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Differenze tra sottotitolaggio professionale e amatoriale

Capitolo 2: Il sottotitolaggio professionale e amatoriale

2.3 Differenze tra sottotitolaggio professionale e amatoriale

Le nuove regole imposte dalla nascita del Web 2.0 e dallo sviluppo del fansubbing stanno obbligando la traduzione professionale a mettersi in discussione e a rivalutare i propri principi. Se da una parte il confine tra sottotitolaggio professionale e amatoriale si sta sempre più affievolendo, dall'altra è necessario adattare le strategie di sottotitolaggio ai bisogni e alle preferenze del nuovo pubblico. In questo senso, il fansubbing «appare [come] un fenomeno in espansione che risponde a[i] mutati bisogni culturali della nostra società» e che marca un cambiamento nella concezione della traduzione, basandosi su una prospettiva «fondamentalmente inclusiva, di contro a un'idea di traduzione selettiva che è invece alla base della sottotitolazione professionale» (Bruti e Zanotti, 2013: 127, 141).

La differenza più evidente che emerge tra le due tipologie riguarda la tendenza del fansubbing a non rispettare le regole e i principi su cui si basa la traduzione audiovisiva, né dal punto di vista formale né dal punto di vista delle strategie adottate. Oltre a riconoscere una differenza sostanziale per quel che riguarda le restrizioni tecniche e il numero di caratteri ammessi per riga (fino a 45), elemento che permette ai fansubber di riprodurre le sfumature del testo originale, la maggior parte degli autori concorda sulla natura sperimentale del fansubbing e vede il suo punto forte nella creatività e nell'accuratezza di resa di certi aspetti linguistici e stilistici, così come culturali (Díaz Cintas e Muñoz Sánchez, 2006; O'Hagan, 2009; Bruti e Zanotti, 2013, 2015; Massidda, 2015). Il fansubbing mostra un approccio alla traduzione meno addomesticante, in quanto chi lo realizza è innanzitutto fan prima di traduttore e, in virtù dell'amore e dedizione che prova verso il prodotto su cui lavora, non accetta che vi siano perdite di sfumature o adattamenti. Come scrive Pérez-González (2007: 78) parlando del sottotitolaggio di anime, «[f]ansubbers prioritize the satisfaction of their audience's needs and expectations as consumers of Japanese anime». Al contrario, la tendenza dei sottotitolatori professionali è quella di adattare il prodotto alla cultura di arrivo e di renderlo più appetibile sul mercato, in modo da farlo sembrare un prodotto originale e non una traduzione. La maggior parte dei manuali di sottotitolaggio, infatti, suggerisce che i migliori sottotitoli sono quelli che passano inosservati, e che accompagnano lo spettatore nella fruizione del prodotto senza

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disturbare troppo. Come sottolineano numerosi autori, le pratiche del sottotitolaggio professionale sembrano promuovere una standardizzazione culturale e linguistica (ibid.: 70), che non fa trasparire gli aspetti salienti di una determinata cultura. A discapito dei traduttori professionisti bisogna però dire che ciò è dovuto in primo luogo dalle restrizioni di spazio e tempo che influenzano il risultato finale e che, nel caso di riferimenti culturali, non permettono molto spazio di manovra, e in secondo luogo dalle scadenze ravvicinate che vengono loro imposte, così come dalla mancanza di una visione d'insieme del prodotto. Per questo motivo, sempre più numerosi sono i traduttori professionisti di serie televisive che ricorrono a forum di fan per poter ottenere informazioni preziose sui protagonisti o sugli episodi precedenti (Innocenti e Maestri, 2010). La conoscenza che possiedono i fansubber del prodotto che sottotitolano è per molti autori un valore aggiunto, che può in molti casi compensare la loro mancanza di esperienza e formazione a livello traduttivo (O'Hagan, 2009: 102).

