Capitolo III. Pompeo artefice delle fortune famigliari e il quadro economico di metà Settecento
3.1 Una carriera d’alto prelato
Filippo Aldrovandi iunior si fece notare nell’ambito politico extra cittadino grazie ai suoi mandati d’ambasciatore, una fama ancora maggiore la ebbe però il fratello minore Pompeo che intraprese la carriera ecclesiastica. La possibilità che un figlio cadetto prendesse i voti, e raccogliesse con questi onori e ritorni economici era in questo periodo molto alta per le famiglie aristocratiche. Si trattava di una sorta d’investimento di cui la famiglia stessa avrebbe raccolto in seguito i frutti in termini di prestigio, ma soprattutto in termini di privilegi. Era una possibilità che coinvolgeva tutte le realtà italiane anche esterne ai domini della Chiesa. A Roma si ritrovavano così a “fare carriera” membri di importanti famiglie aristocratiche italiane ed europee, con un importante seguito di nipoti pronti a sfruttare la posizione dello zio prelato.176
L’entrata nel clero nasceva anche dalla necessità di limitare i matrimoni dei figli maschi al solo primogenito, in una strategia che abbiamo visto ripetersi in varie occasioni nel corso degli anni interessati. Tra i figli di Ercole senior toccò a Pompeo indossare l’abito talare probabilmente anche su pressione della madre e tutrice Giulia Albergati. Non sembra però questa una consuetudine negli Aldrovandi, né la strada aperta da Pompeo fu sfruttata da altri. Come dicevamo la sua particolare condizione di cadetto dotato di patrimonio proprio e la sua abile capacità negli affari lo portarono ad accumulare una ricchezza personale di notevole livello. In questo senso abbiamo dovuto modificare lo stesso piano del lavoro inserendo un capitolo a parte per Pompeo, che con le sue
176 Su tale argomento si guardino soprattutto:Alberto Caracciolo, Pontefici, cardinali, grandi famiglie, grandi cariche in Mario Caravale – Alberto Caracciolo, Storia d’Italia. Vol. XIV. Lo stato pontificio da Martino V a Pio IX, Torino, UTET, 1978, pp. 398-406; Xenio Toscani, Il reclutamento del clero (secoli XVI-XIX) in Storia d’Italia. Annali 9. La Chiesa e il potere politico, Torino, Einaudi, 1986, pp. 586-591; Renata Ago, Carriere e clientele nella Roma barocca, Roma – Bari, Laterza, 1990; Wolfang Reinhard, Le carriere papali e cardinalizie. Contributo alla storia sociale del papato in Storia d’Italia. Annali 16. Roma città del papa, Torino, Einaudi, 2000, pp. 271-288.
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operazioni modificò in maniera notevole tutto il patrimonio famigliare, e i risultati si coglieranno meglio negli anni sessanta del Settecento. Vista la statura del personaggio abbiamo sviato momentaneamente dal nostro modo principale di operare che prevede un interesse maggiore al “soggetto plurale” della famiglia, per soffermarci sul singolo personaggio considerevole.
L’importanza in ambito nazionale di Pompeo ha fatto sì che si conosca ancora oggi molto di più della sua biografia rispetto a quelle dei suoi familiari. Come era accaduto a Filippo così anche Pompeo ebbe una formazione non esclusivamente bolognese. Iniziò gli studi a Roma nel collegio romano e li continuò a Siena nel collegio Tolomei per giovani nobili. Il completamento degli studi universitari come potrebbe sembrare ovvio fu però a Bologna dove conseguì il dottorato in utroque iure il 10 marzo 1691.177
Protetto da Innocenzo XII (1691-1700) nel febbraio 1696 si trasferì a Roma dove iniziò la carriera curiale ricoprendo varie cariche: referendario delle Due Segnature, auditore di giustizia, luogotenente civile dell’uditore generale della camera apostolica e poi titolare dello stesso ufficio. Vescovo dal 1710, gli vennero conferiti importanti incarichi diplomatici tra i quali quello di dirimere il conflitto tra la Santa Sede e il re di Spagna Filippo V, nell’ambito della guerra di successione spagnola, che era culminato l’anno prima con la chiusura della nunziatura in Spagna. Prima di recarsi a Madrid fu mandato a Parigi a cercare una prima mediazione con i delegati spagnoli.178 Le trattative continuarono nella primavera del 1715 durante la quale Pompeo fu finalmente invitato a Madrid e in quell’occasione conobbe il potente prelato Giulio Alberoni179, molto
177 Elena Fasano Guarini, Aldrovandi Pompeo in Dizionario biografico degli italiani. Vol. 2, Roma, Istituto dell’enciclopedia italiana, 1960, pp. 115-118. Anche le altre notizie sintetiche sulla vita di Pompeo provengono per lo più dalla stessa fonte. Riguardo il titolo di dottore in diritto preso nello Studio di Bologna vedi Maria Teresa Guerrini, Qui voluerit in iure promoveri… I dottori in diritto nello Studio di Bologna (1501-1796), Bologna, CLUEB, 2005, p. 634.
