6 Caratterizzazione biotica
6.2 Analisi della componente faunistica
6.2.4 Entomofauna
6.2.4 Entomofauna
6.2.4.1 Metodologia
I dati bibliografici relativi allʹentomofauna del SIC sono molto scarsi e comunque dispersi nella vasta letteratura specialistica. L’unico studio entomologico condotto nel PNCVD ha riguardato i lepidotteri a volo diurno (Volpe e Calmieri, 2005), ma ha permesso di censire tutte le specie presenti sul territorio e di descriverne la distribuzione. Per tutti gli altri insetti presenti sul territorio, a parte la distribuzione proveniente da tale studio non si hanno informazioni bibliografiche specifiche.
Data la generalizzata carenza di dati specifici riguardanti l’area di studio, per la redazione del presente PdG è stato condotto uno studio entomologico ad hoc, condotto nel periodo compreso tra Aprile e Dicembre 2008.
Nel corso dello studio sono state svolte ricerche preliminari (bibliografiche, di archivio e museali) e missioni sul campo allo scopo di fornire un quadro conoscitivo di base sulla componente entomologica dell’area interessata dalla presenza del SIC. La ricerca si è focalizzata in particolare sulla coleotterofauna, data l’ampia distribuzione e rappresentatività di questo taxon, la relativa facilità di reperimento degli individui e la presenza di habitat idonei per i Coleotteri, ed in particolare quelli saproxilici, e sulla fauna ad Odonati (libellule).
Una particolare attenzione è stata posta inoltre nei confronti dei Lepidotteri di importanza comunitaria segnalati nel formulario standard del SIC, Melanargia arge e Callimorpha quadripunctata.
I metodi di indagine sono stati i seguenti:
- analisi dei Formulari Standard Natura 2000;
- indagini bibliografiche;
- reperimento di dati dagli archivi degli esperti;
- revisione delle collezioni delle seguenti istituzioni pubbliche:
Museo Civico di Zoologia, Roma;
Dipartimento di Entomologia e Zoologia Agraria ʺFilippo Silvestriʺ dellʹUniversità di Napoli ʺFederico IIʺ, Portici (NA);
Museo Naturalistico degli Alburni, Corleto Monforte (SA);
Museo Zoologico del Centro Museale dellʹUniversità di Napoli ʺFederico IIʺ, Napoli;
Museo di Zoologia dellʹUniversità ʺLa Sapienzaʺ, Roma;
- indagini di campo, basate sulla ricerca di resti, larve e adulti in attività delle specie potenzialmente presenti negli ambienti idonei.
6.2.4.2 Coleotteri
Il SIC, come tutte le aree Natura 2000 a carattere collinare‐montano‐collinare del PNCVD, sono
risultate aree di grande interesse sotto il profilo entomologico, almeno per quanto concerne la fauna saproxilica. Si tratta di ambienti alquanto eterogenei dal punto di vista vegetazionale e strutturale e mostrano una fauna ricca e diversificata, quasi sconosciuta anche a causa delle notevoli difficoltà di accesso alle aree meglio conservate.
Agli elevati valori di biodiversità della coleotterofauna xilofaga e saproxilica, non corrisponde tuttavia unʹanaloga significatività della componente fitofaga legata alle stratocenosi erbacee, dovuta almeno in parte allʹeccessivo carico pascolivo quasi ovunque osservato.
Nellʹarea occupata dal SIC ʺMontagne di Casalbuonoʺ, prevalentemente a morfologia collinare o con gruppi montuosi di scarsa elevazione, prevalgono elementi medio‐sud europei tipici dei querceti e dei boschi misti semimesofili, con abbondanza di elementi appenninici e valori medi di biodiversità.
Le indagini di campo svolte per la redazione del Piano di Gestione hanno permesso di accertare la presenza di Cerambyx cerdo nelle seguenti località:
- Montesano sulla Marcellana, Bosco Cerreta, m 510;
- Montesano sulla Marcellana, Cognole, m 568.
