11 Individuazione dei fattori di criticità
11.1 Analisi dei principali fattori di minaccia per il sito
11.1.2 Valutazione dei fattori di minaccia e criticità per gli habitat
11.1.2 Valutazione dei fattori di minaccia e criticità per gli habitat
Nel SIC insistono alcune pressioni che devono essere mitigate per un’ efficace tutela degli habitat presenti.
Non deve essere prevista per nessun motivo la costruzione di nuove strade cosa che è da evitare assolutamente perché permetterebbe un accesso indiscriminato nelle aree protette, produrrebbe sversamento illegale di rifiuti solidi urbani, consentirebbe a persone sconsiderate di appiccare incendi estivi, compiere attività di bracconaggio, atti vandalici o semplicemente attività che possano disturbare la fauna selvatica (pic – nic, emissione di rumori, sosta di auto su prati, ecc.). A questo si aggiunga che la presenza di strade carrozzabili, alcune delle quali hanno scarsa o nulla utilità, aumenta il rischio di realizzazione di seconde case abusive.
Un altro grosso rischio è dato dal pericolo degli incendi boschivi, per cui andrebbe garantita a questi territori una precedenza assoluta negli interventi di spegnimento con la presenza di centri di osservazione estivo per prevenire il fenomeno.
Si presenta di seguito un elenco commentato di tutte le criticità che insistono sugli habitat, ordinate per importanza. Ogni criticità reca il codice identificativo previsto dalla Commissione Europea per la classificazione delle attività che influiscono sulla conservazione degli habitat, in coerenza con quanto riportato nell’appendice E delle note esplicative per la compilazione del Formulario Standard Natura 2000.
Incendi non controllati (cod.180 ‐ Incendi)
L’area SIC è minacciata soprattutto nella stagione estiva dagli incendi; molti dei quali di origine dolosa. Lʹeffetto degli incendi di maggiore impatto è rappresentato dallʹalterazione della struttura e della composizione della vegetazione. Incendi ripetuti possono impoverire e alterare il suolo fino a determinarne la degradazione irreversibile e il conseguente mantenimento della vegetazione negli stadi pionieri, soprattutto in aree costiere ripide e rocciose come quelle in esame. Gli incendi determinano infatti una riduzione della sostanza organica e un incremento dei processi di mineralizzazione; possono creare inoltre le condizioni favorevoli per i processi di erosione idrica incanalata e di conseguenza fenomeni di perdita di suolo.
Gli incendi costituiscono tuttavia un fattore ecologico importante per la persistenza degli ambienti mediterranei. Lʹazione del fuoco non sempre compromette la sopravvivenza delle specie arboree, e distrugge in alcuni casi solo la parte superficiale delle specie erbacee ed arbustive, che in genere rigenerano nel corso della successiva stagione vegetativa. Inoltre, in generale, la vegetazione mediterranea mostra un’elevata resilienza al fuoco, ricostituendo gli elementi preesistenti in tempi brevi. Per questo motivo è opportuno utilizzare nell’area SIC tecniche di fuoco controllato, che consentano una gestione efficace degli habitat arbustivi e boschivi presenti e ne garantiscano la tutela, la persistenza e l’espansione. Nel PdG è stato previsto uno studio apposito sulle possibilità
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e modalità di utilizzo di questa tecnica.Gestione forestale (cod. 160 ‐ Gestione forestale)
La gestione forestale, insieme alla gestione del pascolo, rappresenta l’aspetto di gestione più importante per la conservazione degli habitat forestali del SIC, fatta salva la limitazione del problema degli incendi. Le tre tipologie di bosco presenti (castagneto, querceto termofilo e faggeto) risentono, data la loro differente origine e composizione, di problemi di gestione differenti.