178 Sull’attività diplomatica del cardinale Pompeo in Spagna si guardi Vari reccordi dati dall’Em.o Aldrovandi allorché era Nunzio in Spagna in ASBo, Archivio Aldrovandi – Marescotti, Serie Carteggio Atti vari Miscellanea storico – scientifica, busta 392.
179 Alberoni Giulio (1664-1752) ecclesiastico e diplomatico di Piacenza, dal 1714 prestò servizio alla corte spagnola di Filippo V dove divenne molto influente, diventando primo ministro (1717). Dopo la sconfitta del 1720 contro la quadruplice alleanza fu messo al bando dallo stesso sovrano e dovette
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considerato nella corte reale spagnola. L’incontro con l’Alberoni fu molto importante per Pompeo che in un certo senso si mise sotto la sua ala protettiva, tentando di fargli ottenere in cambio la nomina a cardinale. Rientrato a Roma, tra l’agosto del 1716 e il gennaio del 1717, fu nominato arcivescovo di Cesarea e poi vescovo assistente al soglio pontificio. Nello stesso anno ebbe la nomina ufficiale a nunzio in Spagna, ma ebbe un mandato molto difficile per i contrastati rapporti che perduravano ancora tra la Spagna e il Papato. In particolare Clemente XI (1700-1721) pretendeva l’appoggio della flotta spagnola nella guerra contro i turchi ma soprattutto la maggior parte dei problemi nascevano dalla questione della tassazione dei beni ecclesiastici spagnoli. La situazione si fece talmente difficile che Pompeo fu costretto a rifugiarsi ad Avignone nel giugno del 1718 quando Filippo V ne ordinò l’arresto. La fallita missione costò a Pompeo l’isolamento di Clemente XI, furono gli anni in cui Pompeo tornò a risiedere a Bologna dove rimase sino al 1721, anno della morte dello stesso pontefice. Reintegrato dal nuovo papa Innocenzo XIII (1721-1724), fu con Benedetto XIII (1724-1730) che tornò veramente in auge, diventando prima consultore del Sant’Uffizio ed esaminatore dei vescovi, e poi nel 1729 patriarca di Gerusalemme. Con Clemente XII (1730-1740) fu governatore di Roma (1733) e ottenne la nomina a cardinale. Il 9 luglio 1734 ottenne la diocesi di Montefiascone e Corneto dove andò a risiedere per diversi anni, impiantandovi la principale residenza di riferimento anche negli anni in cui era spesso in giro per la penisola per i suoi numerosi incarichi.
Il lungo conclave del 1740 lo vide per molto tempo candidato al soglio papale in quanto sostenuto dai cardinali creati da Clemente XII e da quelli borbonici di Francia e Spagna. In almeno due votazioni mancarono pochissimi voti perché fosse eletto pontefice. Il cardinale Albani, capo di una fazione avversa, riuscì a screditarlo e a far naufragare la sua candidatura. Quando fu tirata fuori la candidatura di un altro cardinale bolognese, il Lambertini, Pompeo si ritirò spontaneamente facendolo vincere. Persa la lotta per diventare pontefice continuò la sua attività al servizio del papato, tra i più stimati collaboratori di Benedetto XIV, e diventando in seguito nel 1744 legato di Ravenna scappare in Italia dove fu riabilitato da Benedetto XIII, durante il suo pontificato svolse infatti attività di funzionario per la corte papale. Vedi Romolo Quazza, Alberoni Giulio in Dizionario biografico degli italiani. Vol. 1, Roma, Istituto dell’enciclopedia italiana, 1960, pp. 662-668.
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dove portò a compimento i lavori di bonifica idraulica.180 Finito il periodo della legazione tornò a Montefiascone dove morì nel 1752 e fu sepolto a Bologna nella cappella all’interno della basilica di San Petronio, che lui stesso aveva fatto costruire. Pompeo passò la maggior parte della sua vita lontano dalla città natale, nonostante ciò i documenti da lui lasciati provano un continuo interesse per gli affari cittadini e del contado, seguiti naturalmente tramite fidati agenti.