In altre aree allʹinterno dei confini del SIC (dint. Sanza, dint. Caselle in Pittari, dint. Torraca) sono state altresì osservate gallerie trofiche attribuibili a C. cerdo e C. welensii, in diverse piante annose di Q. pubescens. Si può quindi ritenere che le popolazioni di entrambe le specie siano stabili nel comprensorio, sebbene sia necessaria una verifica in merito alla reale distribuzione di C. cerdo poiché le gallerie trofiche di questʹultima specie sono indistinguibili da quelle di C. welensii. Nel sito entrambe la specie sono legate a vecchi alberi relativamente isolati o in ambiti ecotonali.
Nonostante la natura speditiva delle ricerche nel sito, sono state riscontrate alcune altre specie di Coleotteri saproxilici di particolare rilievo biogeografico, ecologico e conservazionistico, tra cui gli endemiti appenninici Isotomus barbarae Sama, 1977 (Cerambycidae), Kyklioacalles solarii (Fiori, 1903) (Curculionidae), Aclemmysa solarii (Endomychidae) e altre specie stenotope e stenoecie ovunque rare in Italia, come Plagionotus detritus (Linné, 1758), Pseudosphegesthes cinerea (Laporte de Castelnau & Gory, 1835) (Cerambycidae), Diodesma denticincta Abeille de Perrin, 1899 e Teredus cylindricus (Olivier, 1790) (Zopheridae), questʹultimo spesso legato alle gallerie trofiche di C. cerdo e C. welensii.
Pur non disponendo di dati sufficientemente rappresentativi in merito allʹesatta distribuzione di C.
cerdo nel SIC, e in generale per quanto concerne lʹentomofauna saproxilica, lo stato di conservazione della specie nel sito può essere valutato come soddisfacente.
Tra i Coleotteri fitofagi lʹunica specie di particolare interesse tra quelle campionate risulta essere Meligethes lindbergi (Nitidulidae).
6.2.4.3 Lepidotteri
La presenza del lepidottero Melanargia arge, segnalato nel Formulario Standard del sito, è stata confermata dalle indagini di campo al margine Nord‐Ovest del SIC. Tale presenza è probabilmente legata alla continuità ecologica con il SIC “Monte Cervati, Centaurino e montagne di Laurino”, che costituiscono l’area sorgente; la presenza nel SIC di Melanargia arge coincide infatti con i margini dell’areale di distribuzione di questa specie. I dati raccolti permettono di fare considerazioni esclusivamente sulla presenza/assenza della specie, mentre ulteriori considerazioni sulla dimensione e lo stato di conservazione delle popolazioni presenti devono essere rimandate ad indagini future. Ulteriori indagini saranno inoltre necessarie per verificare la presenza di
Callimorpha quadripunctata, non confermata dalle indagini di campo effettuate.
6.2.4.4 Odonati
Il materiale utilizzato ai fini del PdG proviene da raccolte sul campo effettuate nell’anno 2008, in particolare dal 4.VIII all’11.X, incentrate alle sole immagini, cioè agli individui adulti, presenti nel SIC. Il metodo di indagine per la raccolta di tali dati preliminari circa il popolamento a Odonati è consistito nell’osservazione diretta degli individui, con cattura di alcuni di essi necessari ad ottenere le prime informazioni sulle specie presenti.
Come località di raccolta sono state scelte le seguenti stazioni:
STAZ. 1. SS 19 Foresta Demaniale Cerreto (542,7 m slm).
N 40°14.651’
E 015°39.901’.
Tratto di corso d’acqua caratterizzato da un alveo molto ampio e dalla presenza di rapide artificiali. Il fondo è sabbioso, a tratti fangoso, la velocità della corrente è modesta. Presenza evidente di rifiuti abusivi.
STAZ. 2. Casaletto Spartano – Rio di Casaletto, Loc. Capello, Complesso risorgivo Capelli di Venere – ex mulino ad acqua (384 m slm).
N 44°45.436’
E 05°53.489’.