Nei castagneti sta avvenendo un progressivo abbandono dei sistemi tradizionali di gestione forestale, rappresentati da ceduazioni regolari ad intervalli di 12‐18 anni. Tenendo presente che la stima dell’età media dei boschi cedui del Cilento è invece circa 40 anni, si riesce ad avere un’idea dell’abbandono a cui sono soggette la maggior parte delle foreste cilentane, che includono quelle del SIC. Solitamente, il generalizzato abbandono o allungamento dei turni di ceduazione regolari non è affiancato da un piano forestale di conversione: ciò crea nei castagneti una situazione particolarmente critica, data l’origine antropica di queste formazioni boschive. Come risultato fisionomico, l’abbandono dei castagneti lascia infatti una formazione omogenea, a bassa variabilità specifica, con abbondanza di piante malate, contorte o poco vigorose e con l’accumulo di biomassa che aumenta il pericolo d’incendio. I castagneti sono inoltre particolarmente vulnerabili agli attacchi parassitari, e necessitano pertanto di un’attenta gestione e cura da parte dell’uomo. Si segnala come criticità anche l’abbandono dei castagneti da frutto.
La situazione opposta si verifica nelle faggete e nel querceto, nelle quali lo sfruttamento può risultare non sostenibile. Infatti, la possibile presenza di tagli eccessivi e ravvicinati impedisce l’espansione del bosco e la sua l’evoluzione naturale verso una stadio di climax.
Dalla situazione descritta sopra si evince che è di fondamentale importanza un’attenta gestione dei soprassuoli forestali che tuteli le emergenze vegetazionali ripristinando una gestione tradizionale delle risorse naturali, e che al tempo stesso inneschi fenomeni di rinaturalizzazione nei soprassuoli legati all’intervento umano. Di particolare importanza è l’avvio in tutta l’area di modalità gestionali orientate alla formazione di boschi vetusti.
Pascolo non regolamentato con progressiva desertificazione dei suoli (cod. 140 ‐ Pascolo)
Il pascolo degli animali domestici e degli ungulati selvatici ha un ruolo fondamentale sia per il mantenimento di in un buono stato di conservazione degli habitat, sia quale forma di sfruttamento tradizionale e sostenibile del territorio.
Nel SIC l’attività zootecnica (prevalentemente allevamento di ovini e caprini) è praticata tradizionalmente allo stato brado o semibrado e costituisce una criticità soprattutto nei riguardi degli habitat prativi e delle aree occupate da macchia mediterranea.
Infatti, il pascolo in quantità eccessiva interferisce con la rinnovazione da seme delle specie forestali, in particolare nelle zone di maggiore aggregazione del bestiame, e nelle aree prative più pianeggianti e facilmente accessibili può determinare, in alcuni casi, la dominanza di specie nitrofile ed una relativa perdita di biodiversità.
D’altro canto un abbandono totale del pascolo può determinare una generalizzata ripresa delle dinamiche successionali naturali, con conseguente riduzione degli habitat prativi.
La gestione del pascolo è aspetto complesso per le caratteristiche stesse di questa attività (pratiche tradizionali fortemente radicate, difficoltà di controllare le attività, etc.) che non può essere assicurata con la semplice regolamentazione: si pensi ad esempio alla necessità di promuovere il pascolo con carichi specifici in aree abbandonate o in corso di abbandono perché antieconomiche .
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Si dovrà quindi individuare un insieme di azioni volte a regolamentare, promuovere e contenere il pascolo ecosostenibile.
Presenza di strade (cod. 502 – strade e autostrade)
Nel territorio del SIC si rileva una presenza di strade asfaltate che va ben oltre le reali necessità della popolazione locale ed aumenta fortemente l’accessibilità, e quindi la vulnerabilità degli habitat.
Il disturbo antropico nei confronti degli habitat adiacenti si manifesta soprattutto con un aumento del rischio incendio, dell’abbandono di rifiuti e del calpestìo.