Dall'analisi condotta da Silvia Bruti e Serenella Zanotti sulla serie televisiva Lost (2013 e 2015), andata in onda negli Stati Uniti tra il 2004 e il 2010, emerge una differenza sostanziale tra i sottotitoli italiani della versione distribuita in DVD e quelli diffusi da ItaSA e Subsfactory. Le due studiose hanno osservato che i tratti conversazionali, quali le interiezioni, i marcatori del discorso e i vocativi, subiscono una drastica riduzione nel sottotitolaggio professionale, sia in termini di repertorio, sia in termini quantitativi, in favore di una maggiore leggibilità. Al contrario, i sottotitoli delle due community sembrano più propensi ad accogliere nella lingua di arrivo i tratti tipici della lingua di partenza, ampliando il repertorio e cercando il più possibile di non introdurre grosse variazioni di significato rispetto al testo di partenza o di ricorrere a procedimenti di riduzione testuale. L'obiettivo dei fansubber è quello di rifiutare le pratiche tradizionali di addomesticamento e l'eccessiva sinteticità dei sottotitoli professionali, per trasmettere al testo di arrivo tutto ciò che appartiene ai dialoghi originali (Massidda, 2015: 59). Secondo Bruti e Zanotti (2013, 2015), mentre le strategie adottate dai sottotitolatori professionali rispondono principalmente a criteri di economicità (la riduzione testuale è uno dei principi base), corrispondenza (la traduzione deve rispettare le norme della lingua di arrivo) e rilevanza (i tratti conversazionali vanno tradotti solo se sono fondamentali per la comprensione), il lavoro dei fansubber si basa su un criterio di esaustività, che li porta a optare per una trasposizione semi-letterale del testo di partenza (soprattutto nel caso di Subsfactory) e a preferire scelte traduttive orientate a questo. Anche Innocenti e Maestri (2010) nel loro studio sulla serie The Big Bang Theory sottolineano come l'obiettivo dei fansubber sia quello di fornire agli utenti e ai fan una resa integrale e fedele dei dialoghi originali, perché più adatta a una fruizione da parte di un appassionato. «In generale, le traduzioni [...] sono molto curate, coerenti e

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strettamente fedeli al testo originale, attente a non perdere ogni minima sfumatura abilmente costruita dagli sceneggiatori della serie: le battute, gli inside-jokes, le citazioni, i giochi di parole ecc.» (ibid.), perché i fansubber non vogliono deludere le aspettative di traduzione dei loro fan.

Aspetti sui quali, invece, sottotitolaggio professionale e fansubbing si trovano d'accordo28 riguardano la posizione e l'allineamento sullo schermo (in basso e al centro), la velocità di lettura (ItaSA: 1-5 secondi, Subsfactory: 1-6 secondi29) e la segmentazione semantica delle frasi nei sottotitoli, in quanto anche i fansubber puntano a scrivere frasi autonome, che contengano un nucleo informativo principale e che possano essere lette con facilità dallo spettatore. Per quel che riguarda l'uso della punteggiatura e delle convenzioni grafiche, le community di ItaSA e Subsfactory ci tengono a fornire delle linee guida per i traduttori, che oltre a spiegare regole grammaticali di base quali l'uso corretto della punteggiatura, degli apostrofi e dei segni diacritici in italiano, contengono anche una lista di falsi amici e di errori comuni che vengono commessi nel tradurre (Massidda, 2015: 55). Tuttavia, non si può dire la stessa cosa di altre community meno conosciute, che spesso non hanno consapevolezza dei propri processi decisionali e delle volte abusano della punteggiatura cercando di riflettere nei sottotitoli le dinamiche dei dialoghi originali (Fornari, 2010: 63).

In conclusione, a parte per la libertà che deriva dal numero di caratteri ammessi per riga e dagli aspetti più tecnici, che possono variare da gruppo a gruppo, ma che nel caso di ItaSA e Subsfactory assomigliano molto a quelli del sottotitolaggio professionale, la caratteristica del sottotitolaggio amatoriale che più lo distingue da quello tradizionale è, come già detto, il suo approccio orientato al testo di partenza. Come afferma Fornari (ibid: 68), «[i]l target del fansub è una persona interessata all'orizzonte culturale nel quale il prodotto che segue è nato, e dunque alle usanze, tradizioni ed alla sua lingua». Tra gli studiosi a favore dell'approccio straniante adottato dai fansubber troviamo lo stesso Lawrence Venuti (in Myskja, 2013: 7), che considera la non- trasparenza come un approccio più onesto e, nonostante il gioco di parole, più trasparente, che non cerca di nascondere il proprio carattere peculiare nei confronti dell'originale, e che quindi lascia all'utente la possibilità di metterlo in discussione.

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In questo confronto prendiamo in considerazione i principi adottati dalle community di ItaSA e Subsfactory.

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Talvolta quest'ultimo parametro contrasta con il numero di caratteri ammessi per riga (45); i sottotitoli sono molto lunghi e avrebbero bisogno di una maggiore esposizione sullo schermo per poter essere letti facilmente dallo spettatore.

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