In questa stazione, il Rio di Casaletto, affluente del F. Bussento, scorre in una vallata profonda. La corrente è veloce, il fondo ciottoloso, e solo in alcuni tratti lungo le sponde il fondo appare sabbioso, fangoso. Il corso d’acqua viene alimentato da ulteriori sorgenti, che un tempo, prima di gettarsi nel Rio di Casaletto, facevano azionare un mulino ad acqua, ormai in disuso. La vegetazione ripariale è molto abbondante ed assume un aspetto a galleria. Sono presenti rapide artificiali.
Durante i sopralluoghi è stata individuata la specie di importanza conservazionistica Calopteryx haemorrhoidalis, non elencata nel formulario standard del SIC.
Le seguenti specie, elencate nella scheda Natura 2000 del SIC, non sono state invece rilevate durante i sopralluoghi di campo effettuati (non se ne esclude però la presenza nel sito, che dovrà essere confermata da indagini future):
• Coenagrion mercuriale (inclusa nell’all. II Direttiva Habitat);
• Ceriagrion tenellum;
• Coenagrion coerulescens;
• Cordulegater boltoni
• Lestes dryas;
• Onychogomphus forcipatus.
Segue, per completezza, una breve descrizione della biologia e delle status di conservazione per ciascuna delle specie di Odonati appena citate. Per l’unica specie di Allegato II della Direttiva Habitat, Coenagrion mercuriale, è stata predisposta una scheda monografica, riportata nel pargrafo successivo.
Calopteryx haemorrhoidalis (Van der Linden, 1825)
In Italia è ampiamente diffusa, specialmente nelle regioni centrali e meridionali.
Questa specie predilige acque correnti e chiare. La sua colorazione nera, sia del corpo che delle ali, permette l’identificazione anche ad una certa distanza. C. haemorrhoidalis risulta molto abbondante e si riproduce nel SIC oggetto del presente studio.
Figura 6.3 Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis.
Foto di Emanuela Avellinese.
Ceriagrion tenellum (Villers, 1789)
Segnalata per tutte le regioni italiane tranne la Val dʹAosta.
Segnalata nella scheda Natura 2000 del SIC, ma non rilevata durante le indagini di campo.
Specie molto localizzata di stagni, pozze, fossi con vegetazione abbondante. Ritenuta entità “rara”
(D’Aguilar et al., 1990), e sembra risultare rara anche nel SIC.
Boyeria irene (Fonscolombe, 1838)
In Italia segnalata di regioni settentrionali, centrali e meridionali, ma con notevole discontinuità di areale. Segnalata nella scheda Natura 2000 del SIC, ma non rilevata durante le indagini di campo.
Le larve compiono il loro sviluppo in acque fresche e ben ossigenate di fiumi, torrenti, ruscelli, come le acque sorgentizie del F. Auso, il F. Faraone, caratterizzati da abbondanti vegetazione acquatica e riparia. Gli adulti, invece, essendo degli abili volatori, si possono incontrare ovunque, anche in luoghi lontani da quelli d’origine. D’Aguilar et al. la definiscono specie “vulnerabile”; di recente in notevole regressione in gran parte del suo areale di distribuzione (Utzeri e DʹAntonio, 2005 e cd‐ROM allegato).
Onychogomphus forcipatus (Linneo, 1758)
Presente in quasi tutta l’Italia. Segnalata nella scheda Natura 2000 del SIC, ma non rilevata durante le indagini di campo.
Le larve si sviluppano principalmente in acque correnti, nascoste nella sabbia o nel limo del fondo in attesa delle prede. Gli adulti se si allontanano da tali ambienti si possono incontrare lungo le radure e i sentieri. E’ una specie comune nel Parco, ed in alcuni siti, come lungo il corso del F.
Calore, del F. Mingardo, risulta anche molto abbondante, tuttavia non è stato rilevato durante le indagini di campo. Gli adulti volano da giugno a settembre e nelle ore più calde della giornata si possono osservare talvolta numerosi sui greti ciottolosi.
In conclusione l’analisi dell’odonatofauna del SIC, condotta tra l’agosto e l’ottobre 2008, ha portato a dei risultati piuttosto interessanti.