Escursionismo non sostenibile (cod. 620 ‐ Attività sportive e divertimenti all’aperto)
Gli habitat presenti nel SIC subiscono sia localizzati fenomeni di degrado del suolo per compattazione, dovuti a calpestio, che gli effetti di comportamenti dannosi per l’ambiente come abbandono di rifiuti, prelievo di specie floristiche e atti vandalici. All’escursionismo è legato anche il rischio di incendio involontario. D’altro canto alle opportunità di fruizione escursionistica sono legati i benefici diretti e indiretti del turismo sull’economia locale. Si tratta quindi di individuare le modalità e le alternative necessarie a promuovere un escursionismo compatibile con la conservazione.
Diffusione di specie alloctone invasive (cod. 966 – Antagonismo dovuto all’introduzione di specie).
La diffusione di specie alloctone invasive (ad esempio, robinia, ailanto, ecc.) costituisce una minaccia per gli habitat di importanza comunitaria. In particolare, in alcune porzioni del SIC il taglio boschivo ha determinato la completa sostituzione del bosco originario con la Robinia (Robinia pseudoacacia), specie invasiva originaria dell’America centrale e settentrionale.
Essendo specie altamente adattabili e con un alto tasso di crescita e rigenerazione, le piante invasive tendono a sostituire in modo permanente le formazioni vegetali native ed alterare gli equilibri ecosistemici originari. Una volta introdotte, le specie invasive si naturalizzano rapidamente e sono molto difficili da eradicare; pertanto è importante attuare un’accurata azione di prevenzione, principalmente attraverso il monitoraggio.
Modificazioni strutturali e alterazioni degli equilibri idrici dei bacini (cod. 850 – Modifiche del funzionamento idrografico in generale).
Nell’area del PNCVD, le alterazioni degli equilibri idrici del bacino sono legati principalmente a processi di urbanizzazione (costruzione di strade, edifici, ponti), ad interventi di artificializzazione dell’alveo (rettificazione, arginatura, ecc.), a sbarramenti dei corsi d’acqua (processi d’erosione fluviale), alle captazioni idriche (abbassamento della falda e prosciugamento degli specchi d’acqua) ed all’estrazione di ghiaia e sabbia e alla complessiva modifica del regime delle portate (piene catastrofiche).
Nella stagione estiva si registra nel SIC un’intermittenza del flusso idrico, molto evidente nell’alto Rio Casaletto‐Bussentino. In particolare in loc. Serra dell’Edera lunghe porzioni d’alveo diventano asciutte in estate (AAVV 2001). Tale situazione è in parte determinata dalla captazione della sorgente Melette.
Possibile raccolta di specie floristiche protette (cod. 250 ‐ Prelievo e raccolta di flora in generale) Gli effetti negativi per gli habitat legati a questo tipo di minaccia, legata principalente alle attività
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escursionistiche non sostenibili e/o alla generale disinformazione sul valore delle specie floristiche del SIC, sono rappresentati dalla raccolta di specie floristiche di importanza comunitaria, con particolare riferimento all’habitat “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco‐Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee)” (cod. 6210) e all’habitat “Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex” (cod 9210*).La raccolta indiscriminata di specie floristiche impedisce la naturale evoluzione delle comunità vegetali, limitandone l’espansione e la biodiversità, e minaccia la persistenza delle numerose specie vegetali rare e/o endemiche.
Attacchi di specie patogene (cod. 972 ‐ Parassitismo)
Questa criticità interessa principalmente l’habitat del castagneto.
L’abbandono di queste formazioni boschive, di origine antropica, lascia infatti una formazione omogenea, a bassa variabilità specifica, con abbondanza di piante malate, contorte o poco vigorose che è particolarmente vulnerabile agli attacchi parassitari, e necessita pertanto di un’attenta gestione e cura da parte dell’uomo.
Tutti i fattori sopracitati contribuiscono a causare, spesso sovrapposti tra loro, la frammentazione degli habitat, la desertificazione del suolo ed il degrado delle fitocenosi.