5.1 Aspetti climatici
In generale, il territorio del PNCVD gode di un clima tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde. Nelle regioni costiere le condizioni climatiche sono mitigate dalla brezza marina, ma anche nelle zone interne raramente le temperature massime e minime raggiungono valori elevati.
Il territorio del Parco trae vantaggio, oltre che dell’esposizione al mar Tirreno, della presenza di ampie e profonde valli, che dalle pianure litoranee si incuneano fra le montagne facilitando la penetrazione degli influssi di origine marittima. Tuttavia condizioni di semicontinentalità, caratterizzate soprattutto da inverni più rigidi, sono proprie in alcune zone più interne, nelle quali i rilievi agiscono da barriera climatica.
Studi di settore (Blasi et al., 2005) evidenziano nel territorio del Cilento la presenza di due Regioni macroclimatiche: Mediterranea e Temperata.
Il clima della Regione Mediterranea, ampiamente diffuso nel territorio del parco fino ai 600m s.l.m.
ed in prossimità della costa, ma presente anche nelle zone più interne, è caratterizzato da inverni e autunni miti e umidi ed estati calde e asciutte; la temperatura media del mese più caldo è generalmente compresa tra i 22‐28°C. La vegetazione mediterranea tipica, il cui sviluppo massimo coincide con la primavera, è rappresentata dal bosco sempreverde e dalla macchia mediterranea.
Essa è per lo più di tipo xerofilo, cioè adatta all’aridità stagionale.
La regione Temperata è invece diffusa nel territorio mediamente a quote superiori a 600‐800 m ed è prevalentemente costituita da una variante di tipo oceanico, con piogge frequenti in tutte le stagioni, inverni miti ed estati fresche senza grandi escursioni termiche. Al suo interno possiamo riconoscere una variante definita “submediterranea”o “di transizione”, caratterizzata da una marcata riduzione delle precipitazioni nei mesi estivi e considerata appunto come un ambito di transizione dalla regione Temperata a quella Mediterranea.
Al di sopra dei 1000 m (900 nelle esposizioni meridionali) si passa al piano Supratemperato inferiore e oltre i 1400‐1500 m al Supratemperato superiore.
Questo piano bioclimatico è diffuso su tutti i principali massicci montuosi del Cilento.
Come si può notare nella figura seguente, il SIC ha caratteristiche climatiche che variano a seconda dell’altitudine e della distanza dalla costa: le zone più interne ed a maggiore altitudine ricadono nella zona Temperata, mano a mano che ci si sposta verso la costa il clima assume caratteristiche di transizione fino ad arrivare ad una fascia marginale che gode di un clima Mediterraneo.
Figura 5.1 Collocazione del SIC nell’ambito delle macrozone climatiche del PNCVD.
Per la descrizione del clima del SIC si fa riferimento ai dati termopluviometrici della stazione metereologica di Latronico (PZ), situata a 896 m s.l.m e distante circa 50 km dal SIC.
La tabella seguente è un’elaborazione statistica per le variabili meteorologiche (temperatura massima, temperatura minima, piovosità) monitorate dalla stazione al suolo.
Le medie invernali sono, in genere, di oltre 10 °C (ma non sono mancati minimi eccezionali sottozero); le medie estive, nelle medesime località, sono di 26 °C. Più della temperatura varia la piovosità, irregolarmente distribuita nel corso dell’anno e tra zona e zona. I valori, che nelle pianure costiere si aggirano sugli 800 mm annui, decrescono però nelle conche più infossate, con minimi anche di 600 mm, ma raggiungono facilmente i 1.000 mm sui rilievi.
D’inverno sui monti si verificano non di rado precipitazioni di carattere nevoso.
Figura 5.2 Andamento delle temperature minime e massime registrate dalla stazione meteorologica di Latronico (896 m s.l.m.), periodo 1961‐1990.
Fonte: servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare, Ministero della Difesa.
Le precipitazioni sono piuttosto regolari nel corso dell’anno. La massima portata delle piogge si concentra tra novembre e aprile; i minimi si registrano nel mese di luglio ( 3 mm con precipitazioni
≥ 1 mm). Spesso le precipitazioni estive assumono carattere di devastanti temporali; la violenza delle piogge accresce i problemi ambientali della regione, che è già di per sé ad alto rischio per frane, smottamenti, terremoti.
Figura 5.3 Valore delle precipitazioni medie (mm) registrate dalla stazione meteorologica di Latronico (896 m s.l.m.), periodo 1961‐1990.
Fonte: servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare, Ministero della Difesa.
In conclusione, il SIC presenta un clima temperato, con piogge frequenti in tutte le stagioni, inverni miti ed estati fresche senza grandi escursioni termiche, spostandosi verso la costa le precipitazioni diminuiscono fino ad arrivare, in prossimità della costa, ad una fascia di clima Mediterraneo.
5.2 Aspetti geologici, geomorfologici e litologici
Le Montagne di Casalbuono (SIC IT8050022) sono costituite da rilievi di modesta altitudine (fino a 1000 m.) caratterizzati da ripidi pendii ed altopiani.
La successione carbonatica che costituisce la dorsale carbonatica delle Montagne di Casalbuono (Monte Forcella ecc.) è da attribuire alla Unità Alburno‐Cervati, derivata dalla deformazione del tratto centrale della Piattaforma campano lucana.
A livello litostratigrafico si riconoscono le seguenti formazioni:
• Calcari a rudiste: calcareniti, calcilutiti e subordinatamente dolomie nerastre, grigie e avana in strati da medi a spessi e talora banchi con abbondanti livelli bioclastici (Rudiste). (Cretacico superiore)
• Calcari a Gasteropodi e Requienie: calcari grigi e avana, con frequenti intercalazioni di argille verdi, subordinatamente dolomie grigie e giallastre, con frequenti livelli di gasteropodi e requienie (cretaceo superiore).
• Conglomerati in matrice marnoso‐argillosa, marne rosse e verdastre calcilutiti e calcareniti son Spirolina sp. Alveolina sp. dell’Eocene‐Paleocene inferiore.
• Formazione di Trentinara: calcilutiti, calcareniti, conglomerati e marne paleogeniche in facies di piattaforma (Paleocene superiore‐Eocene medio)
• Formazione di Bifurto: la successione di piattaforma carbonatica è ricoperta da depositi torbiditici silico‐clastici attribuiti al langhiano (Miocene medio), si tratta di despositi flyschoidi marnoso‐arenacei, con alternanza di arenarie e quarziti, quarziti con ciottoli della sottostante serie calcareo‐dolomitica, marne grigie e giallastre e subordinatamente argille verdognole.