Non si esclude però che ulteriori indagini, che prevedano sia attività di verifica della presenza delle specie non rinvenute da me ma segnalate da altri autori (Utzeri e DʹAntonio, 2005 e cd‐ROM allegato; Tabella III), sia attività di monitoraggio (particolarmente per le specie considerate rare,
minacciate o di interesse conservazioni stico), potrebbero ampliare ed approfondire le conoscenze sulla fauna ad Odonati nel SIC ed in generale nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che rappresenta una delle aree protette italiane più estese, ancora purtroppo molto poco studiate e minacciate dalle attività antropiche.
Pertanto in biotopi così diversificati, per climatologia, per estensione e per caratteristiche geomorfologiche, come certamente è il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è possibile e molto probabile aspettarsi un numero di specie di Odonati sicuramente maggiore.
Si potrebbe avere, infatti, la presenza di quelle specie che prediligono un clima più freddo, o ancora quelle specie, come alcuni Libellulidi, Gonfidi e Cordulegastridi, legate ad ambienti di acque correnti fredde, che certamente non mancano al Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, ma la cui cattura è spesso problematica a causa del loro comportamento elusivo.
Per tutte queste rilevanti motivazioni, sarebbe auspicabile, che questo lavoro continuasse anche in futuro, per una durata di almeno due stagioni riproduttive consecutive, allo scopo di ottenere informazioni di maggior completezza circa le specie presenti, la loro distribuzione, i loro spostamenti, i contatti con le altre popolazioni vicine, la possibile scomparsa di alcune a seguito di elementi di disturbo; capire quali fra le specie esaminate ad oggi sono effettivamente stanziali, ed infine, procedere al monitoraggio e alla protezione di quelle particolarmente rare, minacciate ed inserite nella Direttiva Habitat 92/43/CEE
6.2.4.5 Checklist entomologica
Di seguito viene presentata la checklist dell’entomofauna presente nel SIC, elaborata sulla base dei dati desunti dalle informazioni bibliografiche disponibili, dalla scheda Natura 2000 del SIC, dalla banca dati del MATT e dalle indagini di campo. Le specie riportate nel Formulario Standard del SIC sono indicate in grassetto.
Relativamente alle fonti, occorre sottolineare che spesso i reperti delle collezioni museali e private, provenienti dall’area di studio, sono risultati datati.
Tabella 6.5 Checklist delle specie entomologiche del SIC
ORDINE FAMIGLIA SPECIE
EPHEMEROPTERA Ephemeridae Ephemera danica
Heptageniidae Ecdyonorus
helveticus ODONATA Calopterygidae Calopterix
haemorrhoidalis
Calopterix
splendens
Calopterix virgo
Lestidae Chalcolestes
viridis
Lestes dryas
Coenagrionidae Coenagrion
mercuriale
Coenagrion
caerulescens
Ceriagron
tenellum
Aeshnidae Boyeria irene
Gomphidae Onychogomphus
forcipatus
Cordulegastridae Cordulegaster
boltoni BLATTOIDEA Ectobiidae Phyllodromica
clavata
MANTODEA Mantidae Mantis religiosa
ORTHOPTERA Tettigoniidae Poecilimon superbus
Sepiana sepium
Rhacocleis
neglecta
Ephipigger
cavannai
Bolivarius elegans
Raphidophoridae Dolichopoda
geniculata
Acrididae Euchorthippus
declivus
PLECOPTERA Perlidae Dinocras
cephalotes
Perla grandis
Anphinemura
sulcicollis
Anphinemura
tringularis
Protonemura
intricata
Protonemura
thyrrena
Leuctra ippopus
ORDINE FAMIGLIA SPECIE
HETEROPTERA Corixidae Sigara
nigrolineata
Gerridae Gerris costae
Tingidae Copium
