprattutto nel caso in cui si tratti di prodotti asiatici, note esplicative che chiariscono termini difficoltosi, usanze, tradizioni e festività legate alla cultura d'origine. Come scrivono Díaz Cintas e Muñoz Sánchez a proposito del fansubbing di anime:

[...] certain cultural referents such as the names of places, traditions and other celebrations are explained by using translator's notes and glosses. These notes, which are usually placed at the top of the screen, appear and disappear together with the subtitles that they accompany, making their reading rather challenging. (2006: 46)

Queste note rappresentano un antidoto all’addomesticamento, strategia traduttiva odiata ed evitata da questi gruppi perché consiste nel tradurre in un modo scorrevole, idiomatico e trasparente che tende a cancellare l'aspetto "straniante" del testo di partenza per conformarlo ai bisogni e ai valori della cultura d'arrivo (Ramière, 2006: 152). I fansubber, al contrario, puntano a rimanere sempre vicini al testo di partenza, fornendo agli utenti uno spunto per interessarsi e al tempo stesso avvicinarsi alla cultura del prodotto audiovisivo. Come afferma Taylor (2000: 153), «the audience for a foreign film needs […] to appreciate the whole semiotic experience in the same way the original audience did».

I gruppi di fansubbing che si occupano principalmente di serie televisive statunitensi utilizzano le note esplicative solo in casi limite, ma cercano anch'essi di non perdere nessuna informazione nel tradurre in un'altra lingua e di rimanere il più possibile fedeli al prodotto originale, per non rovinare la sua essenza. Secondo Vellar:

[i]nnanzitutto i sottotitolatori sono motivati dalla volontà di realizzare un prodotto che risponda a bisogni personali, prima di tutto la possibilità di visionare in anteprima e in lingua originale un contenuto non ancora distribuito nei circuiti commerciali. In secondo luogo sono motivati dalla possibilità di coniugare «l'utile al dilettevole», ovvero dal desiderio di esercitare la lingua [...] attraverso la fruizione e la rielaborazione di contenuti di intrattenimento. (2010: 155)

Tuttavia, alla base di questo fenomeno, oltre alla volontà di contrastare i lunghi periodi di attesa che implica il doppiaggio di prodotti audiovisivi, vi è un'altra ragione fondamentale. Le

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comunità di fansubbing ritengono che la traduzione di contenuti audiovisivi sia di bassa qualità e criticano il doppiaggio e il sottotitolaggio professionale. Nel suo studio sul fansubbing, Pérez- González (2007: 70) afferma: «[f]ansubs are subtitled versions [...] that fans (amateur subtitlers) produce primarily to express their disagreement with commercial subtitling practices and to impose linguistic and cultural mediation strategies of their own». Anche Massidda è giunta alla stessa conclusione:

[t]he niche audience of TV show fans has, in fact, permitted us to perceive mainstream conventions as outmoded, inadequate and above all excessively "target-oriented". [...] "[T]arget-oriented" translation norms are blamed for altering relevant aspects of significations, idioms, register and style, and also for impoverishing the sense of otherness inherent in the foreign dialogue in the name of fluency, readability and the questionable notion of transparency. (2015: 11)

Per quel che riguarda il doppiaggio, i fansubber lo considerano una modalità di traduzione inaffidabile e inadatta, che cade nello stereotipo e che altera e appiattisce il prodotto originale, privandolo di ogni riferimento alla cultura d'origine. Come afferma Ascheid (in Massidda, 2015: 38), «[f]ansubbers and their followers perceive dubbing as an interference depriving viewers of the sense of "otherness" and leaving them with a "transnational decultured product"». Anche Innocenti e Maestri (2010) sono della stessa opinione:

[il doppiaggio è] una sofisticazione del prodotto di culto che toglie parte del fascino all'oggetto al centro della propria passione sia per quel che riguarda la scelta delle voci che inevitabilmente va a inficiare le capacità recitative degli attori originali, sia per le traduzioni che raramente riescono a trasmettere in italiano quell'humour prettamente americano e la genialità dell'autore originale o che addirittura eliminano quei rimandi inter- e intra-testuali [...] che, rivolgendosi espressamente allo spettatore più appassionato, sono una componente fondamentale della "cult-testualità televisiva".

È per questo motivo che i fansubber preferiscono adottare un approccio che li avvicina alla cultura del testo di partenza, in modo da permettere agli utenti di apprezzare le voci, le colonne sonore e l'atmosfera presenti nell'originale. L'idea è quella di allontanarsi da una traduzione fluente, addomesticata e neutra per arrivare a una traduzione quasi "aperta", che preserva il sapore della lingua e della cultura dell'originale (Massidda, 2015: 12-13). Secondo La Forgia e Tonin (2011:

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155), il fansub6 si configura come un "genere ibrido", che spesso non tiene conto dei limiti e degli standard imposti dal sottotitolaggio professionale, ma il cui scopo è quello di concentrarsi sulla componente enciclopedico-culturale, spesso trascurata a favore della componente più prettamente linguistica. Questa modalità di traduzione viene definita da Nornes (2007) come "abusiva" perché indirizza il pubblico verso il testo d'origine sfidando alcune regole e limiti che solitamente sono imposti al sottotitolaggio professionale (Nornes in O'Hagan, 2009: 100).

Negli ultimi anni, questo approccio è stato talmente apprezzato che alcune emittenti italiane, tra cui Ski Italia, hanno iniziato a rispondere alle esigenze del nuovo pubblico, offrendo ai loro spettatori versioni sottotitolate di episodi di serie TV americane e promuovendo così un'accelerazione senza precedenti del processo di doppiaggio (Casarini, 2014).

Molto conosciuto è anche il caso della serie TV The Big Bang Theory, il cui doppiaggio italiano della prima stagione aveva appiattito il linguaggio e la caratterizzazione dei personaggi, creando un prodotto neutro e quasi irriconoscibile, che non trasmetteva al pubblico le stesse sensazioni dell'originale e che soprattutto non si rivolgeva allo stesso target (ibid.). In questa occasione, i fan protestarono a tal punto che il team di doppiaggio venne subito sostituito e la serie venne ritradotta, mantenendo questa volta la massima fedeltà all'originale. Come afferma Casarini (ibid.):

[t]his unprecedented event in the history of Italian AVT is a manifest sign that users have learned how to appreciate the codes and strategies of media production, translation, and distribution and that producers cannot afford to ignore their newly acquired skills, but should rather focus on harnessing them to respond to the new demands of viewers 2.0.