clavicorne HOMOPTERA Delphacidae Toya propinqua
Cercopidae Cercopis
sanguinolenta
Lepyronia
coleoptrata
Cicadellidae Goniagnathus
brevis
Selenocephalus
obsoleto
Adarrus
exornatus
Jassargus
bisubulatus
COLEOPTERA Dytiscidae Hygrotus
(Hygrotus) inaequalis
Hydraenidae Hydraena similis
Hydraena
Ochthebius
opacus
Ochthebius
ragusae
Cholevidae Anemadus
strigosus strigosus
Pselaphidae Faronus lafertei
Trimium zoufali
Batrisodes
oculatus
Brachygluta
perforata
Pselaphus parvus
Staphilinidae Tasgius morsitans
Lucanidae Lucanus
tetraodon
Elateridae Quasimus
minutissimus
Bupestridae Trachys coruscus
Cryptophagidae Cryptophagus
scanicus
Cerambycidae Agapanthia sicula
88
ORDINE FAMIGLIA SPECIE
malmerendii
Cerambix cerdo
Curculionidae Leiosoma
oblongulum PLANIPENNIA Coniopterygidae Coniopteryx
(Metaconiopteryx) arcuata
Coniopteryx
(Metaconiopteryx) lentiae
TRICOPTERA Philopotamidae Philopotamus montanus siculus
Wormaldia
mediana nielseni
Hydropsychidae Hydropsyche
morettii LEPIDOPTERA Zygaenidae Adscita
globulariae
Adscita mannii
Adscita notata
Adscita subsolana
Adscita
tenuicornis
Adscita albanica
Zygaena
carniolica
Zygaena erythra
Zygaena viciae
Zygaena
filipendulae LEPIDOPTERA Zygaenidae Zygaena lonicerae
Zygaena loti
Zygaena
oxytropis
Zygaena punctum
Zygaena
purpuralis
Zygaena romeo
Zygaena
transalpina
Zygaena
rubicunda
Syntomis phegea
Syntomis ragazzii
Syntomis krugeri
Hesperiidae Pyrgus
armoricanus
Pyrgus malvoides
Pyrgus onopordi
Pyrgus sidae
Spiala sertorius
Charcharodus
alcedae
Charcharodus
ORDINE FAMIGLIA SPECIE
flocciferus
Charcharodus
lavatherae
Erynnis tages
Thymelicus acteon
Thymelicus flavus
Hesperia comma
Ochlodes venatus
Papilionidae Papilio machaon
Iphiclides
podalirius
Parnassius
mnemosyne
Zerynthia
polyxena
Pieridae Aporia crataegi
Pieris brassicae
Pieris edusa
Pieris ergane
Pieris mannii
Pieris napi
Pieris rapae
Anthocaris
cardamines
Colias
alfacariensis LEPIDOPTERA Pieridae Colias crocea
Gonepteryx
cleopatra
Gonepteryx
rhamni
Leptidea sinapis
Riodinidae Hamearis lucina
Lycaenidae Lycaena alciphron
Lycaena phlaeas
Thecla quercus
Satyrium ilicis
Satyrium spini
Leptotes pirithous
Lampides boeticus
Cupido alcetas
Cupido argiades
Cupido minimis
Cupido osiris
Celastrina
argiolus
Pseudophilotes
baton
Glaucopsyche
alexis
Maculinea arion
Plebejus argus
Lycaeides
89
ORDINE FAMIGLIA SPECIE
argyrognomon
Aricia agrestis
Aricia allous
Eumedonia
eumedon
Cyaniris
semiargus
Polyommatus
amandus
Polyommatus
bellargus
Polyommatus
coridon
Polyommatus
daphnis
Polyommatus
dorylas
Polyommatus
icarus
Polyommatus
thersites
Polyommatus
virgilius
Nymphalidae Nymphalis
polychloros
Inachis io
Vanessa atalanta
LEPIDOPTERA Nymphalidae Vanessa cardui
Polygonia c‐
album
Argymnis adippe
Argymnis aglaja
Argymnis niobe
Argymnis
pandora
Argymnis paphia
Issoria lathonia
Brenthis daphne
Brenthis hecate
Boloria
euphrosyme
Melitaea athalia
Melitaea cinxia
Melitaea didyma
Melitaea trivia
Melitaea phoebe
Euphydryas
aurinia
Limentis reducta
Libytheidae Libythea celtis
Satyridae Satyrus ferula
Kanetisa circe
Hipparchia semele
Hipparchia fagi
ORDINE FAMIGLIA SPECIE
Hipparchia
genava
Hipparchia
statilinus
Melanargia arge
Melanargia
galatea
Melanargia
russiae
Maniola jurtina
Pyronia cecilia
Coenonympha
arcania
Coenonympha
pamphilus
Pararge aegeria
Lasiommata
maera
Lasiommata
megera
Arctiidae Callimorpha
quadripunctata
90 6.2.4.6 Schede delle specie entomologiche di importanza comunitaria
Famiglia: Cerambycidae
Specie: Cerambyx cerdo Linné, 1758 Cod. Natura 2000: 1088
Categorie di minaccia: VU (IUCN)
Legislazione di protezione: Direttiva Habitat 92/43 EEC, All. II e IV;
Convenzione di Berna 82/72 EEC, All. II
Cerambyx cerdo è una specie ecologicamente legata a cenosi forestali termofile e xero‐termofile (querceti, boschi misti termofili, leccete), con presenza di piante senescenti e debilitate. Nonostante sia citata come ospite di numerose essenze arboree, è essenzialmente stenofaga (sensu Biscaccianti 2005) a spese di Quercus spp., di cui attacca grossi rami e tronchi di piante vegete, preferibilmente senescenti, debilitate o morenti (Sama 1988, 2002; Bense 1995). La larva scava una lunga galleria trofica dapprima sotto la corteccia e successivamente in profondità nel legno, ove avviene anche lʹimpupamento. Lo sviluppo preimmaginale richiede mediamente 3‐4 anni. Lʹadulto ha fenologia primaverile‐estiva (Giugno‐Agosto), costumi crepuscolari e si nutre di sostanze zuccherine in fermentazione e della linfa che sgorga dalle ferite degli alberi.
Lʹareale di C. cerdo, specie frammentata in numerose razze di dubbia validità, comprende gran parte dellʹEuropa (Sama 2007), Caucaso, Transcaucasia, Asia Minore, Medio Oriente e Nord Africa (Maghreb), ma è maggiormente diffuso nellʹEuropa centro‐meridionale e nellʹarea mediterranea (Bense 1995; Sama 2002). La specie è nota di tutte le regioni italiane eccetto la Valle dʹAosta (Sama 2005); sembra tuttavia più localizzato nellʹItalia centro‐meridionale, probabilmente solo per difetto di ricerche. É localmente frequente nel piano basale e collinare (talvolta fino al piano montano inferiore), ma è ovunque in lenta regressione per la progressiva scomparsa del suo habitat naturale primario, costituito dai boschi maturi e ben conservati. É tuttavia una specie tendenzialmente anche sinantropica e può colonizzare con successo le vecchie querce ornamentali delle ville storiche e dei viali cittadini, considerate in genere patrimonio storico‐culturale.
Per la Campania esistono pochissime segnalazioni (Sama 1988; Biscaccianti 2007) quasi tutte di vecchia data, nessuna delle quali relativa al Cilento, sebbene la specie sia in realtà presente e più diffusa di quanto non sembri, sia nei settori interni che negli ambiti costieri e subcostieri (Biscaccianti dati inediti).
Secondo Biscaccianti (2007), C. cerdo è inquadrabile nel corotipo Turanico‐Europeo‐Mediterraneo (sensu Vigna Taglianti et al. 1993, 1999).
Pur non essendo attualmente a rischio di estinzione se non localmente, lʹeccessivo sfruttamento dei boschi planiziari e collinari, la loro frammentazione e la conseguente semplificazione strutturale sono le cause principali della progressiva rarefazione di C. cerdo in Italia, dove era assai comune fino a pochi decenni orsono. Sotto il profilo conservazionistico, la tutela di questa specie è direttamente connessa con la necessità di preservare gli ambienti in cui vive e lʹhabitat specifico cui è legata, soprattutto alla luce del fatto che tali habitat sono di primaria importanza per numerosissime altre specie xilofaghe e saproxiliche nettamente più specializzate e vulnerabili. É questo uno dei motivi principali per cui C. cerdo, specie peraltro non rara, è elencata nellʹAllegato IV della Direttiva Habitat, relativo alle ʺspecie la cui salvaguardia richiede una protezione rigorosaʺ. Alla luce di quanto detto, lo stato di conservazione di questa specie in Italia non può dirsi soddisfacente.
La semplificazione strutturale dei comprensori forestali, la loro frammentazione e lʹeliminazione di piante senescenti, debilitate, cavitate o con evidenti parti morte, specie alle quote medie e basse, sono tra i più importanti fattori di criticità per il mantenimento di popolazioni stabili di C. cerdo e di altre specie stenoecie (cfr. Grove 2002; Mason 2002; Battisti 2004; Biscaccianti & Casalini 2007; Biscaccianti in stampa).
Sebbene Cerambyx cerdo sia citato nella scheda Natura 2000 relativa al SIC in oggetto, non è stato possibile risalire alla fonte originale della citazione (Picariello com. pers.). Le indagini di campo svolte per la redazione del Piano di Gestione hanno tuttavia permesso di accertarne la presenza nelle seguenti località:
- Montesano sulla Marcellana, Bosco Cerreta, m 510;
- Montesano sulla Marcellana, Cognole, m 568.
91
In altre aree allʹinterno dei confini del SIC (dint. Sanza, dint. Caselle in Pittari, dint. Torraca) sono state altresì osservate gallerie trofiche attribuibili a C. cerdo e C. welensii, in diverse piante annose di Q. pubescens. Si può quindi ritenere che le popolazioni di entrambe le specie siano stabili nel comprensorio, sebbene sia necessaria una verifica in merito alla reale distribuzione di C. cerdo poiché le gallerie trofiche di questʹultima specie sono indistinguibili da quelle di C. welensii. Nel sito entrambe la specie sono legate a vecchi alberi relativamente isolati o in ambiti ecotonali.
Famiglia: Coenagrionidae
Specie: Coenagrion mercuriale (Charpentier, 1840) Cod. Natura 2000: 1044
Categorie di minaccia IUCN: NT (Boudot, 2006)
Legislazione di protezione: Dir. 92/43/CEE, All. II; Berna, all. 2.
Specie non comune, generalmente sporadica, spesso presente con popolazioni esigue, o relativamente abbondanti, comunque localizzate. Si rinviene fino a circa 700 m di quota. Specie di acque correnti, predilige corpi d’acqua minori, come fossati, canali, anche molto esigui, purché con vegetazione acquatica e ripariale.
Gli adulti compaiono in aprile, ed il periodo di volo prosegue fino alla fine di agosto. La femmina inserisce le uova nei tessuti teneri delle piante acquatiche, e durante tale operazione, viene trattenuta al protorace dal maschio con i cerci. Specie rara ed in regressione in tutto il suo areale di distribuzione, è considerata in pericolo di estinzione, e per queste motivazioni inserita nella Convenzione di Berna, Allegato 2, e nella Direttiva Habitat, Allegato 2. La sua presenza sembra essere minacciata dall’alterazione dei corsi d’acqua secondari, dall’inquinamento, dall’eutrofizzazione dei biotopi, dal calpestio del bestiame domestico impattante sulla vegetazione ripariale ed acquatica. Nella Provincia di Salerno è segnalata per Sala Consilina (Utzeri e DʹAntonio, 2005 e cd‐ROM allegato), sito non molto distante dai confini del Parco. La specie potrebbe essere anche all’interno del SIC, legata ad ambienti particolari, come piccoli fossati e rivoli.
E’ da tener presente, però, che molto spesso tali tipologie di siti riproduttivi sono soggetti a bonifiche, interramenti o ad alterazioni causate dalle pratiche agricole, dall’allevamento brado, causando, perciò, la riduzione della consistenza delle popolazioni, e nei casi più estremi la scomparsa. Pertanto, per verificare la
E’ da tener presente, però, che molto spesso tali tipologie di siti riproduttivi sono soggetti a bonifiche, interramenti o ad alterazioni causate dalle pratiche agricole, dall’allevamento brado, causando, perciò, la riduzione della consistenza delle popolazioni, e nei casi più estremi la scomparsa. Pertanto, per verificare la